Non avrei mai pensato di iniziare così presto ad amare visceralmente l’autunno. Ho ventiquattro anni e ho sempre trovato stucchevole la retorica della natura morente e dei primi freddi. Perennemente intenta a guardare lontano, non ho mai fatto caso alla bellezza che mi sta attorno.
Non mi ero mai accorta che nelle giornate limpide d’ottobre, guidando in una precisa direzione, quella che porta verso il fiume, si vede la Grigna colorata di un bel rosa che pare disegnata. La mattina poi, attraversando il ponte, una nebbia rada si alza lenta dall’acqua e le teste dei cigni riaffiorano in superficie a godere quel che resta del sole.
Ho scoperto che osservare la mia terra calma il mio animo, non lo sapevo. Ogni tanto, quando le cose non vanno, allungo la strada per guardarmi attorno e ritrovo il respiro. Butto l’occhio ai miei boschi, alle case che conosco a memoria e penso che non potrei desiderare di vivere in un altro luogo, perché un altro non sarebbe questo, il mio, e non sarebbe così perfetto. E proprio io, che ho sempre sospirato sconfortata guardando alle bellezze degli altri, mi trovo stupita di questo amore ritrovato, che mai avrei pensato di provare quando mi vantavo di essere un animo nomade e giravo mari e monti, facendo valigie e trasferendomi volentieri altrove.
Se il mio animo un po’ inquieto non aveva mai badato al profilo delle montagne e alla rifinitura delle colline che gli stavano davanti, ora non desidera altro che starsene nella sua piccola contea a godersi questa affezione, a contemplare quel che gli occhi svegliati dal torpore gli rivelano in tutta la pienezza. Ed è così che alla meraviglia segue la gratitudine e poi, come è naturale, scende la calma.
La frenesia cala di colpo e le giornate scorrono in pace. In una società che impone il viaggio come catarsi spirituale del buon cittadino del mondo, nell’epoca degli Erasmus e degli scambi culturali, io mi sento finalmente libera di stare ferma qui dove il Padreterno ha messo me e i miei avi prima di me, dove l’acqua del mio fiume è la stessa che mi dà vita e la terra che calpesto è la stessa con cui sono fatte le mie ossa, quelle di mio padre e quelle di mio nonno prima di lui.
Quando penso a tutto questo, di colpo cessa quell’irrequietezza che mi soffocava mentre posavo lo sguardo su qualcosa, nell’ansia che intanto me ne sarei persa altre mille. Gli occhi si muovono più lenti e più sicuri, scrutano il dettaglio e ci colgono la poesia, perché in fondo non esiste vero poeta che non ami la propria terra perché essa, mi pare, è specchio di ogni bellezza.
Ancora una volta devo a Guareschi buona parte di queste riflessioni. Se pare strano che un solo autore possa dire tanto, con così tanta facilità, al lettore, basterà leggere alcune delle righe più belle di tutta la letteratura moderna per ricredersi e commuoversi:
“Io so che quando ero ragazzo mi sedevo spesso lungo la riva del grande fiume e dicevo ‘Chi sa se, quando sarò grande, riuscirò a passare sull’altra riva!’
Sognavo di conquistare una bicicletta.
Adesso ho quarantacinque anni e ho conquistato una bicicletta. E spesso vado a sedermi ancora sulla riva del grande fiume e, mentre mastico un filo d’erba, penso ‘Si sta meglio qui, su questa riva’.”
Come Giovannino, non desidero più conquistare chissà quale bicicletta e un futuro da favola, desidero soltanto prestar fede alla parola data a un amico: quando saremo anziani dovremo trovarci al solito posto a giocare a carte, a dirci le stesse cose e a guardarci allo stesso modo e quando penseremo al nostro paese proveremo quella nostalgia dei bei tempi andati che i giovani non potranno capire e di questo sorrideremo compiaciuti. Mentre guardo le stagioni cambiare, mi immagino tra cinquant’anni insieme a mio marito, sempre nello stesso luogo, mano nella mano.
È così che allora capita sempre un quel che non succede in nessun altro luogo: per un istante, uno solo, ci si sente appagati davvero e pare di non aver bisogno di altro. Quel che non c’è, vien da pensare, vuol dire che non serve. È questo appagamento che poi si torna a cercare come il bene più prezioso da custodire.
Forse, come scriveva Chesterton, alle volte occorre fare il giro del mondo per tornare a casa. A pensarci bene, è stato così per me: se non avessi corso così tanto, così affannosamente per cercare chissà cosa e chissà dove, ora non mi sarei trovata qui: stanca, ma qui. Tuttavia prendere fiato ogni tanto fa bene perché il Padreterno è imprevedibile e mette le cose nel cuore quando decide Lui, persino quando ci si ferma a riposare. Ogni tanto poi ci mette anche l’amore per la propria terra e allora bisogna ricominciare tutto da capo. Eppure io mi farei rimescolare l’animo altre mille volte se ciò vale anche solo un centesimo di quel che riesco a vedere ora.
