di Don Marcello Stanzione
A 90 anni dalla elezione al soglio pontificio dell’allora arcivescovo di Milano Achille Ratti, la sua città natale, Desio, ha deciso di festeggiare la ricorrenza con alcune manifestazioni, tra cui l’apertura presso la casa paterna del pontefice lombardo di una mostra che raccoglie opere e cimeli dell’illustre concittadino. In questo mio articolo tratterò della grande devozione del papa verso gli spiriti celesti che probabilmente pochi cattolici conoscono.
Ambrogio Damiano Achille Ratti nacque a Desio (MI) nel 1857. Studiò nei seminari milanesi e a Roma, dove fu ordinato prete nel 1879. Conseguì le lauree in teologia nel seminario di Milano. Strinse solidi legami con l’aristocrazia milanese ed evitò di farsi coinvolgere nelle dispute tra i cattolici intransigenti e cattolici liberali. Nel 1888 entrò alla Biblioteca Ambrosiana, divenendone poi prefetto (1907). Nel 1914 passò come prefetto alla Biblioteca Vaticana, svolgendo un’intensa attività scientifica e archivistica e pubblicando numerosi saggi e raccolte di documenti. Nel 1918 fu inviato come visitatore apostolico in Polonia e Lituania, divenendo l’anno dopo nunzio presso il nuovo stato polacco. Nel 1920 dovette affrontare la delicata evenienza dei plebisciti nell’Alta Slesia e nella Prussia orientale, provocando qualche accusa di filogermanismo; richiamato in Italia nel 1921 fu nominato arcivescovo di Milano, indi cardinale. Alla morte di Benedetto XV, fu eletto come suo successore il 6 febbraio 1922.
Diede l’impronta al suo pontificato con le encicliche “Ubi Arcano Dei” (1922) e “Quas Primas” (1925), istituendo la festività di Cristo Re e ribadendo il tema della regalità di Cristo sull’intera società, condensato peraltro nel motto da lui stesso scelto “Pax Christi in Regno Christi”, ovvero “la pace di Cristo nel Regno di Cristo”. Già nel 1923 aveva intanto avviato la riforma dell’Azione Cattolica Italiana, utilizzata poi coma strumento educativo e religioso, ma anche di pressione sugli Stati; all’Azione Cattolica Pio XI dedicò infatti molte energie, cercando di radicarla in tutti i Paesi. Contestualmente svolse un’intensa politica concordataria, stipulando accordi con numerosi Stati: fondamentali furono i Patti Lateranensi con l’Italia del 1929 e il concordato con la Germania hitleriana del 1933. Affrontò in numerose encicliche i principali problemi sociali e politici: all’educazione cristiana della gioventù fu dedicata la “Divini illius magistri” (1929), alla famiglia e al matrimonio la “Casti connubi” (1930), ai rapporti con il fascismo la “Non abbiamo bisogno” (1931), all’esame del sistema sociale ed economico secondo i principi della Chiesa la “Quadragesimo anno” (1931), alla condanna del paganesimo nazista e gli attentati compiuti dal regime contro la libertà della Chiesa la “Mit brennender Sorge”, del comunismo sovietico , la “Divini Redemptoris”, del laicismo messicano la “Nos es muy conocida”, tutte del 1937.
Negli ultimi anni del suo pontificato condannò a più riprese il razzismo, facendo preparare anche la bozza di una nuova enciclica contro di esso (Humani generis unitas), il cui iter fu tuttavia fermato dalla morte, avvenuta il 10 febbraio 1939, alla vigilia del decennale della Conciliazione con l’Italia. Venne sepolto nelle Grotte Vaticane.
