Quella rete che andrebbe sradicata – di Aldo Maria Valli

Per gentile concessione dell’Autore:

Quella rete che andrebbe sradicata

 

 

Per combattere davvero il fenomeno degli abusi sessuali occorre sradicare le reti gay esistenti all’interno della Chiesa.
Questa la tesi sostenuta dalla professoressa Janet E. Smith, teologa morale Al Sacred Hearth Major Seminary di Detroit, in seguito all’ennesimo scandalo che sta travolgendo la Chiesa cattolica negli Stati Uniti dopo che il cardinale Theodore McCarrick si è dimesso a causa della sua condotta sessuale e degli abusi su seminaristi.
Secondo Janet Smith (https://www.facebook.com/janet.e.smith.73/posts/10214929625212700) a questo punto occorre dire chiaramente che lo scandalo non sta solo nelle coperture da parte dei vescovi, né si può pensare che tutto possa essere risolto con provvedimenti disciplinari verso i responsabili e il perfezionamento di meccanismi per la segnalazione dei pastori viziosi. In profondità, sostiene la teologa americana, il problema sta nella presenza di reti omosessuali all’interno della Chiesa, probabilmente nelle diocesi di tutto il mondo e certamente nella curia romana.

L’omosessualità attiva, spiega Janet Smith, https://www.lifesitenews.com/news/we-must-eradicate-churchs-gay-networks-to-fight-sex-abuse-moral-theologian) non è l’unica condotta immorale che vede protagonisti esponenti del clero. C’è anche l’uso di sostanze, c’è l’amore per il lusso, c’è l’avidità, c’è il clericalismo, ma “sradicare le reti omosessuali sarebbe di grande importanza per liberare la Chiesa dai sacerdoti immorali”.

La vicenda MacCarrick ha dimostrato che la lobby gay opera senza tregua da lungo tempo e che le reti omosessuali sono in grado di condizionare le scelte della gerarchia, attraverso protezioni reciproche e avanzamenti di carriera.
“Stiamo ricevendo segnalazioni di seminaristi e giovani sacerdoti che sono stati predati da preti omosessuali attivi e che non hanno ricevuto alcun aiuto dai loro vescovi e sono stati a volte messi a tacere”, spiega Janet Smith, sottolineando le conseguenze che tali comportamenti hanno anche per le vocazioni: “Quanti bravi giovani non sono sopravvissuti al seminario o al sacerdozio per queste ragioni? Quanti giovani non prenderanno nemmeno in considerazione il sacerdozio per paura di entrare in un simile ambiente?”.

Occorre quindi affermare, dice la teologa, che è scorretto parlare di pedofilia quando invece si tratta nella maggioranza dei casi di abusi omosessuali nei confronti di adolescenti.
Le statistiche al riguardo parlano chiaro e lo studio più approfondito in materia, quello del John Jay College of Criminal Justice sulle denunce di abusi sessuali commissionato dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti nel 2004 (The Nature and Scope of the Problem of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and Deacons in the United States), ha rilevato che su un totale di oltre cinquemila casi l’81 per cento riguardava rapporti di preti con giovani vittime di sesso maschile e il 90 per cento di tali giovani vittime era composto da adolescenti.

Il rapporto afferma inoltre che “una percentuale molto piccola di sacerdoti accusati di abusi erano motivati da patologie come la pedofilia”.
Già all’epoca il National Review Board della Conferenza episcopale Usa aveva affermato che, sebbene la crisi degli abusi sessuali non abbia una sola causa, non è possibile comprendere la crisi senza prendere in considerazione la presenza di sacerdoti con orientati omosessuali.

