Da alcuni anni sento il desiderio di riscoprire e ricomprendere il ruolo dell’uomo (sposo, marito e padre) nella famiglia, nella società e nella Chiesa, dati i grandi mutamenti avvenuti negli ultimi decenni e soprattutto negli anni più recenti.
Questo tema mi è particolarmente caro per tutta una serie di ragioni che sarebbe lungo elencare; lo propongo con la speranza che altri, ben più competenti di me, lo possano affrontare più approfonditamente.
Il fatto che siamo arrivati al punto di considerare la sessualità come un fattore “interscambiabile” (con tutta la questione del gender) la dice lunga circa la crisi più grave della storia per quanto riguarda la tematica della famiglia e dei ruoli dell’uomo e della donna al suo interno, come anche rispetto alla società. Mi sorprende che, da parte di noi cattolici, non ci sia un’uniforme “alzata di scudi” contro questa ondata demoniaca tendente a distruggere le più profonde radici del nostro essere e della nostra Fede.
Sarebbe opportuno, ma anche piuttosto lungo, ripercorrere le diverse tappe del processo che ha portato alla situazione attuale. Io mi accontenterei di fare un accenno molto generale al ’68, con il suo sistematico attacco alle istituzioni sociali e politiche, alla scuola, alla morale naturale e cristiana, al mondo del lavoro, alla famiglia, alla religione, alla cultura in genere e alla tradizione, e alle cosiddette “scienze” che, in nome di una certa “verificabilità”, hanno escluso l’esistenza della componente “spirituale” del nostro essere (l’anima) e di Dio stesso.
Il ’68, senza dubbio, fu suscitato e affiancato da ideologie (soprattutto comuniste-radicali-anarchiche e femministe) che, non avendo potuto scalzare precedentemente le robuste fondamenta di una cultura improntata al cristianesimo da quasi due millenni, hanno trovato nei giovani un esercito di burattini irrazionali e semi-analfabeti (abituati a vivere nella bambagia e con nessuna voglia di studiare), a volte drogati nel vero senso della parola, o nella maggioranza dei casi “ubriacati” da menzogne spacciate per “ideali di giustizia”, e per questo disposti a lasciarsi usare per scopi a dir poco disonesti.
Anche molte cosiddette “scienze” hanno avuto bisogno di una cospicua massa di creduloni che, senza alcuna obbiettività, fingessero di non vederne gli insormontabili limiti. Le scienze, infatti, con estrema evidenza, riescono solo a parlare di fenomeni chimici, biologici o fisici, mentre della psiche – la psicologia non è una scienza in senso stretto – e di tutto ciò che differenzia l’essere umano dagli animali (l’anima e la possibilità di una relazione personale con Dio e con i fratelli) non riesce a dire quasi nulla. Grazie a questa massa irrazionale e all’indifferenza di una generazione di adulti disillusi e interessati solamente al benessere economico perché traumatizzati da una terribile guerra, è stato possibile cancellare almeno duemila anni di storia nobilitata da vere e proprie “cattedrali” di cultura, di arte, di levatura morale, di ordine sociale, di presenza di Dio nella storia umana.
Le conseguenze di questi “movimenti”, si deve ammettere, sono penetrate anche nel più intimo delle strutture della Chiesa erodendo, poco a poco, le basi delle certezze più assolute.
Quel che mi preme sottolineare, tuttavia, è che, a prescindere dalle varie responsabilità, ai nostri giorni stiamo pagando care le conseguenze di questa “rivoluzione” preparata meticolosamente nei minimi dettagli da secoli di tentativi di vario genere, attuati sempre nella medesima direzione. Come quando si devono demolire delle strutture in cemento armato (lavoro che conosco bene, avendo adoperato il martello pneumatico per giornate intere), all’inizio sembra che non succeda niente, ma poco alla volta, cercando i punti più deboli, si riesce a far venire giù tutto.
L’accenno al ’68 e a quanto avvenuto prima (pensiamo al luteranesimo, all’illuminismo, al comunismo, al fascismo e al nazismo, a tutto il progresso scientifico e tecnologico), mi sembra importante per dire che la crisi della famiglia e della figura dell’uomo-sposo-marito e padre riguarda tutta la realtà umana e non solo un suo piccolo ambito. Infatti quello che è stato messo in crisi è l’essere umano nella sua totalità.
