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16 febbraio 2015
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Fuochi verranno attizzati
di Fabio Trevisan
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“Le idee sono pericolose, ma l’uomo per cui sono più pericolose, è l’uomo senza idee… C’è un solo modo di proteggerci veramente contro l’eccessivo pericolo che rappresentano, ed è quello di essere imbevuti di filosofia e saturi di religione”
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“Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”.
Queste frasi di Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) riportate in corsivo sono spesso menzionate in convegni, blog, manifestazioni ed hanno avuto un considerevole successo in merito alle legittime battaglie contro l’ideologia gender. Siccome ho il sospetto che le citazioni chestertoniane non siano state lette nel contesto originario, a scanso di equivoci le riporto nel libro da dove sono state tratte.
Si trovano nella parte finale del saggio: “Eretici” del 1905, capitolo ventesimo dal significativo titolo: “Osservazioni conclusive sull’importanza dell’ortodossia”. L’importante saggio (dedicato al padre) va letto in stretta continuità con il più famoso saggio successivo, Ortodossia del 1908 (dedicato alla madre), per almeno due motivi: 1) Eretici inizia con le Osservazioni preliminari sull’importanza dell’ortodossia, a ribadire quindi quanto la corretta dottrina fosse fondamentale ; 2) Ortodossia è una risposta alle lamentele di coloro che si erano risentiti dall’accusa di “eretici” e chiedevano a Chesterton di definire il suo pensiero.
Per Chesterton il tracollo mentale era qualcosa di manifesto (in Ortodossia uno dei primi capitoli si intitolava emblematicamente Il suicidio del pensiero) ed era conseguente all’attacco contro la metafisica ed i dogmi, come si trova esplicitamente dichiarato nel capitolo conclusivo del saggio Eretici: “Il vizio nel concetto moderno di progresso intellettuale è quello di alludere sempre a qualcosa collegato con vincoli infranti, confini cancellati, dogmi scartati. Se esiste una cosa come la crescita intellettuale, questa deve indicare una crescita verso convinzioni sempre più definite, verso dogmi sempre più numerosi. Il cervello umano è una macchina per giungere a delle conclusioni…l’uomo può essere definito come un animale che produce dogmi…Se dunque, ripeto, deve esserci un progresso intellettuale, deve trattarsi di un progresso intellettuale nella costruzione di una precisa filosofia della vita. E quella filosofia della vita deve essere giusta e le altre filosofie devono essere sbagliate”. La lunga citazione in cui mi sono dilungato si trova all’inizio del medesimo capitolo conclusivo e riassuntivo dove si possono cogliere le frasi iniziali in corsivo sovente menzionate.
Potremmo dire, usando le categorie moderne, che Chesterton si scagliava contro il “pensiero debole” ed il relativismo di cui ora sono imbevute le ideologie del gender: “Il mondo moderno è pieno di uomini che serbano i loro dogmi (gender, soggettivismo) con tanta forza che non sanno neppure che si tratta di dogmi…Accade che il progresso sia uno dei nostri dogmi, e un dogma corrisponde a qualcosa che non è ritenuto dogmatico”. Contro l’arroganza di chi irrideva ai dogmi e all’ortodossia bisognava, per Chesterton, munirsi di una sana dottrina naturale e cristiana poiché la lotta per le buone idee costituiva una battaglia per difendere una filosofia completa della vita: “Le idee sono pericolose, ma l’uomo per cui sono più pericolose, è l’uomo senza idee…C’è un solo modo di proteggerci veramente contro l’eccessivo pericolo che rappresentano, ed è quello di essere imbevuti di filosofia e saturi di religione”.
Purtroppo il dibattito politico e culturale sulle questioni presentate da Chesterton è stato allora ed è ancor più ora deficitario, in quanto viziato dal concetto di “progresso intellettuale” e sbandierato come autentico inno libertario antidogmatico. Qualche riga prima delle frasi famose citate in corsivo, Chesterton riportava queste considerazioni di una stupefacente attualità: “Una divergenza di opinione sulla natura delle questioni parlamentari ha grande importanza; ma una divergenza di opinione sulla natura del peccato non ha alcuna importanza. Una divergenza di opinione sullo scopo della tassazione ha grande importanza; ma una divergenza di opinione sullo scopo dell’esistenza umana non ha alcuna importanza”. In questo senso Chesterton poteva additare i pericoli della grande marcia della distruzione intellettuale: “Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo…Noi ci troveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l’incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto”.
