di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro
(su Il Foglio, 16 ottobre 2013)
Dato il tema, non sarà una gran citazione, ma bisogna cominciare con un messaggio sms datato sabato 12 ottobre, ore 14,24: “Caro Giuliano, oggi mia figlia, 18 anni, all’uscita di scuola è stata aggredita verbalmente con violenza dal padre di una sua compagna di classe per quanto ho scritto sul tuo giornale a proposito del Papa. Questo signore fa il giornalista ed è pronipote e biografo del Papa Buono”. Mentre il direttore di questo giornale rispondeva con la cortesia e l’attenzione che troppi cattolici non sanno più dove stiano di casa, il biografo del Papa Buono, obbligato da sua figlia, tentava di scusarsi telefonicamente spiegando alla ragazza presa a male parole che quello era il suo modo di partecipare alla discussione.
Evidentemente, non aveva tutti i torti il vecchio maestro delle elementari che, per catturare sino alla fine l’attenzione alle sue lezioni di storia, spiegava a una mandria di alunni svogliati: “Per capire perché una vicenda è cominciata, bisogna sempre vedere come è andata a finire”. Ripensandoci nel corso degli anni, questa massima aveva preso sempre più sentore di cinismo hegeliano, un che di Croce e di Gentile messi lì a bella posta pour épater l’etudiant e tirare indenne fino allo squillare della campanella. Ma, a ben guardare, il maestro Frecassetti la sapeva più lunga di quanto sembrasse. Bisogna riconoscere che il motivo per cui abbiamo iniziato a mettere nero su bianco il nostro pensiero sul pontificato di papa Francesco, si trova proprio nell’epilogo riassunto nel messaggio sms di sabato 12 ottobre.
La ferocia con cui viene difeso il papa della misericordia si vedeva già tutta nel coro di osanna intonato fin dalla sera dell’elezione. Baciapile e anticlericali, devoti e agnostici, cattoliconi e diversamente credenti, tutti a cantar sermoni in una chiesa improvvisamente divenuta immacolata, linda e monda da ogni difetto. E poi, tutti in processione a consacrare in Lampedusa il luogo del nuovo olocausto, a sentir messa sulla spiaggia di Copacabana, a digiunare in piazza per la pace o forse per semplice paura della guerra. Tutti ovunque ci sia da celebrare la chiesa rimessa a onor del mondo invece che del Signore.
Al cospetto di tanto consenso, anche a non aver pratica di Scritture, il “Guai a voi quando tutti gli uomini parleranno bene di voi” con cui San Luca chiude le “Beatitudini” dovrebbe prendere a risonare con prepotenza. Nella guerra al Vangelo, il mondo abbraccia solo i propri simili e non usa fare prigionieri, ma nella fiera mediatica di cui il papa è la star delle star nessuno sembra tenerne conto. Si sta troppo al calduccio in questa specie di paese di balocchi dove gli opposti girano a braccetto facendo marameo al principio di non contraddizione. In soli sei mesi, si è buttata a mare l’esigenza di mostrare con rigore la ragionevolezza della fede che tanto andava di moda con Benedetto XVI. Ora, persino il guazzabuglio sull’Essere cincischiato da Scalfari sembra una pagina di Heidegger nel dialogo con il papa. Sulla scia di un pontefice che dice di amare la mistica e disprezza l’ascetica, sono stati spazzati via in un lampo secoli di metafisica. Nello spazio di un’omelia a Santa Marta, è stato cancellata la memoria di Ratzinger e ammutolito il suo discorrere con la ragione. E’ rimasto solo il cuore e, si sa, al cuor non si comanda e allora i dissidenti si coprono di insulti invece che di argomentazioni. Oppure si aggredisce una ragazza perché suo padre opina dove è sempre stato lecito opinare. O, ancora, si viene epurati seduta stante da “Radio Maria” senza neanche il diritto, non si dice di appello, ma almeno dell’ultima sigaretta. Fucilati sul posto come disertori per non aver “sostenuto incondizionatamente ogni iniziativa del papa”.