Così, a ventiquattro anni, potrei stendere un elogio della mia terra degno dei vecchi del paese e guardare per ore lo stesso punto per vederlo scomparire dietro alle nuvole. Mi sembra di capire tutto d’un tratto che la passeggiata quotidiana dell’anziano, sempre alla stessa ora, sempre lo stesso percorso, possiede una mistica speciale e che la vecchia seduta ogni sera davanti all’uscio di casa incarni un rituale sacro e inviolabile. Uomini e donne trasfigurati per quel loro guardare ogni giorno le stesse cose, scorgendovi dentro dell’altro. O, più probabilmente, uomini e donne che guardano semplicemente quel che hanno davanti e ciò gli basta per amarlo intensamente per tutta la vita. Buon Dio, fa che il mio animo un giorno possa traboccare come il loro.
19 commenti su “Si sta meglio qui, su questa riva”
Dalle nostre “radici” ci viene un nutrimento che davvero, come è detto qui, porta con sé una pace. Senza “radici” non siamo liberi – tutt’al più, siamo liberi di farci asservire dai malintenzionati di turno.
ARTICOLO STRAORDINARIO ED EMOZIONANTE PER QUANTO SUSCITA NELL’ANIMA E NELLO SPIRITO!!!
Anche per me l’autunno è sempre stata la stagione più bella: i colori dell’autunno sono ineguagliabili!!!
GRAZIE!!! GRAZIE!!! GRAZIE!!! GRAZIE!!!
Splendida, vera, piena e profumata riflessione poetica. Ho visto tutto ciò che le parole hanno descritto. Condivido…
Non avrei immaginato che una persona tanto giovane potesse scrivere cose tanto vere. Grazie. Io ci sono arrivata molto, molto più tardi.
Cara Chiara, scriva ancora.
Hai detto bene, cara Chiara. Gli occhi degli anziani possono sì guardare solo quel che essi hanno, ma per i più attenti e forse per una grazia speciale, anche ben altro e allora, nonostante possa capitare che per l’età la vista si sia affievolita, vedono molto ma molto più lontano, quasi che tutto il mondo su cui ancora poggiano i piedi, tutto quel che hanno amato e conservato nel cuore sia come svanito e si preparino, memori della bellezza goduta, a pregustare un bene inimmaginabile e infinitamente più grande nell’eternità.
Da sempre sostengo il valore delle radici. La terra da cui si viene impasta le vene e il cuore della nostra esistenza. Questo retaggio perso nella notte dei tempi è ciò di cui oggi tanto si lavora fino a volerlo offuscare. Loro lo sanno quanto sia difficile sradicare un albero con radici profonde. Sono convinto che passata la tempesta con qualche ramo rotto tutto riprenderà . Come dice il nostro Giovannino conserviamo il seme ……..
La Grigna e il fiume Adda (nella foto) sono anche tra i simboli del mio territorio, la cui bellezza però ho cominciato a “riconoscere” molto più tardi di questa giovane, e dopo aver molto cercato in giro per il mondo il luogo ideale che non esiste nella realtà.
Mai mi sarei aspettato tanta saggezza vissuta da una 24enne… ringrazio Dio per questo dono inaspettato.
Carissima Chiara!
Trabocchi Bellezza da ogni poro della tua pelle! Hai raggiunto, grazie a Dio e immagino bene a due splendidi genitori che ti avranno certo insegnato ad apprezzare la Bellezza Vera, una saggezza che oggi ben raramente raggiungono i ragazzi della tua età che sono tanto presi dalle loro “migrazioni erasmusiane”, dai loro “Fridays for future”, dai loro viaggi “di ricerca emotiva in paesi che noi vecchi nemmeno immaginiamo”, da lasciarsi sfuggire l’essenziale.
Sono zia di due donne (ormai donne di quasi quarant’anni) che a casa loro, nella loro terra, sulla loro riva non sostano ormai da anni, una ha vissuto prima in Inghilterra, poi in Svizzera e ora è stabile (?) di nuovo a Londra, ha sposato un ragazzo pakistano musulmano, ha avuto una bella bimba, ha apostato da Cristo e dice di star bene così, “sulle altre rive”. L’altra, più giovane di una anno, vive a Torino, fa il medico e ha fatto del viaggiare, nei paesi più esotici possibile, il suo obiettivo primario, attualmente è in Sudafrica spedendo con entusiasmo maniacale foto e filmini da zoo a tutti su Facebook! Anche lei ha apostatato, con mio grande dolore, da Cristo, dice di credere solo nelle leggi dello Stato, si è sposata con un bravo ragazzo che però condivide in tutto e per tutto i suoi interessi e così anche loro sostano, il meno possibile, sulle altre rive del mondo, consumando come in un Mac Donalds forti emozioni di brevissima durata che però credo, purtroppo per loro, non gli daranno mai quella “trasfigurazione” che viene dal “guardare ogni giorno le stesse cose” che invece, in te, hanno arricchito splendidamente il tuo bel cuore.
