di Matteo Di Benedetto
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Per prima cosa chi cerca una risposta a questa domanda deve chiedersi se è realmente questa la domanda che sta ponendo. La maggior parte delle volte che qualcuno mi ha domandato come mai esiste il male, infatti, non stava cercando davvero una risposta filosofica o teologica a questo problema. Il nostro cuore cerca una risposta alle personali sofferenze della nostra vita, e a questa domanda nessuno può rispondere. Nessuno tranne Uno. L’unica vera risposta alla sofferenza personale di ciascuno la può dare soltanto Dio, e qualunque argomentazione razionale di chiunque altro non sarà mai bastante. Nella Bibbia, alla fine del libro di Giobbe, Dio si arrabbia con coloro che cercano di dare una risposta razionale o di giustificare il male personale di qualcun altro (Giobbe 42, 7-8). L’invito che mi sento di fare è di aprire la porta del vostro cuore al Signore Gesù, di sfogarvi con Dio, anche urlargli contro tutto il vostro dolore e le domande a cui non sapete dare risposta. Proprio come avvenne con Giobbe, vi assicuro che la risposta non tarderà. Il Signore bussa alla nostra porta in ogni momento (Apocalisse 3,20) e se solo noi aprissimo anche un piccolo spiraglio potremmo respirare la carezza della brezza di Dio (1Re 19, 12-13) e lasciarci avvolgere dal suo abbraccio.
Il quesito, tuttavia, da un punto di vista razionale rimane.
Come sempre la fede cattolica propone il contrario di molte spiritualità che giungono a noi oggi specialmente da antiche dottrine orientali rivisitate in ambienti gnostici e amplificate dai megafoni mediatici delle logge (Ebrei 13, 8-9). Per queste dottrine, infatti, in principio c’era una sorta di grande uovo cosmico o cerchio dell’armonia universale, che poi, regolarmente, un dio demiurgo (più o meno malvagio, o al massimo indifferente) rompe con una sorta di Big Bang. In questa sfera dell’Assoluto tutti gli opposti ed in particolare anche bene e male, luce e tenebre, erano coeterni ed, in definitiva, indistinti. Come nello Yin Yang, l’eternità è fatta da uno scontro di dio contro un non-dio a lui contrapposto, coeterno ed ugualmente potente che, ingaggiando una “lotta” eterna con Lui, produce una armonia superiore sia al bene che al male.
Per il Cristianesimo, invece, in principio era solo Luce, poiché era solo Dio. Per analogia potremmo dire che anche nella realtà fisica la luce ha una sostanza e l’ombra non è niente. Al contrario dell’idea manichea, gnostica e neopagana orientale, solo e soltanto Dio era in principio; con Lui non c’era ombra; solo la Luce, solo Dio crea.
«In Principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio.» Giovanni 1, 1.
Per noi il male non solo non è onnipotente, ma, come disse S. Agostino, non ha nemmeno una sua propria sostanza. Il male è assenza di bene, come l’ombra è assenza di luce. Soltanto la Verità fa essere ciò che afferma, invece l’errore, la falsità, la menzogna non pongono in essere nulla di contrario ma scambiano di posto realtà già esistenti. E’ proprio questo ciò che fa il demonio che è il padre dell’inganno: scambia di posto cose già esistenti, opera una confusione, rompe l’armonia e rovina l’ordine stabilito dal Creatore, ma non dà vita a niente. Se, dunque originariamente c’era solo la Luce divina da dove viene l’ombra del male? Dovremmo forse dedurre che Dio ha creato il male? No, però, volle creare l’uomo e gli angeli liberi, “a sua immagine e somiglianza” (Genesi 1, 26). Così come Lui è la Sorgente di tutta la luce, volle creare anche noi e gli angeli come punti di luce: liberi di splendere o meno. Non poteva, però, creare punti luminosi poiché era già tutto luce. Così, come primo atto, “si nascose” (Genesi 1,2). Fece una zona di penombra dentro di Sé, nella quale collocare questi punti che fossero liberi di chiudersi e spegnersi o di aprirsi ed accendersi riflettendo la Luce di Dio. Questa penombra non è mai un’ombra completa e assoluta perché mai nulla è fuori di Dio.