In ogni caso, nonostante il “ben gli sta” di coloro che non vedevano l’ora di reprimere almeno un alito di dissidenza che osasse alzare la testa, abbiamo ricevuto centinaia di e-mail, di telefonate e di messaggi di imbarazzante sostegno anche da tanti ascoltatori di “Radio Maria”. Innanzitutto per quanto è grottesca la vicenda. In una chiesa dove tutti criticano, contestano, manifestano, scrivono volumi e articolesse per denigrare passato, presente e futuro, quelli che vengono allontanati da una radio cattolica sono due che, secondo coscienza e “perseguendo ciò che ritengono il bene”, hanno criticato quanto nelle parole di Papa Bergoglio è in evidente contrasto con la tradizione cattolica. Ma quanto più colpisce in questi messaggi è l’adesione liberatoria di chi dice “avete scritto quello che da tempo molti pensano, ma che nessuno osava dire”. Siccome la chiesa è piccola e il fedele mormora, si spiega la ragione del fastidio che, negli ambienti clericali, il nostro scritto ha suscitato. Non siamo bambini come quello della fiaba di Andersen, ma ci siamo presi ugualmente la briga di dire che l’imperatore è nudo, mentre i cortigiani facevano a gara nel magnificare l’abito che non indossava. E, adesso, c’è il rischio che la gente se ne accorga, ne parli e comincia dire che qualcosa non torna. Sarebbe un dissenso ben singolare e difficile da affrontare. Qui non si tratta delle suore americane che vogliono le donne prete, dei teologi della liberazione che amano socialisteggiare o dei preti austriaci in fregola per l’abolizione del celibato. Questo è il dissenso di una variegata fetta di cattolici normali che vedono in pericolo la dottrina su cui si fonda la loro fede, l’idea stessa di papato e di chiesa. E’ il dissenso di tanti cattolici perplessi che non vogliono donne cardinale, messe creative trasformate in show secondo l’estro del celebrante, teologhesse veterofemministe al potere, pauperismo in mondovisione, pastori e teologi muti sui temi della bioetica e della famiglia. Questa fetta di popolo di Dio ha visto e valutato i ventun’anni di governo del cardinale gesuita Carlo Maria Martini nella diocesi di Milano e non vuole che ora la chiesa sia sottoposta al medesimo, discutibilissimo trattamento. E le perplessità, si viene scoprendo adesso che la gente comincia a parlare, sono nate con i primi scricchiolii uditi il giorno dell’elezione del cardinale Bergoglio, a partire da quel “Buonasera” che ha lasciato tutti di sasso e da quell’insistere sull’essere vescovo di Roma.
Certo, occorre dirlo, il problema non è solo Papa Francesco. Ad esempio, ci sono i papolatri, secondo i quali il Papa è ontologicamente incriticabile in merito a qualunque cosa dica. E si dice “ontologicamente” in un mondo cattolico dove neanche si conosce il significato del termine ontologia. Se il papa attualmente regnante dicesse, per ipotesi, che si deve bere sangria e tifare Argentina, ecco che i papolatri passerebbero al nuovo drink e alla nuova maglia dopo anni e anni di birra e di Bayern Monaco. Ma senza intaccare l’ermeneutica delle riforma nella continuità.
Alla fine, il problema è questo mondo cattolico ormai incapace di esprimere intellettuali di qualche caratura. Ne costituisce un riflesso eloquente lo stato della stampa cattolica, stampa di lotta e di governo, ma non luogo di elaborazione di idee o, almeno di esibizione identitaria. Domenica scorsa la Chiesa cattolica beatificava 522 martiri di Spagna, quasi tutti sacerdoti e religiosi trucidati in odio alla fede dall’esercito anarchico spagnolo. “Avvenire” ne ha parlato a pagina 23, in taglio basso: 522 martiri e il quotidiano della Cei se ne vergogna, li nasconde e si guarda bene dal dire chiaramente chi li abbia martirizzati. Parlavano spagnolo, è vero, ma purtroppo per loro non erano argentini, non frequentavano periferie esistenziali e furono ammazzati mentre stavano nei loro conventi e nelle loro chiese a pregare e a insegnare il catechismo.
Non c’è da stupirsi che questa stessa stampa cerchi di affogare nel disprezzo personale o nella censura chi osi chiedere ragione di evidenti contraddizioni, quand’anche escano dalla bocca del successore di Pietro. Sarebbe più facile per tutti se chi non condivide rispondesse seriamente nel merito, mostrasse dove stanno gli errori. Ma Augusto Del Noce ci aveva messo in guardia, quando aveva preconizzato con terrore una società nella quale sarebbe stato impossibile fare domande.
