In questo prezioso libro: “Pensare con la matita” (Edizioni QuiEdit, € 14,00), l’autrice, Gloria Mariotti, ha saputo renderci anche visivamente non solo il pensiero del grande Guareschi, ma anche la sua ineguagliabile capacità di farci commuovere e sorridere. Come recita il sottotitolo del libro: “L’impatto dell’esperienza del Lager sullo stile grafico di Giovannino Guareschi”, il lavoro della giovane ricercatrice Gloria Mariotti ha voluto approfondire un aspetto, quello di Guareschi disegnatore, ancora poco esplorato e lo ha fatto, a mio modo di vedere, con successo, entrando davvero in empatia con Giovannino.
L’autrice, che ha conseguito la laurea magistrale in Editoria e giornalismo, da sempre amante della lettura e del disegno, si è tuffata letteralmente nello studio dello scrittore emiliano, analizzando con competenza e passione i disegni e le vignette originali dell’Archivio Guareschi. Il volume si compone di due parti: la prima dedicata alla vita dello scrittore della bassa parmense, dai primi anni agli iniziali lavori editoriali, dalla collaborazione nell’anteguerra al Bertoldo alla prigionia negli anni 1943-1945 fino al Candido del dopoguerra, alla saga di Mondo piccolo e agli ultimi anni di vita; la seconda parte, davvero innovativa e stimolante, ha osservato e approfondito il periodo parmigiano del disegnatore Guareschi fino a quello che l’autrice ha considerato lo spartiacque dell’opera di Giovannino, ossia l’esperienza del Lager come I.M.I. (Internato Militare Italiano).
In particolare l’autrice, nel finale del libro, ha analizzato l’apice della sintesi icona-parola di Guareschi: la sua firma. Il volume gode della prefazione e dell’approvazione entusiasta di Alberto Guareschi, figlio dello scrittore, che ha ribadito come la giovane ricercatrice Gloria Mariotti abbia avuto modo di scoprire felicemente come Giovannino pensasse veramente con la matita, soprattutto in quel drammatico periodo di prigionia. Nell’Introduzione della stessa autrice, si è evidenziato, alla luce dei manoscritti e dei disegni e bozzetti, quanto i contenuti e le simbologie, le tecniche e i colori, fossero strumenti utilizzati da Guareschi per esprimere sentimenti, idee e ideali, mostrando, secondo le parole di Gloria Mariotti, come il mutamento di stile fosse dettato da un cambiamento interiore, come avvenne appunto tra i reticolati del Lager.
L’autrice, che si è accostata a Giovannino come tutti dovrebbero fare, cioè con umiltà, ha desiderato apportare quello che lei considera un “piccolo contributo” ma che in realtà si è rivelato un grande e prezioso contributo alla conoscenza dello scrittore-disegnatore emiliano, di colui che è stato considerato, giustamente, un grande uomo votato alla libertà, alla fede, alla risata e alla lealtà. Nel rilevare lo stile linguistico semplice, immediato, denso di significato di Guareschi, l’autrice si è focalizzata sulle sue caricature e vignette sin dall’inizio della carriera che lo ha portato nel 1936 alla rivista umoristica del Bertoldo, in particolare nella rubrica Osservazioni di uno qualunque, nella quale raccontava episodi di vita familiare in chiave comica. Molto interessante, di quel periodo anteguerra, l’analisi che Gloria Mariotti ha fatto delle vignette guareschiane delle cosiddette “Vedovone”, dei “Bruttissimi” e “Cattivissimi”, sottolineando come, con l’approssimarsi della Seconda Guerra Mondiale, i personaggi disegnati da Guareschi diventano sempre più brutti e grotteschi, come ad associare la bruttezza fisica alla corruzione morale. In quelle gigantesche figure grossolane e grezze, la Mariotti si è soffermata su alcuni dettagli corporei quali naso, bocca e denti, connotandone l’espressività quasi animalesca.
