Scriptorium
Recensioni – rubrica quindicinale di Cristina Siccardi
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La cultura europea di matrice cristiana ha prodotto risultati straordinari sia nel campo delle scienze, sia nel campo delle arti, sia nel campo dell’economia, sia nel campo della Carità, ha generato scuole per tutti, ospedali per tutti, lavoro per tutti. La matrice è nell’ «ora et labora»… Le radici cristiane, però, vengono oggi recise da un’Europa anticristiana, con il risultato che l’Europa ha perso la sua identità, con l’avallo della Chiesa, che da cinquant’anni ha de facto rinunciato ad essere guida cattolica, saggia e sicura
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Ricordate che cosa scriveva Marcello Pera nel libro Perché dobbiamo dirci cristiani. Il liberalismo, l’Europa, l’etica (Mondadori) nel 2008? «A nessuno è […] consentito di dire che lo stile di vita europeo o lo stile di vita americano sono migliori dello stile di vita indiano o cinese e soprattutto islamico. Tutti o quasi lo pensano, ma nessuno lo dice e, se lo dice, viene criticato, quando gli va bene, oppure viene osteggiato, redarguito, anche punito, come se avesse espresso un’opinione sconveniente, offensiva e illecita […] Questo linguaggio è apparentemente cortese ma in realtà […] è spesso ipocrita e anche subdolamente violento. Intanto, obbliga a non chiamare le cose col loro nome in fatto di sesso, genere, handicap, colore della pelle, culture, costumi religiosi. Poi nasconde i problemi e li indirizza verso soluzioni sbagliate o verso soluzioni che la gente non desidera» (p. 105).
Dal 2008 ad oggi l’Europa è stata invasa dalle genti provenienti dai Paesi ex comunisti, dall’Oriente, dal Medioriente, dall’Africa. Perché tanto desiderio di venire in Europa? Tutti gli europei, consciamente o inconsciamente, sanno che, nonostante le mancanze e le ingiustizie della vita europea, essa è superiore a quella della maggior parte delle altre culture del mondo… ma ci si rende conto, oggi, del perché questa cultura sia superiore e sia più appetibile anche per chi europeo non è?
Perché quella europea è una cultura di matrice cristiana, che ha prodotto risultati straordinari sia nel campo delle scienze, sia nel campo delle arti, sia nel campo dell’economia, sia nel campo della Carità, quella che ha generato scuole per tutti, ospedali per tutti, lavoro per tutti. La matrice è nell’ «ora et labora». Le radici cristiane, però, vengono oggi recise da un’Europa anticristiana, con il risultato che l’Europa ha perso la sua identità, con l’avallo della Chiesa, che da cinquant’anni ha de facto rinunciato ad essere guida cattolica, saggia e sicura. Così, mentre nello Stato Pontificio è stanziato un Governo di impronta pauperista e veterocomunista, assistiamo ad un popolo inglese che dice no all’Unione Europea; ad un popolo statunitense che dice basta agli immigrati clandestini, ad un’economia che schiavizza i propri cittadini, all’aborto; ad un capo del Cremlino che difende valori come la famiglia, che prende posizioni concrete contro lo Stato islamico; ad un presidente del Perù, Pedro Pablo Kuczynsky, che, il 21 ottobre, davanti ai membri di Camera e Senato, ha consacrato il suo Paese al Sacro Cuore di Gesù e al Cuore Immacolato di Maria.
Affermava ancora Marcello Pera, dopo aver esaminato l’irragionevolezza del relativismo e illustrando i pericoli del multiculturalismo: «Una volta che la società ampia abbia intrapreso la strada delle concessioni, le società piccole, i gruppi, lentamente la surrogano, la sostituiscono. Il risultato non è solo un indebolimento di identità collettiva, è una fuga dall’identità tradizionale verso un’altra, diversa o semplicemente indistinta. Il processo avviene in un crescendo da premesse ragionevoli a conclusioni suicide. Così, una volta ammesso che i gruppi hanno diritto a professare la propria religione, si passa ad ammettere che nessuna religione può essere discriminata, poi a sostenere che la religione di un gruppo vale quanto quella di qualunque altro, infine a concludere che la religione della maggioranza è di ostacolo a quelle dei gruppi. La maggioranza perciò deve ritirarsi, perché la maggioranza ha torto, solo i gruppi hanno ragione» (pp. 118-119).
Dopo gli ultimi accadimenti viene spontanea la domanda: la Chiesa di Roma è in ritardo sulla tabella di marcia della Storia?
Ci sono segnali di venti nuovi sul mondo, con i quali l’Europa sarà costretta a fare i conti. Ma anche la stessa Chiesa, con il suo Sommo Pontefice.
«Il mondo non è retto da un destino cieco ma dalla provvidenza del sommo Dio» scrive sant’Agostino (La città di Dio, libro IX, 13, 2). Mentre san Giovanni Damasceno, in Esposizione della fede ortodossa (2, 29) afferma: «La provvidenza consiste nella cura esercitata da Dio nei confronti di ciò che esiste. Essa rappresenta, inoltre, quella volontà divina grazie alla quale ogni cosa è retta da un giusto ordinamento».
