Viriato era un pastore lusitano che si mise a capo delle tribù della penisola iberica al tempo dell’invasione romana, verso la metà del II secolo avanti Cristo. Impegnò per sette anni le potenti legioni nemiche, finché fu ucciso da alcuni traditori. Costoro reclamarono invano il prezzo del tradimento al console Servilio Cepione, la cui lapidaria risposta è rimasta leggendaria: Roma non paga traditori! Era il 139 a.C. Altri tempi, altre tempre. Roma non pagava traditori, all’epoca, poi le cose sono assai cambiate e la categoria del tradimento appare come una chiave esplicativa dei nostri brutti tempi ultimi. Peraltro, neppure Roma antica era immune dal virus della fellonia, giacché il Senato aveva proclamato Viriato, il montanaro lusitano che difendeva la sua terra, “amicus populi romani”.
Anche il tradimento, dunque, è relativo e dipende in larga misura dal suo successo. Con umorismo inglese, un poeta del Seicento, John Harington, scriveva: il tradimento non trionfa mai. Il motivo? Perché, se trionfa, nessuno osa più chiamarlo tradimento. Sarà per questo che è tanto difficile accostarsi al tema del tradimento, diventato impopolare, al tempo in cui conta il risultato, cogliere l’obiettivo con ogni mezzo. Guglielmo Oberdan è un martire dell’irredentismo italiano, ma gli austriaci hanno il diritto di ritenerlo un traditore. Una prova sconcertante viene dalla Spagna. Un villaggio della regione di Leòn, Portillo, si chiamava un tempo Portillo del Tradimento, in ricordo di Bellido Dolfos, un figlio del paese che uccise, per di più con un colpo alla schiena, il re Sancho II di Castiglia, in difesa dei diritti dinastici della sorella, donna Urraca. Oggi, il comune si chiama Portillo della Lealtà: Bellido Dolfos è un eroe nel Leòn, un fellone nella vicina Castiglia.
In politica, il tradimento è pane quotidiano, tanto da suggerire a Georges Clemenceau un noto aforisma: il traditore è un tizio che ha lasciato il suo partito per iscriversi in un altro. Il convertito è un traditore che ha abbandonato il suo partito per entrare nel nostro. Insomma, sarebbe tutta una questione di prospettiva. È il punto di vista di un poeta e drammaturgo spagnolo, Ramòn de Campoamor: “En este mundo traidor / nada es verdad ni mentira / todo es según el color / del cristal con que se mira” (In questo mondo traditore, niente è verità o menzogna. Tutto è secondo il colore dello specchio con cui si guarda). Per Don Ramòn, traditore è il mondo. I traditi, par di intendere, le vittime, siamo noi, gli ingenui, coloro che si ostinano a credere in idee o principi. Il massimo del cinismo fu raggiunto dal famoso agente segreto Kim Philby, l’inglese al servizio dei sovietici, secondo cui “per essere traditori, occorre appartenere a qualcuno. Io non ho mai appartenuto ad alcuno”. Esemplare esercizio di acrobazia immorale, o, giudicando da uno specchio di diverso colore, magnifica lezione di autonomia intellettuale.
Tutto questo per ammettere lealmente che è difficile ragionare di tradimento, che è normale chiedersi se esista ancora il concetto, la categoria interiore della fellonia, ma al tempo stesso riconoscere che chi scrive non sa definire diversamente lo scorcio di tempo che stiamo vivendo. Osserva Giorgio Agamben che al tempo del Covid 19, “solo l’inconsistenza etica dei nostri governanti poteva abolire per decreto il nostro prossimo”. Verissimo, ma proviamo a cambiare lo specchio, come invitava a fare Campoamor. È evidente il tradimento della libertà costituzionali, democratiche, ma l’elementare diritto alla mobilità ci è stato sottratto senza colpo ferire. Il vero traditore sono io, che non mi sono ribellato. Autotradimento: la libertà è diventata d’un tratto impopolare, poiché è risultato evidente che alla mia – sottolineo “mia” – incolumità soggettiva sono disposto a sacrificare non solo la libertà, ma anche gli affetti. Questo è, infine, l’esito del “distanziamento sociale”, della reclusione casalinga, del sospetto verso il prossimo, del dito puntato contro chi non indossa la mascherina o starnutisce. Zòe, nuda sopravvivenza, è tradimento di Bìos, l’esistenza fatta di cuore, corpo e anima.