Grazie Chiara!
Laura
Conosco bene questo fiume, l’Adda, e questa terra. Anche a me fanno stare molto bene. Il nostro spirito non può mai essere estraneo al luogo in cui siamo nati. Grazie per la bella riflessione
Carissima Chiara,
per mille motivi, ti giunga il mio “GRAZIE”!
Ho sempre amato l’autunno, particolarmente le fredde giornate di novembre, perché portavano con sè il pregio di farmi riassaporare i profumi e gli odori della campagna friulana, mia terra d’origine, ma la profondità della tua descrizione della Bellezza…mi commuove profondamente!
Grazie davvero di cuore.
Grazie Chiara, per aver condiviso con noi la tua incredibile saggezza, precoce, come già osservato da altri.
Io non vivo nelle zone che hai descritto, ma attraverso le tue emozioni ho vissuto le mie emozioni..quando mi appare al mattino nello sfolgorante azzurro del cielo, il mio Monviso, o quando passeggio lungo i viali alberati della mia città.
Grazie!
Mi piace questo sito perché ci trovo scritti e pensieri che non ci sono da nessun altra parte. In genere ci si limita a enunciare dottrine a magnificare il passato: così non si va da nessuna parte. Dobbiamo imparare a mostrare la nostra umanità fatta di cose terrene e cose spirituali, così parleremo a più persone. Continuate.
Sono d’accordo. Se non mi ritenete importuno, chiederei anche agli altri autori del sito di scrivere su questo argomento. Non penso che sia difficile perché anche a me pare che questa sensibilità sia tipica di Ricognizioni.
Una boccata di aria buona. Si sente la scuola del nostro Giovannino. Penso carissima Chiara che suo padre ne sarà felice.
L’autunno mese meraviglioso, anche S.Pio da Pietrelcina in un Suo componimento scolastico descrive i i colori di questa stagione! e nel tema fà intravedere bene l’opera di Dio…sulla natura….
grazie
vittoria
Complimenti per il bellissimo articolo.
Che grande. Dio ti benedica
L’autunno! I tappeti di foglie sotto gli scarponi, gli ultimi funghi, l’aria frizzante e pulita. I fasti e la confusione chiassosa dell’estate si dissolvono nelle ombre lunghe, il grande caldo e le folle nomadi coatte è come se l’acqua dei torrenti – di nuovo limpidi – se li portasse via, a valle. Loro, i molti, non sentono il piacere delle narici solleticate dal primo fumare delle stufe, dal profumo della terra umida accarezzata da una luce timida e delicata…
Porta via, l’autunno, la fissità e la certezza del tempo imbalsamato dai bagordi della “bella stagione” : l’effimero verde onnipresente cede il passo al giallo e al rosso e all’oro e al bruno, che vanno a toccare il blu del cielo o il piangente grigio di una giornata fatta di pensieri e di ricordi. Scende gentile la sera autunnale, – c’è ancora un po’ di luce, poca – a dirti: vedi? un’altra stagione, un altro anno è passato, sopra i prati e i ruscelli, i recinti e i frutteti, i boschi e le rocce! Vedi? Le luci delle case, come in un presepe, sussurrano all’anima di fermarsi e pensare, a quello che è stato, a voci lontane, ai volti e ai passi nel tempo che è stato. I fiori appassiti, gli aghi di pino, la nebbia gentile e le pigne scure, le allegre castagne e qualche foglia che balla, cadendo, la danza dei pensieri nel vento che soffia.
Grazie, Chiara…accompagnandoci in luoghi e pensieri che abbiamo sentito nostri perché veri , belli , buoni..ci hai fatto il grande dono di condividere una gioia profonda che dal sensibile arriva e inonda il cuore.. Una testimonianza la tua, che ci fa essere ottimisti ..che ci fa comprendere che la Bellezza davvero con Dostoevskij potrà salvare il mondo..non la bellezza degli effetti speciali , legata è piegata alle ideologie..una Bellezza semplice e chiara, come il tuo nome..E sai che San Bernardino da Siena continua a ricordarci che..parla chiaro chi ha chiaro l’animo suo..Grazie , Chiara , grazie di cuore e continua a seminare questa Bellezza di cui il mondo ha tanto bisogno..una Bellezza dolce non solo estetica ma anche etica e valoriale..intrisa di semplicita , gratuita , Bonta , VERITA..capace, spero e credo, di cambiare almeno un po’ tanti cuori di pietra in cuori di carne..Ci hai fatto un grande dono..ne aspettiamo ancora!