Parliamo di Catechismo. Le domande dei lettori, le risposte della nostra catechista/4

Uno spazio su Riscossa Cristiana per rispondere ai lettori che desiderano consigli pratici e metodologici per dare ai loro figli l’indispensabile preparazione sulla Dottrina cattolica.

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Riprendiamo oggi la rubrica sul Catechismo, come annunciato nell’articolo pubblicato prima della pausa estiva (clicca qui) e sul quale potrete anche trovare i link che rimandano agli articoli precedenti. Chi desidera porre domande, lo può fare inviando una mail a info@riscossacristiana.it, con oggetto: “Catechismo”.

Nell’articolo di oggi si approfondiscono in particolare due temi: la famiglia, come prima “roccaforte” della Fede, e la necessità della preparazione culturale per insegnare ai giovani la Dottrina

PD

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Ricordiamo a tutti la possibilità di scaricare gratuitamente il Catechismo di San Pio Xcliccando qui

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z.scrfmglRiprende un nuovo anno di “Iniziazione Cristiana”. Questa definizione risulta, alla sensibilità di un cattolico legato alle verità di sempre, quantomeno stramba, perché di vaga e inquietante assonanza esoterica. Tant’è che tutti , e dico tutti, continuano imperterriti a chiamarlo col suo nome e cioè Catechismo. Perché non chiamarla “formattazione cristiana”?  Sarebbe decisamente più al passo coi tempi.

La parola Catechismo, dal greco katechismòs, da katechèo – istruisco a viva voce – ha un suo significato etimologico preciso: insegnamento fatto oralmente di quello che un cristiano deve credere e operare per salvarsi.  Ma, si capisce, cambiando il linguaggio si possono facilmente cambiare anche i costumi e piegarli per fini ideologici e, per l’appunto, l’impressione che si ha dei nuovi percorsi di iniziazione cristiana, è proprio questa. Eliminando il fastidioso Catechismo di nome e di fatto con tutti i suoi risvolti legati alla Salvezza, si sono finalmente aperte le porte a nuove teorie, in luogo della vera dottrina di sempre, che molti ormai definiscono edulcorata ed inconsistente. Gli effetti di questa operazione sono sotto gli occhi di tutti.

L’ordine del giorno alle riunioni di inizio anno è spesso legato alla preoccupazione di coinvolgere le famiglie nel preordinato percorso. Ci si lancia in ardimentose iniziative, in base al grado di relativismo permissivista cui la parrocchia è giunta, utilizzando sempre nuove strategie su come organizzare feste in oratorio, castagnate, passeggiate nei boschi, cartelloni colorati da esporre in Chiesa, canti e canzoncine per lo più deprimenti. E potrei andare avanti all’infinito, se solo avessi vagato per tutte le parrocchie del globo. Sono certa infatti che non vi è limite alla fantasia di chi rifiuta la semplice ed eterna dottrina e, in più, accecato da posture ideologiche, non vede il centro del problema e vi gira intorno senza meta. Forse ci si dimentica che quando un albero è già caduto per malattia solo Dio può farlo rinascere. I suoi polloni, però, possono germogliare comunque intorno al grande tronco se si continua a bagnarlo. In poche parole, concentriamoci sui ragazzi perché sono loro i virgulti della Grazia che opera attraverso il nostro faticoso lavoro. Se le famiglie sono lontane dalla fede e continuano però a desiderare un contatto con la Chiesa, ci saranno da fare opere ben più ardue che qualche vacua festa in oratorio. Forse occorrerà risvegliare il senso del sacro  nelle coscienze di genitori e catechisti perché a loro volta possano trasmettere con autentica passione e vera fede la sana dottrina, affascinante e luminosissima via di Salvezza.