Una condizione del genere non può essere sottoscritta da un cattolico con uso di ragione, ripugna all’intelligenza. E poi, risulta difficile “sostenere incondizionatamente ogni iniziativa di un papa” che cinguetta con Scalfari sull’autonomia della coscienza, che su “Civiltà Cattolica” invita ad abbassare i toni sulle questioni etiche, che sull’aereo con i giornalisti si chiede chi sia lui per giudicare gli omosessuali, che tramite la Congregazione dei religiosi vieta ai Francescani dell’Immacolata di celebrare la messa antica, che vola a Lampedusa ed elogia i frutti spirituali del Ramadan.
Nonostante tutto questo, non è stato facile dare voce al disagio provocato dall’attuale pontificato. Tecnicamente, noi siamo quelli che dalle nostre parti vengono ancora chiamati paolotti. Siamo nati e cresciuti in una fetta di Lombardia divisa in due dall’Adda, da una parte la Brianza e dall’altra la Bergamasca, terre bianche come un lenzuolo di bucato. Quando eravamo piccoli, nei nostri paesi al posto d’onore stava il parroco, poi venivano il sindaco, il dottore, il farmacista e, se c’era la caserma, il maresciallo dei carabinieri. Sopra questa catasta ben ordinata di autorità non regnava il presidente della Repubblica perché, già allora, Roma era un po’ ladrona però solo al di qua del Tevere. Di là c’era il Papa ed era tutto un altro mondo. Il Bianco Padre che da Roma ci era meta, luce e guida regnava al vertice di ogni devozione rivolta a qual si voglia creatura umana. Dir male del papa non era lecito neppure nei circoli dove si masticavano toscani di terza categoria, si beveva vinello rosso del posto e si praticava un anticlericalismo che non andava oltre l’arciprete.
Nati e cresciuti paolotti, ci siamo trovati a dover dire ciò che ha suscitato tanto clamore perché è stato proprio il papa a disegnare una chiesa prossima ventura in cui sia spazzata via quella catasta di autorità cosi ben ordinata che ci faceva sentire parte della chiesa. Anzi, grazie alla quale eravamo parte della chiesa, prima ancora che di un comune, di una regione o di uno stato. Ma il papa doveva stare lassù, lontano, quasi irraggiungibile. E più era lontano e irraggiungibile più aveva forza per reggere e ordinare ciò che di buono c’è su questa terra. Prima di tutto, la gran teoria di autorità alle quali si doveva la giusta devozione perché discendevano direttamente dal Vicario di Cristo o, in qualche modo, lo tenevano nel giusto conto. E poi la vita nelle famiglie, dove c’era posto per tutti, anche per chi madre natura non l’aveva propriamente carezzato e allora gli si voleva bene più che ai figli o ai vecchi più fortunati. L’abbraccio al povero e al malato era gesto quotidiano e pudico, come nelle pagine di don Lisander, e aveva tanto più valore perché lo si regalava anche per conto del papa, che lassù non se lo poteva permettere, ed era come farlo per conto di Nostro Signore, dunque per vera carità. E il Dolce Cristo in terra non pensava neanche lontanamente di scendere in piazza a espropriare i suoi figli di un gesto che li avrebbe santificati. Non c’era bisogno di esempi che si sarebbero necessariamente tramutati in esibizioni. Tutto era naturaliter ordinato a Ciò e a Chi veniva rappresentato da quell’uomo lontano e solo, costantemente al cospetto di Dio per conto di tutti i suoi figli.
Ma il papa doveva stare lassù, lontano e quasi irraggiungibile. Un papa che invece scende nell’arena e gioca con i mass-media a non fare il papa, alla fine, non si avvicina agli uomini ma li sta lasciando soli. Se si appropria dei gesti che appartengono alla quotidianità dei figli che gli sono stati affidati, non si fa umile ma protagonista. Se rimuove quel poco di gradino che è ancora rimasto tra l’uomo e Dio, non facilita l’incontro ma lo rende inutile. In tal modo, le creature si avvicinano al vuoto e, istintivamente, si aggrappano a chi hanno di più vicino: un altro uomo, niente di più, anche se si tratta del papa, che ha deciso di essere come le sue pecore, di avere il loro stesso odore.