Papa Pio XI aveva una grande devozione personale verso gli spiriti celesti. Una volta rivelò a un gruppo di pellegrini che, all‘inizio e al termine di ogni giornata, invocava il proprio Angelo custode, sottolineando che di frequente ripeteva tale invocazione angelica durante le attività quotidiane, specialmente quando c’erano grossi problemi. Ma da dove nasceva questa profonda devozione di Pio XI all‘Angelo custode? Il Papa rivelò che, fin da bambino, aveva compreso, grazie ai suoi illuminati genitori ed educatori, i meravigliosi pensieri di San Bernardo da Chiaravalle riguardo al rispetto fiducioso e all‘amore da nutrire verso l‘Angelo custode. Pio XI raccomandava la devozione angelica particolarmente ad alcune categorie come i missionari, i nunzi apostolici, gli insegnanti e gli scouts. In un bel discorso del 1923 agli esploratori cattolici il sommo pontefice dichiarò: “…sempre agli esploratori noi raccomandiamo la devozione agli Angeli. L‘esploratore é spesso abbandonato alle sue sole forze, ai soli suoi mezzi. Non dimentichi allora che egli ha una guida celeste, che l‘Angelo di Dio veglia su di lui. Tale pensiero gli darà il coraggio e la fiducia di un aiuto prezioso“.
Il papa Pio XI, il 2 settembre 1934, parlando ad un gruppo di bambini ebbe a dire che San Bernardo, il devoto di Maria, l’amico del Cuore di Gesù è anche, si può dirlo, il cantore, l’araldo degli Angeli Custodi. Il Santo Dottore dice ad ogni fanciullo, ad ogni essere umano, che egli ha per custode un Angelo, che non deve mai dimenticare questo compagno di vita e rendergli “il rispetto per la sua presenza, la devozione per la sua benevolenza e la fiducia per la sua buona custodia”.
Secondo Papa Pio XI l’Angelo di Dio ci accompagna in effetti con la sua presenza, ci onora e ci ama con la sua benevolenza, e ci difende con la sua buona custodia. Vedi poi le disposizioni con le quali San Bernardo ci suggerisce così bene di rispondere ad una tale bontà :
“Il rispetto per la presenza”. Non bisogna mai dimenticare la presenza dell‘Angelo custode, di questo Principe celeste che non deve mai arrossire di noi. Giustamente il grande Dottore aggiunge, spiegando il senso di questo dovere di rispetto, e parlando di lui stesso : “Non fare mai in presenza dell’Angelo quello che tu non faresti in presenza di Bernardo”. Come pure, questi cari fanciulli non dovrebbero mai fare qualcosa che possa offendere l’Angelo che ha cura della loro persona, né mai fare quello che non farebbero davanti al papa, davanti al loro proprio padre e la loro propria madre, ed anche davanti al più umile dei loro compagni. Ed è bene ricordare, sempre a questo proposito, ciò che aggiunge lo stesso San Bernardo quando, giocando sulle parole, egli afferma poi che ”in ogni angolo si trova un Angelo” ; in ogni luogo, ad ogni momento l’Angelo è presente. Dunque “il rispetto per la presenza ; cioè una continenza sempre rispettosa e deferente, un omaggio conforme alla dignità del cristiano, tempio dello Spirito Santo, amico di Gesù Cristo, ammesso alla comunione del Corpo e del Sangue divino dopo essere stato rigenerato dall’acqua del Battesimo, in questo Sangue preziosissimo”.