La metafora spiega la creazione delle creature con libero arbitrio. Il progetto di Dio era che tutti scegliessero il Bene, e tutti avrebbero potuto farlo, tuttavia alcune creature hanno scelto liberamente di non accendersi e di non diffondere la luce che Dio aveva affidato loro (Siracide 15, 16-20). Il primo fu satana: il “portatore di luce” si spense, e come tanti altri angeli dopo di lui non partecipò al progetto divino. Dio non ha creato “il male” in sé, ma ha creato “la possibilità del male” nel libero arbitrio. E’, quindi, vero che Dio ha creato l’albero della conoscenza del bene e del male. Infatti, nel giardino con Adamo ed Eva, l’albero c’era già (Genesi 2, 15-17). La stessa loro esistenza era già una prova di libertà, una prova d’Amore richiesta da Dio. Se non ci fosse stata nessuna possibilità del male, nessuna possibilità di rispondere “no” all’Amore di Dio, l’uomo e gli angeli non sarebbero mai stati davvero liberi di scegliere. Saremmo stati solo come marionette nelle mani di Dio, un sasso che rotola lungo la corrente di un fiume. Un amore forzato non può essere amore. Solo nella libertà può esserci l’amore e, infatti, se Dio non si fosse nascosto, il nostro piccolo punto luminoso si sarebbe sciolto nel mare della Luce divina. Per Dio, il valore elevatissimo della libertà, che è la custodia della nostra stessa identità, valeva la pena di correre il rischio della sofferenza e del male. Un Dio tiranno che forza l’uomo all’obbedienza (Luca 4, 9-11) avrebbe distrutto l’identità della sua creatura.
Per le dottrine di cui abbiamo detto, al contrario, è come se noi fossimo una piccola goccia d’acqua su una foglia che galleggia in mezzo al mare. Una volta morti, questa foglia viene rimossa e la nostra identità si scioglie nel “mare” di Dio. Per la nostra fede, invece, l’entrata nel Regno di Dio non cancella mai l’identità del singolo individuo, bensì conserva ogni attimo della vita di ciascuno. Eccetto il peccato e il male, tutta la nostra storia è nello zaino che portiamo con noi in Cielo, anche le nostre cicatrici (Giovanni 20, 24-28). Dio non scioglie mai la nostra identità ma permette che siamo noi stessi a contribuire al suo progetto meraviglioso e a fare splendere quella luce che Egli ha affidato proprio a ciascuno di noi singolarmente. Nella Giorno della Resurrezione ci chiamerà per nome.
Alla domanda “Dio ha creato il male?”, rispondo: Dio non ha creato il male ma ha creato nella libertà la possibilità, e poi l’uomo e gli angeli con il loro libero arbitrio lo hanno messo in atto.
Infine, per quanto riguarda le catastrofi e quegli avvenimenti dolorosi inspiegabili come le morti infantili, non dobbiamo mai dimenticarci due cose molto importanti. La prima è che, nonostante nulla avvenga se non sotto il permesso di Dio, non dobbiamo dimenticare che questo non è il suo Regno. A comandare in questa terra è il principe di questo mondo (Giovanni 14,30), pertanto come cristiani non dobbiamo aspettarci che sia governato in modo perfetto e sapiente, piuttosto prepararci alla tribolazione e al dolore, e ad unirci al mistero della Passione e della Croce di Nostro Signore Gesù Cristo. In secondo luogo davanti alla profondità della nostra sofferenza non dobbiamo mai disperare perché noi non abbiamo un Dio lontano che ci guarda altero dal suo trono. Abbiamo un Dio Padre buono (Isaia 49, 15), talmente buono da avere dato il suo Figlio unigenito per la nostra salvezza (Giovanni 3,16).
«Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno» Ebrei 4, 15-16. «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò» Matteo 11, 28.
Aggrappati alla croce del Nostro Signore Gesù troveremo la forza, la grazia, la speranza, l’amore di Gesù, Dio stesso, andato in croce per noi.
11 commenti su “Se Dio è buono e onnipotente, perché esiste il male? – di Matteo Di Benedetto”
Complimenti al dr. Di Benedetto per la chiarezza di esposizione e la felice articolazione della materia trattata. Vorrei esprimerGli anche questo mio desiderio: un altro articolo che affrontasse la grande questione relativa al “libero arbitrio” che non mi sembra sia generalmente compreso nella interezza della sua dinamica: agogniamo tutti alla “libertà” – addirittura siamo talvolta disposti a lasciarci pure le penne pur di averla – e tuttavia di essa abbiamo una visione “monca”, come una medaglia con una sola faccia.
È l’ “altra” faccia della libertà a cui moltissimi di noi avrebbero bisogno di essere introdotti: la faccia, voglio dire, su cui inesorabilmente viene tenuta la contabilità – in termini di bene e di male – di ogni nostra singola decisione. Se noi conseguissimo, infatti, una piena consapevolezza di questo altro aspetto della nostra libertà di scegliere, con ogni probabilità il nostro grande amore per essa ne uscirebbe assai ridimensionato.
Forse addirittura affievolito…
Grazie dei complimenti!
Rispondo volentieri alla domanda,sarà fatto l’articolo appena possibile 🙂
in verità non siamo liberi di peccare, bensì ci è lasciata la facoltà di farlo, altrimenti sarebbe una contraddizione la frase: “chi fa il peccato, è schiavo del peccato” oppure “la verità vi farà liberi”. L’uomo libero è solo quello soggetto alla legge (naturale), che gli impone di fare il bene e rifuggire il male. La libertà ha come oggetto solo il bene conforme a ragione (naturale) ovvero al disegno di Dio.
