Per gentile concessione dell’Autore: http://www.aldomariavalli.it/2018/07/04/padre-stephen-prete-per-la-vita/
«È stato un onore andare in carcere per aver cercato di difendere i bambini. Tutto ciò mi dà una voce ancora più forte».
Ecco un prete coraggioso: «tosto», verrebbe da dire. Si chiama Stephen Imbarrato ed è finito in carcere dopo che un giudice della Corte suprema del District of Columbia, Robert Morin, lo ha condannato a una settimana di reclusione.
Il motivo della condanna? Padre Stephen, convinto antiabortista e difensore della vita nascente, tempo fa si rifiutò di lasciare una clinica per aborti di Washington nella quale era entrato con altre due attiviste pro-life, Julia Haag e Joan McKee, allo scopo di parlare con le donne in attesa dell’intervento e dissuaderle dal ricorrere all’aborto.
Red Rescue (Soccorso rosso) è il nome dell’organizzazione, che regala rose rosse alle donne e da decenni entra nelle cliniche degli aborti, dove ha salvato molti bambini.
Nel 1994 il presidente Clinton firmò una legge che punisce chi cerca di impedire alle donne di abortire, ma il Red Rescue non si è fermato: numerose le azioni in diversi Stati, dalla Virginia al Michigan, dal New Mexico a Washington.
Di qui l’incriminazione e la condanna, che padre Stephen ha scontato in una cella nella quale, non avendo nulla per pregare, si è ricavato un rosario da una striscia di plastica presa dalla borsa che gli avevano dato per metterci le sue cose.
«Per tutto il tempo – racconta – ho recitato innumerevoli rosari, ho pronunciato atti di contrizione, ho cantato inni».
Chiuso in una cella con altri tre compagni, padre Stephen ha potuto fare anche un po’ di evangelizzazione, ma soprattutto ha dato una grande testimonianza.
«I bambini che vengono abortiti – ha detto al giudice – non hanno voce in un’aula di tribunale. Ogni giorno migliaia di loro vengono uccisi e il governo non solo legittima l’omicidio di massa, ma lo finanzia con i nostri soldi».
Gli altri detenuti si sono dimostrati molto rispettosi nei confronti di padre Stephen e delle sue convinzioni pro-life. «Nessuno mi ha affrontato in modo negativo per il mio essere a favore della vita. Non userò il loro linguaggio colorito, ma molti mi hanno detto di essere fortemente contrari all’aborto».
Parlando con i compagni di cella ha scoperto che per molti detenuti è difficile tenere i contatti con i propri cari. Così non appena è uscito dal carcere ha aperto quattro conti correnti con del denaro che metterà a disposizione dei carcerati per consentire loro di comunicare meglio con le famiglie.
La storia di padre Stephen è molto particolare. È infatti diventato sacerdote molto tardi, a cinquantatré anni. Ma lasciamo che sia lui stesso a raccontarla: «Negli anni Settanta, molto prima che diventassi sacerdote, ho incoraggiato la mia ragazza ad abortire. Il senso di colpa è seguito quasi immediatamente, così come la confessione del nostro peccato a un sacerdote. La guarigione è arrivata molto più lentamente, e alla fine ci siamo lasciati. Trent’anni dopo, in seminario, mentre assistevo un ragazzo complice nell’aborto della sua fidanzata, ho capito che quell’uomo ero io. Con prudenza, ho cercato la mia ragazza dell’epoca e mi sono scusato per averla ferita e per non essere stato un vero uomo decenni prima. Solo allora ho scoperto che aspettava due gemelli. Aveva mantenuto quel segreto fino al giorno in cui mi sono scusato con lei, scatenando un’ondata di grazia nel suo processo di guarigione e nel mio. Potreste chiedervi: come può un uomo colpevole di un peccato simile diventare un sacerdote? Perché la Chiesa è, come dovrebbe essere e come Gesù è, misericordiosa. Sì, la Chiesa voleva essere certa che la mia ex ragazza ed io fossimo sufficientemente guariti e che lei fosse consapevole e approvasse il fatto che diventassi sacerdote. Un peccato di questo tipo è un impedimento all’ordinazione sacerdotale, ma, come per molte altre circostanze nella Chiesa, dopo una dovuta indagine può essere ottenuta una dispensa. Sono stato destinatario di una dispensa di questo tipo. Allo stesso modo, una donna che desidera entrare nella vita religiosa come suora potrebbe ricevere una misericordia simile. È giusto. La Chiesa è chiamata ad essere misericordiosa come Cristo è misericordioso. Questi atti di grande misericordia non sminuiscono in alcun modo l’insegnamento corretto e morale della Chiesa per cui l’aborto è un peccato gravissimo. Come insegna la Chiesa e com’è sempre stato, tutti i peccati si possono perdonare se una persona cerca il perdono ed è veramente pentita».
