Prato, 12 maggio 2016. Una grande serata per la presentazione di “Controrivoluzione”  –  di Gabriele Bagni

La storica rivista della Tradizione è rinata grazie all’iniziativa dell’editore Marco Solfanelli e di Pucci Cipriani, fondatore nel 1989 e direttore, allora come oggi.

di Gabriele Bagni

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zzzzprrltrDifficile dimenticare la serata di ieri, giovedì 12 maggio 2016, alla Parrocchia dello Spirito Santo di Prato, alle ore 21, con la presentazione della nuova serie (n.124) della rivista “Controrivoluzione” (per abbonamenti clicca qui http://www.controrivoluzione.it) l’Organo ufficiale del Movimento ANTI89, che ha per motto : “Sub Christi Regis vexillis militare gloriamor” (Ci gloriamo di militare sotto i vessilli di Cristo Re) e che fu fondata nel 1989, in occasione del bicentenario della Rivoluzione francese, da Pucci Cipriani che da solo l’ha diretta per circa venti anni, facendo uscire 123 fascicoli, quindi… ha dovuto “gettare la spugna”, come fecero, appunto, Federico Tozzi, Domenico Giuliotti e Ferdinando Paolieri con “La Torre” (della quale uscirono – a spese di Giuliotti che, poi, visse in ristrettezze economiche, solo cinque numeri), tre personaggi di cui Pucci Cipriani è un grande ammiratore e seguace.

“La Torre” come, del resto, “Controrivoluzione”, fa parte delle pochissime riviste (potremmo citare anche “Il Frontespizio” di Papini, Bargellini e lo stesso Giuliotti, “Fede e Ragione” di don Lucio de Toth, quindi, dopo molto tempo a cominciare dagli anni Sessanta . “Adveniat Regnum” di Fausto Belfiori, “Traditio” di Piero Vassallo, “Fides et Cultura” di p. Serafino M. Lanzetta…tanto per citarne alcune) che si rifanno a un cattolicesimo “integrale – “integralisti” vennero e vengono definiti tuttavia i redattori e i lettori di questi giornali – che non ammette compromessi e che è in contrapposizione ai tradimenti dell’eresia modernista che ha ormai ammorbato la S. Chiesa.

Nel primo numero de “La Torre” si leggeva in un editoriale : “Noi ci professiamo a scandalo degli stolti, reazionari e cattolici. Reazionari invochiamo e propugniamo, a viso aperto, contro i figuri demagogici, la necessità del boia; cattolici, mentre le macerie vacillano, difendiamo la Chiesa. Perciò la nostra Fede non è un inginocchiatoio ma un coltello (…). La religione, unico cemento che non screpola, collega tra loro tutte le pieghe dell’edificio sociale : togliete la religione e procederete ciechi, a quattro zampe, tra le macerie e gli sterpi…”

Così come si può leggere in uno dei primi numeri di “Controrivoluzione”, in una sorta di “Manifesto” redatto da Carlo Alberto Agnoli e Paolo Taufer : “…la vera contrapposizione non è, come vorrebbero far credere gli agenti della Rivoluzione, quella fra tolleranza e intolleranza, bensì quella tra società teocentrica e teocratica o della Verità, ove Dio è il solo legislatore che detta regole eterne intangibili (i Suoi Comandamenti) che l’uomo…è tenuto ad accogliere e ad attuare, e società antropocentrica, in cui non regna la stabile verità ma l’opinione mutevole e ogni enormità ed empietà può essere sostenuta e attuata, ogni principio discusso e rinnegato e non vi è, quindi, distinzione sostanziale tra Vero e falso, Bene e male, Giusto e ingiusto.”

Di fronte ad un foltissimo pubblico, composto in maggioranza da giovani e giovanissimi – spiccava, tra il pubblico, la bella e prestigiosa figura di Monsignor Vittorio Aiazzi – il prof. Don Enrico Bini si è rifatto alla storia e ha ricordato le tante battaglie di “Controrivoluzione” (alla quale anche lui collaborò in passato) proponendo di battere ancora su certi argomenti: la caduta del Comunismo (“la scomunica di Pio XII ci risparmiò la dittatura del Comunismo staliniano”), la “revisione storica del cosiddetto Risorgimento”, la difesa della Civiltà Cristiana a Porta Pia (“se i soldati di Pio IX non avessero combattuto ora il Papa sarebbe in un piccolo quartiere condominiale a Zagarolo, senza libertà di parola”), la riproposizione di personaggi come San Pio V,San Pio X, il venerabile Pio XII, Benedetto XV e la sua posizione rispetto alla Guerra del 1915 – 1918 voluta dalla Massoneria… ha inoltre ammonito : “i falsi miti cadono, prima o poi, come miseramente è caduto quello degli anni Sessantotto sui preti operai così ben evidenziato, allora, da Michel de Saint Pierre…e che ora nessuno ricorda, come, prima o poi, cadrà il mito di don Milani, il “prete rosso” a cui si sono ispirati gli orchi rossi de “Il Forteto” per distruggere la famiglia.

