Concepire Dio come essere prioritariamente (o persino unicamente) misericordioso conduce ad un fallimento teologico, perché genera una palese contraddizione.
di Corrado Gnerre
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Il teologo, monaco, priore (non si sa come definirlo) Enzo Bianchi è tra gli invitati fissi di una trasmissione serale di Radio Uno dal titolo “Ascolta si fa sera…”.
Nella puntata di qualche giorno fa il Nostro ha detto con molta chiarezza che in Dio non ci sarebbe una coesistenza paritaria e omogenea tra giustizia e misericordia, perché questa (la misericordia) sarebbe nella natura dell’Onnipotente prioritaria rispetto alla giustizia. Poi ha perfino citato Nietzsche e la sua convinzione secondo cui Dio “sarebbe morto” nel sacrificio di Cristo.
Su quale logica possano essere dette certe cose, non si sa. Resta il fatto che ancora una volta Bianchi si distingue per convinzioni che sono in palese rottura con la dottrina cattolica di sempre. Il problema però è che non è solo lui. C’è una lunga (troppo lunga) ed autorevole (troppo autorevole) schiera di teologi, ecclesiastici e quant’altro che la pensano allo stesso modo.
E allora un po’ di ripasso su queste questioni è utile, se non altro per non farsi irretire da certe convinzioni (come quelle di Enzo Bianchi) che sono niente altro che pure e sostanziali eresie.
La dottrina cattolica di sempre afferma che Dio è assoluto e, in quanto assoluto, nella sua natura vi sono tutte le virtù al grado massimo. E’ virtù la misericordia (infatti Dio è massimamente misericordioso), ma è virtù anche la giustizia (e infatti Dio è massimamente giusto). Se si dicesse che Dio è solo massimamente misericordioso ma non anche massimamente giusto, si ammetterebbe o che la giustizia non è una virtù (il che sarebbe sciocco) oppure che Dio non è assoluto (il che sarebbe sciocco ugualmente) perché in una delle sue virtù (in questo caso la giustizia) mancherebbe di qualcosa.
La buona teologia insegna che in Dio può esserci la “contrarietà” (giustizia e misericordia sono in un certo senso virtù contrarie), ma in Dio non può esserci la contraddizione. Non possiamo dire che Dio è giusto e non-giusto nello stesso tempo, o che è misericordioso e non-misericordioso nello stesso tempo. La contraddizione è presente nell’imperfezione creaturale, non nell’assoluta perfezione del Creatore.
Questo è ciò che da sempre il Cattolicesimo ha insegnato. Ma veniamo ad una questione importante che, valutata, ci fa capire tante cose. Concepire Dio come essere prioritariamente (o persino unicamente) misericordioso conduce ad un fallimento teologico, perché genera una palese contraddizione.
Vediamo qual è questa contraddizione. Se si afferma che Dio è prioritariamente misericordioso è perché si teme che ricordando che in Dio c’è anche la giustizia al grado massimo, Dio stesso potrebbe sembrare troppo rigoroso, perfino “vendicativo”. E non ci si accorge invece che è proprio il contrario. E’ proprio quando Dio si presenta solo come essere misericordioso che si corre davvero il rischio di presentarlo come cattivo.
Non ci vuole molto a capire che in una simile prospettiva perde significato la permissione del male da parte di Dio. Mi spiego meglio: se Dio è prioritariamente misericordioso e dunque non c’è una sua eventuale giustizia che esige di compensare il peccato, perché allora Dio permette che l’innocente soffra? Perché permette che muoiano i bambini? E perché ha permesso che patisse e morisse in quel modo Suo Figlio?
E’ vero, infatti, che il male in sé non è voluto da Dio, ma è sempre da Lui permesso. Inoltre va detto che se il male morale è ripugnato da Lui, il male fisico può essere persino voluto da Dio (in questo caso si dice “per accidens”), cioè voluto indirettamente come conseguenza del peccato originale o come mezzo per ottenere un fine più elevato: il merito e la salvezza dell’anima.
