Fabio Conditi è presidente di “Moneta Positiva”1, un’associazione che si occupa di studiare e diffondere soluzioni affinché la moneta non sia un problema per l’economia reale, ma uno strumento per aiutarne lo sviluppo e per promuovere il benessere del cittadino comune.
Fabio, quando hai iniziato a occuparti di moneta, e soprattutto, perché?
Ho iniziato ad interessarmene tra il 2013 e il 2014, circa sei anni fa. Io sono ingegnere, nel mio lavoro mi occupavo non solo di progettazione in ambito edile, ma anche di operazioni immobiliari; quello dell’edilizia è stato il primo settore ad accorgersi che qualcosa era cambiato, perché nel 2007 quando c’è stata la crisi dei mutui sub-prime improvvisamente le banche, da un anno all’altro hanno smesso di fare prestiti. Io avevo a che fare con persone che volevano comprare la casa: l’anno prima andavano in banca e questa faceva loro il mutuo a qualsiasi condizione, l’anno dopo il mutuo non lo facevano più, indipendentemente dalle loro condizioni personali.
A quel punto, io che pensavo che la moneta fosse una cosa prodotta dalle istituzioni, ho iniziato a chiedermi come mai un anno prima di moneta ce n’era tantissima e le banche non facevano altro che finanziare attività ed elargire prestiti e l’anno dopo non ce n’era più. Ho cominciato a indagare sul motivo, e su chi crea il denaro, e lì ho scoperto un mondo che non conoscevo minimamente; fino ad allora pensavo quello che pensavano tutti: che il denaro fosse creato dallo stato tramite la banca centrale. Invece ho scoperto che sono le banche private che lo creano, almeno la maggior parte.
Ma cos’è successo esattamente, qual è il meccanismo per cui gli istituti hanno detto “Stop ai prestiti”?
Nel mercato immobiliare, a partire da quello degli Stati Uniti, le banche prestavano tantissimo e si era creata una bolla immobiliare gigantesca. Peggio ancora le banche avevano iniziato a fare dei prodotti cartolarizzati, i cosiddetti derivati, contenitori in cui buttavano dentro tutto quello che facevano. Questi titoli spesso erano valutati con tripla A, cioè garantiti al massimo avendo come “sottostante” [valore reale che “sta sotto”, garantendo, un’operazione finanziaria, ndr] degli immobili. Poi però venne fuori che alla stessa persona venivano dati anche quattro o cinque mutui contemporaneamente, anche se questa persona non aveva “capienza”, cioè non poteva permetterseli non disponendo di un reddito sufficiente a rimborsarli.
Ci fu quindi un crollo del mercato immobiliare in California, il crollo dei titoli cartolarizzati basati sui prestiti immobiliari, e a catena anche di tutti i derivati che erano stati fatti su questi titoli, che nel frattempo erano stati comprati dalle banche di tutto il mondo, e rivenduti agli ignari investitori. Si venne a creare un clima di sfiducia all’interno del sistema bancario provocando il crollo della moneta bancaria, la quale si basa soprattutto sulla fiducia.
Ecco, questo è un punto cruciale, puoi spiegarci bene cosa avviene nel circuito bancario?
Le banche si concedono prestiti reciproci, in modo da creare una massa monetaria elevatissima con un “sottostante” che è prossimo allo zero (essendo la riserva obbligatoria dell’1%), e questa grande massa monetaria si basa sulla fiducia. Se le banche iniziano a non fidarsi più l’una dell’altra il “castello” crolla completamente, la moneta in circolazione si riduce drasticamente e viene meno la capacità di fare prestiti.
Con questo abbiamo fatto un piccolo essenziale ripasso di come ha avuto origine la famigerata crisi. Dopo cos’è avvenuto?
Per cercare di tamponare il problema, e coprire il buco che le banche avevano generato, gli istituti centrali hanno iniziato ad emettere quantità enormi di soldi: qualcosa come 12.000 miliardi di dollari tra la BCE, la FED, la Bank of England e la Banca del Giappone.
Solo che come sappiamo questi soldi sono rimasti appunto nel giro delle banche che avevano causato la bolla, mentre alla gente comune che l’aveva subita non è arrivato praticamente nulla.
Certo, i soldi sono andati tutti ai mercati finanziari, per ricreare quella bolla che era scoppiata. L’iniezione di liquidità è servita a riportare il valore di quei titoli, che era sceso drasticamente, a livelli ancora più alti di quelli di inizio crisi; tanto che se oggi scoppiasse una crisi come quella del 2007-2008, sarebbe ancora peggio di dodici anni fa. Esattamente come accade con un palloncino, che se scoppia quando è piccolo non si sente quasi, se scoppia quando è enorme fa un rumore infernale, essendo la borsa di oggi ad un livello più alto di allora, allo scoppio provocherebbe ancora più danni.
Sbaglio di molto se dico che questo, più che a un sistema finanziario, somiglia molto ad uno schema Ponzi su scala planetaria?