Anche la simbologia, che, grazie alla lontananza incolmabile del Vicario di Cristo, una volta si librava verso l’alto, ora guarda per terra e non mostra altro che uomini in mezzo agli uomini. Come accade con la croce pettorale di ferro di papa Francesco, sulla quale i fedeli, grazie allo sguardo mediatico, così materiale e terreno, non cercano più Cristo, ma l’umiltà dell’uomo la porta. Perché le creature son fatte così, se gli si toglie la ragione e gli si lascia solo il cuore si innamorano soltanto di ciò che è quotidiano e materiale. Mentre, come insegna la volpe al piccolo principe di Saint-Exupery, “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Ma per alimentare lo sguardo dell’anima serve un vero rito “quello che” spiega sempre la saggia volpe “fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora diversa dalle altre ore”.
I grandi raduni di cui papa Francesco è la grande star non danno proprio questa impressione. E non è un caso se lui stesso ha spiegato che la riforma liturgica è il frutto principale dell’adattamento della chiesa alla modernità voluto dal Vaticano II. Una sciagurata iniziativa in fondo alla quale l’uomo finisce per celebrare se stesso, privato del desiderio di posare sulle cose e sulle creature uno sguardo diverso. La devozione al mistero, l’attimo in cui a ogni singola cosa del visibile e dell’invisibile viene prestata l’identica misura di attenzione, è andata in esilio.
Su questo dramma, l’ormai dimenticato Benedetto XVI, ha scritto pagine ancora di grande attualità. Quando era ancora il cardinale Joseph Ratzinger, diceva nell’”Introduzione allo spirito della liturgia”: “L’uomo non può ‘farsi’ da sé il proprio culto. Egli afferma solo il vuoto se Dio non si mostra. (…) la vera liturgia presuppone che Dio risponda e mostri come noi possiamo adorarlo. Essa implica una qualche forma di istituzione. Essa non può trarre origine dalla nostra fantasia, dalla nostra creatività, altrimenti rimarrebbe un grido nel buio o una semplice auto conferma. Essa presuppone qualcosa che stia concretamente di fronte, che si mostri a noi e indichi così la via alla nostra esistenza”. Diversamente, spiega ancora Ratzinger, “il culto diventa una festa che la comunità si fa da sé; celebrandola, la comunità non fa che confermarsi da se stessa. Dall’adorazione di Dio si passa a un cerchio che gira intorno a se stesso”.
Per il suo tentativo di rimettere in onore la liturgia cattolica, Benedetto XVI fu aggredito su scala planetaria da torme di cattolici che nessuno si sognò di epurare. Ma ora la chiesa ha un altro papa e, questo sì, non si può nemmeno sfiorare.
16 commenti su “Orgoglioso lamento cattolico – di Alessandro Gnocchi – Mario Palmaro”
Certo che aggredire una ragazza per le affermazioni del padre, non è da persona intelligente, so anche di chi si tratta, ( sono bergamsca anch’io). Sono maliziosa: il tale non ha la vostra fama, tantomeno è alla vostra portata, forse cerca notorietà provocandovi, ma avete fatto bene a non farne il nome. ( mi raccomando, non ditelo nemmeno in futuro)
Per quanto riguarda tutto il resto, vi ammiro sempre di più, e condivido tutto quello che avete scritto in questo articolo.
Mi auguro solo di continuare a leggervi o sentirvi anche senza radio Maria, la quale non è la sola portavoce della Mamma del Cielo, saprà Lei trovare altri canali.
Palmaro e Gnocchi santi subito!
Ai proff. Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro tutta la mia solidarietà.
La radio che vi ha miseramente cacciato, non può essere definita portavoce di Maria Santissima, sta abusando del suo nome.
Maria Santissima, non può essere confusa con la cosidetta gospa. Conosco quel posto ci sono andata più volte, in pulman ti fanno il lavaggio del cervello e quando arrivi tutto ti sembra santo ed immacolato.
Una sola volta mi capitò di arrivarci per conto mio senza l’oracolo del pulman, fu in quell’occasione che vidi ciò che in gruppo non ti è permesso di vedere, ossia che li vi è un paese costruito solo sulle emozioni ed isterismi di gruppo, come quando si è chiusi all’interno di un villaggio turistico del Mar Rosso. Quando esci però ti scontri con la realtà ed è tutto diverso. Ecco perchè molti dei cosidetti medjugorinai devono ritornarci più volte.
Cominciai ad informarmi e scoprii molti “messaggi” ambigui tra cui questo riportato nel sito di un non credente ma a cui nulla si può imputare in quanto riporta documentazione del Vescovo di Mostar, ecco quanto tratto da: http://www.marcocorvaglia.com/medjugorje/la-gospa-e-listigazione-allinsubordinazione.html
Il padre Grafenauer ebbe occasione di parlare direttamente con Vicka e Marija, registrando le conversazioni e lasciandone copia alla parrocchia di Medjugorje, al vescovo Žanić e alla Conferenza Episcopale di Zagabria.
