di Marco Sudati
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La gravissima situazione che stanno vivendo le popolazioni di alcune regioni del Centro Italia – in un incredibile crescendo di tragici eventi calamitosi, che ai devastanti effetti del terremoto ha visto aggiungersi le ulteriori grandi difficoltà provocate dall’inclemenza delle condizioni meteorologiche (freddo intenso e copiosissime nevicate) – può essere vista come una lezione impartita ad un certo tipo umano, preda del delirio di onnipotenza.
Dinnanzi alle calamità naturali, infatti, si manifestano in tutta la loro evidenza i limiti della condizione umana. Limiti che ricordano all’uomo cosa egli sia: creatura caduca, dipendente e subordinata, esposta a dinamiche che non può determinare in alcun modo, ma solo, ed in parte, fronteggiare. In breve, certi fatti ricordano all’uomo di non essere il padrone assoluto del creato e della vita.
Certamente, per ricordare agli esseri umani i loro limiti non sarebbero necessari eventi catastrofici come quelli occorsi ai nostri connazionali dell’Italia centrale: le malattie, gli incidenti stradali – la morte stessa – sarebbero più che sufficienti allo scopo. Ma il ridicolo e vano sforzo da parte di chi vuole confondere gli uomini, illudendoli di essere prossimi all’onnipotenza, evidentemente richiede bruschi risvegli: metaforiche secchiate d’acqua gelata. Bruschi risvegli, appunto, capaci di provocare indicibili sofferenze a tante persone che nulla c’entrano col suddetto delirio di onnipotenza di quei pochi invasati e menzogneri, purtroppo in grado di influenzare gli stili di vita di molti.
Dell’evento catastrofico provocato da cause naturali, occorre sforzarsi di comprendere il significato metafisico e teologico, ossia capire ciò che sta oltre il dato meramente fisico ed il senso che alla luce della scienza di Dio gli si può attribuire. Un approccio alla realtà, questo, che dovrebbe riguardare ogni ambito della vita umana, il senso pieno della quale è – come la Rivelazione cristiana e la più profonda filosofia umana insegnano – ultraterreno, ovvero volto all’eternità.
Qual è, allora, il senso profondo di certi accadimenti e della sofferenza che arrecano a moltissimi innocenti?
Si può, innanzitutto, osservare come l’accadimento di eventi catastrofici susciti la manifestazione delle migliori qualità umane: la compassione e l’aiuto disinteressato verso chi soffre; il coraggio e la fortezza di chi affronta i pericoli resistendo a condizioni proibitive; il senso di appartenenza e di vicinanza alla comunità colpita; il riferimento al Cielo – alla divinità – quale vera fonte di consolazione e di speranza. Nella prova e nella sofferenza ci si ritrova ad essere moralmente migliori, si è spinti dalle circostanze a vincere ciò che abbassa e offende la dignità della natura umana ed a compiere lo sforzo di elevarsi nella pratica delle virtù.
Sia chiaro, non si tratta di auspicare disgrazie – le quali sono logicamente da temere – ma di riconoscere come la sofferenza – la quale, lo si voglia o no, fa parte della vita di ciascuno – costituisca un’occasione di rivalsa delle migliori qualità umane, spesso mortificate dalle bassezze a cui sovente conduce una vita priva di tensione morale verso ciò che eleva lo spirito e, perciò, segnata dal cedimento al vizio.
Cercando di rispondere alla domanda appena posta sul significato che può avere tanta sofferenza, soprattutto quella arrecata agli innocenti, occorre guardare a Dio come unico riferimento capace di fornire risposte. Dio, che è sommo bene, permette il male in vista del bene. Il male – che non è un principio, bensì una privazione di bene – è entrato nella storia dell’umanità a causa del peccato che ha rotto la perfetta comunione esistente fra il Creatore e la creatura umana.
In breve, Dio permette la sofferenza degli innocenti perché c’è stato il peccato originale e perché esistono i peccati attuali. Inoltre, in virtù del principio della comunione dei santi – secondo il quale tutte le membra della Chiesa, corpo mistico di Cristo, risentono sia del bene che scaturisce dalla vita virtuosa dei battezzati, sia del male procurato dai peccati da loro commessi – si può affermare che gli effetti delle opere buone o cattive compiute dagli uomini si riflettono in disparati modi anche nella vita sociale e delle nazioni.
