Carlo Sburlati, patron del Premio Acqui Storia, presenta in anteprima il libro di Riccardo Nencini che racconta nel dettaglio i torti subìti dalla grande scrittrice fiorentina dopo che ebbe il coraggio di denunciare il pericolo proveniente dal fanatismo islamico e dalla rinuncia dell’Occidente ai suoi valori tradizionali.
di Luciano Garibaldi
.
Troppo presto è caduta una cortina di silenzio sul testamento politico e morale lasciato al mondo culturale italiano da Oriana Fallaci, la grande giornalista fiorentina che, nelle ultime fasi della sua tumultuosa esistenza, lanciò al mondo un grido d’allarme sul pericolo incombente dall’Islam. Ora questa cortina viene molto opportunamente smembrata dall’iniziativa voluta da Carlo Sburlati, patron e anima del Premio Acqui Storia, di presentare il prossimo lunedì 23 maggio, nella capitale termale piemontese, il libro di Riccardo Nencini «Il fuoco dentro. Oriana a Firenze», Mauro Pagliai Editore.
Riccardo Nencini, che è viceministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, e fiorentino come la grande Oriana, dopo avere raccontato la storia dei rapporti tra la Fallaci e la sua città, ricorda come, dopo il tragico 11 settembre 2001 (distruzione delle Torri Gemelle di New York), si rafforzò in lei la convinzione che dietro l’attentato ci fosse un piano lucidamente preordinato e perseguito: un piano di rivalsa e di riconquista da parte dell’Islam, in cui, come in un puzzle, trovavano posto altri tasselli da lei individuati nelle migrazioni di massa, nel fondamentalismo religioso, nell’odio per la libertà e per la parità dei sessi, nel desiderio di riscossa verso l’Occidente.
C’era in quelle tesi, esposte con foga nel suo libro «La rabbia e l’orgoglio» e subito stroncate dall’intellighenzia e dai politici di sinistra, da quella sinistra «che dà i voti, che ha il potere di battezzarti o di scomunicarti», una grande verità. Soprattutto nella denuncia del menefreghismo dell’Occidente, del suo oblio delle radici, del perverso relativismo che rischiava di giustificare “tutto e il suo contrario” e che Oriana vedeva come una minaccia per la democrazia e “uno sfregio alla libertà”. «La rabbia e l’orgoglio» è infatti «un inno alla civiltà occidentale e un anatema scagliato con impareggiabile durezza contro l’Islam»: contro una religione e una cultura «che rinnegano i diritti civili, la parità, calpestano le donne, distruggono le opere d’arte “impure”». Ed è al tempo stesso «un monito all’Occidente smidollato e all’Italia infingarda» e una profezia. Contro di lei si pronunciarono, con varie motivazioni, i palazzi (e i salotti) della politica e della cultura, mentre molti cittadini comuni si schierarono dalla sua parte.
La Fallaci da un lato combatteva la sua strenua battaglia contro “l’alieno”, il cancro che l’andava da tempo consumando, dall’altro era impegnata nel grandioso affresco della sua storia familiare, a partire dal Settecento, che avrebbe visto la luce postumo con il titolo di «Un cappello privo di ciliegie», un omaggio alla sua gente e alla Toscana. Oriana, molto provata, trovava le energie non solo per difendere a oltranza ogni affronto alla storia e alla bellezza della sua città, ma anche di proseguire, con La forza della ragione, la sua lotta contro l’infibulazione, la dignità e la libertà della donna, e di conseguenza contro il multiculturalismo, il buonismo a senso unico e ogni relativismo dei valori.
I compagni di una volta, le donne e gli uomini con i quali aveva condiviso pane e acqua per rincorrere la libertà, proprio loro rinnegavano il passato comune, la mettevano al bando. Così la laicissima Oriana, l’anarcolibertaria autrice di Lettera a un bambino mai nato, di Niente e così sia, di Un uomo, mai tenera con la religione cattolica, finalmente intravide nel “Papa tedesco” Benedetto XVI un alleato prezioso “per alzare un baluardo a difesa della cristianità continentale”. Chiese e ottenne un’udienza privata. Da cui uscì confortata.
Nencini continuò a sostenerla e a frequentarla, a rischio di sfidare l’impopolarità di molti politici di sinistra e cattocomunisti che si ostinavano a demonizzare quella Cassandra che, seppure stremata dal male, persisteva indomita nelle sue convinzioni così scorrette politicamente da guadagnarle un’accusa di vilipendio della religione islamica e l’ostracismo dei suoi antichi compagni di strada. Continuò a rispondere colpo su colpo ai loro attacchi, senza risparmiarsi. A Nencini va il merito di esserle stato accanto negli ultimi momenti di vita e soprattutto di avere insistito per consegnarle a New York un’onorificenza che ne riconosceva il valore di giornalista, di scrittrice e di inviata di guerra, a dispetto di un agguerrito schieramento di politici e di intellettuali (tra cui qualche insospettabile) che manifestarono pubblicamente, e a più riprese, “sgomento e rabbia” al riguardo. Questa ingarbugliata – e a tratti farsesca – vicenda, narrata da Nencini per filo e per con il corredo e il supporto di documenti e di testimonianze inedite, non fa certo onore ai tanti che, per ragioni di parte o per piatto conformismo, si opposero all’iniziativa.
4 commenti su “Quell’incontro con Papa Ratzinger che ripagò Oriana Fallaci di tante offese – di Luciano Garibaldi”
parlassero come lei,quasi tutti gli uomini di chiesa,ma anche i semplici battezzati!ma oggi,chi prova a farlo è spesso accolto con quel mellifluo sorriso tipico dei “cristiani impegnati”che fanno circolo alle pur importanti e valide conferenze.”dai,non esagerare,che direbbe papa francesco”?ma anche prima di bergoglio….gente che vuole essere lasciata a dormire in pace.codardi!!!!!!!non valete un’unghia della fallaci!!!!!
Grande la Fallaci.Ciò che mi stupisce ,sgomenta e mi dà tanta rabbia è la constatazione che molte persone , anche colte, non si rendono conto del pericolo islamico , del suo progetto di conquista dell’occidente e della politica suicida dell’occidente,e ciò malgrado talora siano gli stessi musulmani a manifestarci spontaneamente le loro intenzioni aggressive.
La Fallaci è stata precursore dei tempi, aveva capito tutto già da moltissimo tempo, prima che il “ventre molle dell’Europa” (leggi, Italia) prendesse coscienza…della barbarie che stiamo vivendo e che ahimè continueremo a vivere ,sempre peggio…
Se poi ci mettiamo un papa che se ne frega della religione cattolica, e di come la Chiesa è allo sbando totale…si può ben capire perché Lucifero abbia campo libero!
La Fallaci, negli ultimi momenti della sua vita, chiese un colloquio privato con Papa Benedetto…
sono certa che la sua anima è salva.
Eterno riposo per Oriana Fallaci
La gente che pensa alla fine non può che amare la Fallaci per la sua intolleranza alla stupidità! Per il suo coraggio e per assurdo per la sua religiosità dato che in ogni sua opera analizzando il cuore dell’ uomo si intravvede la sete di Dio.