Roma antica non pagava traditori, quella moderna li porta al governo. Un ministro, chiara espressione dei poteri forti finanziari ed europoidi, Roberto Gualtieri, spinge per gettare l’Italia – alla cui costituzione ha giurato fedeltà – in braccio ai banchieri del MES, meccanismo europeo di stabilità che darà un colpo mortale alle ultime tracce di sovranità nazionale. Un’altra, la signora Bellanova, nel pieno del dramma del Coronavirus e con milioni di italiani impossibilitati a guadagnarsi il pane, impone un sanatoria per gli stranieri e singhiozza per loro. Non è la prima: Elsa Fornero si sciolse in lacrime dopo aver tagliato le attese previdenziale degli italiani, i mitici “diritti acquisiti”. Lacreme ‘e infamità, lacrime di infamità, cantava l’immortale Totò in Malafemmena.
Lungi da noi l’epiteto sessista, ma possiamo essere almeno un tantino seccati? La nostra ferma convinzione è che si tratti di traditori e traditrici (linguaggio inclusivo…) del popolo italiano, ma forse no, ha ragione Philby, per tradire occorre fare parte, appartenere. La loro logica è diversa, spesso opposta a quella di noi sudditi, popolo lontano e puzzolente. Da un altro punto di vista, nessun tradimento: la Fornero salvò i conti pubblici, impresa, invero, riuscita in maniera assai parziale, se “dai fatti occorre trarre significazione” e la Bellanova, pensosa delle sorti dei clandestini, non vuole a sua volta raccattare qualche spicciolo per il sistema previdenziale?
L’Italia istituzione, poi, di tradimenti ha una tradizione consolidata. Fu tradimento l’attacco al Regno delle Due Sicilie, tradito a sua volta dall’interno. Fu tradimento il cambio di alleanze in due guerre mondiali. È sempre una questione di specchi, di sguardi, di punti di vista. I medici – o i loro capi – hanno tradito il giuramento di Ippocrate, scegliendo chi curare, nel pieno della crisi. Ippocrate esigeva priorità alla vita: e i “cucchiai d’oro”, praticanti seriali di aborti, e gli “angeli della morte”, ribattezzata eutanasia? Specchi, prospettive, punti di vista. La Chiesa cattolica non ha forse tradito clamorosamente il suo ministero, accettando di chiudere i suoi templi, di non celebrare i suoi riti, neppure il “pietoso ufficio della sepoltura”? Non ci parlano più di Dio e del destino dell’uomo, ma in fondo, era quello che già facevano da tempo. Perché accusarli solo adesso?
Ed è traditore della libertà, intesa come diritto alla libera espressione, chi accelera i tempi per rendere legge il DDL Zan, che allargherà ulteriormente i reati d’opinione previsti dalla legge Mancino. Modificheranno l’art. 604 bis del codice penale, chesanziona le condotte ispirate a “odio etnico, nazionale, territoriale, razziale o religioso.” L’intento è di estendere le motivazioni all’orientamento sessuale, prevedendo il divieto di costituire “gruppi o associazioni con finalità di violenze o discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”. Omosessualisti e genderisti per legge. I parametri per stabilire la colpevolezza? Non si sa, manca una definizione precisa del reato. La fattispecie verrà lasciata all’interpretazione dei giudici. Il tradimento è nei confronti del diritto. Roma non pagava traditori e pensava a che non ci potesse essere nessun crimine, nessuna pena, senza una legge “scripta e stricta”, ovvero chiara, stringente.
Tuttavia, abbiamo una commissione parlamentare per indagare i “discorsi di odio”, cioè per colpire un sentimento, presupponendolo nell’avversario e mai in se stessi. Forse evocare il tradimento è già un’incursione nella prateria dell’odio. Ma forse bandire l’odio è una legittima protezione dei “buoni” nei confronti dei malvagi. Essenziale è avere la proprietà della narrazione: il Buono, il Giusto sono io: perché ho vinto, perché sono in maggioranza, perché la minoranza a cui appartengo è tutelata.
È, forse, discorso di odio essere indignati contro il “prestito” miliardario concesso dal governo (ma le casse non erano vuote?) a FCA, l’ex Fiat, un’impresa di diritto olandese con sede legale negli Usa. Sostiene Pereira/Conte che Fca ha stabilimenti in Italia, dunque merita attenzione. Forse ne merita altrettanta il nostro amico Gianni, il barista sotto casa, che ha ricevuto da pochi giorni l’elemosina di 600 euro e il dì successivo si è visto recapitare il conto corrente per pagare oltre mille euro di contributi previdenziali, a locale chiuso. Dimenticavamo: la sua dipendente non ha ancora incassato la cassa integrazione speciale. Teresa Bellanova non piange: la ragazza non è straniera e neanche clandestina.
