Rino Cammilleri, affermato scrittore cattolico, con il suo nuovo libro «Il mio nome è Giuda», cattura il lettore con una ricostruzione storica e psicologica raffinata e ricca di sfumature
di Luciano Garibaldi
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«Il mio nome è Giuda» è il titolo che Rino Cammilleri ha scelto per il suo nuovo romanzo storico-religioso che si aggiunge ad una serie di libri di grande e meritato successo, apprezzati sia da chi professa e vive la fede cattolica, sia da chi si pone continui interrogativi sulla nostra origine e il nostro destino. Il libro, edito da «La Fontana di Siloe» (272 pagine, 19,50 euro), risponde a una domanda di fondo: perché Giuda consegnò Gesù al Sinedrio dopo essere stato al suo fianco per tre anni?
Uno degli interrogativi più appassionanti di sempre è al cuore di questo romanzo sorprendente che racconta le vicende della vita pubblica di Gesù dal punto di vista e con la voce dell’apostolo il cui nome è diventato sinonimo di tradimento e falsità. La storia parte da Giovanni Battista, di cui Giuda è discepolo. Unico apostolo giudeo (tutti gli altri sono galilei), è anche il solo ad avere studiato e a non essere stato «chiamato» (almeno inizialmente). Per tutta la vita Giuda non ha fatto altro che aspettare il Messia per mettersi al suo servizio. Per questo, fin dall’infanzia, è stato allevato da suo padre e ha studiato con i migliori maestri.
Poiché il tempo profetizzato è giunto, il suo unico scopo è individuare il Messia e diventarne stretto seguace. Il Messia libererà Israele dall’oppressione dei goyim e gli darà il dominio sulle nazioni. Giuda sarà al suo fianco nell’impresa e avrà parte nel suo trionfo finale. Così, alla ricerca del Messia, si imbatte in personaggi che si riveleranno impostori.
Di falsi profeti ne ha visti diversi, qualcuno lo ha anche incontrato, ma finalmente ecco Gesù, che gli sembra davvero quello autentico. Giuda, così, lo segue con un entusiasmo che, però, via via va scemando: ai suoi occhi, infatti, Gesù non si comporta come il Messia da lui sperato e atteso, anche se compie miracoli incredibili. Giuda è spiazzato da ciò che vede e sente intorno a sé, non capisce certi comportamenti di Gesù, le provocazioni ai farisei sul sabato, gli scontri con praticamente tutta la classe dirigente ebraica, il silenzio – quando non, addirittura, l’elogio – per quanto riguarda gli occupanti romani.
Osserva, rimugina, tentenna, è diviso tra ansie e incertezze, dubbi e tormenti, forse comprensibili in un uomo ma non in uno in cui Gesù ha riposto una fiducia tanto grande da averlo cooptato nel suo staff più intimo, quello dei Dodici Apostoli. «Il mio nome è Giuda» fa felicemente dimenticare il rigore documentale che ne è alla base, catturando il lettore con una ricostruzione storica e psicologica raffinata e ricca di sfumature. Si scopre, alla fine, perché Giuda decide di vendere il suo Maestro ai sinedriti. La cosa più ovvia sarebbe, raggiunta la delusione, andarsene e smettere di seguirlo. Invece, no. C’è un motivo, un motivo preciso, lucido e razionale, perché Giuda fa quello che fa e consegna Gesù al Sinedrio. Solo che le cose prendono una piega diversa e il progetto di Giuda fallisce clamorosamente. Quando Giuda capisce di essere stato l’esca di una trappola preordinata, si dispera, ma può ancora scegliere. Senonché, la sua superbia è troppo profonda.
Il romanzo di Cammilleri mette in scena praticamente tutti i personaggi del Nuovo Testamento, da Pilato al cieco di Gerico, da Nicodemo agli indemoniati di Gadara. Anche quelli che nei Vangeli non sono nominati ma che storicamente esistettero, come i vari componenti del Sinedrio o i padrini politici di Pilato. In un affresco vivacissimo come un film.
Questo nuovo e avvincente romanzo s’inserisce a buon diritto tra i migliori prodotti letterari di un autore che ha firmato opere come “Medjugorie. Il cammino del cuore”, Mondadori, “Gli occhi di Maria”, (con Vittorio Messori), Rizzoli, “Antidoti”, Lindau, “La vera storia dell’Inquisizione”, Piemme, “Dio è cattolico?”, Lindau, “Il Kattolico”, Sugarco, “Le lacrime di Maria”, Mondadori, “Vita di Padre Pio”, Piemme.