C’è una bella biografia scritta da Franco Gabici, ma manca ancora una via di Ravenna a lui dedicata. Sì, perché nei suoi confronti vale la norma dei dieci anni dalla morte – quando si tratta però di esponenti del mondo politico, si fanno eccezioni! Diciamo di Francesco Fuschini, prete scrittore morto negli ultimi giorni del 2006, e del quale il 4 luglio ricorrerà il centenario della nascita, avvenuta in quel di San Biagio d’Argenta (provincia di Ferrara, diocesi di Ravenna), paese che diede i natali anche a un illustre vescovo ausiliare di Ravenna, quindi arcivescovo di Amalfi, monsignor Angelo Rossini, morto nel 1965.
di Giovanni Lugaresi
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Giovanni Lugaresi con Don Francesco Fuschini, alla presentazione del libro “L’ultimo anarchico” (clicca sulla foto)
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La memoria di don Fuschini è legata agli amici, ai lettori degli elzeviri del Resto del Carlino raccolti in volume dall’amico Walter Della Monica, ai lettori dell’Avvenire d’Italia, quotidiano sul quale scriveva puntute critiche letterarie, nonché a quelli di altri fogli cattolici: dall’Osservatore Romano ai periodici diocesani L’Argine e Il Romagnolo. Carta stampata che è ben presente nella memoria (e spesso anche nel cuore) di noi vecchi lettori, che scoprimmo a suo tempo (ahinoi quanto lontano!): dietro la firma di FERMO SPOLINO, c’era la persona del direttore dell’Argine, cioè, Francesco Fuschini. Non erano articoli letterari, quelli, bensì corsivi polemici anticomunisti, fermamente cattolici, di fede in Dio, nella sua Chiesa, nel Papa, nonché ricordi di confratelli passati “nel mondo dei più”.
A proposito di pontefici, non può essere dimenticata la ferma presa di posizione di don Fuschini contro i detrattori di Paolo VI, contestatori delle sue encicliche da posizioni neomoderniste, o semplicemente ribelliste, anche a Ravenna – nonché un libro dall’eloquente titolo: “Non vendo il Papa”.
Ricordiamo a proposito di questa fedeltà inconcussa un tardo pomeriggio agostano nella canonica di Porto Fuori, insieme a Giuseppe Longo, già direttore del Giornale dell’Emilia, del Gazzettino, dell’Osservatore Politico Letterario, nonché ammiratore, lui laicissimo, del Fuschini scrittore e prete. Imperversava il temporale; noi, nello studio, si parlava di letteratura e di fede. A un certo punto, ecco don Francesco: “Io sono prima di tutto uomo della Chiesa!…” E in quella professione di fede e di fedeltà c’era tutta la sua storia: di vocazione, di ministero, di bene delle anime.
Ma dopo “l’uomo della Chiesa” c’era lo scrittore, autore di elzeviri, racconti, corsivi polemici di notevole spessore, vuoi per una prosa che alternava toni incandescenti a visioni liriche, espressioni ironiche a battute umoristiche. Il tutto condito, per così dire, da citazioni bibliche e/o da riferimenti a una cultura letteraria che considerava sì Dante e il Boccaccio, il romagnolo Olindo Guerrini, ma che poi trovava il suo centro dell’amatissimo Manzoni e, in parte, nel Pascoli.
Le collaborazioni giornalistiche di Francesco Fuschini andarono dalla Festa di don Carlo Rossi della Pro Civitate Christiana al Frontespizio di Bargellini, Betocchi e Lisi, dall’Avvenire d’Italia di Raimondo Manzini al Resto del Carlino di Vittorio Zincone, e poi di Spadolini e degli altri direttori a seguire, dall’Osservatore Romano all’Osservatore della Domenica di Enrico Zuppi.