Insomma, un Dio che non è anche giustizia al massimo grado è un Dio che lascia insoluta la questione del male.
Ed ecco perché oggi nessuno parla più di sacrificio e della centralità della Croce. Questa (la Croce) è stata rimossa perfino dagli altari. E’ sempre più diffusa la moda di costruire Crocifissi senza la Croce, sculture o dipinti dove il corpo di Gesù è come sospeso nell’aria e non più inchiodato dolorosamente al patibolo.
Ed ecco anche perché oggi un po’ tutti nella Chiesa affermano che dinanzi alla sofferenza dell’innocente la “risposta” migliore sarebbe il non rispondere. Eresia anche questa. La risposta c’è, eccome: la causa è il peccato che si è introdotto nella storia.
E così è tutto un disorientamento, un dubbio, un’inquietudine angosciante… quando invece il Cristianesimo ha questo di straordinariamente consolante: può sì sfuggire il singolo significato della sofferenza, ma è certo che dietro ad ogni sofferenza c’è un significato più grande che solo Dio conosce.
Ed è solo su questa certezza che si può affrontare coraggiosamente e gioiosamente l’avventura dell’esistenza. Non certo concependo un Dio “debole”, “impotente” che dinanzi all’ineluttabilità del male ritirerebbe se stesso non sapendo cosa fare se non avere misericordia …ma verso cosa?
In Cordibus Jesu et Mariae
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16 commenti su “Si scrive: “Dio prioritariamente misericordioso”; si legge: “Dio cattivo” – di Corrado Gnerre”
Piemontese, mi tocca ripeterlo.
La “traccia” sottostante è; “Noi abbiamo da secoli l’affaccio del mondo cataro nelle nostre montagne sudoccidentali, l’affaccio del Calvinismo ginevrino in quelle nordoccidentali, e i Valdesi di Pinerolo a fare da perno… preziosissimi per la collaborazione con Cavour contro il Papa, tramite il console inglese. Eresia? Lebbra? Pericolo mortale, di una vita cupa di qua e dannata di là?… No: superiorità intellettuale, apertura a una sintesi inaspettata, inserimento in Europa (e aggancio all’America), via dalle miserie mediterranee/mediterronee di Roma”
Non sono “sostanziali eresie”, sono eresie formali, ovvero negazioni pubbliche e pertinaci di articoli di fede divina e cattolica.
Chi è su queste posizioni è semplicemente fuori dalla Chiesa perché eretico, vale per questo ambiguo personaggio travestito da religioso
come per qualunque altro travestimento protoclericale, fino a chi si traveste da papa.
Questo eretico è stato nominato dall’argentino biancovestito esperto al sinodo dei vescovi per la nuova evangelizzazione e per la “trasmissione” della fede cristiana,
mi pare che abbiamo chiarito tutto no? Viene da ridere se si pensa che l’editrice San Paolo nel ristampare il luminoso Catechismo di San Pio X ha affidato a questo eretico
il compito di farne la prefazione per irriderlo, sminuirlo e mortificarlo con la melliflua ed infingarda modalità modernista.
Gli eretici formali non sono nella Chiesa, non possono fare manco i chierichetti figuriamoci se possono essere papi.
Il pesce oramai puzza dalla testa (e nella testa c’è pure…
Caro Matteo, per quel che riguarda le risposte che Le ho dato a ciò che ha scritto su “FUORI MODA” il 12-11 alle 17:54, l’ho fraintesa e LE CHIEDO SCUSA: credevo che avesse dato del perbenista ipocrita a chi è fedele alla dottrina di sempre e al commentatore Sestolese!
Rileggendo il tutto ho capito che la Sua era una GIUSTISSIMA risposta a Mario!
Le ho risposto anche io là in quel post, la avevo capita, per questo non ribattevo.
Grazie ancora comunque.
Bellissimo articolo. Grazie mille !!!!!!!!
