Riceviamo dall’amico lettore Claudio Forti questa lettera, che volentieri pubblichiamo, perchè affronta in modo chiaro e diretto un problema di drammatica attualità.
PD
Ho ascoltato in differita radiofonica il ricordo di Alcide De Gasperi, a 60 anni dalla sua morte, organizzato a Trento nella Sala Don Guetti e introdotto dal Presidente della provincia, Lorenzo Dellai. I relatori erano il Ministro Andrea Riccardi, il presidente nazionale delle Acli e il Segretario della Cisl Raffaele Bonanni. Tutti i relatori erano quindi cattolici.
Qual è l’impressione che, come semplice cittadino, ne ho ricavato? L’impressione – mi spiace dirlo -, non era quella di sentir parlare dei cattolici e da cattolici, se non fosse per la citazione della dottrina sociale della Chiesa, ma sempre in modo vago. Tanto per essere chiari, se senti parlare Monti, ti accorgi che parla da tecnico, tanto che gli ho sentito dire, con orrore, che la realizzazione dell’Euro è da paragonarsi alla cima di una cattedrale, come la Madonnina. Se senti parlare un radicale, ti accorgi che parla un radicale, così come un comunista o un liberale.
Ho sentito parlare di valori, ma nella realtà non si è capito bene quali siano questi valori. Ho sentito affermare che c’è bisogno di cultura – sottolineata da un applauso -, ma quale fosse la cultura di riferimento non si è capito, se non in modo vago. Intanto, fin dai tempi in cui i democristiani governavano, la cultura è stata presa in mano dalle sinistre e tuttora la cultura dominante risente di quell’influsso e della predicazione radicale che, quella si, ha saputo “evangelizzare”!
Ci sono politici che si dichiarano cattolici pur provenendo da differenti matrici politiche che purtroppo non riescono a trovare un accordo nemmeno sui valori non negoziabili!
Si, lo so, appunto perché uscivano dall’esperienza del fascismo e pur con lo spauracchio della vittoria comunista, De Gasperi non volle ascoltare Pio XII che gli suggeriva una coalizione con le destre. Non capisco però perché per i democristiani fosse così importante lo sguardo a sinistra. Forse che il comunismo non ha sulla coscienza una quantità ancor maggiore di vittime e la distruzione di intere società? Da che cosa derivava questa attrazione? Forse perché parlavano di amore ai proletari? Il fatto è che molta della cultura cattolica, a forza di voler far vedere aperture – forse per redimerli? – finiva col ragionare come loro. La stessa fatale attrazione ha esercitato il radicalismo dei diritti e dell’autodeterminazione, tanto che i Radicali si vantavano di aver ottenuto le loro “conquiste” con la collaborazione dei cattolici.
Per questo domando, perché, quando parlano, pur in buoni discorsi, da questi non si evince il loro amore a Cristo, il fatto che da Lui sono stati conquistati. Forse se ne vergognano o pensano che questo urterebbe il ventaglio di opinioni dell’uditorio? Eppure dovrebbero risuonare in loro le parole: “Senza di me non potete fare nulla”. Insomma abbiamo bisogno di politici cattolici che non si vergognino di appartenere a Cristo e di parlare con la Sua saggezza, altrimenti sono come un sale che ha perduto sapore e sono aperti a qualsiasi compromesso, come abbiamo già visto.
I mali che denunciamo a livello economico, non derivano forse proprio da un crollo dei valori? Ma quali saranno i valori che faranno da colonne portanti all’edificio europeo, visto che siamo in piena “dittatura del relativismo”?
Claudio Forti