Rolando Rivi. Un maestro di Fede e coerenza… di 14 anni!
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Settantuno anni or sono, il 10 aprile 1945, un quattordicenne seminarista veniva rapito vicino a Modena dai partigiani comunisti emiliani e il 13 aprile assassinato dopo essere stato per giorni picchiato, fustigato e umiliato. Il suo nome è Rolando Maria Rivi. La motivazione una sola: era cattolico, era seminarista, e non era pronto a nascondere o adattare la sua fede ai cambiamenti della storia.
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Rolando Rivi. Un maestro di Fede e coerenza… di 14 anni!
di Massimo Viglione
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Settantuno anni or sono, il 10 aprile 1945, un quattordicenne seminarista veniva rapito vicino Modena dai partigiani comunisti emiliani e il 13 aprile assassinato dopo essere stato per giorni picchiato, fustigato e umiliato. Il suo nome è Rolando Maria Rivi. La motivazione una sola: era cattolico, era seminarista, e non era pronto a nascondere o adattare la sua fede ai cambiamenti della storia.
L’Italia è ormai in guerra civile da un anno e mezzo e quasi da cinque in guerra, e mancano pochi giorni alla fine del secondo conflitto mondiale. I partigiani sanno ormai che il nemico nazi-fascista è stato vinto dagli americani e non ha più alcuna speranza di rivalsa: tutto crolla ogni giorno, compresa la stessa Repubblica Sociale. Anziché pensare a come ricostruire l’Italia distrutta da cinque anni di guerra, i comunisti danno la caccia non solo ai fascisti combattenti, ma anche ai civili, non solo agli uomini, ma anche alle donne (che a decine vengono violentate, seviziate, rapate, e molte uccise), e soprattutto al clero, reo ai loro occhi di esistere.
In questo tragico contesto, in quello che è rimasto nella storia con il sanguinario nome di “triangolo rosso”, avviene la tragedia del giovanissimo adolescente Rolando Maria Rivi.
Nato a S. Valentino (Castellarano-Reggio Emilia) il 7 gennaio 1931 da genitori contadini e molto devoti, crebbe intelligente, volitivo, sereno, soprattutto cattolico. Come testimonia chi l’ha conosciuto, era buono d’animo e non tollerava le ingiustizie. Come si usava allora, a sette anni fece la Prima Comunione,
Da quel giorno il bambino si avvicinò sempre più alla fede: quotidianamente andava in chiesa e vi restava a lungo in preghiera. Con la Cresima cominciò ad accostarsi settimanalmente alla Confessione. Ogni mattina si alzava prestissimo per andare a servire la Messa, sempre con la Comunione eucaristica. Subito sviluppò una forte e intensa devozione alla Vergine.
Un giorno, tornando da scuola, comunicò ai genitori la grande decisione: “Voglio essere sacerdote di Gesù; voglio poter salvare tante anime”. All’inizio dell’ottobre 1942, entrò nel Seminario minore di Marola (Carpineti-Reggio Emilia). Come allora si usava, vestì subito l’abito talare. Si distinse presto per lo studio, la bontà verso tutti, l’amore a Gesù che trapelava dalla preghiera prolungata davanti al Tabernacolo, dalla sua voglia di avvicinare chi era in difficoltà. Accettava i sacrifici senza lamentarsi, con letizia, dicendo sottovoce: “Tutto per Gesù che mi ama e mi vuole suo sacerdote”.
Quando i genitori gli portavano cibo e dolci, subito condivideva con i compagni quanto ricevuto. Lo attraeva la musica e il canto ed entrò a far parte della “corale” dei seminaristi. Anche in vacanza, portava con fierezza il suo abito religioso, spiegando: “È il segno che io sono di Gesù” (qualche prete odierno ha letto?).
Nel giugno 1944 il Seminario di Marola, occupato dalle truppe tedesche, fu chiuso a tempo indeterminato. Rolando tornò a S. Valentino e continuò a studiare da solo, perché voleva diventare comunque, senza perdere tempo, sacerdote. A casa, Rolando viveva da seminarista, come era solito, sempre più consapevole e convinto. Vi erano scorribande di tedeschi, fascisti e partigiani, ma erano soprattutto questi ultimi a infierire contro il clero. Nel luglio 1944, il parroco don Marzocchini fu malmenato e umiliato e costretto a riparare altrove. Venne a sostituirlo un giovane cappellano, don Alberto Camellini, uomo deciso a ogni sofferenza pur di testimoniare Cristo. Rolando lo seguiva fedelmente. A chi gli consigliava di togliersi la veste talare, perché poteva essere pericoloso portarla, rispondeva: “Non penso, io ho scelto di farmi sacerdote e l’abito è il segno che io sono di Gesù”. Fu più volte visto discutere con i comunisti, che lo deridevano. Egli sempre rispondeva serenamente e testimoniava con grande coraggio il suo “essere di Gesù”.