Il vero scopo di questa crisi è stato quello di annullare e far sparire principalmente la figura del Padre (contestando innanzitutto l’autorità e poi tutto quello che segue) e quindi di Dio stesso, che è all’origine di tutte le cose e dell’esistenza del nostro essere. Distruggendo la figura del Padre e di Dio, non sappiamo più darci un’identità o dei connotati precisi, o stabilire dei confini tra noi e il mondo animale. Una lunga serie di leggi testimonia questa deriva causata da una perdita radicale dell’identità del nostro essere umano. Ecco la necessità e l’urgenza, credo, di riscoprire la figura e il ruolo del padre, in quanto rappresentante di Dio, e figura dell’uomo.
I pretesti per arrivare alla demolizione della figura paterna e dell’uomo, sono stati ovviamente, come in ogni tipo di rivoluzione, numerosissimi (a volte giustificati da comportamenti sbagliati), ma il risultato è stato comunque catastrofico. Farne l’elenco (tipo il maschilismo, le discriminazioni per quanto riguarda l’educazione e il lavoro, ecc.) sarebbe lungo, ma penso che non sia indispensabile in questo momento.
Quel che appare più evidente è che si è trattato di un modo obliquo per estromettere definitivamente Dio dalla vita dell’uomo e per raggiungere lo scopo demoniaco rappresentato dalla pretesa originale di poter disporre della “conoscenza del bene e del male”, cioè della possibilità di decidere, autonomamente da Dio, che cosa sia il bene o il male. Chiaramente la vera radice di tutto è sempre nella ribellione del demonio e dell’essere umano a Dio. Tutto qui.
Per questo l’attacco alla figura del Padre è in definitiva un attacco a Dio. Questo il problema vero della riduzione della figura maschile a “fantoccio” o inutile “spaventapasseri” di questa generazione. Non c’è film, programma televisivo o romanzetto, nel quale l’uomo non venga rappresentato come un cretino, o un essere inutile, oltre che incapace e ingombrante, oppure un animale succube dei suoi desideri per lo più sessuali. Il meglio che si possa trovare è un uomo-scorta o stampella di una donna molto intelligente e intraprendente (i muscoli normalmente si sprecano per gli uomini, ma le donne ormai non si fanno battere facilmente neanche in questo).
Ritengo che la nostra teologia dovrebbe dedicare un grande sforzo ad approfondire e riproporre il tema della paternità di Dio, in quanto la Storia, la Scrittura e la Chiesa ci testimoniano un Uomo, Gesù Cristo, che Si è preoccupato per tutta la vita di fare la volontà del Padre Celeste. Dietro ad ogni Suo discorso o Preghiera, c’è sempre il Padre.
Se guardiamo a Gesù Cristo, vediamo in Lui l’esempio di ciò che è più “specifico” dell’uomo: l’andare a combattere nel deserto contro il demonio, “dire le cose che ho udito dal Padre mio”, compiere l’opera affidataGli dal Padre di annunciare il Vangelo, di guarire, di cercare la pecora perduta, di offrire la Vita per le pecore, “bevendo il Calice” preparato dal Padre, e infine di consegnarsi completamente al Padre sulla Croce dopo aver affidato noi suoi figli alla Vergine Maria, “Nuova Eva”. Gesù Cristo è il Nuovo Adamo che riscatta l’umanità dalla colpa del peccato, l’Uomo Celeste, la nuova umanità che entra nella Terra Promessa. Gesù Cristo ha fatto presente la “paternità” del Padre Celeste nella Sua propria Carne e nella Storia che Gli è stata data da vivere.
Allo stesso modo, ogni apostolo, missionario o cristiano, a immagine di Cristo, ha una “paternità” da rendere visibile, ciascuno nell’ambito e nella storia concreta nella quale Dio l’ha posto (in famiglia, nel lavoro, nella Chiesa e nel mondo). Come San Paolo, che rivendica una paternità nei confronti dei cristiani di Corinto ai quali ha annunciato per primo il Vangelo (cioè prima che arrivassero i “super-apostoli” che si facevano forti delle fatiche altrui).