Un discorso di grande spessore quello di don Enrico che è, oltre a un parroco anticonformista e molto benvoluto, anche uno storico di vaglia, come molte pubblicazioni nel suo “Curriculum” dimostrano. Quindi Cosimo Zecchi ha ricordato la sua esperienza, i suoi approcci con la Tradizione, la sua conoscenza, prima e la sua vicinanza a “Controrivoluzione” e, infine, il dramma della situazione attuale con la distruzione sistematica di tutti i valori tradizionali…nel silenzio assordante dei “Pastori della Chiesa”.

Il giovane Lorenzo Gasperini, combattivo pubblicista cattolico “integrale” , laureando in filosofia, ha avuto un approccio filosofico – teologico spaziando da de Maistre (“Il padre della Tradizione e della ‘Controrivoluzione’ fino a una figura a lui particolarmente cara, il filosofo Augusto Del Noce il quale già a suo tempo previde la metamorfosi del Comunismo che sarebbe diventato un “radicalismo di massa”, oggi ben rappresentato da questo governo. Ha poi voluto ricordare che Gentile (“oltre tutto Mazziniano”) fu l’ispiratore dell’Attualismo e quindi la negazione del Cattolicesimo e che, dunque, non può rappresentare la Destra Cattolica.

Infine Pucci Cipriani – commosso per l’accoglienza – ha ripercorso – tra scroscianti applausi – le tappe delle battaglie fatte in nome della Tradizione cattolica, non ultime quelle di “Controrivoluzione”.

Cipriani ha voluto ringraziare don Enrico Bini, Cosimo Zecchi, Lorenzo Gasperini e Guido Scatizzi (la sua relazione verrà pubblicata domani) assente per gravi ragioni familiari e Filippo Balugani e Giulia Bianco per l’organizzazione.

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GALLERIA FOTOGRAFICA

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la copertina di Controrivoluzione – nuova serie – num. 124 – gennaio/aprile 2016

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al tavolo dei relatori, da sinistra: Lorenzo Gasperini, Cosimo Kurtz Zecchi, Pucci Cipriani, Don Enrico Bini

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cultura …e ristoro. Da sinistra: Lorenzo Gasperini, Cosimo Kurtz Zecchi, Filippo Barni Balugani, Pucci Cipriani, Gabriele Bagni

3 commenti su “Prato, 12 maggio 2016. Una grande serata per la presentazione di “Controrivoluzione”  –  di Gabriele Bagni”

  1. Controrivoluzione rappresenta l’ultima ancora di salvezza e di buon senso rimastaci. In uno scenario pullulante di realtá controcorrente, tutte più o meno inquinate, Pucci Cipriani e Solfanelli (un uomo che si è votato completamente all’autolesionismo) rappresentano quella verginità e fierezza guerriera per la Verità che mancava. Ascoltate questo povero imbecille che per anni ha conosciuto congreghe e realtà che, a parole, si sono dichiarate controcorrente ma che, di fatto, sono state e sono solo una propaggine, il più delle volte maleodorante di massoneria e teosofia, del potere imperante. Controrivoluzione irrompe sulle scene come un fulmine in una focosa giornata di agosto a mezzogiorno.

  2. Ha ragione il direttore Deotto, in quel di Firenze in occasione della presentazione di Controrivoluzione: dobbiamo munirci della rivista e nasconderla. Cari amici, con i tempi che corrono, cercate di comprare quanti più libri mirati e nascondeteli come un preziosissimo tesoro perché presto ci vieteranno di leggere quello che vogliamo. Tutto sarà censurato e, purtroppo, anche RC. Investite in libri perché saranno il nostro aiuto durante la prova. Quello che ha detto il direttore Deotto lo ho pensato tre anni fa e da tre anni a questa parte che sto acquistando più libri possibili. Molti sono già fuori commercio. La dittatura ha cominciato dai libri.

  3. Stefano Mulliri

    A leggere tutto questo , mi viene un poco di invidia , sono d’accordissimo con te Feder , bisogna costruirsi al più presto, un piccolo tesoro , di queste pubblicazioni come di altre , che diffendono , la verità , e la tradizione , io purtroppo abito in un deserto , e la condizione di , insularità , se da un lato , ci protegge dalla , invasione dei nuovi , fratelli ,dall’altra , ci impedisce di venire , a contatto , con le altre realtà .

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