Qualche dubbio sul magistero di don Giussani. Intervista a don Ennio Innocenti – di Roberto Dal Bosco

Incontro don Ennio Innocenti nel suo appartamento romano, all’ultimo piano di un palazzone da cui vedo la ferrovia di Roma Ostiense e il verde di Villa Osio. Con don Ennio, con cui ci conosciamo da molto tempo, ho già pubblicato due libri e un altro è in preparazione.

«Luigi si sedeva dove sei seduto tu ora» dice sorridendomi. “Luigi” è Luigi Calabresi, che don Ennio conobbe bene quando entrambi erano nel Movimento Oasi. Ora don Innocenti promuove la causa di beatificazione del Commissario. «Era un eroe, era ispirato da uno spirito cattolico tradizionale davvero autentico». Tuttavia non siamo qui per parlare di Calabresi, ma di un suo saggio pubblicato diversi decenni fa, e poi riproposto ora nel suo opus magnus, La Gnosi Spuria.

Don Ennio, rara avis nel panorama di studi religiosi italiani, è il solo ad aver trattato senza timidezze il tema di Comunione e Liberazione e del suo fondatore, don Luigi Giussani. «Qualcosa di buono lo hanno pure fatto» dice. «CL fu l’unica realtà del cattolicesimo italiano contemporaneo a proporre Calabresi come modello di comportamento».

Nel tuo saggio ricordavi dei rapporti tra CL e l’establishment ecclesiastico.

Tendiamo a dimenticarci quanto CL, pur diventata potente ecclesialmente, economicamente, politicamente fosse vista con sospetto dai vescovi italiani, anche perché gli stessi seminaristi ciellini, spesso arrivati alla vocazione piuttosto adulti, creavano scompiglio nei seminari. I vescovi dicevano: aspettiamo a giudicare, ci vuole tempo. In realtà, basta leggere il pensiero di Giussani per capire come il Movimento sia profondamente e gravemente inquinato da errori e idee ingiuste.

Don Ennio, chi era davvero don Giussani?

Mi colpisce che, professore di teologia al Seminario Maggiore di Venegono, abbia preferito insegnare religione al liceo Berchet. Qui organizza un nuovo ramo dell’Azione Cattolica e gli dà nome Gioventù Studentesca, quella che tutti chiamano GS, e giessini i suoi giovani membri. L’esperienza, dice lui, fu un totale fallimento. GS si rivelò ben presto come un realtà filomarxista.

Perché finì GS?

Forse perché non gli giovò l’insegnamento serale alla Facoltà di Economia e Commercio della Cattolica – dove teneva lezioni di morale. Di certo è riportato che era entrato in dissidio anche con i suoi stessi seguaci. Molti infatti andarono a ingrossare le fila del militantismo marxista, alcuni perfino a livello extraparlamentare

E la CL propriamente detta come nasce?

Nasce lì, proprio nel ‘68. C’erano i moti studenteschi, e di fatto Giussani dice che il gruppo nato all’Università del Sacro Cuore «si ritrovò in piena sintonia con le forze che stavano egemonizzando il movimento degli studenti».

Vuoi dire che il marxismo può essere considerato un ingrediente costitutivo di CL?

Giussani aveva coscienza di avere anticipato le lotte del ‘68, e includerà Gramsci e Lukacs nel panthéon dei pensatori nutritivi per il Movimento. Nel libro intervista con Robi Ronza ammette anche, tra corti di attenuazioni fumogene, di non volere essere contro il marxismo, per «valorizzarne gli aspetti giusti e accettabili», mentre la sentenza pontificia lo qualificava come «intrinsecamente perverso».

Questa composizione genetica marxista del movimento, mai in realtà discussa (anche se sappiamo che Formigoni alla Cattolica si è laureato proprio con una tesi su Marx) può essere indizio di certo materialismo che traspare in CL?

Posso ricordare che l’ISTRA, Istituto Superiore di Cultura legato a CL, ha studiato con impegno la «possibile appropriazione del concetto di materialismo». Il bello è che Giussani ha la sfrontatezza di dirsi tomista. Una assurdità, che dà la misura di chi Giussani, a dispetto della realtà, credeva di essere. Ma, purtroppo, era dal tempo di Leone XIII che si tentava deliberatamente la contraffazione del tomismo.

E da un punto di vista religioso, quale idee aveva la prima CL quindi?

Giussani dice di voler «entrare al più presto in dialogo con le grandi culture dell’Asia e dell’Estremo Oriente». Riesce ad espandere la sua rete tra gli studenti in Italia, in Svizzera, in Francia, in Brasile, Uganda, Zaire. L’impianto sembra progressista. Dice cose tipo: «strutture e metodi tradizionali sono chiaramente condannati dalla storia»… Poi si mette ad accusare l’Azione Cattolica di sessuofobia, «frutto inevitabile di forme di moralismo schematico».

Era la recezione del ‘68 americano arricchito dalla psicoanalisi con le occupazioni scolastiche divenute bordelli.