Ogni uomo, alla luce di Gesù Cristo, credo che abbia proprio questa missione di far presente la “Paternità” di Dio diventando a sua volta colui che va per primo a combattere le menzogne del demonio e va a cercare tutto ciò che è perduto per strapparlo dalle fauci dei lupi, e che infine che dà la vita caricandosi del peccato dell’altro. Se questa, tuttavia, non è una prerogativa solamente dell’uomo, è comunque un’indicazione inequivocabile del vero “modello” al quale ogni uomo (sposo, marito, padre, e prete) è chiamato ad ispirarsi. Non credo che ci sia molto da annoiarsi se riprendiamo il nostro compito da dove l’abbiamo interrotto e non credo neppure che ci possiamo sentire “derubati” se nel mondo ci sarà chi cercherà di imitare o falsificare questo ruolo tanto importante ed essenziale. L’importante è che ci mettiamo all’opera seguendo Cristo, il Vero Maestro e Vero Uomo.
Sappiamo che il demonio è stato “invidioso” (e omicida) fin dagli inizi, avendo voluto sostituirsi a Dio. Anche oggi il ruolo e la figura dell’uomo sono “invidiati” e perciò sottratti agli uomini, nella convinzione che ogni ruolo possa essere sostituito o “migliorato” a piacimento.
Il compito dell’uomo è anche quello di cercare e fare sempre presente la direzione della nostra esistenza e la strada per raggiungerla. Gesù ha cercato solo e unicamente di compiere la volontà del Padre, indicando in modo inequivocabile che quella volontà, e solo quella, è capace di vincere la morte e il potere del peccato e del demonio per introdurci nella vita eterna.
Importante, inoltre, ricordare che tutto l’insegnamento di Gesù e la Sua opera, non sono stati consegnati a noi semplicemente nella forma di libri o registrazioni, bensì attraverso una Chiesa viva, attraverso fatti, avvenimenti reali dentro la storia. La Chiesa non si preoccupa di “descrivere” Dio (dal momento che nessuna intelligenza riuscirebbe a contenere un essere infinitamente più grande delle nostre capacità), ma Lo fa presente indicandone le “orme” da Lui lasciate nella storia, soprattutto attraverso Gesù Cristo. “Orme” che possono essere interpretate attraverso un “alfabeto” che è appunto l’esperienza di Israele e della Chiesa (che troviamo particolarmente presente nella scrittura e nella tradizione viva della Chiesa).
Negare valore e importanza alle nostre azioni nella storia (in dialogo con Dio), è una vera umiliazione e una negazione nei confronti del nostro vero essere uomini con una vocazione celeste ed eterna. Infatti sempre, dentro la storia, Dio dialoga con noi attraverso eventi particolari che Lui permette nella nostra vita per farci “innamorare della vita eterna e dello stare in comunione con Lui”. Fatti che sono irripetibili per ciascuno, come irripetibile è la vita. In questo senso c’è come una “gelosia” di Dio che vuole avere con ognuno di noi un rapporto personale ed esclusivo, come il genitore che, avendo più figli, riserva per ciascuno momenti ed espressioni particolari di amore affinché nessuno si senta considerato come un numero in un allevamento di polli.
Il fatto, dunque, che il ’68, come moltissime altre rivoluzioni, e con l’appoggio delle “scienze”, abbia riservato tanto odio verso la storia, le tradizioni e tutto ciò che in esse è stato vera “incarnazione” di Dio, aiuta sicuramente a comprendere la sua vera origine. Per questa ragione è ancora più urgente e necessario ricomprendere l’essere umano alla luce della Rivelazione, per poter restituire all’umanità quella direzione e quel senso che sono andati in gran parte perduti.
Proprio per rispondere a questa vitale necessità, dunque, bisogna riproporre la figura e il ruolo dell’uomo quale garante dell’ordine voluto da Dio. Quando San Paolo dice che prima viene l’uomo e poi la donna e non viceversa, ho l’impressione volesse dire che “prima di tutto viene il disegno di Dio sull’umanità e sulla storia e poi viene la nostra libera adesione, oppure il rifiuto del Suo disegno eterno”.