E concludeva il libro: “Noi saremo tra quanti hanno visto eppure hanno creduto”. Fanno rabbrividire queste meditazioni, che ci aiutano a comprendere meglio le citazioni spesso estrapolate dal suo pensiero. Riflessioni del 1905! Mi sia permessa un’ ultima osservazione e qualche interrogazione un po’ polemica: “Noi dove eravamo in tutti questi anni? Non ci siamo accorti di nulla?Perché non ci siamo mossi prima?Siamo imbevuti, come auspicava Chesterton, di filosofia e religione?”.
4 commenti su “L’angolo di Gilbert K. Chesterton – grandezza e attualità di uno scrittore cattolico – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”
In un mondo che sta muovendosi al contrario, gli interrogativi che si affacciano alla nostra mente sono sempre più numerosi, ma quello che a me si ripresenta con sempre maggiore frequenza è proprio quello espresso in modo complesso qui nell’ultima riga: “ Qual è la causa di tutti i mali che affliggono oggi l’umanità?” “la scomparsa della religione (della nostra sacrosanta religione)” mi rispondo. È la famosa dittatura del relativismo che denunciava Papa Benedetto. E fin quando non capiremo che il ritorno a Dio è necessariamente lo snodo della questione, ahinoi, avremo da combattere terribili battaglie. Preghiamo la Vergine Santissima affinché ci soccorra con la sua materna protezione.
Non si tratta di “estinzione”, cara signora.
Si tratta di arretramento e autodissoluzione di fronte al moderno “Non licet esse Christianos”, proclamato a partire dal 1700.
Nel XIX secolo era evidente a moltissimi -Clero e popolo- che i liberal/massoni erano “i nuovi Turchi”. Poi, a partire dagli anni a cavallo fra il XIX e il XX, è venuto fuori il Clero modernista: “Però, quante cose abbiamo da imparare da questi barbuti “philosophes” che stanno al potere e armeggiano nei laboratori…”.
Oggi buona parte del Clero si sente male e tenta di trovare la via di fuga al solo sentir parlare di Peccati o di Miracoli – o di Vergine Maria.
Il guaio grosso e’ che nel postconcilio e anche un po’ prima l’educazione del popolo cattolico e soprattutto quella dei giovani e’ stata improntata in modo quasi esclusivo al metodo “esperienziale” : la religione e’ vera perche’ da’ un senso alla mia esistenza e cosi’ mi fa stare meglio.; tanto basta per passare all’azione, che da’ o dovrebbe dare conferma. In realta’ lo scarto fra le categorie su cui si basa il pensiero corrente dei moderni e le idee base della dogmatica cattolica e’ cosi” ampio, che si preferisce rinunciare a una preparazione apologetica forte, anche perche’ i sacerdoti sono pochi e male attrezzati. Quando si parla delle Cinque Vie di san Tommaso per dimostrare l’esistenza Dio? Chi invita i giovani liceali a prendere in mano la “”Confessioni” di sant’Agostino o i “Pensieri” di Pascal ? Con questa formazione vaga e di seconda mano e’ ben difficile che si riesca a resistere al tambureggiamento massmediatico dei valori e degli stili di vita laicisti, e a…
È anche vero che conta molto l’esempio che noi diamo alle nuove generazioni. Infatti, scandalizzarsi o chiudersi nelle proprie convinzioni non porta molto frutto. Credo invece nella testimonianza quotidiana di fedeltà al vangelo che possiamo dare ovunque e a chiunque. Cose piccole, semplici ma concrete e vere che colpiscono al cuore. E ‘ la goccia nell’ oceano di Madre Teresa di Calcutta. La preghiera nascosta di Massimiliano Kolbe. E ‘ l’ umiltà di San Francesco e la carità gioiosa di don Bosco che cambiano i cuori e le menti. Anche io e tu possiamo l’impossibile se no non abbiamo paura di testimoniare l’amore di Gesù che ci ha amati per primo.