È così, le bolle finanziarie speculative sono uno schema Ponzi: io creo un titolo, un pezzo di carta, che non ha un vero valore sottostante come può essere un bene reale; il loro valore dipende dalla domanda e dall’offerta di questi titoli, sono una speculazione. Quando si gonfiano attraggono una caterva di soldi, però quando poi si sgonfiano questi soldi la gente li perde.
Una volta compreso tutto ciò, tu cosa hai pensato di fare?
Ho iniziato ad incontrare persone che come me cercavano di capire come funziona la moneta, ho trovato un gruppo che si chiama tuttora “Gruppo Cittadini Economia di Bologna”, in collegamento con un gruppo simile di Ferrara; abbiamo iniziato a incontrarci, a fare conferenze, convegni, per raccogliere e studiare tutte le informazioni che ci aiutassero ad inquadrare il problema, perché nei libri di economia queste informazioni non si trovano. Quando ho cominciato a studiare i libri di economia, non riuscivo a capire come mai il denaro scompariva nel sistema bancario, poi mentre approfondivo ho avuto la fortuna di incontrare persone allora sconosciute ma che nel frattempo divenute famose come Nino Galloni, Antonio Maria Rinaldi, Marco Cattaneo, Giovanni Zibordi. Ci incontrammo per due giorni consecutivi in un agriturismo, stringendo un rapporto anche umano, e questo ci aiutò tantissimo ad andare avanti.
Sarà stato un bel sollievo scoprire che non eri solo di fronte all’enormità di ciò che ti si stava disvelando?
Le informazioni, la conoscenza, sono sempre veicolate dalle persone. Come nella ricerca dell’oro: una volta trovato il filone di persone giuste che posseggono le informazioni utili, piano piano seguendo il percorso che hanno fatto, scoprendo quello che hanno scoperto, acquisisci un bagaglio culturale che altrimenti non sarebbe possibile fare proprio. Se uno si mette da solo non va da nessuna parte.
E “Moneta Positiva” quando nasce?
Nel 2015 con questi amici abbiamo fondato “Moneta Positiva”, associazione collegata al movimento internazionale “International Movement for Monetary Reform”2, e a quel punto le informazioni hanno iniziato a circolare veramente.
Credi sia un caso se le informazioni corrette sulla creazione della moneta non ci sono nei libri di economia?
No, è voluto. Quando inizi a capire come funziona il sistema capisci anche il perché è stato escogitato in un certo modo. Apparentemente sembra assurdo, ma in realtà è perfettamente funzionale all’arricchimento di una ristrettissima cerchia di persone e all’impoverimento di tutti gli altri, quindi non è stato costruito a caso. Studiando (non sui testi ufficiali) capisci come l’hanno fatto, perché, e quali sono state le tappe della sua realizzazione.
Da allora quindi hai deciso di dedicare buona parte delle tue energie a rendere consapevole la gente dell’iniquità del sistema, e fornire ai politici di buona volontà delle proposte di soluzione.
A un certo punto avevo due strade: fare come la maggior parte delle persone, che si lamentano, ma poi rimangono ad occuparsi delle proprie cose, oppure dedicare una parte della mia vita a cercare di combattere ciò che non funziona. Non solo quindi studiare, analizzare, ma anche trovare soluzioni, radunare persone che la pensano come me e cercare di cambiare le cose, partendo dalla consapevolezza delle persone, la consapevolezza dei nostri politici, quindi un’operazione di cambiamento graduale del sistema, perché non è possibile cambiarlo improvvisamente.
Ultimamente da YouTube mi arrivano un sacco di video tuoi e di tuoi colleghi, ti intervistano da tutte le parti…
Canale Italia mi ospita spesso, con Byoblu abbiamo fatto diversi video, l’ultimo dei quali ha avuto più di trentamila visualizzazioni in un giorno e mezzo… non era mai successo. Qualche anno fa si faceva fatica, ma devo dire che adesso c’è molto interesse.
Ed è un bene, ma che mi induce una riflessione: si parla sempre genericamente e in qualsiasi periodo di soldi per lamentarne la mancanza. Da quando siamo nell’Euro e specialmente negli ultimi anni si parla sempre più di moneta intesa come conio, valuta. Visto che di moneta si parla solo quando non funziona (un po’ come la salute), mi sento di dedurre che la nostra sia in condizioni pressoché disperate.
La gente ne parla, ma nessuno si fa le domande giuste: chi crea il denaro? Che cosa ne fa? Nessuno fa un collegamento tra quella che è la crisi e il funzionamento del sistema monetario. La gente ha la percezione (ce l’avevo anch’io) che il denaro sia qualcosa che esiste già in natura, come l’aria, come l’acqua, per cui bisogna solo trovare la maniera di reperirlo con le tasse e poi spenderlo quando ce l’hai. Nessuno ha la percezione che il denaro si crea.