Il male esiste per la disobbedienza dell’uomo al suo Creatore e Signore, il quale, però, attraverso l’incarnazione e la passione di Gesù Cristo, ha operato la Redenzione dell’umanità, ossia ha riaperto agli uomini le porte del Paradiso, rese inaccessibili dal peccato d’origine. La Redenzione è avvenuta attraverso la via della sofferenza, un’immane sofferenza patita dall’essere innocente per antonomasia: Gesù Cristo – la seconda persona della Santissima Trinità – Dio fatto uomo.
L’opera di Redenzione – ovvero di restaurazione dell’ordine infranto – volta a sconfiggere il male, passa, dunque, attraverso la sofferenza: Dio si serve del male – da Lui non voluto, ma permesso – per sconfiggerlo e affermare il bene. Questo è quanto la divina sapienza ha stabilito.
La sofferenza patita dall’Innocente è stata il mezzo voluto da Dio per la Redenzione dell’umanità. Un’opera, quella della Redenzione, a cui il Padre Eterno ha concesso all’uomo di collaborare attraverso l’offerta dei propri patimenti a Dio, in unione spirituale con quelli del Redentore Gesù Cristo: se l’uomo offre le proprie sofferenze a Dio, con la volontà di unirle a quelle di Gesù per il desiderio di patire insieme al suo Signore nell’opera di Redenzione – dicendo con San Paolo “completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col. 1,24) (1) – allora egli diviene davvero collaboratore di Dio prolungando nel corpo mistico di Gesù, i patimenti meritori del Figlio incarnato a vantaggio proprio e delle altre membra di quel corpo (gli altri fedeli).
Alla luce della teologia – che è la scienza di Dio secondo la Rivelazione – nulla di inspiegabile, quindi, nella sofferenza che può affliggere gli innocenti. Realtà tremenda, la cui ragione sta nella presenza del peccato.
Nel caso specifico degli eventi calamitosi che stanno patendo i nostri connazionali, non è banale vedere in essi un’occasione di sofferenza da offrire al Signore anche per il bene della Patria. Guardando i volti sofferenti di quegli italiani – duramente provati dalla perdita di affetti, beni materiali e da grandi disagi – ognuno di noi è sollecitato non solo a contribuire, come possibile, al loro soccorso, ma anche e soprattutto a sentirsi membro di un unico organismo sociale chiamato Italia.
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25 commenti su “Sul senso profondo di certi accadimenti – di Marco Sudati”
Per un argomento così delicato e importante, penso sia una buona analisi.
Fulvia
bellissima riflessione che si può solo condividere e applicare alla sofferenza della Chiesa attuale. Giuseppe
Condivido totalmente quanto dice Giuseppe.
Questa è la luce, l’ottica nella quale il cristiano riesce a fronteggiare le difficoltà della vita, grandi o piccole che siano!
Sono assolutamente convinto che chi non ha “questa luce” soffre anche di più!
La sofferenza degli innocenti, la permissione di Dio: argomenti tabù per la società laicista che rifiuta rabbiosamente le argomentazioni ben esposte in questo articolo; un rifiuto cieco …e sintomatico.
Ricordo una frase: due prigionieri in un campo di concentramento nazista guardavano un ragazzino impiccato. Uno dei due chiede: “Dov’è Dio?”. E l’altro: “E’ appeso a quella forca”.
Scusate il fuori tema ma ho appena saputo che El Papa si è vendicato di Burke ottenendo le dimissioni del Gran Maestro dello SMOM!
La demolizione del caterpillar argentino non conosce sosta nè ritegno.
Serve altro per cominciare ad aprire gli occhi ai sedicenti “cattolici” adulti-buonisti o continuetanno a negare l’evidenza?
L’ unico paragone che viene in mente è quello con lo sterminio dei clan “storici” operato a Palermo dai Corleonesi di Riina, trent’anni fa. Non certo perché l’ Ordine di Malta fosse un clan…
E ripeto il mio ritornello: Corleonesi scesi da Torino, non arrivati “da un Paese lontano”
Forse il paragone non regge, ma non posso far a meno di ricordare i Templari, solo che stavolta il Papa assomiglia più a Filippo il Bello che a Clemente V.