“La devozione per la benevolenza”. L’Angelo custode non è solamente presente, ma la sua compagnia deborda di tenerezza e di amore ; quello che richiede ancora da parte nostra a suo riguardo un amore fatto di tenerezza, cioè di devozione. La devozione aggiunge qualcosa alla pietà filiale, vuol dire una pietà delicata che comporta la donazione di tutta l’anima, di tutto il cuore. L’Angelo di Dio è sempre con noi, nella nostra vita, con la sua sollecitudine ed il suo affetto eccezionale. Bisogna dunque essergli devoto : non solamente rendergli affezione per affezione, ma della devozione. La devozione si attualizza nella pratica della preghiera di ogni giorno, invocando il proprio Angelo all’inizio ed alla fine di ogni giornata, ma anche lungo tutta la giornata. Noi vi invitiamo, cari figlioli, ad imitare su questo punto il papa. All’inizio ed alla fine di ogni giornata della sua vita, egli invoca il suo Angelo custode ; e spesso rinnova questa invocazione nel corso della giornata, specialmente quando le cose da fare sono un poco complicate e difficili, che è lungi dall’essere raro, lo si pensa bene. Ora egli tiene a dire, sempre per dovere di riconoscenza verso il suo Angelo custode, che egli si sente sempre assistito da lui in modo ammirabile, sebbene che una tale gratitudine particolare viene ad aggiungersi a tanti altri motivi e titoli per i quali si sente obbligato nei confronti dello Spirito celeste che lo assiste. Molto spesso egli vede e scorge che il suo Angelo è là, vicino a lui, pronto ad assisterlo, ad aiutarlo. E’ ugualmente quello che fanno gli Angeli di tutti questi cari piccoli : sempre presenti, sempre amanti, sempre vigilanti. Da ciò, ripetiamo, la necessità di ricorrere frequentemente ad essi con devozione. “La confidenza per la buona custodia”. Sapersi custodito da un Principe della Corte celeste, da uno di quegli Spiriti scelti di cui il Signore – parlando propriamente dei fanciulli – ha detto che essi vedevano sempre la Maestà di Dio nello splendore del Paradiso, cosa che non solo ispira rispetto e devozione ma suscita anche la fiducia più totale. La confidenza, che è ben altra cosa dell’audacia terrena, è necessaria e deve sostenere, specialmente quando il dovere è difficile e che si trova pesante l’insieme dei buoni propositi.
In quel momento, in modo più accentuato si deve sperare nell’aiuto, nella difesa e nella custodia dei Santi Angeli ; e veramente in questo sentimento di confidenza, si nota ancora ed in maniera più evidente la necessità della preghiera, che è precisamente l’espressione autentica e spontanea della confidenza.
E noi insistiamo di nuovo con una sollecitudine paterna sulla necessità del rispetto, dell’amore e della preghiera confidente da parte dei fanciulli cattolici verso i loro propri Angeli sotto la guida e secondo il sublime invito di San Bernardo.
Appropriandoci questa parola del Santo che abbiamo avuto la possibilità di trovare agli inizi della nostra vita, – concludeva Pio XI – noi abbiamo potuto conoscerne e risentirne la luce benefica. Essa ha contribuito a tutto quello che abbiamo potuto compiere per la grazia divina nella nostra vita. Ed è sicuramente a lui che noi dobbiamo il sostegno e la confidenza necessari per tutto il tempo dell’esistenza che piacerà al Signore di accordarci ancora. E’ per questo che noi desideriamo tanto più ed auguriamo che sia il programma luminoso della vita di questi fanciulli privilegiati, grazie al quale essi potranno essere sempre degni della presenza continua al loro fianco di un Principe celeste ; sempre teneramente devoti a questo amico così fedele, così grande, e sempre in stato di gioire e di beneficiare con la sua custodia benefica e saggia.”.
Anche i collaboratori più stretti di Pio XI furono sempre edificati dal profondo amore del Papa verso gli Angeli. Il cardinale Carlo Confalonieri, nella sua biografia Pio XI visto da vicino, così scrive: “Era devotissimo degli Angeli custodi, del suo personale in primo luogo, e di quelli che riteneva preposti agli uffici ecclesiastici e alle varie circoscrizioni territoriali. Quando doveva compiere qualche delicata missione, pregava il suo Angelo di preparare e facilitare la strada, predisponendo gli animi. Anzi, in circostanze di particolare difficoltà, pregava pure l‘Angelo dell‘altro interlocutore, perché. illuminasse e rabbonisse il sua protetto. Entrando nel territorio della Diocesi di Milano, si era inginocchiato a baciare la terra che il Signore gli affidava e aveva invocato la protezione dell‘Angelo della Diocesi“.
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