San Tommaso d’Aquino intende la Provvidenza come espressione della divina Sapienza che ordina tutte le cose al fine in esse iscritto: «ratio ordinis rerum in finem», «l’ordinamento razionale delle cose verso il loro fine». Tutto ciò che Dio crea, riceve questa finalità e diviene quindi oggetto della Divina Provvidenza. Si legge nel libro del Siracide: «Le loro vie sono sempre davanti a lui, / non restano nascoste ai suoi occhi…/ Tutte le loro opere sono davanti a lui come il sole, / i suoi occhi osservano sempre la loro condotta» (Sir 17,13.15).
La Divina Provvidenza è una costante presenza nella storia dei singoli, delle comunità, delle nazioni. Ognuno e tutti, ogni cosa e tutte le cose stanno sotto il vigile, amorevole e giudicante occhio di Dio e sotto la sua azione onnisciente. Tutto ciò che è stato creato è custodito e governato dalla Provvidenza, dall’Autorità di Dio, ricolmo di sollecitudine paterna, di misericordia e di giustizia. La Divina Provvidenza lascia agire gli uomini, sotto il loro libero arbitrio, sotto la loro responsabilità: dai loro pensieri e dalle loro azioni scaturiscono i debiti effetti. Ma, allo stesso tempo, si compie la piena Divina Libertà dell’Onnipotente: «[…] la sua misericordia/si stende su quelli che lo temono./Ha spiegato la potenza del suo braccio,/ ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni,/ ha innalzato gli umili; /ha ricolmato di beni gli affamati,/ ha rimandato i ricchi a mani vuote./Ha soccorso Israele, suo servo,/ ricordandosi della sua misericordia,/come aveva promesso ai nostri padri,/ ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».
L’uomo può dimenticarsi di Dio oppure esserGli infedele o anche tradirLo, dentro e fuori la Chiesa. Dio mai potrà rinnegare la creatura plasmata a Sua immagine e somiglianza, ed ecco che la Divina Provvidenza irrompe con le Sue imprevedibili azioni in soccorso degli uomini, che, se lasciati soli, si autodistruggerebbero, lasciandosi dominare dai peccati personali e collettivi.
7 commenti su “Scriptorium – Recensioni. Rubrica quindicinale di Cristina Siccardi”
ARTICOLO IMMENSO
Ammirevole! anche Marcello Pera ne ha fatta i stradadagli anni in cui era un liberale puro.
Gent.Prof. Cristina, nel libro da lei recensito, ho trovato un altro spunto molto interessante. Il Prof. Pera a pag. 150 e segg. Intitola il paragrafo “Per concludere: perchè dobbiamo dirci cristiani”. Mi pare che in momenti come questi, resi più drammatici dopo il 13 marzo 2013, si è perso oltre che ogni riferimento ad una vera filosofia anche alla sana teologia, tanto che Mons. Livi ha scritto un libro “Vera e falsa teologia. Come distinguere l’autentica “scienza della fede” da una equivoca “filosofia religiosa”. Scrive Pera: ”Si può, e come, invertire questa parabola? ….. si deve.” Egli si riferisce alla parabola delle concezioni etiche liberali. La parabola che all’inizio è stata ascendente, partendo da Kant, poi discendente adottando parametri sempre più permissivi fino ad arrivare all’attuale smarrimento della ragione. Schematizzando si può descrivere la parabola così: E’ vietato violare i comandamenti morali; è vietato violare l’autonomia personale degli individui; è vietato porre limiti morali. Sostenere che l’attuale etica pubblica liberale deriva da una fiducia…
seguito:
ininterrotta nello sviluppo scientifico e tecnico è vero solo a metà. Locke e i Padri liberali credevano in Dio, nella legge naturale, nei diritti inalienabili della persona. Oggi, che la parabola è giunta al punto più basso, non solo Dio è morto ma tutto è permesso. L’esempio più eclatante è Papa Francesco che antepone alla legge di Dio la sua ideologia di misericordia, che assolve tutto. Infatti dice con insistenza da agit-prop : ” i cristiani con psicologia di dottori della legge distruggono; il cristianesimo si snatura riducendosi a ideologia, a sistema di idee, delle quali farsi proprietari per poi brandirle come clava verso gli altri.”
L’amore di Dio è immenso, come è immensa la Sua Provvidenza. “Dio vede e provvede” servendosi anche di strade inimmaginabili. CorrispondiamoGli, però, con le buone opere che dobbiamo e vogliamo fare e con la preghiera, soprattutto quella rivolta alla Sua Santissima Madre.
Grandissime come sempre le riflessioni della Dottoressa Siccardi.
Ma è vero che Marcello Pera voterà si al referendum?
Articolo ineccepibile!
Quanto abbiamo perduto noi tutti, uomini e donne, da un’emancipazione degradante, contronatura, che sta disfacendo tutti i parametri di giudizio e umilia la società, ridotta ad un postribolo.