RACCOMANDIAMO A TUTTI I NOSTRI LETTORI DI ADERIRE AL COMITATO NO194, PER UN NUOVO REFERENDUM ABROGATIVO DELLA LEGGE 194, CHE HA CONSENTITO (PER ORA) L’UCCISIONE DI OLTRE CINQUE MILIONI DI INNOCENTI. UNA SOCIETA’ CHE SI DEFINISCE CIVILE DEVE FERMARE QUESTA ORRIBILE STRAGE
PD
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di Pietro Guerini – Portavoce nazionale no194
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Tra le diverse obiezioni che mi sono state sollevate quando , due anni or sono , ho promosso l’iniziativa neoreferendaria , da cui è nato il sito www.no194.org , attraverso il quale si raccolgono le adesioni alla stessa , due hanno trovato un’inequivocabile smentita nelle recenti analoghe consultazioni .
Un’eccezione di carattere generale faceva leva sul fallimento dei referendum abrogativi dal 1995 ad oggi , che si erano chiusi con il mancato conseguimento del quorum del 50% dei votanti sul numero complessivo di elettori chiamati alle urne .
Ebbi modo di affermare da subito che la disaffezione dei nostri connazionali non era diretta verso un istituto che rappresenta il trionfo della democrazia , in quanto il cittadino attraverso esso può rigettare il prodotto dell’attività del parlamentare che ha eletto , ma verso i temi che erano stati via via sottoposti a giudizio popolare .
E ribadisco che una consultazione avente come oggetto la vita di altri esseri umani non può essere ritenuta priva di generale interesse , almeno alla pari di quelle riguardanti la natura pubblica dell’acqua , il nucleare o il legittimo impedimento .
Il referendum del 2005 sulla fecondazione medicalmente assistita , a prescindere dal contenuto fortemente ideale dell’astensionismo che ne determinò un totale insuccesso , aveva risvolti tecnicistici di non diffusa conoscenza , mentre il concetto di aborto è già noto a tutti i ragazzini di 14-15 anni .
Una seconda eccezione che veniva e viene sollevata attiene alle posizioni assunte dalle forze politiche sul merito della questione sottesa .
In particolare , si sottolineava come tutti i partiti rappresentati in Parlamento fossero d’accordo nel sostenere la validità di quella legge e come fosse , quindi , impossibile intraprendere con successo tale iniziativa in assenza di un loro appoggio .
Questa duplice asserzione è sicuramente valida nella premessa , non nelle conclusioni .
La classe parlamentare ha espressamente o , nella minoranza dei casi , tacitamente difeso la 194 , dimostrando di fatto una grossa sensibilità verso gli interessi di comodo degli elettori , dal cui consenso essa dipende , e nessuna sensibilità nei riguardi degli interessi vitali dei concepiti , che elettori non sono .
Ma da ciò non deve discendere automaticamente il fallimento di un’azione come quella da noi esercitata .
E’ senz’altro difficile intraprendere un’operazione referendaria senza l’appoggio dei partiti, delle loro strutture organizzative , dei cospicui finanziamenti o rimborsi statali ( per limitarci ad essi ) di cui possono godere e dei loro organi di stampa , ufficiali ed ufficiosi .
Una difficoltà che abbiamo riscontrato, senza alcuna sorpresa, sulla nostra pelle nella fase iniziale dell’iniziativa .
Il comitato promotore dei quattro referendum su cui siamo stati chiamati a votare il 12 e 13 giugno aveva alle spalle un’area politica molto vasta e tradizionalmente opulenta che si estende dal centro sinistra alla sinistra estrema ed ha ricevuto il supporto anche di altre formazioni .
Ma quando un principio ideale e giuridico è condiviso nell’animo e nella coscienza del singolo esso è destinato a travolgere ostacoli strutturali e logistici che possono apparire insormontabili .
Ed ecco il secondo insegnamento che si ricava dai recenti referendum .
Molti elettori dei partiti che avevano emanato quelle leggi attraverso i propri gruppi parlamentari hanno votato per la loro abrogazione seguendo le proprie convinzioni personali e senza che ciò , tra l’altro e presumibilmente , determini alcun mutamento delle loro future scelte partitiche .
Come ho sottolineato sin dal mio primo pezzo , l’elettore è sempre meno un suddito delle segreterie di partito e un mero esecutore delle loro decisioni , tanto che appare oggi davvero patetica la definizione secondo cui il partito stesso lascerebbe al proprio elettore “ libertà di voto “ .
Una libertà che l’elettore già si attribuisce senza chiedere autorizzazioni a nessuno .
Non è un caso che un noto politico , dopo aver per primo affermato in modo del tutto esplicito che oggigiorno i cittadini non seguirebbero più né ideologie né ideali , ma i leader ( categoria nella quale egli riteneva di rientrare ) , dopo aver operato una conversione totale delle tesi ( condivisibili o meno ) che aveva sostenuto per decenni, abbia costituito un partito che vanta di fatto percentuali di consenso da prefisso telefonico .
L’elettore non si lascia condizionare dalle abbronzature o dal colore delle cravatte ( elementi su cui alcuni osservatori si soffermano come fossero fondamentali per l’acquisizione del consenso ) ma dagli ideali (e dalla coerenza nella loro affermazione ), auspicabilmente a partire da quelli che attengono alla vita dei propri simili .
Credo che anche le 1.500 adesioni che abbiamo raggiunto ( oltre 1.300 delle quali negli ultimi 5 mesi e mezzo ) , senza appoggio di forze parlamentari e dei media , lo stiano a testimoniare .