Ecco, anche in questa prospettiva, la responsabilità e il compito dell’uomo come costante “richiamo alla storia” quale cammino verso la vita eterna. Richiamo che comporta vigilanza, perché il Vangelo non rimanga lettera morta o venga interpretato a piacimento da chiunque: è importante, dunque, che gli uomini sappiano riconoscere come e dove il Vangelo si attua nella vita di ciascuno, per poter vedere se si tratta di un’opera di Dio o del demonio. Questo è quello che hanno fatto molti Santi e in particolare i Monaci del Deserto. Voglia Dio che nuovamente nella Chiesa appaiano questi uomini e questi combattenti!
Le “regole” di questo immenso dono, per la nostra salvezza che è la vita eterna, non le possiamo stabilire noi. Perché il loro vero cuore è costituito da un Amore (in quanto caritas e non passione egoistica) che “si espande all’infinito” desiderando dare, dare, dare. Noi, senza questo Amore, senza una relazione con Dio, siamo solo dei “buchi neri” capaci di ingoiare tutto per il nostro piacere, per noi stessi, incapaci di dare. Ecco la ragione e il senso vero della “sottomissione” di Gesù al Padre.
Pertanto, per quanto mi è dato di capire, il compito di qualunque uomo (sposato, non sposato, prete o non prete) dovrebbe essere fondamentalmente quello di collaborare con Cristo nel condurre l’umanità al Cielo in un esodo che porta alla terra promessa che è la Comunione con Dio e con i fratelli. Come il capitano di una nave che ha la responsabilità di condurla a destinazione, o come un pastore che ha il compito di vigilare sul gregge e difenderlo dai lupi, per condurlo al sicuro nell’ovile.
Numerosissimi altri aspetti, riguardanti l’uomo, si dovrebbero fare presenti, ma sarebbe troppo lungo parlarne ora. Li lascio a chi, molto meglio di me, ha la capacità di illustrarli.
Auspico infine che noi uomini, sposati, non sposati, preti e pastori, abbiamo il coraggio e la valentìa di apprendere, attraverso l’aiuto della Scrittura, della Tradizione viva della Chiesa e dei suoi insegnamenti, come anche della storia, quale sia il nostro vero compito di saper distinguere i veri dai falsi profeti del nostro tempo per avere sufficiente forza nel combatterli a viso aperto, nel collaborare con la missione di Cristo di offrire la nostra vita in difesa soprattutto dei più deboli (particolarmente dalle menzogne e dagli inganni del demonio), e di condurre questa generazione al Cielo e all’eredità che ci è stata preparata da Dio Padre.
Chiedendo l’intercessione della Vergine Maria, ci affidiamo alla Sua intercessione.
12 commenti su “Uomo, sposo, marito, padre – di padre Vittorio Veneziani”
L’uomo dovrebbe essere difesa e guida della donna. Non lo è. Il compito della donna è quello di custodire la vita, che lei lo sappia o no, che lei lo voglia o no. Un amico, che forse non è stato mai capace di tenere al loro posto le sue ammiratrici, un giorno mi parlò dell’arte di seduzione della donna, forse voleva alleggerirsi un po’ la coscienza, non so. Sicuramente dietro questa arte seduttiva vi è la vanità, il potere, il sesso e chi più ne ha più ne metta ma, al fondo c’è il desiderio del bambino. Anche se poi abortito, ora che sono vecchia e ho conosciuto donne che hanno abortito, so che quel bambino non abbandona mai più la donna che lo ha negato. L’uomo dovrebbe invece non approfittare delle tante debolezze della donna ma, essere in grado di dirle, sorella mia , no. Questo piccolissimo, gentile no, sarebbe il primo atto di difesa di quella donna da se stessa, il primo insegnamento per non perdersi. E viceversa.Ma è importante che sia l’uomo a controllarsi e a controllare l’altra se va oltre. L’uomo così diventa difesa, guida, custode della donna e della loro…
famiglia.
Penso al mio caro papà, uomo d’altri tempi, intorno alla cui autorevolezza si muoveva la nostra famiglia. Ci ha guidato e condotto, col sostegno della mamma e finché la salute glielo ha permesso, sulla via aperta per la nostra vita. Niente di eccezionale, ma una presenza forte come un pilastro che regga tutto. Nella nostra giovinezza non sempre una strada in discesa, ma a pensarci ora, nel tempo in cui di tutto si cerca di fare una sintesi, non posso dire altro che sì, il mio amato papà è stato davvero una grazia di Dio.