La tirata contro la sessuofobia, alla luce di tante storie venute a galla di recente, lascia pensare…

Quando scoppia lo scandalo de La Zanzara, il giornale studentesco del Liceo Parini che aveva pubblicato testi sconci sull’educazione sessuale delle studentesse, Giussani arriva a ripudiarne la condanna. È scritto ambiguamente nel libro con Ronza. Non meraviglia perché la psicanalisi era entrata nei seminari anche in Italia.

Strana associazione ecclesiale, CL.

Inquietano anche altre posizioni. Per esempio quando Giussani dice: «se anche su mille studenti ce ne fosse stato uno solo non cattolico, l’associazione avrebbe dovuto fondarsi su valori umani accettabili anche da costui, per un dovere di rispetto ed accoglienza della sua posizione». Si tratta di un pluralismo riduttivistico davvero errato, per esempio sul piano dei rapporti tra natura e Grazia. Parrebbe quasi che don Giussani dica che la redenzione non abbia avuto bisogno di Rivelazione, mentre Gesù pone l’ultimatum.

Come è possibile approvare un movimento come cattolico su questa base de facto laicista?

Sospetto che Don Giussani avesse in mente già allora di fare di CL una organizzazione di massa, e questo forse per sue nostalgie operaiste mai espresse. Confidare nella massa, poi, è il contrario dell’autentico personalismo cristiano, come aveva severamente avvisato Pio XII.

Di qui fenomeni massivi come il Meeting di Rimini…

Giussani dice a chiare lettere che per lui l’essenza del Cristianesimo è il comunitarismo, e che lo specifico cristiano è l’egualitarismo. Gioca sull’equivoco.

È possibile salvare qualcosa del pensiero di Giussani?

Sì, egli intuì che la sinistra radicale e il marxismo erano dipendenti dal liberalismo, così come che il vero nemico del Cristianesimo era il laicismo illuministico-liberale. Arrivò anche ad attaccare la DC, perché aveva compreso che essa altro non faceva che aiutare la realizzazione del programma radicale e marxista, in quanto i dirigenti democristiani erano quasi tutti di formazione laico-liberale. De Mita proclamò spudoratamente che la concezione politica democristiana era quella liberale.

I ciellini si misero comunque dentro la DC.

Sì, esatto. Ci sarebbe stato da aspettarsi un po’ più di coerenza, almeno da Augusto Del Noce. Ma anche lui aveva una storia non lineare.

Tu sei uno dei pochi che che tiene in considerazione il viaggio di Giussani negli Stati Uniti.

Sì, sarà perché è un Paese che detesto: quando ci arrivai, tantissimi anni fa, feci di tutto per andarmene via al più presto. C’è da dire che Giussani, dagli Usa, tornò cambiato, l’inclinazione a sinistra pareva, almeno in apparenza, mitigata e poco dopo i ciellini crearono la casa editrice Jaca Book, ben finanziata. Tornò americanista, come Maritain, del resto. Eppure Leone XIII aveva messo in guardia contro l’americanismo. Ma al settembre ‘43 l’Italia si era arresa senza condizioni e gli USA sono i nostri veri padroni.

Curiosa casa editrice cattolica, che pubblica in Italia, per esempio, i testi di Mircea Eliade

Non solo. La Jaca Book pubblica le bandiere del Movimento come de Lubac, di Teilhard de Chardin e anche il Don Milani di Lettere ad una professoressa… In particolare, don Milani è un «convertito» sul quale invito alla riflessione. La sua eredità corrotta è stata condannata dai tribunali italiani.

I ciellini come reagirono alle tue critiche?

Rifiutano la legittimità di qualsiasi giudizio su di loro, come i carismatici.

In definitiva, visto che sei uno dei massimi esperti di Gnosi, individui degli influssi gnostici in CL?

Sì. Innanzitutto è un influsso gnostico l’ambiguità di Giussani rispetto al marxismo. Ma anche l’influsso dell’americanismo in Giussani è di matrice gnostica. Non stupisce quindi la produzione di Jaca Book tra Mircea Eliade e caterve di altri autori ambigui che sono in catalogo.

Hai mai esposto direttamente a Giussani queste critiche?

Posso dirti che pubblicai per la prima volta questi rilievi sulle aberrazioni del pensiero ciellino su Focalizzazioni nel 1989. Il saggio fu poi ripubblicato con Giussani vivente. Non ho mai ricevuto smentite, né correzioni.

19 commenti su “Qualche dubbio sul magistero di don Giussani. Intervista a don Ennio Innocenti – di Roberto Dal Bosco”

  1. Certo che voi andate proprio a cercarvele. Comunque grazie per la chiarezza, la lucidità e il coraggio con cui guardate dentro e fuori casa. Non smettete.

  2. Elena De Palma

    La cosa non mi stupisce, anzi conferma quanto già sapevo anche da testimonianze dirette di amici che piano piano hanno lasciato Cominione e Liberazione. Il pregio di questa analisi sta nel mostrare che la CL di oggi non è un corpo estraneo ripsetto a quella di ieri, ma è solo diventata quello che doveva diventare. Sono completetemnte d’accordo.