La giustizia senza misericordia porta alla spietatezza. La misericordia senza giustizia porta alla debolezza. Basta alterare l’equilibrio perfetto delle virtù divine per far scaturire il male, cioè la mancanza del vero bene. Spero che il signor Bianchi sappia che perfino Origine difendeva contro Celso la compresenza in Dio di giustizia e misericordia.
Siamo soffocati dalla Misericordia, la Giustizia è stata completamente (e volutamente) dimenticata. La vera contraddizione è l’attuale Chiesa rappresentata da personaggi come Enzo Bianchi (ne ometto il titolo per rispetto al Monachesimo). Del resto anche Francesco (anche qui ometto il titolo) ha detto che “non c’è risposta al dolore”, o mi sbaglio?
L’ha detto, caro Ioannes. Ed è stato citato come “un grande” da un Parroco piemontese (di vasta cultura) proprio per averlo detto.
Se “non c’è risposta” alla (sciocca) domanda “Si Deus, unde Malum?”, allora Dio è cattivo: è in debito con noi, “innocenti”, dotati non di libero arbitrio ma di servo arbitrio (Lutero)
Lo stridulo personaggio ed i suoi accoliti possono continuare ad offrirci tutte le farloccate che vogliono su Nostro Signore, ormai ci siamo stancati di dare loro retta. Ci si rivedrà al capolinea ed allora se non convertiti costoro avranno di che ” grattarsi “
le prossime bombette dell’Isis che scoppieranno pure in Italia dimostreranno di che pasta è fatto il Dio “clemente, misericordioso” dei musulmani.
Il patripassianismo è una eresia cristologica e trinitaria condannata dalla Chiesa all’incirca quindici secoli orsono. Di fronte a certi uomini di chiesa (?) si sta come si starebbe al cospetto di un ingegnere prossimo alla pensione al quale dover rispiegare la tavola pitagorica. Non ascoltate la radio. Non mettetevi davanti al televisore. Non leggete i giornali. Non incentiviamo il multiloquio mediatico fondato sul presupposto fondamentale gramsciano: impadronirsi dei mezzi di comunicazione ed occupare a fondo i gangli del sistema culturale.
A meno che non cominci a deludere e cadere in disgrazia per essersi riferito a Nietzsche..
Si sa benissimo come definire il personaggio: ragionier Bianchi, amministratore di un noto agriturismo.
Purtroppo, si rifiuta la forma della verità, perché essa forma esclude l’errore. Non si ama la giustizia di Dio, perché non si ama la forma escludente della verità. In sostanza, non si ama Dio. E’ evidente. Ora, è chiaro che ci si appella alla misericordia solo se si riconosce la giustizia di Dio. Di conseguenza, se non si riconosce la giustizia, non ha nessun senso appellarsi alla misericordia. Se infatti, si giudica che la giustizia non è giusta, perché esclude l’errore, allora non è giusta nemmeno la misericordia, giacché quel che si pretende è che la misericordia includa l’errore, negando, in tal modo, la verità e la giustizia. Si pretende cioè che l’uomo sia salvo senza condizioni. Questa è la teologia del paese di cuccagna.
Parecchi decenni or sono, mi fu insegnato che il problema del male nel creato è, dopo il mistero dell’unitrinità di Dio, il massimo dei misteri che affatica e disorienta l’umano intelletto, la cui soluzione non si dà su questa terra, ma soltanto quando al cospetto di Dio, saremo simili a Lui,poiché Lo vedremo come Egli è.
E’ cambiato qualcosa?
Mi permetto di dire che si trattò di un insegnamento spurio già allora, caro Normanno.
“Il Male” fa problema se lo si vede come un Anti-Mondo sussistente: cioè se esistono due Mondi. Non è affatto così. Nella realtà esiste il Creato ed esistono in esso alcune creature pervertite, una in particolare (l’ ex-Lucifero), che si dedicano a sabotarlo, e soprattutto a portare in proprio potere le persone umane.
Esiste il Re dell’Universo ed esiste il Principe di questo mondo: il Violento e Menzognero che ha okkupato una casa non sua