I normalisti manderanno giù tutto e diranno che Mons. Lefevbre era un cattivo soggetto con tendenze gallicane, massone, magari satanista, che ha rotto la comunione ecclesiale (Lutero invece è un santo!), poiché doveva ubbidire sempre e comunque (anche S. Atanasio era quindi un cattivo soggetto).
Questi nostri connazionali hanno detto, Sì, alla Redenzione di Gesù Cristo, collaborandovi con tutto il loro essere. Questo tengano a mente coloro che hanno perso memoria del significato della sofferenza degli innocenti. Lo scoprino questo significato coloro che, pur preposti a parlar di Nostro Signore, parlano quotidianamente mondano.
Né Una, né Santa, né Cattolica, né Apostolica. E soprattutto: non Romana.
Questo il Credo del Vertice
La sofferenza degli innocenti è si sofferenza, ma non è un male vero e proprio se non ci priva di Dio, per Dio il male è solo il peccato. Il peccato è l’unico vero male perchè non ci fa amare e servire Dio qui e ci preclude Dio dopo la morte. Pertato a volte bisognerebbe piangere sopprattutto le vittime del peccato, oggi c’è una vera strage in atto, ma nessuno se ne cura, non c’è una protezione civile per salvare queste anime, a parte pochi, buoni sacerdoti.
Proprio così.
E si sente la mancanza di un ambiente sociale che spinga naturalmente ak Bene. Ad esempio, che consideri ovvio mettere su famiglia e “strano” seguire vie tortuose. Ricordiamo comunque che l’Itallia sconvolta dai Massoni e dai preti massoni è meno “distrutta” dell’Occidente (Francia, Gran Bretagna, USA, anche Spagna)
Mi permetto un suggerimento. 1. Stampare quest’articolo in duplice copia. 2. Una tenersela in tasca. 3. La seconda indirizzarla a Roma, così magari qualcuno si da’ una salutare rinfrescata alle nozioni (almeno basilari) di teologia dogmatica. 4. Rivolgere a Marco Sudati un corposo ringraziamento.
Omonimo, mi hai preceduto 🙂
Provo enorme pena per il biancovestito che di recente, di fronte alla sofferenza e alla morte dei bambini in un ospedale, non ha saputo fa altro che farfugliare un “non so”. Quanto bene avrebbe potuto fare alle povere anime delle vittime innocenti e a quelle dei loro parenti, se solo avesse riassunto queste parole, così ben scritte da Marco Sudati!
Questo Papa è inquietante. Non riesco a smettere di pensare che questi atteggiamenti siano VOLUTI dal nero abitante della sua anima.
Grazie, innanzitutto per il sostegno (tra Alessandri ci si capisce sempre). Io non credo ad un Papa asservito al diavolo; sono più propenso a credere ad una specie di povertà intellettuale, mista alla supponenza di chi invece crede di avere capito tutto di una Chiesa che ha invece un gran bisogno di guide saldissime nella dottrina. Preghiamo, e’ la nostra sola forza.
Questo articolo è pura, retta, santa dottrina. Da salvare, leggere, rileggere, e far leggere. Per quanto duro possa suonare, è l’unica spiegazione, non solo cristiana, ma l’unica spiegazione tout court, del problema del male. GRAZIE.
Penso che Dio stia ammonendo l’Italia che è la Sede del Vicario di Cristo alla conversione e lo fa con gli elementi naturali.Anzi penso che se non ci convertiamo andremo verso castighi più grandi.Per quanto mi riguarda quando fu varata a maggio 2016 la legge sulle unioni civili etero ed omosessuali io dissi che ora ci attireremo i castighi di Dio sull’Italia:lo scrissi anche ad una Radio a carattere regionale per sms, al che il conduttore agnostico disse che era ridicolo pensare una cosa del genere e l’altro conduttore invece cattolico in uno scatto d’impeto disse che questo non era assolutamente accettabile.Credo invece che se non vogliamo capire, soprattutto i politici che ci rappresentano, che se ci allontaniamo dalla Benedizione di Dio sia a livello individuale che come comunità civile, con leggi che gridano vendetta al Suo Cospetto, e che offendono gravemente la Sua Creazione,aborto,divorzio, unioni civili ecc,allora avremo castighi sempre più gravi perchè se non capiremo con le buone allora il Signore si vedrà costretto ad usare le maniere forti per la salvezza eterna.
