Parte seconda: le fiabe regionali del Piemonte
Il ballo del diavolo[1]
[1] La leggenda che presentiamo questa settimana fa parte del repertorio piemontese, benché sia ambientata in Valle d’Aosta.
Quando cerchiamo di fare qualcosa di divertente, a volte, succede ci si lasci trasportare troppo e si dimenticano i propri doveri, da quelli di stato a quelli spirituali.
Cari bambini, secondo voi, il diavolo cerca sempre di tentarci per farci peccare? Eh, sì… Lucifero, che odia Dio con tutte le sue forze, fa di tutto per potergli portare via più anime possibile, per questo ci mette in tentazione. Ma noi ci possiamo difendere, rivolgendoci a Gesù, alla Madonna, ai Santi e ai buoni sacerdoti.
Proprio in mezzo alla piazza del paese, proprio davanti alla casa del parroco, proprio lì doveva aprire la sua maledetta sala da ballo quel forestiero!
Purtroppo tutta la gioventù, non solo del luogo, ma anche quella della valle accorreva festosa e numerosa, ed i trattenimenti si prolungavano spesso lungo la notte.
Il povero parroco non riusciva a dormire in quelle notti, un po’ per il fracasso, un po’ per la pena che sentiva addosso, a vedere tante anime in procinto di perdersi per sempre.
Una sera vide una cosa che lo mise proprio a sossopra.
Stava sull’uscio e vedeva con tristezza passar frotte gioiose dirette alla sala da ballo: alla fine, da sola, vide anche la sua prediletta Annina, la più cara e virtuosa fanciulla del paese, che si affrettava verso la stessa meta.
Inutilmente il parroco tentò di persuaderla a tornare a casa, non volle sentir ragione; nessun consiglio, nessun ammonimento, nessuna minaccia faceva presa su di lei: l’aveva proprio stregata qualcuno.
La festa di quella sera fu una delle più brillanti: ballando si arrivò a far mezzanotte, e Annina sembrava ubriaca.
Poiché si era di sabato, a quell’ora tutti smisero di ballare, per non violare la santità della domenica; lei invece seguitava a ballare. Aveva incontrato un bellissimo giovanotto che per tutta la sera le aveva fatto un mondo di complimenti, promettendole di sposarla, e la ragazza pareva aver perduto la testa.
Che giri, che salti, che piroette! Non la finiva più.
Finalmente anche lei fu presa dalla stanchezza, e siccome nella sala non vi era più nessuno, pensò di salutare il suo ballerino e tornare a casa.
Ma, quando volle staccarsi da lui, s’accorse che non poteva, che l’altro la stringeva sempre più stretta, che la soffocava, la trascinava nel ballo come in un vortice.
Annaspando con le mani, senza respiro, la ragazza stava per cadere, quando accorse il prete con la stola e l’asperges. Il buon parroco aveva capito di che si trattava. Ed ecco che non appena l’acqua benedetta toccò i due ballerini, la donna cadde a terra svenuta. Contemporaneamente si udì un fracasso d’inferno, di sparse un puzzo di zolfo, e il diavolo, per scappare più in fretta, si precipitò contro il muro e lo sfondò di netto, producendo una breccia che gli abitanti mostrano ancor oggi pieni di sgomento, a Cogne, nella Val d’Aosta.
2 commenti su “Nello scrigno segreto del C’era una volta… – rubrica quindicinale di fiabe, curata e illustrata da Elena Manetti”
Ah le favole…meraviglia di fanciullezza…ma favole no devono essere lette…te le devono raccontare…
https://ilgattomattoquotidiano.wordpress.com/
Colpisce leggere di danze “fino a mezzanotte” come se fosse una cosa impensabile oppure di sacralità della Domenica. Ho avuto la sfortuna di vivere per un certo periodo nei pressi di una di queste “discoteche” e vedevo i giovani iniziare a ENTRARE intorno a mezzanotte e mezza, e il frastuono proseguire fino all’alba. Per non parlare della medesima discoteca rimasta aperta, funzionante e sovraffollata anche nella sera del Venerdì Santo.