L’idea di sovranità popolare, che sta alla base della democrazia moderna, è certamente di matrice sovversiva – ossia radicalmente contraria all’ordine stabilito da Dio – in quanto consiste nella pretesa di essere assoluta, ovvero totalmente indipendente e svincolata da ogni riferimento superiore e trascendente: in sostanza, indipendente da Dio e dalla Sua legge.
di Marco Sudati
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Di norma la parola “sovranità” significa: potere originario e indipendente da ogni altro. Sul significato di questo termine, molto ricorrente in ambito politico e non solo, riteniamo sia opportuno fare qualche precisazione.
Sovranità nazionale, sovranità dello Stato, sovranità popolare: cosa significano queste espressioni? Soprattutto di questi tempi – contraddistinti dall’arrogante azione del potere mondialista, che tende ad omologare i popoli trasformandoli in massa amorfa e a far tabula rasa delle identità storiche delle nazioni – la rivendicazione delle sopracitate sovranità è il cavallo di battaglia di coloro che si oppongono al diktat mondialista in nome dell’amor di patria e della propria identità.
Dunque, il mondialismo – oggi espressione massima della Sovversione – sarebbe la negazione del principio di sovranità applicato al popolo, alla nazione ed allo Stato?
Eppure, la sovranità popolare è ancor oggi il concetto su cui si fonda la democrazia moderna, anch’essa frutto e strumento della Sovversione.
In effetti, l’idea di sovranità popolare, che sta alla base della democrazia moderna, è certamente di matrice sovversiva – ossia radicalmente contraria all’ordine stabilito da Dio – in quanto consiste nella pretesa di essere assoluta, ovvero totalmente indipendente e svincolata da ogni riferimento superiore e trascendente: in sostanza, indipendente da Dio e dalla Sua legge.
Secondo questa interpretazione della sovranità, il potere è tutto nelle mani del popolo, dalla cui volontà, espressa dalla maggioranza, dipende ogni decisione in ordine alla vita del consorzio umano e di tutto ciò che lo interessa, compreso lo stabilire cosa sia bene e cosa sia male, senza alcun vincolo all’infuori, appunto, della propria volontà.
La parola “sovranità” andrebbe, dunque, ben soppesata ed utilizzata in maniera scevra da ogni contaminazione sovversiva, dai militanti del fronte contro-sovversivo.
La retta concezione della sovranità – applicata al popolo, alla nazione ed allo Stato – dovrebbe consistere, infatti, nel non considerarla come un assoluto, bensì come un valore relativo, che trova il suo limite in Dio e nell’ordine da Egli stabilito, dal quale deriva quell’etica naturale e cristiana che deve informare tanto la vita dei singoli quanto l’ordinamento civile delle nazioni.
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2 commenti su “Nota sul significato di “sovranità” – di Marco Sudati ”
Ogni potere viene da Dio, Gesù lo ha detto a Pilato, quindi anche il potere della sovranità popolare ha come origine Dio. Questa è la verità, anche se i laici pensano che non sia così. Dunque avremo la verità sul potere che viene da Dio e un inganno sul potere che viene solo dal popolo. Ma in sostanza il problema potrebbe non sussistere perché per il credente, qualsiasi forma di potere, viene ed è legata al volere di Dio. Per il laico ci sarà una interpretazione diversa, contraria, ma che non può inficiare la fede di chi crede. Tutto deve fare riferimento a quello che ha detto Gesù davanti a Pilato che ostentava e si vantava di avere un potere di vita o di morte.
Buon giorno a tutti; concordo con quanto ha scritto Elio. Il punto logico della questione non è la forma costituzionale dello Stato, ma è il riconoscimento di un diritto naturale sovraordinato, poichè dotato di un’autorità che è stata così definita da Dio. Rispetto ad essa “auctoritas juris naturalis”, la “potestas” del principe può assumere la forma che vuole, anche modificandosi periodicamente. Il limite di Polibio è quello di non essere stato in grado di capire che monarchia, aristocrazia, democrazia degenerano in tirannide, oligarchia, oclocrazia (governo delle masse), e queste sfociano nell’anarchia, poichè non si assoggettano a Dio. Se ne esce solo in un modo: accettare Gesù, quale Re universale, in quanto nella sua consapevole e volontaria umiliazione di Dio crocefisso è redenta la superbia dell’uomo; il corollario logicamente deducibile è quello per cui la legge storica (lex temporalis) è valida a condizione che sia conforme alla legge eterna (lex aeterna), indipendentemente da chi sia il legislatore umano.