Di Guido Mariscotti
Ogni giorno leggiamo sui giornali o sentiamo e vediamo ai notiziari radiotelevisivi che si verificano degli infortuni sul lavoro che si risolvono nella perdita della vita umana, vengono chiamate : “morti bianche”.
Il recente dramma, consumato alle Acciaierie Thyssen di Torino e quanto accade tutti i giorni ha portato brutalmente alla cronaca questo fenomeno, di tragedia nel mondo del lavoro, soprattutto per il numero delle persone che hanno perso la vita sul posto di lavoro.
Perché la tragedia di Torino ha colpito tanto l’opinione pubblica e i media ne hanno e ne parlano così a lungo ?
Perché i morti in un unico incidente sul lavoro sono stati più di uno, ovvero sette.
Ogni giorno a varie latitudini della penisola si verificano incidenti mortali sul lavoro e questo avviene da anni.
E’ sufficiente analizzare le statistiche sull’andamento infortunistico in Italia emesse dall’INAIL Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul lavoro, per rendersi conto della dimensione reale del problema.
Allora si capisce che il fenomeno ha sempre dei numeri allarmanti ma non da oggi.
Le leggi in Italia ci sono e sono complete per la prevenzione e protezione dell’uomo durante l’attività lavorativa e per la salvaguardia dell’impresa in quanto fonte di lavoro.
I controlli da parte degli Enti preposti ci sono, anche se scarsi, per vari motivi.
Comunque non è necessario avere dei controllori in ogni posto di lavoro per avere sicurezza e salvaguardia della salute.
Occorre soprattutto avere una cultura della prevenzione e protezione che deve nascere dai banchi della scuola, fin dai primi anni d’istruzione per tutti e poi attraverso una costante azione di informazione e formazione dei lavoratori e degli imprenditori sui rischi specifici cui vanno incontro durante l’attività lavorativa.
Una cultura della sicurezza che sappia coniugare impresa, prevenzione e protezione nella salvaguardia dell’integrità fisica di chi lavora.
Una corretta analisi dei rischi presenti nelle varie attività di lavoro porterà all’adozione delle misure necessarie ed utili al fine della prevenzione e protezione dell’ambiente e dei lavoratori.
Quante volte abbiamo sentito dire “….ho sempre fatto così…..perchè ora debbo mettermi in sicurezza ? “ , “….la mia esperienza è tale che non mi accadrà nulla, se compio quell’attività in modo spericolato.
Oppure “ fai presto che si deve consegnare il lavoro.”
Oppure “ se non lo fai Te qualcun altro lo farà al posto tuo, rischiando la vita”!
Questa è una grossa barriera psicologica dura da abbattere nella mentalità comune.
Perché manca la cultura della sicurezza, manca la preparazione a prevenire il pericolo, manca la famigliarità alla prevenzione e protezione applicando correttamente le norme di sicurezza.
Le norme di sicurezza sono state redatte al fine di proteggere dai rischi cui si va incontro durante l’attività lavorativa e la salvaguardia dell’impresa e dell’ambiente.
La domanda ricorrente dell’imprenditore è: “ quanto devo spendere in sicurezza ?”
Se si capisce che investendo in sicurezza si risparmia in cure, ovvero si salvaguarda la vita umana, considerando per primo l’Uomo, come grande valore per la sua vita e sostentamento del primo nucleo della società: la Famiglia.
Prevenire è meglio che curare.
Con una cultura della sicurezza veramente assimilata e vissuta quotidianamente anche l’imprenditore sarà il primo promotore in collaborazione con il lavoratore della sicurezza nel rispetto delle normative vigenti, apportando un contributo di miglioramento della società.
Con più sicurezza vi sarà anche più economia d’impresa.
L’informazione e le formazione sono lo strumento principale della cultura della sicurezza a tutti i livelli del mondo del lavoro.
Datori di lavoro, dirigenti, preposti e lavoratori debbono insieme progredire verso una conoscenzadel rischio che accompagna l’attività lavorativa ed insieme applicare un vero programma di intervento finalizzato alla prevenzione e protezione.