Il 10 aprile 1945, dopo aver preso la Messa, Rolando uscì di casa con i suoi libri e andò a studiare all’aperto presso il boschetto a pochi passi da casa, con indosso la sua veste nera. Alcuni partigiani comunisti lo sequestrarono. I genitori, non vedendolo tornare a mezzogiorno, lo cercarono subito e trovarono un biglietto: “Non cercatelo, viene un momento con noi, partigiani”. Il papà e don Camellini partirono alla sua ricerca.
I partigiani comunisti lo avevano consegnato ai loro “compagni” nella “base” di Piane di Monchio (Modena). Lì, fu “processato” e condannato. Lo privarono della veste talare, lo presero a schiaffi, lo fustigarono, ed emisero la sentenza: “Uccidiamolo, avremo un prete in meno”.
Fu condotto sanguinante nel bosco vicino. Scavata la fossa, mentre Rolando in ginocchio pregava, questi lo presero a calci, poi lo uccisero con due colpi di rivoltella al cuore e alla fronte. Lo coprirono con pochi centimetri di terra e la veste da prete fu appesa come trofeo di scherno al porticato della loro “base”. Era la sera del 13 aprile 1945, venerdì. L’indomani, il padre e don Camellini ritrovarono il suo corpo martoriato.
Di tutta questa storia – come di molte altre – non si poté sapere nulla se non dopo la caduta del comunismo. Oggi è aperto un processo di canonizzazione.
Se il martirio consiste – come consiste – nell’essere uccisi in odio alla Fede e testimoniando Cristo, possiamo serenamente affermare che Rolando Maria Rivi è non solo santo agli occhi di Dio, ma appartiene alla schiera dei martiri della Fede, così giovane, sulla scia veramente dei cristiani dei primi secoli. Solo che i suoi assassini non furono Nerone e soci, ma i servi del Comunismo mondiale e fautori della “democrazia” in cui noi oggi viviamo.
Costoro ora sono morti, e con loro le loro opere putride. Rolando vive in eterno nella gloria della Luce senza fine. Ed è esempio di coraggio e monito di coerenza per ognuno di noi.
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Riferimento bibliografico.
Paolo Risso, Rolando Rivi: un ragazzo per Gesù, Del Noce, Camposampiero-Padova, 2004
16 commenti su “Un’altra Storia è possibile. Rubrica di studi storici di Massimo Viglione”
Gli “eroici” partigiani rossi che, numerosi, affrontarono “coraggiosamente” un ragazzino disarmato con la sola “colpa” di essere seminarista. Uno dei tanti episodi, come quello della ragazzina stuprata, seviziata ed uccisa perché, per un concorso scolastico, aveva scritto una poesia al Duce. Questi sono gli “eroi indimenticabili” del comunismo! Vero, Sig. Napolitano?
Dice bene Dr. Viglione, Rolando vive in eterno nella gloria della Luce senza fine.
Ah! se i preti di oggi (moltissimi ahimè) prendessero per esempio solo una minima, piccolissima parte delle virtù Rolando, la Chiesa non sprofonderebbe…come invece sta facendo.
Dobbiamo convincerci che un mondo senza Dio, è un mondo senza speranza.
Sia lodato Gesù Cristo.
Un grandissimo santo! Mi vengono in mente Santa Maria Goretti, San Luigi Gonzaga, San Domenico Savio, Santa Bernardette, i beati Francisco e Giacinta di Fatima, Chiara Luce Badano e tanti altri giovani amici di Dio e splendidi e luminosi esempi per noi in questa valle di lacrime… preghiamoli che intercedano per noi… grazie per aver ricordato Rolando, del quale conoscevo la storia e le vergognose polemiche politiche e sociologiche che seguirono alla divulgazione della storia della sua vita…
Splendido esempio di testimonianza cristiana.Incarna il coraggio che noi cattolici moderni, smarriti e confusi in questa Italia vuota di valori e a rimorchio di una europa bastarda e pervertita, non riusciamo più ad esprimere.
E per quello lá l’italiano da prendere ad esempio sarebbe Napolitano, che tristezza!
chi è napolitano? un aggettivo mal scritto?
Forse faccio una domanda sciocca: e’ plausibile pensare che Rolando sia stato ammesso, in cielo, nella schiera dei martyres presbyteri? In effetti non era stato ordinato… però è scorretto pensare che quest’anima eletta sia stata annoverata tra il clero celeste, quale premio del proprio sacrificio?