Padre Stephen è membro di Priests for Life, organismo internazionale formato da sacerdoti che si battono per la difesa della vita.
16 commenti su “Padre Stephen, prete per la vita – di Aldo Maria Valli”
Ho sempre pensato che i cattolici debbano prepararsi a una nuova stagione di martirio. Oh, non certo ad essere divorati dai leoni, perché questo genere di supplizio è passato di moda, ma certamente all’irrilevanza sociale e politica, alla perdita del lavoro, all’irrisione, al dileggio o, come in questo caso, alla carcerazione. Possa il Signore proteggere e sostenere nella sua “buona battaglia” questo coraggioso sacerdote.
In questo caso bon c’è nulla in comune col martirio.
Non ho ancora capito se questo troll è pagato o sta provocando così, “a gratis”, per divertimento o in seguito a un colpo di sole.
Testimonianza notevole di vita, conversione ed evangelizzazione. Un Sant’Agostino dei nostri tempi.
Tuttavia si potrebbe ben dire, dal punto di vista bergogliano, che costui ha sbagliato tutto: prega e agisce contro l’aborto (quindi contro la libertà e i diritti delle donne), difende le sue posizioni fino alla galera dove commette pure la solenne sciocchezza di evangelizzare, e infine persevera nelle sue visioni oscurantiste e anti-moderne. Non farà mai carriera.
Sapere un opinione in più sull’aborto è esercizio della libertá, il diniego di sapere l’opinione cattolica sull’aborto è diniego della libertá e dei diritti tra cui il diritto all’informazione.
E quindi?
e la chiamano ancora chiesa CATTOLICA! e i gesuiti ancora GESUITI! e Bergoglio, PAPA ( magari in attesa di “resipiscenza” per esserlo ‘formaliter’)! E intanto io arrivo a dire: beati quei bimbi non nati, in fondo, che non vedranno mai questo scempio ….A noi il piacere di vedere il CROLLO di tutte le nostre certezze, fino all’ultima, quella di non poterci più dire padroni della nostra casa!
Parole di un semplice ma vero sacerdote. Che liberazione. Grazie.
Scusate, qualcuno si ricorda la vicenda di quel vescovo sudamericano al quale cambiarono la serratura in sua assenza, mettendo in mezzo a una strada l’anziana madre novantenne e? poi da Roma rifiutarono di riceverlo per ascoltare le sue ragioni. Chi era? chi ha diffuso questa notizia ? Grazie della collaborazione.
Il vescovo sudamericano purtroppo è morto (probabilmente di crepacuore). E’ un altra persona che si porta sulla coscienza il misericordioso Bergoglio.
Dovrebbe trattarsi del vescovo Rogelio Livieres, Paraguay. La vicenda era stata riferita da un sito cattolico tedesco
Il prete non impedisce di eseguire gli aborti quindi non c’entra nulla con quella legge. Si è rifiutato di uscire dalla proprietá privata in seguito alla richiesta di farlo – la condanna verte su mancata esecuzione della richiesta e non sulle attivitá di propaganda di proprie idee.
Non è cosi la vicenda
All’articolo non sono allegati gli atti giudiziari relativi all’accaduto. Perciò non si riesce a dustinguere le eventuali menzogne.
Lei sì che è un debunker, un abile “fact checker” che smaschera le menzogne di questo sito reazionario e bigotto, anzi, fassista e rassista. Grazie, anche a nome di chi la paga.
Nota per il moderatore: occhio al troll.
Concordo in pieno. Da qualche tempo si assiste a un massiccio tentativo di disturbo da parte di trolls di vario genere