Leggiamo prima un brano del colloquio con Vicka:
GRAFENAUER: Hai detto al vescovo che lui è da biasimare e che quei due [Vego e Prusina] sono innocenti e possono esercitare le loro mansioni sacerdotali?
VICKA: Sì.
GRAFENAUER: Possono ascoltare le confessioni? La Madonna ne ha parlato?
VICKA: Sì.
GRAFENAUER: Se la Madonna dice questo e il papa dice che non possono…
VICKA: Il papa può dire quello che vuole: io dico le cose come stanno.
[originale: Nek Papa govori, ja kažem onako kako jest].
[Ogledalo Pravde. Biskupski ordinarijat u Mostaru o navodnim ukazanjima i porukama u Međugorju (La Curia diocesana di Mostar sulle presunte apparizioni e messaggi di Medjugorje), Mostar, 2001, pp. 22-23]
Quindi per la gospa il papa può dire quel che vuole…..ovviamente il papa che si metterà contro, quelli invece che fanno al caso loro, sono intoccabili …come da regolamento della radio no?
Signora Giustina, guai a toccare Medjugorje ! Porta tanti soldi e tante abbuffate di pseudo cattolicesimo alla chiesa attuale che ha bisogno come non mai di cose eclatanti ed ecumeniste !
Non ha letto della gospa che predica di apprezzare e rispettare l’islam ?
“Dai frutti li riconoscerete…” infatti si è visto i fraticelli intorno ai visionari, come sono finiti. Un veggente poi è arrivato negli Usa dove cambia villetta ogni due anni con il ricavato dei viaggi dagli Usa a Medjugorje.
Ma certe cose è meglio tacerle e “male” hanno fatto Gnocchi e Plamaro a parlare e dire la verità che molti vedono ma che tutti tacciono. Questo secondo la mentalità odierna!
Per me hanno fatto benissimo a parlare e devono continuare a parlare mostrando le ambiguità e scivolate “epocali” di questa chiesa che ritengo ex-cattolica.
La chiesa cattolica la trovo da altre parti, nascosta, vilipesa ed emarginata, proprio come quelle periferie di cui Bergoglio parla con orgoglio.
Grazie ancora per il vostro grandissimo (scusate la banalità dell’aggettivo) contributo.
A me sembra di vedere in questa nuova immagine di Chiesa che si va affermando, una istituzione sempre più umana e sempre meno divina, pericolosamente vicina alla pietosa ONG tanto deprecata …… sarà pure la mia impressione, e spero sinceramente di sbagliarmi.
Va bè Giustina, io non ci sono mai stata per cui non posso dire, ma quel che dici tu rimane quel che dici tu e basta.
Ma se la maggior parte ci ritorna significa che qualcosa di bello l’hanno trovato no?? Se preferiscono Medjugorje al Mar Rosso……
Che poi il fumo di satana si aggiri anche nei dintorni, è scontato.
Signora Giustina,
la Chiesa Cattolica non ha ancora preso posizione sulle manifestazioni di Medjugorje. E il fatto che la commissione (di altissimo livello) designata da BenedettoXVI non le abbia sconfessate vorrà pur dir qualcosa ….
I detrattori e i fanfalucari ci furono anche a Lourdes … Come si dice l’albero si giudica dal frutto. E nessuno oggi osa negare le numerosissime conversioni “prodotte” da Medjugorje. Se fosse opera dell’ “Antagonista”, visti i risultati, sarebbe davvero un principiante da quattrosoldi…
Non dimentichiamo poi gli innumerevoli fatti inspiegabili all’indagine scientifica (dagli esami condotti sui veggenti ai miracoli, e chi piu’ ne ha …) che, in base al sanissimo realismo cristiano, non si possono eliminare sic et simpliciter in base alle proprie congetture o preferenze.
Condivido ogni parola di Gnocchi e Palmaro. Esprimo loro la mia totale solidarietà.
Interrogando la rete ho scovato il cacio di don Baget Bozzo per impreziosire i maccheroni veraci degli amici Gnocchi e Palmaro.