Il ricordo del suo papà mi ricorda anche il mio, che non c’è più da qualche anno: una roccia, di poche ma sacrosante parole, sicuro nella guida della famiglia e gran lavoratore. Un esempio soprattutto per me e mio fratello. Grazie per questa testimonianza, che mi ha commosso nel ricordo e nel sentimento di riconoscenza. Non è vero che oggi non si può essere buoni padri di famiglia: spesso non si vuole, presi dalla pigrizia e dalle molte tentazioni del maligno, oggi scientemente moltiplicate dal mondo suo servo.
In una coppia ognuno deve fare la sua parte.l’uomo deve incarnare la guida,la regola,l’autorevolezza;la donna deve uscire dalla logica dell’emancipazione e abbracciare con gioia il ruolo dell’accoglienza e del servizio.
Se torno indietro con i ricordi…il mio caro babbo è stato per tutti noi, in famiglia il “custode” di casa…gli era naturale,nel suo essere Uomo,provvedere ai beni morali e materiali.
cose d’altri tempi diranno quelli di questa marcia società ..senza Dio e quindi senza futuro.
La Perdita della funzione paterna nella società odierna dipende da tanti fattori ma principalmente dal desiderio di libertà da parte della femmina e il suo desiderio di comportarsi come i maschi.Perchè utilizzo titoli come maschi e femmine e non come uomini e donne? Perchè ritengo che ci sia molta differenza. Si nasce maschi o femmine ma non sempre si diventa poi uomini e donne. Quest’ultima categoria,uomini e donne, si raggiunge solo e soltanto se si diventa consapevoli che ogni ruolo maschile o femminile è privilegiato nelle sue funzioni biologiche e lo si accetta.La libertà di cui vanno cianciando i maschi e le femmine non sono verità ma solo ideologie, nate dopo la seconda guerra mondiale e scoppiate soprattutto nel ’68, mentre la società si riprendeva dagli orrori della guerra e i figli venivano, per la prima volta nella storia, allevati nella bambagia. I cattivi genitori di quel periodo hanno inculcato nel cervello dei loro figli i loro desideri che erano centrati sul desiderio di non diventare veramente genitori ma di crescere la prole considerandola amica. (continua)
continua: I figli sono diventati non persone reali di cui prendersi cura per il resto della propria esistenza, ma giocattoli con cui trastullarsi nelle ore libere.La scusa ufficiale è stata che ogni essere umano doveva diventare autonomo, lavorare tutti, rincorrere una carriera, ma soprattutto togliersi tutte le responsabilità. I figli, abbandonati a sè stessi, affidati ai nonni o a persone estranee a cui non importava niente, sono cresciuti senza un padre e senza una madre.Sono figli di tutti e di nessuno.I nonni privati dell’autorevolezza di imporre decisioni di ubbidienza, solo esecutori dei voleri altrui, hanno contribuito loro malgrado a crescere delle generazioni prive di spina dorsale e di midollo. E non hanno neppure ricevuto un ringraziamento, ma solo critiche e rimproveri,costretti a fare i servi dei loro figli e gratuitamente o merglio con grave aggravio per il sostentamento di tutta la famiglia. Se i padri hanno perduto la funzione paterna nella famiglia è sostanzialmente colpa loro. La scelta della donna con cui vivere in armonia procreare e condividere (continua)
(continua:…e uno stile di vita per tutta la loro esistenza, nel bene e nel male, combattendo ogni giorno contro le contrarietà dell’esistenza umana per i propri principi che sono la vera eredità dei figli, non le cose materiali, la vita agiata, corrispondere a tutti i desideri della prole, tanta idolatria ecc..Il figlio riconosce il proprio padre nell’atteggiamento
che la madre ha nei confronti del marito, se lo giudica in modo negativo, se la donna ritiene che sia intercambiabile e possa essere sostituito secondo il proprio piacere, che l’amore sia effimero e si possa sostituire senza difficoltà, come un vestito invecchiato in una sola stagione, allora l’idea di famiglia comincia a deteriorarsi già prima della reale distruzione. I figli utilizzati in battaglie nelle separazioni per ottenere più denaro.Tutto questo deriva da leggi inique prodotte dal potere politico il quale assegna sempre indecorosamente tutto il potere alla femmina , la quale può decidere anche se far vivere o morire i figli senza il concorso del parere del padre.La Legge è iniqua e chi l’ha proposta…
