La frittata è fatta. È in pista Il governo rosso fucsia gradito a tutti i poteri forti, come dimostra l’euforia delle borse e il calo dello spread, il differenziale tra gli interessi dei nostri buoni del Tesoro e quelli tedeschi. I danni tremendi che produrrà saranno visibili nel tempo: immigrazione incontrollata, insicurezza, aumento delle tasse per foraggiare caste, clientele, finanziare Bruxelles e il famigerato MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), esplosione del gender, distruzione accelerata degli ultimi brandelli di etica naturale, svendita di ciò che resta delle imprese italiane, acquiescenza agli ordini di tutte le centrali finanziarie e politiche oligarchiche. Un disastro totale.
Capiremo nel tempo se porre sul banco degli imputati Matteo Salvini e la sua improvvida rottura in pieno solleone o se il capo leghista è stato vittima di indicibili ricatti e oscure manovre. Quanto ai grillini, impressiona la traiettoria dal “vaffa”, dall’aprire le istituzioni “come scatolette di tonno” all’alleanza con tutti i poteri forti. Evidentemente la creatura di Grillo e Casaleggio ha assolto al suo vero compito: canalizzare la ribellione e il dissenso nel sistema sino a diventarne un pilastro. Ma restiamo ai fatti e prendiamo atto che la traversata nel deserto sarà lunga e forse drammatica. Nessuna illusione: molte volte interrogheremo la biblica sentinella idumea su quanto resta della notte. La risposta sarà per molto tempo la medesima: verrà il mattino, ma è ancora notte.
Il compito, dunque, è arduo e meraviglioso: preparare l’aurora che verrà e dare risposta alla domanda di tanti italiani scoraggiati: che fare? Abbiamo una convinzione: occorre andare oltre. La risposta alla sfida che minaccia di travolgere lo Stato italiano, la nazione e il nostro popolo non può essere affidata ad un improbabile ribellismo, alle deprecazioni e neppure all’azione parlamentare di opposizione. Alla dominazione per via finanziaria si è aggiunta la morsa del potere tecnologico e adesso la tenaglia è completata con il governo della Repubblica in mano dei nemici della nazione, del popolo, dello Stato italiano.
Non è il momento delle elucubrazioni e delle analisi sociologiche. Occorre dare ragione all’ XI tesi su Feuerbach di Karl Marx: abbiamo osservato, analizzato al microscopio il mondo per troppo tempo; è l’ora di cambiarlo, cioè di agire. Occorre una rivoluzione degli animi che conservi e ripristini principi negati. La democrazia, scrisse Moeller Van Den Bruck , è la partecipazione del popolo al suo destino, l’esatto contrario di ciò che abbiamo davanti agli occhi. È in atto la riscossa dell’alto contro il basso, delle élite contro il popolo. Occorre alimentare una battaglia culturale che sia avanguardia, lievito di una lotta politica organizzata.
Crediamo che l’errore più grave sarebbe reagire con i criteri di ieri: destra contro sinistra, moderati contro progressisti. In particolare, dobbiamo prendere atto una volta per tutte che la lotta è al sistema nella sua interezza, dunque non può essere risolta nei termini dei vecchi schieramenti. Del resto, l’enorme successo del M5S dovrebbe esserne una prova: ha saputo rompere lo schema destra/sinistra ottenendo consensi di ogni tipo. Altra questione è come stia spendendo in senso regressivo il capitale accumulato.
Non si risponde al governo Conte-Mattarella-Boldrini-Zingaretti, benedetto da Bruxelles, Parigi, Francoforte e Berlino opponendogli una destra tradizionale o, peggio, invocando un inesistente popolo moderato. La destra italiana, come gran parte di quella mondiale, ha scelto da tempo il suo campo: non più baluardo di valori e principi, ma guardia bianca del liberismo economico, della globalizzazione e della privatizzazione del mondo. Dall’altro lato, il progressismo materialista, la mistica dei diritti, mascherano la medesima adesione al neoliberismo.
Non si può più indugiare, ma prendere in mano le sorti del nostro popolo oltrepassando le appartenenze e le categorie del passato. Alain Soral, intellettuale francese, parla di destra dei valori e sinistra del lavoro. Un grande sociologo americano, Daniel Bell, esperto di mutamenti sociali e ideologie totalizzanti, studioso degli effetti della tecnologia sulla società e la cultura, parlò di “politica tecnocratica” e si dichiarò socialista in economia, liberale in politica e conservatore nella cultura. La via è quella: uscire dal liberismo in economia significa contrastare l’enorme potere dei monopoli oligarchici, tecnologici, industriali, finanziari, che hanno confinato la politica in un ghetto servile. Del liberalismo classico va salvato il pluralismo – sostanzialmente espulso dalla finta dialettica destra-sinistra di sistema – il rispetto per la libertà e la forza delle istituzioni di garanzia, (check and balance) oggi del tutto svuotate e appaltate alle varie cricche di potere. Essere conservatori nella cultura vuol dire difendere e rilanciare l’identità di ogni popolo, le sue tradizioni ricevute, le sue specificità, i principi dell’etica naturale, l’apertura al trascendente, la forza delle comunità naturali, come la famiglia, le autonomie territoriali, i corpi intermedi, le libere associazioni, luogo di incontro, mediazione, responsabilità.
