Salvatore Crisafulli ha detto no all’eutanasia e ha lanciato una campagna raccolta fondi per curarsi in Israele
di Luca Marcolivio
fonte: L’Ottimista
“Ho detto no all’eutanasia, ora aiutatemi a vivere”. È questo l’appello che, da alcune settimane, Salvatore Crisafulli sta rivolgendo ai propri amici, alla stampa, alle istituzioni e al Paese. La sua vicenda è già nota ai nostri lettori: da nove anni Crisafulli vive locked-in, ovvero totalmente paralizzato, a seguito di un incidente stradale. È però perfettamente cosciente e comunica attraverso un pc.
La speranza per Salvatore arriva da Israele, dove opera il professor Vitali Vasiliev, neuroendocrinologo di origine russa, responsabile di un centro di Biocorrezione dove è praticato il “metodo degli adrenogrammi”: un tipo di cure che potrebbero fare al caso di Crisafulli. L’ostacolo è rappresentato dall’altissimo costo del trattamento: 60mila euro per tre cicli di durata annuale. È proprio per questo che Salvatore Crisafulli, assieme al fratello Pietro e a tutta la famiglia, si sta appellando al buon cuore degli italiani, attraverso la campagna raccolta fondi Vivere non vegetare, una chance per Salvatore*.
Gli ultimi sviluppi della vicenda Crisafulli dimostrano, una volta per tutte, che la cultura della vita non è un semplice oggetto di dibattito scientifico, etico o politico: è una partita che si gioca nel quotidiano di ciascuno di noi ed è un banco di prova per la nostra generosità, per la sensibilità del cittadino comune.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica Salvatore ha scelto Facebook, dove ormai conta più di 2000 amici. Ogni giorno Crisafulli rinnova l’appello a sottoscrivere la propria causa ed aiutarlo a pagarsi le cure: “Io sono un uomo, sono un essere umano, non sono un animale, né un vegetale. Fatemi sorridere, datemi una chance, voglio curarmi. Aiutatemi per favore. No alla sofferenza, sì alla vita”.
Ciò che però più colpisce l’utente Facebook sono soprattutto gli splendidi pensieri che Salvatore sta riservando in queste settimane ai suoi amici reali e virtuali. Emerge il suo grande amore per la vita, nonostante le indicibili sofferenze: un amore che non nasce dal nulla ma è frutto dell’immenso amore che l’intera famiglia Crisafulli ha sempre riservato al suo sfortunato congiunto. “La morte per me rappresenta l’ultima via d’uscita: vivo perché mi sento amato”, ha scritto Salvatore sulla sua bacheca Facebook. Talora, presi dallo sconforto, i parenti di Salvatore erano stati tentati di dargli la “dolce morte”, in qualche ospedale belga. Alla fine l’attaccamento alla vita da parte di Salvatore ha sempre avuto la meglio. “Questa brutale malattia mi ha tolto tantissimo ma non l’indispensabile: sono vivo”, ha confidato in un suo post.
Essere vivi è quello che conta davvero: non esistono “uomini” e “vegetali” ma soltanto vivi o morti. E chi è vivo, anche tra le catene della più terribile malattia, può ben dire di sentirsi “ancora utile per la società”, per usare parole dello stesso Salvatore.
“Ringrazio chi, anche durante la mia vita vegetale, mi parlava come uomo, mi confortava come amico, mi amava come figlio, come fratello, come padre – scrive ancora Crisafulli -. Credetemi, la vita è degna d’essere vissuta sempre, anche da paralizzato ed intubato. Intorno a me, sul mio personale monte calvario, è sempre riunita la mia piccola chiesa domestica, composta da tutta la mia famiglia: mi bastano loro per sentirmi sicuro”.
Ai propri amici di Facebook, Salvatore ha confidato anche le proprie sensazioni durante i mesi del coma, che seguirono il tragico incidente del 2002: “Durante la mia vita ‘vegetale’ – scrive commosso – mia madre, mi copriva di baci e preghiere, volevo stringergli quella mano rugosa e tremante, ma non ce la facevo a muovermi né a parlare. Mi limitavo a regalargli lacrime, anziché suoni, lacrime disprezzate da celebri rianimatori e neurologi, grandi esperti di qualità della vita, ma per me era l’unico modo possibile di balbettare come un neonato il mio più autentico inno alla vita”.
La voglia di vivere di Salvatore Crisafulli è qualcosa che va ben al di là dei rigidi canoni della scienza, oltre i limiti di tante pratiche mediche. Il suo grido silenzioso è un pugno nello stomaco di chi, troppo facilmente, ha gettato la spugna di fronte alla sua sconvolgente vicenda: “Sono stato lungamente giudicato dalla scienza di mezza Europa un vegetale, senza possibile ritorno tra gli uomini ma io sentivo irresistibilmente il desiderio di comunicare a tutti la mia grande voglia di vivere”, scrive Salvatore in un altro post.
E non lesina di dire la sua sugli apologeti della morte in doppiopetto, sui “radicali che non si attivano”, mentre i “signori Fazio e Saviano tacciono”. “Ma arriverà anche il momento che ve ne pentirete”, aggiunge senza timore…
Eventuali donazioni per le cure a Salvatore Crisafulli possono essere effettuate con le seguenti modalità:
– Bonifico Bancario: BANCA: INTESA SANPAOLO – Filiale di Pistoia IBAN: IT 97 U 03069 13800 100000004802 INTESTATO A: “SICILIA RISVEGLI ONLUS” Causale: Vivere, non Vegetare, una chance per Salvatore.
– Versamento su Conto Corrente Postale C/C postale n° 89104814 intestato a Pietro Crisafulli. IBAN: IT 41 N 07601 13800 000089104814 Causale: Vivere, non Vegetare, una chance per Salvatore.
– Ricarica Postepay numero carta 4023 6005 5271 8530, INTESTATA A: Pietro Crisafulli. Codice fiscale CRS PTR 67T 27C 351T oltre gli uffici bancari e postali, le ricariche si possono effettuare in qualsiasi ricevitoria Lottomatica.
– Carta di credito usando PayPal; www.paypal.it l’utente registrato, accedendo al proprio conto online, inviando la donazione apresidente@siciliarisvegli.org .
– Posta, in busta chiusa ed indirizzata a Sicilia Risvegli Onlus c/o Salvatore Crisafulli via M. Coffa Caruso 1/C 95131 Catania.
Chiunque mandi offerte, è pregato di avvisare l’associazione via e-mail (info@siciliarisvegli.org ); tel. 392/4802536.