Cari amici e lettori,
ecco una nuova rubrica, che tratta un argomento che sembra ormai sorpassato, ma che invece ha tanta importanza nell’educazione dei bimbi: la fiaba. Elena Manetti ci farà conoscere, ogni quindici giorni, le più belle fiabe, arricchite dalle illustrazioni che lei stessa ha realizzato.
Sono certo che questa rubrica sarà gradita, soprattutto ai genitori – e ai nonni – che avranno storie belle e ricche di insegnamenti morali da raccontare ai loro bimbi. Ma penso che anche chi non ha bimbi gradirà questa nuova rubrica: la fiaba fa parte della nostra vita, della nostra infanzia, e sarà bello per tutti avere un attimo di sosta con una lettura, o una rilettura, che ci porta nel mondo dorato della fantasia.
Lascio la parola a Elena Manetti, alla quale auguro di cuore buon lavoro, che presenta la sua rubrica, e mi associo al suo augurio di buona lettura!
PD
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Cari genitori,
questa rubrica è dedicata ai vostri bambini, poiché racchiude tutte le favole tradizionali che ho raccolto nel corso dei miei anni. Con la perdita dell’antica saggezza, si è perso anche il senso morale della vita stessa; la morale viene insegnata ai bambini tramite le storie che trasmettono sani principi.
Saranno proposte favole provenienti da tutti quei contesti geografici di antica civiltà, che hanno prodotto saggezza attraverso secoli di pensiero, di sapienza, di cultura. Le favole tradizionali, infatti, non sono espressione di divertimento fine a se stesso, come spesso accade con le storie contemporanee, immature e talvolta demenziali, se non portatrici di disvalori per allinearsi all’ideologia dominante, bensì mezzo per formare i bambini attraverso la fantasia (elemento indispensabile alla vita delle persone), legata sempre e comunque alla realtà della vita, avendo presente la perenne lotta fra il bene e il male, fra l’armonia e il caos. Di grande valore intrinseco saranno sicuramente quelle storie occidentali che affondano i propri principi nella tradizione della Fede Cattolica.
In ordine di pubblicazione, le fiabe saranno così suddivise:
- Leggende regionali italiane
- Leggende mitologiche
- Fiabe degli animali
- Fiabe classiche europee
- Fiabe russe
- Fiabe orientali
Le leggende regionali sono storie orali, passate di generazione in generazione, quindi è difficile, se non impossibile riuscire ad identificare un vero e proprio autore, ma non si può dire altrettanto per quanto riguarda il luogo di appartenenza. Cominceremo proprio con questo tipo di storie, dal Nord Italia in giù.
Ogni favola avrà un cappello di presentazione e sarà corredata da un’illustrazione che io stessa ho realizzato.
Con viva speranza che queste storie siano apprezzate sia da grandi che da piccini, auguro a tutti una buona lettura!
Elena Manetti
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Nello scrigno segreto del C’era una volta…
Fontanachiara
Tra le montagne della Valle d’Aosta ci sono storie che sono sempre state raccontante lungo il corso del tempo. Le vecchie nonne, infatti, le raccontavano sedute sulle loro sedie a dondolo prima ai loro figli e poi ai loro adorati nipotini, mentre stavano tutti accanto al fuoco del caldo caminetto. Proviamo a tornare a quei bei tempi?
Cari bambini, vi è mai capitato di compiere una buona azione, senza accorgervene? In questa storia succede proprio a due bimbi come voi: una buona azione che essi possono fare con l’intervento di una fata che ha il vostro stesso cuore puro…
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Siete mai stati in Valle di Gressoney? Poche delle nostre valli sono belle come questa valle magnifica, dominata dal massiccio del Monte Rosa e variata da stupende abetaie e da picchi giganteschi. Nel mezzo scorre un fiumicello, che, forse per la bianchezza delle sue acque, porta un delicato nome floreale. Si chiama Lys, il giglio.
Se voi guardate intorno, troverete che tutte le rupi sono qua e là rigate da rivoli d’argento: acque che scendono dai ghiacciai, meravigliose fontane che sgorgano dalle viscere della montagna; tutta la vallata canta, mormora, leva al cielo a cento a cento le sue liquide voci sinfoniali.
I villeggianti, che d’estate si spingono in su nelle loro escursioni, possono fermarsi dappertutto, su per le cime e in mezzo ai boschi, sicuri di trovare una fontana a cui dissetarsi.
E ognuna di quelle fontane ha una storia: è il dono di una fata.
Fontanachiara è una di queste sorgenti d’acqua freschissima, ed ecco la sua storia.
Un giorno due bambini della valle che si erano inoltrati in una pineta per cercar fragole, si smarrirono. Avevano perduto il sentiero attraverso il quale erano saliti e, dovunque tentassero una via per ritornare a casa, se la trovavano sbarrata da profondi precipizi.
In alto, vedevano passare a coppie le aquile nere che andavano a caccia.