Infatti il punto è che ci sono due libertà. Di Benedetto (lo conosco) qui faceva riferimento al “libero arbitrio”, non alla libertà in senso alto. Kierkegaard parlava del concetto di “Ripresa”: cioè del fatto che ci viene dato da Dio un libero arbitrio, con cui la libertà, o sceglie se stessa, e dunque si realizza pienamente, o sceglie di asservirsi al peccato, e allora è schiava. Come una spirale con ogni nostra scelta (sul piano del libero arbitrio) avanziamo sempre più verso il peccato oppure sempre più verso il Cielo (sul piano della libertà autentica); sempre più schiavi o sempre più liberi. Il libero arbitrio è la possibilità di dire no a Dio, la libertà autentica è dire di sì a Dio e quindi “vedere nella luce”.
Un commento comprensibile a tutti su di un argomento difficilissimo da spiegare: di solito, anche dopo aver ascoltato dissertazioni dotte ci rimane sempre un qualcosa di insoddisfatto nella risposta alla nostra domanda. Anche l’Antico Testamento, con Giobbe, ci lascia poco convinti, sembra manchi un pezzo al finale. Di Benedetto ci riporta a Cristo, che Giobbe non conosceva: la sua prova di fede (Dio dà, Dio toglie, sia fatta la Sua volontà) è più una prova di ubbidienza filiale che di amore, anche se si intuisce che Giobbe ubbidisce perchè ama. Avremo la ricompensa eterna nella luce/amore di Dio? La Fede sta tutta qui: dice San Paolo che se Dio non esistesse noi cristiani saremmo buggerati. Ritengo che tuttavia se tutti vivessero il Vangelo nella sua radicalità, si vivrebbe molto meglio già in questa vita: un pezzetto di Regno sarebbe già qui, nella speranza/attesa del Regno dei cieli.
Nella teologia egizia, he è di altissimo livello, riguardo al Bene e al Male ci sono le stesse considerazioni. Nel Libro tibetano dei Morti è anche approfondito il concetto del Verbo riguardo a Dio, che chiamano l’Assoluto, ed è e scritto che “In Principio era la Parola.”Indubbio che gli ebrei del Vecchio Testamento abbiano appreso molto dall’Egitto.
Non so a cosa tu faccia riferimento quando parli di “stesse considerazioni” però la metempsicosi in quanto processo di reincarnazione conduce esattamente al medesimo esito di eterno ritorno dell’uguale. Infatti non a caso le dottrine gnostiche, orfiche e pitagoriche sono tutte connesse al mondo egizio ed anche persino le sette esoteriche gnostiche della massoneria e della controchiesa ancora si ispirano ai modelli egizi. Questo si può anche benissimo evincere dalla applicazione dei principi teologici nel loro stato: l’adorazione dell’uomo-dio che decide il giorno e la notte e il bene e il male, e il governo totalitario.
Io penso che la maggior parte del male di cui ci lamentiamo ce la siamo procurata da noi e non proviene certo da Dio. E’ l’uomo con la sua sconsideratezza, la sua superbia e la sua arroganza esistenziale il principale artefice del dolore nel mondo. Che cosa sono le guerre se non il tentativo di prevaricazione dell’uomo sull’uomo? Che cosa sono le malattie se non (molto spesso) il frutto di stili di vita malsani? O i terremoti e i disastri naturali, che sarebbero molto meno distruttivi se gli uomini non avessero sfruttato il suolo sismico in maniera irresponsabile? E potrei continuare citando gli incidenti automobilistici causati sempre dall’irresponsabilità umana e gli attentati terroristici, causati dall’odio per gli altri uomini. Il Male è in noi, purtroppo e perciò non dovremmo mai stancarci di chiedere al Padre di liberarci da esso. Lo scandalo supremo è la sofferenza e la morte degli innocenti come i bambini, ma dobbiamo accettare anche quella se l’Innocente supremo, Cristo, le ha accettate per la nostra salvezza. Credo che solo abbandonandoci totalmente alla volontà di Dio si raggiunga la pace.
mi permetto di osservare che in Giovanni 1.1. il riferimento è al logos che nella vulgata è diventato verbum:
è noto che il significato della parola greca è estremamente ampio e coinvolge concetti che hanno molto a che fare con la ragione …
il Male non l’ha creato Dio, bensì l’uomo.
Eva nel giardino dell’Eden, disubbidendo a Dio, oltre che all’immortalità ha rinunciato anche al Bene, si è fatta portatrice del peccato…
Ci siamo condannati a guadagnarci la vita Eterna con fatica e sudore.
Tuttavia Dio, che è infinitamente buono e misericordioso, quando permette il male è per ricavarne un Bene maggiore, (così dice S. Tommaso).
Purtroppo, l’uomo d’oggi inserito in una società dove tutto è follia e vanità, non si rende conto che NON può fare a meno di Dio, e non ha capito che è solo un povero che ha bisogno di chiedere TUTTO a Dio.
Diceva il Santo curato d’Ars: obbedienza per obbedienza; se uno obbedisce a Dio, Dio gli obbedisce.
E noi lo facciamo?!
bisogna disinguere