cont.: Dov’erano gli uomini, i padri, i preti, quando queste leggi sono state approvate? Chi è causa del suo mal pianga se stesso.I nuovi padri fanno le veci delle mamme, preparano anche pranzo e cena, badano ai figli perchè adesso poverine dopo il parto vanno in depressione, fatto mai accaduto nelle società che hanno preceduto la nostra.I padri devono fare i padri e le madri: le madri. Se non cambiano le teste di questi nuovi genitori, non si potrà recuperare nè società, nè famiglia.Lasciate che ciascuno riprenda il Vero ruolo di Padre e di Vera Madre e non ci saranno più figli deficenti che tramite tribunali compiacenti chiedono di essere risarciti perchè il loro papà non li ha amati.Era sempre indisponibile per lavoro, o altro, oppure aveva cercato di dar loro una vera educazione. E la società glielo permette. Cambiate le leggi, con quelle di Dio e non dell’uomo e cambierà la sociertà!Cosi’ i padri potranno riprendere la loro funzione e con l’aiuto di Dio (perchè da soli non possiamo fare nulla) si ricostituirà anche una sana società.
Sia Lodato Gesù Cristo!
Il male compiuto non sposta di una virgola la verità del Creato. Ha inflitto gravi sofferenze, ha leso gravemente la dignità della persona, ha pugnalato l’essenza stessa e il ruolo della famiglia, ha accresciuto l’incertezza e la percezione di non appartenenza, ha spinto al rifiuto della Storia e delle proprie radici. Nonostante questo dolore che non risparmia niente e nessuno, la furia cieca che ha “ispirato” una dopo l’altra queste tragiche scelte, l’uomo e la donna non possono essere sostituiti. Il progetto di Dio nei loro confronti non cambia. I figli non possono essere comprati, venduti, clonati, taroccati, perché sono un dono. Men che mai può cambiare il Sacerdote vero. Il suo cuore saldo non può smettere di indicare la Via del Bene che è Cristo Gesù e di insegnare il buon combattimento della Fede, che implica la lotta contro il male. Anche questo, soprattutto questo, non può cambiare, perché è la Causa e il Fine ultimo della nostra esistenza. Da trasmettere con cuore indiviso.
Distruggere, svalutare, ridicolizzare o demonizzare il padre e l’uomo equivale a negare e togliere di mezzo Dio stesso.
Padre vuol dire ordine, regole, impegno, contegno, limite, razionalità, pazienza, possibilità di sublimazione ecc. Con sapienza Satana ha realizzato tutto ciò distruggendo l’ordine naturale a partire proprio dalla famiglia. Pertanto il mondo adesso è governato da azioni orientate prevalentemente dal sentimentalismo e dalle voglie del momento. Ecco quindi il disordine e il caos imperante. Anche la donna di conseguenza ha perso il ruolo sacrosanto ed insostituibile di focolare, castità, sostegno della famiglia. In molte profezie si preannuncia l’attacco alla famiglia…
A dissoluzione avvenuta è inutile gridare nel deserto. Sono giovane e guardandomi intorno vedo ragazzi, adulti e anziani parlare allo stesso modo della donna: “la donna deve lavorare e non fare la mantenuta”. La figura della donna che bada alla famiglia e alla casa non è più accettata, o meglio, non è accettato che si occupi solo di quello. La donna che si occupa della famiglia, oggi, “non fa niente, non ha voglia di lavorare”. Gli stessi mariti vorrebbero il piatto in tavola, i bambini educati, vestiti e sfamati, il frigo pieno, le camicie stirate, la casa pulita e la donna in carriera sempre perfetta e curata; ovviamente, se paga lei la spesa è molto meglio. Grazie a Dio non sono tutti così. Il femminismo ha danneggiato le donne e nemmeno se ne sono rese conto, ora pare che anche uomini e ragazzi ne siano impregnati. Molti uomini si sentono esautorati dai doveri familiari, è un disastro e la situazione non può che peggiorare. Lo chiamano progresso.