L’Università di Trento, su proposta del rettore Flavio Deflorian, ha approvato il nuovo regolamento, declinato tutto al femminile. Il “femminile sovraesposto” – questo il nome della raffinatezza grammaticale – sostituisce il maschile generico per dare al mondo un virile segnale di discontinuità.
Ora, quindi, l’Ateneo trentino ha soltanto rettrici e vicerettrici, decane, presidente, professoresse, studentesse e segretarie. Molte di loro sono munite di barba e di altri accessori, in omaggio al pluralismo democratico e all’inclusione.
Il Magnifico Flavio, felice di veder concretizzata la propria idea, l’ha così commentata a caldo: «Leggere il documento mi ha colpito. Come uomo mi sono sentito escluso. Questo mi ha fatto molto riflettere sulla sensazione che possono avere le donne quotidianamente quando non si vedono rappresentate nei documenti ufficiali».
Nel panorama desolato e inedito dei nostri tempi, in cui – come diceva Costanzo Preve – «per la pria volta gli intellettuali sono più stupidi della gente comune», la trovata del rettore Deflorian (absit iniura verbis) riscatta la categoria con quell’ésprit de finesse, condito di antica goliardia, capace di restituire anche all’accademia una funzione intellettualmente trainante e non subalterna al pensiero, pur filosoficamente cospicuo, delle Murge o dei Valditara.
Dunque, un grato apprezzamento alla Magnifica, che si è sollevata dalla palude stigia in cui prolifera la stupidità metafisica dei nostri tempi, a riscattare almeno la classe degli intellettuali di alto livello.
La gratitudine vale ovviamente nel caso che questa nostra sia la lettura corretta della iniziativa rettoriale, avallata dalla compiaciuta interpretazione autentica che ad essa ha fornito commosso l’autore, con effetto moltiplicatore della sua intrinseca comicità.
Per prudenza infatti non bisogna escludere – Dio non voglia – che la trovata del travestitismo semantico nasconda il discutibile intento di scampare alla leva militare che governanti accorti e lungimiranti stanno organizzando per spezzare le reni alla Russia. In ogni caso, il genio è maschio.