Tolle et lege.
http://www.ragionpolitica.it/testo.8006.html
L’articolo mi ha allargato il cuore: grazie infinite! Vorrei solo dire, a proposito di quel borghesissimo BUONASERA dal balcone della basilica di S. Pietro, che la mia memoria ha subito richiamato il saluto di Giovanni Paolo II nella stessa circostanza, che è risuonato così: SIA LODATO GESU’ CRISTO. Ogni commento è inutile!
ammirazione per la profondità del pensiero, per l’onestà dei giudizi, per il coraggio della sfida, per la pietà e la cortesia verso il papa “non piacente”
amarezza per la mediocrità dimostrata da padre Fenzaga
la sua cieca e sprercolata fiducia nelle veggenti, la sua stima del vangelo “rivelato alla Valtorta” mi avevano insospettito
peccato: l’uomo non è privo di nobili qualità
con amicizia saluto agli amici Mario e Alessandro – In alto i cuori!
Mah … Rimango esterreffato di fronte ad un comportamento così villano come quello del pronipote del papa ‘buono’ (Non c’è bisogno di farne il nome, nè bisogna essere bergamaschi per capirlo: di pronipoti giornalisti e biografi del papa ‘buono’ non ce n’è un esercito!!!) evidentemente il prozio gliene deve aver lasciata poca della sua ‘bontà’.
Per il resto condivido ogni parola sull’attuale pontefice che Mario Palmaro ed Alessandro Gnocchi hanno scritto. Vedo che non sono il solo. So per certo di essere in compagnia anche di parecchi sacerdoti ed anche di qualche vescovo.
Sulle apparizioni … pardon: su quanto si sta verificando e/o si afferma che si verifichi a Medjugorje, ricordo che, tanti anni fa – eravamo nell’agosto dell’ ’87 – il mio arcivescovo a fronte di chi gli chiedeva un parere rispose in maniera piuttosto lapidaria: “Non constat de supernaturalitate”.
Va be’ Antony lei dice di non esserci mai andata, ma si fida di chi ci è andato…. EBBENE, come avrà letto io ci sono andata …. ma tant’è……
A proposito del fenomeno di Medjuorie, questo è il sito ufficiale della Diocesi di Mostar.
http://www.cbismo.com/index.php?menuID=99
Lo stesso vale per il signor Luigi, si guardi questo bel video, le consiglio di leggere anche i commenti….. alcuni pro medjugorie lasciano davvero perplessi.
http://www.youtube.com/watch?v=-hqdxKrHzU8
Cara Sig. Giustina,
Non verrei uscire dal seminato della discussione …comunque io non ci sono ancora stato ma spero di andarci in un futuro prossimo. E’ evidente che su un fenomeno cosi’ plateale si possono innescare componenti estranee che richiedono attenzione e discernimento. Il solo fatto dell’estensione temporale complica ulteriormente le cose. Ma è pur vero che i tempi che stiamo vivendo sono in assoluto i piu’ complicati di sempre. Quindi un lunghissimo invito alla conversione ci puo’ stare, eccome.
Io mi attengo ai fatti documentati (su cui ho letto parecchio), su cui esistono posizioni favorevoli e contrarie, ma, in attesa di un pronunciamento definitivo delle Chiesa, ed attendendomi agli strumenti della ragione (che sono poi gli strumenti della scienza, quella con la “S”) prima ancora che con la fede, debbo dire è piu’ facile credere che no. Posizione personale, certo, ma condivisa da fior di persone di ogni appartenenza. Mi pare, con tutta sincerità, che propendere oggi in modo deciso per un rifiuto sia altrettanto difficile che attestarne la veridicità.
aggiungo questo link al commento de “Il Giornale” …
http://www.ilgiornale.it/news/cultura/i-custodi-dogma-che-scambiano-teologia-iteologia-959484.html
E’ molto triste leggere le pesanti considerazioni di questo articolo in merito alle posizioni interpretate da Gnocchi&Palmaro (e condivise da molti), che sembrano configurare una nuova tipologia di cristiani “cattivi”. Mi sembra che per giungere a queste conclusioni bisogni proprio mettersi delle spesse lenti scure sugli occhi, fraintendere totalmente le ragioni del cuore degli autori e la totale buona fede, nonchè astenersi dall’uso della ragione.
……scusate..ma il Papa non e’ il vicario di Cristo? ..cosa e’ successo allora?
fatemi capire quale e’ secondo voi la Chiesa che salvaguarda il vero messaggio di Cristo..se non ho capito male si situa in una specifica epoca storica…
e perche’ no prima, ma soprsttutto perche’ no dopo?
e pe
rche’