Mi si dirà che per fare questo ci vorrebbero sacerdoti attenti. L’esperienza di anni in parrocchia ci suggerisce che là dove il parroco è distratto o troppo intento in attività diocesan-manageriali, il lavoro dei laici che gli girano intorno è molto duro, spesso inutile. Questo lavoro, talvolta anche apprezzabile e onesto, di tanti laici che cuciono e rattoppano le parrocchie è traducibile in una parola: democrazia, il vero veleno della Chiesa, una, santa cattolica e apostolica, quindi per definizione gerarchica. La deriva che ne consegue è scritta nelle manifestazioni indecorose di cui sopra. Che fare dunque? Padre R.T. Calmel O.P. ci aveva visto lungo agli inizi degli anni ’70 nel suo “Apologia della Chiesa di sempre” quando, trattando della diminuzione progressiva dell’autorità gerarchica personale e reale, osservava come noi tutti, laici e sacerdoti, ognuno per proprio conto, deteniamo una piccola parte di autorità e suggeriva: “…Che ogni sacerdote, laico, ogni piccolo gruppo di laici e sacerdoti che abbiano autorità e potere su un piccola roccaforte della Chiesa e della cristianità usufruiscano completamente delle loro possibilità e del loro potere…. Che ognuna di queste roccaforti protetta, difesa, spronata, diretta nella sua preghiera e nei suoi canti da un’autorità reale, diventi il più possibile un bastione di santità: così assicurerà la continuità certa della vera Chiesa e preparerà efficacemente il rinnovamento per il giorno scelto dal Signore. E’ così che si fa la preparazione della restaurazione e non tramite le immense macchine di associazioni planetarie per le quali il problema del capo resterà sempre insolubile…”

Per conto mio queste parole sono state come una sferzata di vento gelato nella calura umidiccia di una stanza chiusa.

Dunque noi genitori e catechisti possiamo ancora fare qualcosa. Prima di tutto educare personalmente i nostri figli all’amor di Dio, instillando sin dal seno materno la vera devozione. Sono i salmi musicati dalla mamma mentre ci addormentavamo la sera che ancora risuonano nelle mie orecchie, i gesti visti fare in chiesa da mio padre, il latino quotidiano in casa,  il S. Rosario, faticosamente coltivato con quattro figli di diverse età e altre piccole perle di educazione cristiana che mi hanno restituita al Signore dopo il distacco degli anni giovanili e che mi fanno oggi desiderare di insegnare catechismo a figli e figli di amici, così come lo hanno trasmesso a me: la nostra primissima roccaforte è la famiglia.

Per fare catechismo a un gruppetto di bambini però, oltre ad un personale percorso di cammino spirituale, occorre una preparazione culturale di base. Il Catechismo di San Pio X, a questo proposito, nella sua formula a domande e risposte, è in grado di risolvere i  problemi dei catechisti di tutti i tempi. Non occorre altro che leggerlo con calma ai bambini, rispondendo alle richieste di approfondimento che via via si porranno. In più si scoprirà, parola di mamma, che insegnare ai bambini Chi è Dio e cosa significa Creatore (o i  dieci Comandamenti, i vizi,  le virtu’…) a memoria, è un compito più facile di quanto si pensi e propiziatore di sorprendenti risultati. Il lavoro di memorizzazione per i bambini è molto meno faticoso di quanto si pensi e purtroppo, è caduto in completo disuso anche a scuola. Con qualche strategia ludica, come ad esempio una gara o un campionato di catechismo a fine anno, i bambini supereranno perfino noi nella conoscenza della dottrina.  Con la conoscenza mnemonica, tutt’altro che meccanica (tutti ricordano che se non cerchi di capire quello che devi imparare non lo memorizzerai mai per filo e per segno), le Verità di fede rimarranno impresse e prima o dopo riaffioreranno negli animi.

Creiamo dunque, ognuno nel suo personale percorso, piccoli bastioni in cui potersi istruire sulla dottrina immutabile e soprannaturale e, come spiega Padre Calmel, “che i capi delle roccaforti… i loro occupanti, non si ignorino e comunichino fra di loro”.

Questa rubrica, per quanto possibile, è stata pensata con queste intenzioni.

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