Bisogna coniugare i valori ed i principi con i legittimi interessi radicandoli nell’interesse generale; in una parola, occorre ritessere l’ordito di una comunità i cui fili sono gravemente lacerati. La lotta necessita di una vera e propria kulturkampf, una sfida culturale e spirituale di ampio respiro, ma intanto è indispensabile abbozzare un contenitore politico in grado di parlare agli italiani. Non può presentarsi, né essere percepito, come di destra o di sinistra. Con le forze disponibili schierate sui quei versanti, si potrà e dovrà dialogare, marciare divisi per colpire uniti, ma adesso è l’ora di qualcuno che superi antichi steccati in nome della salvezza della nazione e del popolo mai minacciate come oggi.
L’imperativo è parlare con semplicità al cuore e al cervello dell’Italia normale, a quel “mondo piccolo”, in genere lontano dalle metropoli, spesso residente nelle tante aree considerate marginali. Mettere in campo un progetto generale e, in parallelo, un programma forte, in cui non si tema di contrastare tutti i fondamenti del sistema: questa Europa, la sovranità monetaria privatizzata con ciò che consegue in termini di gestione dell’euro, lo strapotere dei colossi tecnologici e delle centrali finanziarie sino all’esigenza di considerare finalmente concluso l’interminabile dopoguerra, simboleggiato dalla servitù nei confronti degli Usa e della Nato. Tattica e strategia, ma soprattutto comunità coniugati con il massimo sforzo per rappresentare interessi e valori della maggioranza, al di là delle vecchie divisioni.
In economia, è urgente il recupero della dimensione pubblica, nel senso della capacità di controllo dello Stato nazionale su settori come le reti di comunicazione, il credito e alcune industrie “strategiche”. Il sistema di protezione sociale può e deve riconoscere l’importanza del volontariato e del cosiddetto Terzo Settore, ma nel quadro di linee guida orientate all’interesse generale. Si dovrà esigere lo smantellamento dell’apparato iper liberista che ha trasformato il lavoro dipendente in precariato e l’iniziativa privata in una trappola burocratica valida solo a scoraggiare l’intraprendenza a favore dei grandi gruppi multinazionali.
La tassazione deve passare dalle persone ai consumi, specie quelli voluttuari, con l’introduzione del quoziente fiscale familiare. Le multinazionali tecnologiche e le grandi società di capitali devono smetterla di eludere il fisco: se l’Europa non trova un accordo sulla cosiddetta Google Tax si proceda a livello nazionale. Potremmo continuare e certo non mancano i cervelli in grado di orientare politiche economiche, finanziarie e sociali a favore dell’Italia che lavora e di quella che vorrebbe farlo.
La sovranità su se stessi non è solo un diritto naturale di ogni popolo che si senta tale, ma soprattutto conviene, è parte integrante dell’interesse personale di ciascuno e di quello generale della nostra gente. La scommessa è saperlo dimostrare e parlare, finalmente, non a un gruppo sociale, a un ambito territoriale o a una generazione, ma al popolo italiano nella sua globalità. È un esercizio di acrobazia culturale non meno che di tecnica politica, ma non vi è altra strada. La cruna dell’ago è stretta ma esiste la virtù più propriamente tipica dell’uomo, fondamentalmente divina, che è la volontà.
Senza volontà, senza la costanza, la fortezza e la generosità di “andare oltre” e unirsi per l’interesse generale degli italiani, non resterà che la rassegnazione al dominio dei nemici del nostro popolo. Se non ora, quando?
13 commenti su “Oltre la linea della notte, per l’Italia”
Se l’essenza del liberalismo è costituita dalla pretesa dell’uomo di emanciparsi da Dio, allora del liberalismo non si deve conservare niente. I riferimenti per un’autentica azione contro-sovversiva e restauratrice dell’ordine, sono l’etica naturale e cristiana, nonché la dottrina sociale e politica della Chiesa. Il resto vien da sé.
Sì, è forte questa esigenza, forse è proprio maturato il tempo di organizzare un qualcosa di rilevante superando steccati e difficoltà, ma nel nostro dna, nel nostro modo di fare e ragionare alberga un fattore che può agire da virus, quello del “meglio” che è nemico del “bene”! Del resto si tratta di difficoltà serie ed oggettive, perché piccoli equivoci all’origine possono portare a grandi divisioni concettuali ed operative…, operazione difficile, specie in assenza di una chiesa docente seria, dedita alla preghiera ed alla carità (vera!). La preghiera non basta, ma preghiamoci su, e… se posso… si parta dalle diverse realtà già presenti… tanti di voi hanno fatto tanto e stanno facendo tanto, noi seguiamo e sosteniamo, ma…. occorre agire!
