di Piero Nicola
Quello che sto per dire non è nuovo. È stato esposto puntualmente, con competenza e chiarezza. Ciò non toglie che sia di tale importanza, e che smascheri un raggiro, un sopruso così epocale, per cui ritengo valga la pena ripresentarlo. Osservare un fatto da una diversa prospettiva dovrebbe renderla più evidente; rinfrescando la memoria, questa potrà restare meglio impressionata della cosa, e la mente potrà meglio capacitarsene.
Il cappello è eccedente quanto un sombrero in inverno? Pazienza. Vengo a bomba.
Dopo più di vent’anni che un debitore rilascia titoli di credito a creditori che gli danno fiducia in ragione del suo patrimonio, egli si vede circondato da soggetti concordi nell’alzare gli interessi, intesi cioè a pretendere interessi eccessivi. Vedendosi in mano agli strozzini, il poveraccio come si regola? Forse che si rassegna a mettersi nelle mani dei disonesti, talché il suo debito cresca tanto che, a breve termine, il capitale non basterà più a garantirlo come solvibile, e andrà incontro al fallimento? Soltanto un vile suicida consentirebbe a un simile esito nefasto. Di fronte alla congiura, egli ha ogni diritto di difendersi, di ricorrere alla legge che lo tutela.
Ovviamente l’ipotesi è assurda. Chi dispone di beni sufficienti trova chi gli faccia credito a un tasso ragionevole. Alla mala parata, vende il suo e salda il debito.
La condizione di questo tale assomiglia parecchio a quella dello Stato italiano. Non c’è motivo che esso si faccia condurre alla bancarotta da una congiura di prestatori di denaro, che sono banche estere. Invece, l’Italia sta supina davanti a un destino segnato, e finanziariamente è già sul punto di non ritorno. In pratica, i banchieri stranieri esigono un interesse di circa il 6%, quando essi pagano ai loro clienti, piccoli o grossi, in una forma o nell’altra, neppure l’1%.
Ci sono paroline garbate per definire siffatta porcheria? Domanda retorica.
Allora come procedere con onore e avvedutezza? I provvedimenti non mancano. Stiamone certi.
Abbiamo chi indica l’uscita dalla trappola famigerata dell’euro. Tanto più che, a quanto pare, il mastodontico fronte finanziario che dirige la borsa, il mercato, vuole affondare la valuta europea, a vantaggio del dollaro. E se anche il fine non è così assoluto, il pericolo esiste. Abbiamo, poi, chi raccomanda la vendita dei buoni del tesoro agli italiani; s’intende con un costo per lo Stato affatto normale, e magari con un prestito forzato, essendo gli italiani duri di comprendonio e meritevoli di questo trattamento. A mali estremi estremi rimedi.
Insomma, c’è il sistema per togliersi il cappio dal collo. Quindi, se i professori, che si sono accomodati sulle sedie curuli governative, non operano nulla del genere, ma anzi aggravano la situazione prendendo più denaro ai cittadini per pagare gli usurai, e determinano così la recessione (minori consumi, aumento dei costi e dei prezzi, aumento della disoccupazione, dell’inflazione, miseria crescente) e l’insolvenza statale, come dobbiamo qualificarli?
Suggerire gli epiteti sarebbe offendere le intelligenze. Ma, poiché sembra che i più stiano incredibilmente tranquilli, ossia inerti, abbindolati da Monti & Company, ripeto che conviene rivolgere per bene la nostra attenzione sulla novità piovutaci sulla testa, e impegnare le nostre forze per avere soddisfazione.