Ma Roma non paga(va) traditori. La sinistra, diventata il massimo sostegno politico delle oligarchie transnazionali, ha tradito da gran tempo i lavoratori, i poveri e i diseredati. Tutt’al più, versa qualche lacrima e passa oltre. La destra non si comporta meglio: quella liberale ha tradito la piccola e media impresa e la stessa proprietà privata, che vale solo per i padroni universali. La destra civica, morale, ha tradito il senso della legge e dell’ordine, Dio, Patria e famiglia. Un giorno disse il Grillo alla formica: mai con il PD, mai con i corrotti, mai sanatorie. Ieri. Oggi ciascuno è andato oltre, ha superato gli steccati del passato, ha cambiato la “sua” verità, ha aggiornato la “narrazione” ed è trionfalmente approdato al migliore dei mondi possibili: traditore, residuo del passato è chi non ci crede.
L’enorme bolla del virus ha scatenato un altro tradimento, quello nei confronti della verità. Un bombardamento impressionante è in atto per convincerci di credere solo al potere. Prestate fede solo a noi, il gatto e la volpe, “di noi ti puoi fidar”, anzi devi, obbligatoriamente. Per Franco Califano “tutto il resto è noia”, per loro, tutto il resto è “fake news”, ovvero bugie. Il governo e i suoi mandanti si sono sostituiti a Dio: sono la Via, la Verità e la Vita. Per menti piccole come la nostra, tutto ciò si chiama totalitarismo, dunque tradimento, poiché millantano libertà, democrazia, libero pensiero, tolleranza.
Perfino questioni apparentemente marginali nascondono nuove fellonie. Ricomincerà, al tempo del distanziamento sociale, della proibizione del contatto, lo sport? Il calcio sì, almeno quello dei grandi, dei diritti televisivi. Stadi vuoti, ma portafogli pieni per i soliti noti. Nessuna demagogia d’accatto: se lo sport professionistico è un’industria, ben venga la riapertura, per carità di patria, di PIL e di tasse.
Ma due immense categorie sono, una volta di più, tradite. Una è quella degli sportivi praticanti e del professionismo dei poveri, dalla serie C in giù. Si arrangino, loro possono stare fermi. L’altra è quella dei clienti più affezionati, i tifosi che amano le loro squadre e vanno allo stadio. Vade retro, ultras, anche se sei semplicemente un appassionato frequentatore della “tua” curva. Paga e guarda da casa le partite decise dal potere: distanziato, in poltrona, disciplinato. Se, anziché di Ronaldo, sei tifoso del Catanzaro, peggio per te. Se amavi la partita di calcetto con gli amici, convertiti alla corsa nel parco, solitario, a debita distanza.
Porta con te il metro, ne avrai bisogno. Le forze dell’ordine, infatti, sorvegliano e puniscono. Te, prima e meglio di ladri, rapinatori e varia, sfaccendata umanità. Chi scrive si sente tradito, ma, lo ripetiamo ancora, tutto dipende dallo specchio. La gentile signorina Romano è tornata a casa, convertita all’Islam, previo pagamento di un riscatto a chissà chi, rapitori, terroristi, servizi segreti stranieri. Bentornata, ma la giovane cooperante non poteva cooperare con i volontari del suo quartiere, della sua città, anziché con tipacci di un altro continente? Se le cifre fornite sono vere, corrispondono all’incirca a settemila “mance” da 600 euro elargite a chi ha chiuso la serranda. Ma non è tradimento, è soltanto un diverso modo di giudicare i fatti.
Del resto, secondo lo scrittore russo Vassili Rozanov, autore di Foglie cadute, dai grandi tradimenti hanno inizio i grandi rinnovamenti. Dunque, se l’arte tradisce la bellezza, è solo per darne una definizione nuova, se Teresa Bellanova piange per gli stranieri e ride alle spalle degli italiani, non fa che annunciare un futuro radioso. Se rinunciamo alla libertà, alla mobilità, alla libera espressione per timore del virus, è per modificare una scala di valori obsoleta. Nessun tradimento: Thomas Kuhn parlerebbe di “cambio di paradigma”. Lo sapeva già Servilio Cepione, che assoldò gli assassini di Viriato, ex amico del popolo romano, e poi non li pagò, a tradimento consumato. Un secolo più tardi, Cesare, a sua volta tradito da Bruto, dichiarò di amare i tradimenti ma di odiare i traditori. La doppia morale del potere funziona sempre: Roma, oggi come ieri, i traditori li paga, eccome. Restano a bocca asciutta i traditi, i soliti: gli ingenui, i credenti, i popoli. Noi, i fessi.
1 commento su “Roma non paga i traditori? Li paga, li paga…”
Spesso articoli come questo rimangono senza commenti: non è perché non siano apprezzati, è perché di fronte a tanta verità ogni parola in più è del tutto superflua.