Spaventati da quella solitudine, i due bimbi si misero a piangere. Improvvisamente in mezzo ai pini videro balenare qualche cosa di luminoso: era una donna che si avanzava verso di loro in atteggiamento gentile. Era giovane, bella come l’astro della sera: i suoi capelli come l’oro svolazzavano leggiadramente sopra una tunica verde tempestata di fiori, i suoi occhi erano profondi come il cielo dietro le balze alpine.
Si avvicinò ai due bimbi smarriti e, prendendoli per mano, si mise ad interrogarli con affettuosa sollecitudine.
«Che avete, piccini? Come mai vi trovate soli qua nel bosco?»
I due bimbi, incantati da quella meravigliosa apparizione, non riuscirono a trovar parole per rispondere.
«Seguitemi.» disse la fata; e si mise a camminare davanti a loro.
Pareva che dinanzi ai suoi passi le rupi si aprissero e gli alberi s’inchinassero.
Li fece entrare in una grotta, e i bimbi improvvisamente si trovarono in una sala sfolgorante di luci. In mezzo era imbandita una tavola con piatti d’oro, nei quali facevano mostra appetitosa le più squisite vivande.
I bimbi mangiarono, perché avevano fame, ma rimanevano, ancora nell’aspetto, smarriti. Allora la fata li accompagnò davanti ad una fontanella che sgorgava tra il musco e il capelvenere e, immerse nell’acqua cristallina le sue belle mani, lavò il loro viso.
Effetto prodigioso! Al tocco di quell’acqua i bimbi si sentirono subito liberati da ogni paura. Sembrava che avessero bevuto un liquore inebriante.
Quando, ricondotti sul sentiero diritto, ritornarono al villaggio, i parenti, che già si accingevano ad andarli a rintracciare su per la montagna, rimasero stupiti. Il viso dei bimbi splendeva come circondato da un’aureola.
«Dove siete stati? Che cosa avete visto sulla montagna?»
I bimbi narrarono tutto:
«Una bella fata ci ha accompagnati nella sua grotta d’oro e poi ci ha lavato il viso in un’acqua meravigliosa.»
La notizia sia sparse in un attimo per tutto il villaggio. Tutti volevano sapere come e dove i bimbi avevano visto la fata e dove si trovava la fontana, la cui acqua produceva quegli effetti prodigiosi.
Poiché dai bambini non si poté sapere di più, i valligiani pensarono di rimandare ancora una volta i piccoli verso la montagna.
«Se vedete ancora la fata» suggerivano loro «ditele che faccia dono anche a noi della bella acqua che ha lassù.»
I bimbi andarono e, giunti nel bosco dove avevano incontrato la fata la prima volta, si misero a chiamare.
La fata apparve più bella che mai.
«Che volete ancora da me, piccini?»
«Bella fata» dissero i bimbi «quelli del paese pregano di fare scendere fino a valle l’acqua di quella meravigliosa fontana con la quale l’altra volta ci hai lavato il viso.»
«Su, venite con me» rispose la fata «portiamo insieme l’acqua giù nella valle.»
Prese una verga di castagno, la immerse sulla terra, si mise a correre coi bimbi verso la valle come un nastro d’argento.
Giunta a valle, in un luogo dove sorgeva un grosso macigno, la fata si arrestò; piantò in terra la bacchetta, e un getto d’acqua luminosa sgorgò dal terreno. Poi lei, con le mani, plasmando il macigno come fosse creta, ne foggiò un sedile, vi si pose a sedere tutta felice e stette per qualche tempo a veder come il getto d’acqua, fatta una larga pozza, scendesse verso il Lys, e come i due bambini, con le mani immerse nella corrente, si divertissero a giocare. E intanto cantava in modo così melodioso, che i paesani corsero a vedere. Ma le fate non si fanno scorgere che dai bambini innocenti, e non appena gli uomini del paese giunsero, le bella creatura di Fontanachiara dileguò.
Però anche oggi le acque refrigeranti della sorgente fatata sgorgano dalla terra, e là vicino è ancora il macigno forgiato a sedile, dove chi si siede sente dentro di sé una intensa felicità.
Ma non tutte le fontane della vallata sono dono della fata benefica. A Gressoney esiste un’altra fontana che i paesani chiamano fontana della carestia. Di solito questa fonte è scarsa d’acque, ma quando esse diventano copiose, i paesani corrono in chiesa a pregare. All’abbondanza delle acque di quella fontana risponde una triste annata di carestia.
1 commento su “Nello scrigno segreto del C’era una volta… – rubrica quindicinale di fiabe, curata e illustrata da Elena Manetti”
Non sono nonna e mio figlio è oramai grande per fiabe e favole.
Sono entusiasta di questa nuova rubrica. Ho letto centinaia e centinaia di fiabe e conservo gelosamente i miei libri di infanzia.
Ritengo la favola indispensabile; essa trasmette ed insegna valori e nel contempo educa il bambino alla lettura.
Da alcuni decenni, purtroppo, si è diffusa l’insana abitudine di “delegare” ai film d’animazione la narrazione delle fiabe. Ricordo ancora il mio rammarico di fronte alla Sirenetta della Disney: il finale completamente stravolto e con esso…… la morale della favola. E fosse l’unico triste esempio…..