Non si può farne una colpa alla gente comune, se pensiamo che abbiamo in giro “grandi economisti” che non lo capiscono o fanno finta di non capirlo…
Beh, diciamo la seconda!
Cito una tua affermazione: “Ogni euro che viene introdotto nel sistema produce un debito maggiore dell’euro stesso”, ce la spieghi?
Questo è il concetto più complicato da far capire, ci sto provando da anni! Riproduciamo un sistema economico semplice: un’isola deserta dove ci sono solo mille persone. Partiamo che il denaro non esiste, e decidiamo di farlo creare a un unico soggetto che chiamiamo banca; questo denaro però, invece di essere distribuito “gratuitamente” per cominciare a circolare (come si fa nel Monopoli, dove prima di iniziare a giocare si distribuiscono banconote), viene dato dalla banca ma “in prestito”. Il banchiere dice: “Io ve lo presto, ma me lo dovete restituire con gli interessi del 5%”. Gli abitanti dell’isola accettano, ma alla fine del primo anno si accorgono di un problema: se il banchiere ha distribuito, mettiamo, un milione di banconote, dopo un anno dovrebbero essergli restituite 1 milione più 5%, ovvero 1 milione e 50 mila.
Come fanno a restituire una cifra che nella sua totalità non esiste? Impossibile. Ma la situazione non può migliorare: se il secondo anno gli isolani volessero mantenere in circolo il milione, il debito sarebbe pari a 1 milione e 50 mila e gli interessi successivi verrebbero calcolati su questa cifra, e alla fine dovrebbero restituire 1.102.500, e così via in crescita esponenziale per gli anni successivi.
Questo ci aiuta a capire che la moneta nata come prestito, crea un debito che è sempre più grande della moneta che è stata creata. Come il gatto che si insegue la coda e non riuscirà mai a raggiungerla perché spostandosi si sposta anche essa, il debito non potrà mai essere estinto perché sempre più grande della moneta in circolazione.
Rimanendo in metafora, in questo caso, aggiungendo al debito anche l’interesse possiamo dire che la coda addirittura si allontana sempre di più. Come mai allora dicono che il reddito da signoraggio spetta comunque allo Stato, per cui la banca che lo percepisce glielo dovrebbe girare? È vero o è una leggenda?
È vero ma vale solo per la moneta a corso legale, ovvero le monete metalliche e quelle cartacee. Per quanto riguarda le monete metalliche lo Stato percepisce direttamente il signoraggio in quanto è lui che le conia. Per le banconote lo percepisce in prima battuta la banca centrale [BCE], che lo divide tra le banche centrali nazionali le quali lo girano allo Stato.
Peccato che la moneta a corso legale rappresenti solo il 7% di tutta la moneta che circola. Il restante 93% è tutta la moneta [scritturale, informatica, ndr] creata dal sistema bancario, il quale ne percepisce il signoraggio.
Allora possiamo dire che il signoraggio, ovvero il guadagno che ha lo Stato dalla creazione della moneta è molto ma molto inferiore rispetto a quanto paga ogni anno in interessi passivi sul debito, per cui viene abbondantemente annullato.
Fa i conti che se ogni anno lo Stato paga 70-80 miliardi di Euro in interessi, l’anno scorso (che è stato un anno buono), ne ha ricevuti circa 5 miliardi come reddito da signoraggio: una cifra ridicola.
Da dove deriva il valore dei soldi? C’è proprio bisogno delle banche per darglielo, o dopo ciò che abbiamo scoperto possiamo farne anche meno?
Dipende un po’ dalle epoche storiche. Inizialmente il valore della moneta era legato al materiale da cui era costituita: quando c’erano le monete d’oro, la quantità di oro tendenzialmente dava il valore a quella moneta [valore intrinseco uguale al valore nominale, ndr]. Poi nel corso dei secoli anche questo legame è andato affievolendosi, tant’è che le stesse monete d’oro avevano un valore nominale superiore all’effettivo valore del metallo di cui erano composte. Alla fine le monete avevano valore per la cifra che c’era scritta sopra, non tanto per il valore intrinseco del materiale di cui erano costituite. Oggi le monete metalliche non anno alcun valore intrinseco, le banconote nemmeno; viviamo in un mondo in cui non c’è più alcun collegamento con l’oro o altro.
Cos’è allora che dà valore alla moneta? Ci sono due aspetti da considerare: uno riguarda l’accettazione dello Stato per il pagamento delle tasse. Il fatto che lo Stato dica “con questa banconota tu puoi pagare le tasse” costringe tutti ad accettare quella banconota; se lo Stato domani dicesse che dobbiamo pagare le tasse con delle conchiglie, noi saremmo tutti sulle spiagge a raccogliere conchiglie e non ci preoccuperemmo più degli euro. L’altro aspetto è la fiducia: se abbiamo fiducia in chi crea la moneta saremo disposti ad utilizzarla e ad accettarla perché certi che anche gli altri la accetteranno in pagamento.
(1 continua – domani la seconda e ultima parte)