  3. Mi tocca pure fare la difesa dei milanesi. Don Giussani è proprio l’unica cosa da salvare di CL oggi! La valorizzazione della persona umana è
    Ciò che differenziava cl. Mai avuto sentore di posizioni marxiste. E l’aderenza alla realtà come risposta al messaggio cristiano. Oggi invece sono tutti presi dalla spartizione dei soldi pubblici, che chiamano sussidiarieta’ fino a barattarla con tutti i governi.
    Si è annichilito il messaggio cristiano in una convivenza sociale di aria fritta.

  4. Molto interessante. Non si finisce mai di conoscere ed approfondire ciò che avvenne dopo il Concilio. A distanza di anni i “movimenti” sorti in quell’ epoca manifestano tutta la loro eterodossia e devianza. Non penso solo a Cl di cui parlate, ma anche ai neocatecumenali, carismatici, focolarini etc. Tanto rumore e chiasso “rinnovatore” per trovarci oggi in una Chiesa al tracollo in pieno sbando.
    Ma non era meglio rimanere coi gloriosi terz’ordini e pie confraternite cattoliche?

  5. come dice la nota parabola evangelica, un albero si riconosce dai frutti. Sui ‘frutti’ attuali di CL e’ perfino superfluo dire qualcosa, evidentemente l’albero non poteva dare qualcosa di diverso.

  6. Capisco benissimo quanto viene detto in questa intervista. Con la testa sono anche d’accordo, ma devo dire che in don Giussani mi sento di salvare almeno le intenzioni. Bisogna anche pensare che tempi erano quelli. Certo che vista l’evoluzione del Movimento bisogna proprio ammettere che il difetto era nel manico. Sarebbe bello approfondire la questione, specialmente per uno come mne che ci ha creduto e almeno in parte ancora ci crede. Grazie anche per il tono rispettoso dell’articolo.

  7. Quindi S. Giovanni Paolo II non aveva capito niente ?
    E si che di marxismo, e pure di liberalismo, se ne intendeva…..

    1. Il Santo Giovanni Paolo II fu un grande da molti punti di vista (gli viene riconosciuto un ruolo fondamentale nel crollo del comunismo internazionale, in primis). Ma con carismatici vari – penso soprattutto a neocat e e focolarini – e con i ciellini sbagliò tutto, e alla grande. Del resto, errare humanum est: era un uomo anche lui.

  8. Non penso che l’autore di questo articolo abbia conosciuto don Giussani. Era un santo, un vero innamorato di Gesù. Che dopo la sua morte i suoi lo abbiano tradito non ha nulla a che vedere con la sua persona. O forse dallo stato attuale e passato della Chiesa dobbiamo arguire qualche dubbio sul suo Fondatore? Sarebbe meglio parlare di ciò che si conosce.

    1. Pubblichiamo questo commento anche se arriva al ridicolo di considerare don Giussani al pari di Nostro Signore Gesù Cristo e Comunione e Liberazione al pari della Chiesa cattolica. Potere della dialettica viziata dalla terza narice. Concordiamo comunque con il signor Dario circa la considerazione finale.

  9. Mi viene in mente una frase che Giussani aveva detto ad un sacerdote suo amico”Se in montagna ti accorgi di avere sbagliato sentiero e dietro di te hai un folto gruppo di giovani, cosa fai? Informi tutti di essere sulla strada sbagliata creando il panico, o facendo finta di niente piano piano devi il percorso e riporti il gruppo sulla strada maestra?”
    Credo che molti degli spunti contenuti nell’articolo siano corretti, ma posso testimoniare che negli anni della mia giovinezza (fine anni 80 inizio anni 90) Giussani ha davvero riportato Gesù al centro del movimento. Anche io ho un ricordo di Giussani innamorato di Gesù e di sua Madre, e questo amore è stata la testimonianza più convincente per noi ragazzi nati negli anni 70, cresciuti nel macello del postconcilio.
    La formazione cristiana, fondata sui tre libri del PerCorso, offre ottime fondamenta. Ma non ci si può fermare a quelli e ad un certo punto nel mio cammino di fede ho preso un altra strada. Ma a tanti miei amici è bastato.

  10. Incontrai Mircea Eliade a Palermo quando ricevette il prestigioso Premio del Mediterraneo. Ci ritrovammo per puro caso al suo tavolo. Un giornalista chiese: “Mircea Eliade ha scritto molto suelle religioni, ma mi permetta, professore, di farle una domanda: Mircea Eliade ha una religione?”. La risposta venne subito: “Io studio le religioni più che in senso storico in senso fenomenologico per cercare la loro realtà più profonda. Ma non sono gnostico come mi accusano. Della mia religione non ho mai parlato perchè non volevo mescolare il privato con i miei studi anche se chi li ha letti bene ha capito. Io sono Cristiano ed Ortodosso dal tempo della culla e non ho mai abbandonato la fede del mio battesimo. Io e mia moglie andiamo ogno domenica in chiesa. Ora lo dico perchè di fronte a questo mondo senza più Dio dobbiamo essere prima testimoni e solo dopo professori”.

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