Ottimo articolo, concordo anchh sulla punteggiatura. Purtroppo però è l’ennesimo che indica il passo successivo alla conquista del potere, ma non come fare quel primo passo necessario che è avere la possibilità (oltre che la capacità) di raggiungere tutti i nobili obiettivi proposti. Dunque: che facciamo come prima cosa? Come arriviamo al “un progetto generale e, in parallelo, un programma forte, in cui non si tema di contrastare tutti i fondamenti del sistema”?
Perchè la questione è tutta (o almeno in gran parte) qui: come ci organizziamo? Con quali mezzi? Con quali strumenti? Forse è bene inizare a pregare che la notte non stia volgendo verso la sua ora più buia.
Grazie dott. Pecchioli!
È sempre un piacere leggerLa.
Lo scoramento per il futuro dei miei figli talvolta mi attanaglia, ma proprio per questo non posso cedere alla rassegnazione, ma anzi devo lottare con più volontà. Dobbiamo farlo tutti, per tutti.
Tutto quanto scritto è semplicemente STRAORDINARIO, ma gentile e SEMPRE bravissimo Signor Pecchioli.
vedo solo una via d’uscita: l’insurrezione e l’inevitabile guerra civile, come in Spagna nel 1936-9, quando sul popolo cattolico tradizionalista venne imposto un governo social-comunista
La difesa dei confini dell’immigrazione incontrollata è diritto naturale altro che destra!
Avete dimenticato il terzo alleato di governo: la chiesa italiana!
Sisco22: “Avete dimenticato il terzo alleato di governo: la chiesa italiana!”.
Suppongo, signor Sisco22, che Lei abbia voluto dire “la chiesa di satana italiana” e NON la Chiesa di Dio! Sa…in mezzo a tanta confusione, specificare non è mai abbastanza!
Oggi come oggi Salvini rimane l’unico baluardo alla marea euro-totalitaria ateista, comunista, liberista ed antinazionale. E’ una impari lotta che vale la pena di portare avanti. Ha fatto bene quindi Salvini a staccare la spina in quanto l’obiettivo dell’alta finanza – che ha manovrato a piacimento i burattini nostrani – era quello di imporre alla Lega una finanziaria – voluta dai poteri forti – ammazza-popolo italiano nella quale non vi sarebbe alcun abbassamento radicale delle tasse.
La fiducia viene da Maria, il Suo Cuore Immacolato, chiamato in aiuto dal peccatore, interverrà.. certamente. Intanto noi acceleriamo i tempi con le nostre consacrazioni al Cuore e viviamola, col Rosario in mano.
Qui gladio ferit, gladio petit. I traditori degli italiani, che pur di non farci votare, ci hanno venduto all’Ue, sono stati ripagati della stessa moneta. Il Ducaconte Gentilini va agli Affari economici! No, alla Concorrenza. No. Neanche. Forse lo metteranno al settore Parchi e giardini, per innaffiare le fioriere! LJC da Gotham City, il Pinguino.
Alla sinagoga di satana italiana il sacerdote era rimasto senza sagrestano: ne hanno trovato uno che di migliore nemmeno satana sarebbe stato capace di trovare: giggino ‘o napoletano!
Se riaprono i porti gli italiani debbono insorgere e cominciare a bloccare l’Italia, nella fattispecie bloccare strade, autostrade, ferrovie, dimostrazioni settimanali in tutte le città italiane giusto come fanno i gilet gialli francesi. Rifiutarsi di accogliere gli immigrati che ci verranno imposti fino a quando non demorderanno e i porti dovranno chiuderli. Perlomeno spero, perchè altrimenti penso, non sia mai, si comincerà a sparare per le strade.
Sull’immigrazione non si può transigere ! Mi ronza sempre in mente quel che predisse Gustavo Rol nel 1991 in tempi non sospetti d’ immigrazione che nel 2025 l’Italia sarà invasa da 90 milioni di immigrati clandestini di cui il 90% islamico. Predizione supportata dalle profezie del Cornacchiola e dai sogni avuti da Giovanni Paolo II nei primi anni novanta. Se cosi fosse faremo la fine dei cristiani di Siria, saremo cacciati dalle nostre case e diverremo a nostra volta profughi. Per evitare tutto ciò bisogna fare come hanno fatto in Polonia. Innanzitutto consacrare l’Italia al Cuore Immacolato di Maria, come ha fatto Salvini dando in questo modo uno schiaffo morale a chi avrebbe dovuto prendere questa iniziativa per primo: il Magistero della Chiesa. Infatti è da capire la reazione scomposta di questi apostati in Vaticano con a capo Bergoglio di fronte alle esternazioni mariane del Salvini provocatore.
Come seconda cosa organizzare Rosari presso i nostri confini per impetrare la grazia di essere salvati da questa calamità.