Possiedo una figurina del giovanissimo Martire con una preghiera e la biografia che, però, omette di citare da chi è stato ucciso Rolando Rivi:
«Venerdì 13 aprile 1945, nel clima di odio contro i sacerdoti diffusosi in quel periodo sul finire della seconda guerra mondiale, Rolando Rivi viene barbaramente ucciso in località Piane di Monchio (Modena) per la sola colpa di indossare l’abito talare re testimoniare la fede cristiana».
Domande a chi ha scritto siffatta ed omissiva biografia:
– perché non scrivere che sono stati i comunisti ad originare il «clima di odio contro i sacerdoti diffusosi in quel periodo»?
– perché non scrivere che Rolando Rivi, come altri sacerdoti ammazzati in quel periodo, è stato assassinato dai partigiani comunisti?
Che gli esaltatori della ininfluente Resistenza facciano di tutto per nascondere certi crimini ed imporre la loro rossa memoria a senso unico è “normale”, ma che certi uomini di Fede e di Chiesa facciano altrettanto non lo capisco.
Purtroppo il clero è comunistizzato fin dall’epoca di Roncalli e Montini. Ricordo che papa GP II, a un fatimita che gli chiedeva perché non facesse la Consacrazione dela Russia al Cuore Immacolato di Maria SS.ma (cosa che non volle mai fare apertamente, non volle mai pornunciare la parola “Russia” negli atti di affidamento alla Madonna) rispose : “se lo facessi mi ammazzerebbero, ed eleggerebbero uun papa comunista!” (proabilmente riferendosi a Casaroli). Ecco spiegato perché preti, vescovi e religiosi in genere o sono apertamente filocomunisti o hanno paura di uscire allo scoperto, di condannare apertamente le stragi comuniste, preferendo insultare Berlusconi o Salvini.
Ciao Catholicus, rammenta che l’esistenza di un clero marxista è attestata già prima: se non mi credi, chiedi ad Alessandro Gnocchi (noto esegeta di Giovanni Guareschi) di spiegarti il significato di “parrocagno”. L’unica differenza è che almeno ai tempi di Pio XII Pacelli un prete che si azzardava a dire scemenze in fazzoletto rosso sarebbe stato scomunicato seduta stante. Invece adesso diventano vescovi di Prato (vedere articolo “Le singolari tecniche educative dell’Istituto Statale di Istruzione Superiore “Gramsci-Keynes” di Prato” di Vinicio Catturelli). Ma non preoccuparti: NO PASARAN!!! (sempre con riferimento a Guareschi-Gnocchi).
Grazie Alessandro, questo mi conferma nell’idea che, dopo Pacelli, la Chiesa è ostaggio di una combriccola di malfattori, ostaggio dei nemici di Cristo e dell’umanità (perché non possiamo definire diversamente comunisti e massoni in genere), mandata astutamente allo sbando con le eresie della libertà religiosa, del rispetto della laicità dello Stato, dell’ecumenismo suicida. Di fatto è ormai protestante, ma è lanciata a folle corse al superamento anche di questa deriva, con un clero ossessionto dall’ecumenismo suicida, vera anticamera dell’ateismo, come insegnava San Pio X.
Con il Radiomessaggio “Con inmenso gozo” (“Con immensa gioia”) ai Fedeli di Spagna, letto in lingua spagnola il 1° aprile del 1939, il neoeletto papa Pio XII celebrava “.. el don de la paz y de la victoria, con que Dios se ha dignado coronar el heroísmo cristiano de vuestra fe y caridad, probado en tantos y tan generosos sufrimientos”.
Segnalava che nell’incredibile guerra condotta dai “nemici di Gesù Cristo” avevano agito congiuntamente il “laicismo” e il “materialismo”: in altri termini, Massoni e Comunisti.
E i nostri preti “stravolti e stravolgenti” sono masso-comunisti
L’ideologia comunista è ferocemente contro Dio, quindi di conseguenza contro l’uomo, dal momento che noi siamo a immagine e somiglianza di Dio.
Il Santo martire Riva è stato torturato e ucciso proprio dai comunisti, che io odio, ebbene che si sappia.
Mi sono sempre chiesta come si può dare il voto ai “sinistrosi” e nello stesso tempo credere in Dio!!!!!!!!!!!!!
“Catto comunisti” i peggiori di tutti quelli che vanno a votare.
I cattocomunisti sono i veri boia!!!
No, Ioannes: sono peggio. Ad un boia si può perdonare la ferocia, oppure lodarne la compassione (vedi i momenti finali di Luigi XVI). Questi sono i peggiori utili idioti, che aiutano la cricca massoliberal, i compagni neo marxisti, ed loro sodali maomettani. Cioè quegli stessi che, dopo averli usati, li faranno fuori.
d’accordissimo, Ioannes. Bravo