Erano anche scritti di critica letteraria, oltre che di narrativa e memorialistica. Un punto fermo resterà la lettura che il Nostro fece del “Male oscuro” di Giuseppe Berto, suo estimatore sommo, come del resto estimatori furono Marino Moretti (memorabili le visite a Cesenatico di don Francesco con l’amico don Giovanni Zanella), Aldo Spallicci, Manara Valgimigli, don Cesare Angelini, Francesco Serantini, Claudio Marabini, Sergio Maldini, Luigi Pasquini, Giuseppe Prezzolini, la cui definizione dopo la lettura dell’Ultimo anarchico fa testo: “il più grande scrittore cattolico vivente”!
E a questo proposito, vale la pena riferire un particolare. L’editore Mario Lapucci e il curatore Walter Della Monica si erano premurati di spedire a Lugano copia del libro e proprio qualche tempo dopo ero salito al civico 36 di via Motta per una delle periodiche visite al maestro e amico. Discorrendo di varie cose, chiesi a Prezzolini se avesse letto “L’ultimo anarchico” e la risposta fu che quel libro non gli era mai pervenuto. Rientrato in Italia fu mia premura avvertire gli amici ravennati, che spedirono una seconda copia, che questa volta arrivò puntuale, con quel che sarebbe seguito, lettura entusiasta da parte di Prezzolini e conseguente acuto elzeviro sulla Terza Pagina della Nazione e del Resto del Carlino…
Gran parte di quel che don Francesco aveva scritto su giornali, riviste, settimanali, non andò dispersa. Perché i testi più significativi trovarono nell’amico Della Monica l’ideale (e pratico) selezionatore, raccoglitore di pagine, per così dire, e curatore.
Dobbiamo a lui, alla sua sensibilità, al suo acume, se ci sono libri (a incominciare da L’ultimo anarchico e da Parole poverette, per arrivare a Concertino romagnolo, a Mea culpa, a Vita da cani e da preti) firmati Francesco Fuschini. Come dovremo allo stesso Della Monica, se la 41.a edizione degli Incontri letterari di Casa Melandri a Ravenna si apriranno a ottobre proprio all’insegna del centenario del nostro prete scrittore.
Il mondo cattolico, da parte sua, lo ricorderà con una messa che sarà officiata nella chiesa dell’Opera Santa Teresa del Bambino Gesù, dove don Francesco aveva trascorso gli ultimi suoi tempi, dopo quasi quarant’anni da parroco a Santa Maria in Porto Fuori, manifestando il senso della missione sacerdotale e quello dell’organizzazione del tempo libero, soprattutto attraverso quella Compagnia del buonumore rievocata in un libro da uno dei giovani di allora: Renzo Guardigli.
Per finire, non possiamo trascurare un aspetto importante della vita e dell’opera del sacerdote letterato quale l’attaccamento ai genitori: mamma Teresa dagli occhi neri, profondi, nonché dalla fede altrettanto profonda nella sua semplicità, e babbo Giovanni, dal largo sorriso, sornione, allevatore e addestratore di cani da caccia, l’ultimo dei quali, lasciato in eredità a don Francesco, Pirro, il fedelissimo pointer che sarebbe assurto a… personaggio letterario in tante pagine fuschiniane.
P. S. I libri di Francesco Fuschini sono stati pubblicati da Massimiliano Boni Bologna, Edizioni del Girasole di Mario Lapucci Ravenna, Rusconi Milano, Editrice Vaticana Roma, Marsilio Venezia, come pure da Marsilio è uscita la biografia scritta da Franco Gabici.
1 commento su “Ricordo di don Francesco Fuschini, prete scrittore, “prima di tutto uomo della Chiesa” – di Giovanni Lugaresi”
Nelle pagine che ricordano Don Francesco Fuschini, anche in siti diversi, non ho trovato alcun cenno al suo lavoro prezioso di insegnante, nella scuola statale. Io l’ho conosciuto, e l’ho apprezzato, quando frequentavo (anni ’50) la Scuola Media Statale a Ravenna, quella sita dove oggi ha sede il Liceo Classico . In seguito l’ho sempre ritrovato nelle sue pubblicazioni ed ho raccolto articoli e citazioni che lo riguardavano, proprio per la stima e l’affetto che sapeva suscitare in noi suoi alunni.
O. Ercolessi