Ogni anno il fenomeno infortuni si ripete, è sufficiente leggere le statistiche dell’andamento infortunistico in Italia per capire che il fenomeno infortunistico sul lavoro non può più attendere risposte, occorre subito cominciare a conoscere veramente per prevenire ed investire in sicurezza.
Collaborare alla realizzazione di programmi reali d’intervento per la concreta salvaguardia dell’integrità fisica dei lavoratori e la tutela dell’impresa.
Da lontano abbiamo un monito per la sicurezza ma sempre della massima attualità e sacralità:
Da “ La Bibbia – Antico Testamento – Deuteronomio, Capitolo XXII – Versetto Ottavo
“ Quando costruirai una casa nuova, farai un parapetto intorno alla tua terrazza
per non attirare sulla tua casa la vendetta del sangue, qualora uno cada di là”.
Ecco dunque una citazione che non ha bisogno di commento.
Certo la storia ci ha insegnato e dimostrato che il tributo di vite umane pagate al progresso: è enorme.
Non è sufficiente ricordare il passato per giustificare il presente col dire tanto è inevitabile.
Una società civile si misura anche in riferimento all’applicazione della sicurezza come salvaguardia della vita umana, in quanto partecipe dello sviluppo e del progresso civile di una nazione operosa.
Essere operosi sempre e a scapito di tutto per raggiungere livelli di competitività internazionale non può far scordare l’obbligo morale e di legge da rispettare per la sicurezza di chi lavora, di chi presta la propria opera e contribuisce allo sviluppo della nazione.
Il diritto alla sicurezza è sancito ed è legittimo credere che l’opera si svolga in un ambiente scevro da rischi per la propria vita.
Per creare un ambiente scevro da pericolo occorre che tutti si facciano attori della prevenzione e protezione.
In primo luogo partendo da una corretta informazione e formazione, da un’analisi dei rischi e successivamente passare alla prevenzione e protezione cosciente. Acquisendo una cultura di sicurezza si potrà migliorare l’ambiente di lavoro e di vita di tutti.
Le regole ci sono, debbono essere conosciute e rispettate da tutti senza eccezioni e senza compromessi.
“Senza se e senza ma.”
La sicurezza non rende il lavoro più lento, come spesso si sente dire, al contrario permette di svolgere un’attività nel migliore dei modi, senza rischio per se stessi e per gli altri.
E’ difficile far passare questo concetto, nella mentalità comune.
La mentalità comune crede che le analisi dei rischi, le normative, le direttive di buona tecnica siano delle perdite di tempo.
Si è sempre fatto così. Perché ora dovremmo cambiare ?
Questa è la domanda ricorrente.
Quanti infortuni potrebbero essere stati evitati e quante vite umane salvate se dopo una corretta analisi dei rischi si fossero applicate correttamente le norme di sicurezza.
Si investe ancora troppo poco nella sicurezza e nell’insegnarla.
Si da poco valore alla vita umana in riferimento al processo produttivo, la macchina del lavoro non deve inghiottire chi ne è artefice per lo sviluppo dell’economia della nazione.
Imprenditori, prestatori d’opera, controllori dell’applicazione delle leggi debbono tutti insieme collaborare al fine di rendere più sicuri gli ambienti di lavoro.
Basta con le commemorazioni e gli elenchi di morti sul lavoro o di infortuni con invalidità permanenti a causa di situazioni di lavoro insalubri e a rischio per la incolumità fisica degli operatori e dell’ambiente.
Con la buona volontà di tutti e la conoscenza scientifica dei rischi e delle metodologie per eliminarli occorre tendere ad una società equa e sicura del mondo del lavoro.
Infine occorre rendere efficace un programma a tutti i livelli della società di informazione e formazione alla prevenzione dei rischi e alle metodologie per prevenire e proteggere l’uomo che lavora e proteggere l’ambiente in cui vive per non distruggere il dono della vita.