Per poter comprendere l’analisi particolareggiata dei disegni di Guareschi, il libro è corredato di una quarantina di immagini dei suoi disegni caratteristici, sui quali l’autrice si sofferma rinvenendone le tecniche grafiche espressive, dalla matita e il pennino a china nera alle interpolazioni sulla fotografia e la linoleografia, fino alla tecnica del collage e all’uso della biacca, cercando sempre di sottolineare in Guareschi – come ha acutamente osservato l’autrice- una sorta di fusione disegno-parola. In queste tecniche che Guareschi sapeva padroneggiare, l’autrice ha scorto l’amore guareschiano per i profili, per le linee nella costruzione di oggetti, per il chiaroscuro tratteggiato, per le campiture nere, che mostravano l’anima di Giovannino in tutte le sue sfaccettature, riscontrando, soprattutto dopo il periodo della dura prigionia, come l’intento di Giovannino fosse non solo quello di divertire ma di aiutare gli altri a ragionare. In questo senso, Gloria Mariotti ha saputo farci riconoscere come l’utilizzo guareschiano di acronimi e piccole rappresentazioni grafiche fossero costantemente utilizzate e, come ad esempio la sigla “D.P.” (Divina Provvidenza), sovente invocate da Giovannino.
Nel “Diario clandestino” infatti, come ha rimarcato correttamente l’autrice, Guareschi ha un continuo dialogo con la Provvidenza, al punto da venire personificata dalla figura della figlia Carlotta, nata nel novembre 1943, quando Guareschi era già detenuto nei Lager. Nella “Favola di Natale”, scritta e disegnata da Guareschi e rappresentata nel dicembre 1944 con il supporto delle musiche del Maestro Arturo Coppola, Gloria Mariotti ha saputo individuare un forte simbolismo cristiano concretizzato nel numero tre: tre sono i funghi buoni e tre quelli cattivi, tre sono gli allegri passerotti come anche le cornacchie e tre paia di ali sono quelle che permettono all’angelo di scortare il passato, il presente e il futuro (rappresentati rispettivamente dalla nonnina, dallo stesso Guareschi e dal figlio Alberto). Dal punto di vista grafico e della connotazione morale, l’autrice ha saputo scorgere e sottolineare come le guardie e i soldati della Favola di Natale siano rappresentati in modo ridicolo e grottesco, alla pari dei successivi “Trinariciuti”, ossia di coloro che avevano “versato il cervello all’ammasso”. Il libro di Gloria Mariotti si sofferma ancora sui disegni pubblicitari e sui manifesti-appelli nelle elezioni dell’aprile del 1948 e, soprattutto, nello sviluppo delle “icone-parole” come gli stessi titoli di libri e rubriche utilizzate da Guareschi evocano: da “Don Camillo” al “Corrierino delle famiglie” sino all’evoluzione della sua stessa firma, divenuta sempre più antropomorfica e allusiva.
Un libro, quello di Gloria Mariotti, da leggere e scrutare minuziosamente nei dettagli dei disegni e delle vignette del grande Giovannino, che ci permette di apprezzare ancora di più l’opera del “creatore” di Don Camillo e Peppone e della saga di Mondo piccolo. Un sentito “grazie” al lavoro appassionato e competente di Gloria Mariotti, che ha saputo riportare, nella congruenza tra immagini e parole dell’universo guareschiano, l’anima del famoso scrittore della Bassa, restituendoci un Guareschi originale e inedito, ancora sorprendentemente attuale e da conoscere più approfonditamente.
2 commenti su “Pensare con la matita. La grafica di Guareschi”
Un ringraziamento prima a Fabio Trevisan per la segnalazione di questo agile e sostanzioso contributo alla conoscenza di Giovannino.
Ma ancora di più rivolgo i complimenti a Gloria Mariotti per aver considerato i tre tempi della vita di Giovannino come tre fasi della stessa personalità, che ha confrontato tenendo conto del permanere e del mutare delle tecniche in relazione ai diversi scopi di comunicazione.
Oggi cadono due importanti solennità della Chiesa Cattolica: l’Ascensione al Cielo di NSGC (alla faccia delle cd “festività soppresse” spostate alla domenica successiva…) e la Madonna di Fatima. Diamoci sotto quindi, oggi, con la recita del Santo Rosario quotidiano ed il rinnovo della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria SS.ma; facciamo anche tesoro dell’esortazione di mons: Viganò, aggiungendo alle intenzioni personali, nella recita del Rosario, anche quella da lui consigliataci “possa la Mediatrice di tutte le Grazie, Regina delle Vittorie soccorrerci in questi momenti di apostasia”.