Concordo e aggiungo di avere avuto lo stesso pensiero. Purtroppo è la triste verità.
Concordo in pieno con tutto il ragionamento. Sono pensieri che ho espresso in questi giorni di grande sofferenza per gli innumerevoli disagi e per lo spavento del terremoto che ci perseguita. E ripeto qui che è la nostra cattiveria, sono i nostri peccati che non riconosciamo, è l’ingratitudine verso un Dio che abbiamo abbandonato a causare queste rovine. Che la Madonna ci aiuti, ci sostenga e ci faccia capire la necessità della preghiera e di essere buoni cristiani timorati di Dio: una semplicità di vita che forse fa sorridere, che nessuno esorta più a praticare, ma che nel corso dei secoli ha significato la santità.
La grandissima parola -che io venero- è “semplicità”, carissima signora
Concordo con Ioannes, sono argomenti tabù e, infatti, il sistema mediatico, tutti in mano ai laicisti, è sempre pronto a dare il proprio contributo nel mascherare e indirizzare il senso delle cose. Così siamo costretti ad assistere al solito teatrino che viene riproposto ad ogni tragedia: falso pietismo, l’eroismo dei soccorritori, che viene strumentalizzato per dare un’aroma di nazionalismo (l’amore per la patria però non viene considerata, per esempio, nelle politiche per la sovranità), denuncia degli errori, mancata prontezza dei soccorsi e la solita retorica sulla prevenzione. Quando, dopo qualche mese, si ritornerà a parlare delle tragedie, sentiremo sempre le solite cose all’italiana: ritardi, lavori iniziati e non conclusi ecc… E si, ha ragione Ioannes, per la società laicista gli argomenti di questo articolo sono tabù, meglio quanto ci offre in pasto il sistema mediatico e la propaganda massonica, con l’aggiunta delle musicassette tipo Einaudi per creare l’effetto del pietismo falso e patetico, ben rappresentati dalle facce dei conduttori di talk show.
Un terremoto forse peggiore di quello del centro italia sta scuotendo in questi giorni la diocesi di Padova : lo scandalo a luci rosse dei preti dei colli Euganei (che ha fatto rientrare di corsa il vescovo Cipolla dal Brasile). Notizie dell’ultimora : coinvolti altri 2 sacerdoti (e così siamo a 4!), che hanno riferito di scambi di coppie, orge, passaggio di donnine da un prete all’altro (uni dei preti aveva avuto 7 amanti, tutte regolarmente scaricate o passate ai confratelli…), cose che avrebbero fatto impallidire anche il Sommo Poeta alle prese con la stesura delle bolge infernali della Divina Commedia. Questo mi fa ricordare di aver letto che nel sinodo sulla famiglia, trattando della comunione ai divorziati risposati, i padri sinodali discettavano di sesso a ruota libera (vagine, amplessi, ed altre porcherie simili), nemmeno che fossero stati dei provetti ginecologi. Questi i frutti della secolarizzazione della Chiesa vaticansdecondista, e poi mons. Fellay vorrebbe gettarsi tra le braccia di Bergolgio ? ma che lo hanno comprato ?
Almeno Alessandro VI ebbe a cuore gli interessi di Santa Romana Chiesa e agì sempre per il bene del Corpo mistico di Cristo e per garantire sacramenti e sacra dottrina. Questi invece fanno il contrario, sono solo demolitori. Vero è che Alessandro VI ebbe un comportamento molto discutibile con la duchessina, sin da cardinale…ma fu Papa assistito perché agì per la regalità di Cristo.
Bellissimo,condivido in pieno e mi sorge un dubbio…aveva cosi tanto torto quel P. Cavalcoli messo al ludibrio dalla Chiesa?
Terribile!
Tremo al pensiero di ciò che ci attende ancora dalle nefandezze a tutto campo,dal vertice sempre più iniquo, a una società che è nel brago di una corruzione che non conosce più limiti.