“Dedichiamo questa quarta edizione della Marcia per la Vita a Mario Palmaro”. Queste parole pronunciate dal palco da Virginia Coda Nunziante, presidente del Comitato per la Marcia per la vita, sono certamente espressione di affetto e ricordo per un amico recentemente scomparso, ma soprattutto indicano una verità inconfutabile: Mario Palmaro incarna con la sua vita stessa e con l’opera di bioeticista, di filosofo, di docente, di scrittore, lo spirito della Marcia per la vita, tanto da poterne essere assunto, con ragione, a emblema.
di Marisa Orecchia
.
Comune denominatore della Marcia per la Vita, che chiama a Roma dall’Italia e dal mondo decine di migliaia di persone, anche quest’anno in aumento rispetto all’anno scorso, in un inarrestabile crescendo, è il rifiuto dell’aborto volontario e della legislazione abortista. Un rifiuto della legge 194 che si esprime in modo netto e deciso perché la 194 uccide.
Nel suo libro” Aborto & 194 – Fenomenologia di una legge ingiusta” scritto a trent’anni dall’approvazione di questa legge, Palmaro entra come un ferro acuminato dentro la lettera e la ratio della 194 e ne sviscera il potenziale mortifero. “Un libro onesto –scrive Palmaro – fino al punto di dire come stanno realmente le cose […]al punto da trarre con rigore tutte le conseguenze che la ragione ci impone: se l’aborto uccide, e uccide un innocente, non può essere giusto che la legge consenta alla donna di praticarlo”. (pagg 14-15)
Un libro che smonta, una dopo l’altra, le ragioni dell’abortismo, ma soprattutto che rischiara in modo impietoso i poveri , i superficiali argomenti del pressapochismo di quanti, dicendosi contro l’aborto, si affannano difendere la 194 adducendo ragioni inconsistenti su presunte parti buone che basterebbe mettere in pratica , frasi fatte, tratte dal buonismo dei luoghi comuni, che acquietano la coscienza nella conclusione che sì, l’aborto è un male, ma in certi casi….
No alla legge di aborto, sempre e in ogni caso: è questo il leitmotiv che risuona in tutta la vita e l’opera di Mario Palmaro. La stessa melodia che ha accompagnato i passi di quanti domenica scorsa hanno marciato per le strade di Roma e che marceranno, sempre più numerosi per gli anni a venire. Non sappiamo per quanto tempo ancora sarà necessario scendere in strada per affermare una verità naturalmente insita nel cuore di ogni uomo, ma che una tremenda e pervicace cultura di morte è riuscita a soffocare.
Ma non perdiamoci d’animo. Già altri tempi la storia dell’uomo ha visto nei quali sembrava che dottrine totalitarie e mortifere potessero stendere definitivamente la loro coltre di menzogna su ogni anelito di verità: basti pensare al socialismo reale che per decenni ha potuto tenere prigioniere popolazioni intere .
Dissolto, come nebbia al sole. Anche i suoi eredi diretti che hanno come obiettivo nel tempo presente, non solo di ridisegnare gli stati e le potenze territoriali, ma la stessa antropologia , la verità stessa dell’uomo, cadranno. Quando, non sappiamo. Ma siamo in marcia, con questa certezza.
2 commenti su “Marcia per la Vita. Un rifiuto della legge 194, perché la 194 uccide – di Marisa Orecchia”
Tutto vero, io ero presente.
Io ero presente e la gente sui marciapiedi ci guardava come pellerossa usciti da una riserva indiana … ma certe esperienze ci incutono un senso di libertà enorme, la libertà che deriva dalla consapevolezza della completa gratuità del gesto.