Nel 2006 il dottor Paul McHugh, psichiatra al Johns Hopkins Hospital e membro del National Review Board, in un editoriale del National Catholic Register scrisse che lo studio del John Jay aveva messo in luce nella Chiesa cattolica una crisi dovuta alla “predazione omosessuale sui giovani cattolici americani”.
Tuttavia, nonostante i dati in suo possesso, la Chiesa degli Stati Uniti non ha affrontato la questione del clero omosessuale né ha smantellato le reti di protezione. La stessa lettera della Conferenza episcopale Usa sulla protezione dei bambini e dei giovani, prodotta nel 2002 in seguito all’esplodere dello scandalo degli abusi, si è concentrata sulla pedofilia, senza affrontare il problema della condotta omosessuale dei preti che hanno rapporti con adolescenti e adulti.

Come riferisce LifeSiteNews, già dieci anni fa il giornalista Phil Lawler nel suo libro The Faithful Departed dimostrava che la componente omosessuale ha un ruolo decisivo nella questione degli abusi, ma quelle conclusioni non sono mai state veramente prese in considerazione dai vescovi. Anzi, spesso chi osa affrontare il problema è messo ai margini.

Il padre Regis Scanlon, direttore spirituale e cappellano dei Missionari della Carità di Madre Teresa di Calcutta a Denver, ha spiegato che l’errata interpretazione dello studio del John Jay College, tutta concentrata sulla pedofilia, mettendo l’accento sulla protezione dei bambini in età prepuberale ha consentito al problema dell’omosessualità di sfuggire quasi completamente all’analisi.

Don Dariusz Oko, prete dell’arcidiocesi di Cracovia, docente dell’Università pontificia Giovanni Paolo II della stessa città, nel suo saggio Con il Papa contro l’omoeresia nella Chiesa (https://www.riscossacristiana.it/con-il-papa-contro-lomoeresia-di-don-dariusz-oko/) già alcuni anni fa denunciò il diffondersi nella gerarchia ecclesiastica di una rete di omosessualità. E adesso, intervistato da Lifesitenews (https://www.lifesitenews.com/news/mccarrick-is-tip-of-the-iceberg-polish-priest-who-warned-of-gay-bishops-5-y) sostiene che un caso come quello di McCarrick rappresenta solo la punta dell’iceberg di un fenomeno ben più esteso.

Sulla stessa linea sono don Davide Cito, docente alla Pontificia università della Santa Croce, secondo il quale su quattrocento casi che giungono a Roma ogni anno il 90 per cento riguarda abusi omosessuali su adolescenti, dai 15 ai 17 anni, e Christine Vollmer, già membro del Pontificio consiglio per la famiglia (dal 1994 al 2016), che in un saggio pubblicato un anno fa (https://www.thecatholicthing.org/2017/07/15/when-waves-break-over-the-barque-of-peter/) ha spiegato come il problema degli abusi nella Chiesa, anche se viene sempre presentato come pedofilia, è in realtà questione di efebofilia, o pederastia: ovvero si tratta di preti omosessuali che predano adolescenti.

4 commenti su “Quella rete che andrebbe sradicata – di Aldo Maria Valli”

  1. Prima di tutto bisogna capire quanti di presunti abusi sono stati realmente provati ed esistiti e quanti sono calunnie a scopo di estorsione di denaro o di altri vantaggi. Pedofilia è la calunnia più diffusa oggi, nei divorzi è la calunnia di base. Strano che le presunte vittime in particolare gli adolescenti non querelano il fatto immediatamente e non raccolgono ne presentano le prove.

  2. Quello che è strano è che dopo anni di articoli e dibattiti attraverso cui si è sviscerato ogni aspetto di questo orrore, compreso le reazioni delle vittime, ci sia ancora qualcuno che esprime le idiozie grette e malvagie da lei espresse, e che mi fanno pensare che malgrado lo pseudonimo lei sia uno di quei tali a cui, personalmente, non negherei la pena di morte, o in alternativa,l’ ergastolo.

  3. …di importanza decisiva sarebbe invece liberarci di ‘questa’ chiesa, falsa e immorale. La rete di omosessualità che l’avvolge le è congeniale (cfr Rom.1)

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