Ci sono momenti in cui non se ne può più e si dice tutto quello che si pensa. Sarà il tempo che passa, sarà l’interminabile emergenza della pandemia, sarà l’insofferenza per un mondo impossibile, inabitabile, insopportabile, ma una mattina ti svegli e non riconosci più la tua città e la tua gente. Gli occhi non sono più collegati con il cuore, e allora decidi che non ne puoi più. Arrangiatevi voi, io non ci sto più. Non avrete nulla, mangerete vermi e insetti e sarete felici, recitano in coro il Foro di Davos e l’Agenda 2030. É per il bene del pianeta, dicono. Buon pro vi facciano. Per digerirli meglio, berrete acqua ricavata dalle feci, come ha fatto Bill Gates, il genio che vi vuole tutti contenti e vaccinati. A Davos, la montagna incantata laboratorio dei padroni di tutto, fanno sapere che indosseremo i dispositivi mediante i quali ci sorveglieranno h. 24. É la trasparenza, bellezza: ne sarete felici, vedrete.
Sarete gioiosi anche da morti: nello Stato americano di Washington i resti umani, anziché seppelliti, possono essere conferiti come compostaggio. Una gran bella soddisfazione, finire come concime biologico ecosostenibile. Se vi coglie il tedio di vivere – non facciamo fatica a immaginarlo – basta una domanda in carta bollata (l’ultima tassa della vita!) e potrete accedere alla “buona morte”, l’eutanasia. Sarà igienico, sterile, indolore, tranne l’attimo in cui l’ago entrerà nel braccio. Dopodiché, sarà finita e del vostro transito sul pianeta si occuperà l’esecutore del testamento “biologico”. Sì, perché, di lasciare eredità non se ne parla. Quella morale e spirituale, in una società senza figli, è dispersa in partenza, anzi vietata: siamo solo un’orma del passato da cancellare.
In quanto ai beni materiali, non avrai niente e sarai felice, recita lo slogan mondialista. Il dramma è che ci credete: che meraviglia poter affittare tutto ciò che ci piace. Una corsa al centro commerciale, ben distanziati con mascherina indossata, poi la scelta nel bancone luccicante del supermercato, l’estrazione della magica carta di credito, il codice a barre del prodotto processato dal sistema e via, verso mirabolanti avventure con obbligo di restituzione. Per i più ardimentosi, i crociati della surmodernità, sono disponibili chip multifunzione. Sono tanto comodi: dentro, nella minuscola memoria al silicio, c’è tutta la vita, compreso il nolo dell’abito, dell’automobile e delle stoviglie di casa.
Non perdete tempo a fare pensieri oziosi, inutili e sovversivi, del tipo che se state noleggiando qualcosa, questa è e resterà di proprietà altrui. Perché “loro“ possono, vogliono e devono essere padroni di tutto e voi no? Ma no, non lo penserete neppure, vi hanno condizionato a puntino: ormai pensate solo quello che vogliono lorsignori, per di più con le parole scelte da loro. Non avrai nulla e sarai felice, ma intanto non “sei “più nulla: essere e avere uniti nell’esproprio.
Se darai retta al tuo orologio biologico (il nome elegante dell’istinto vitale…) e vorrai dei figli, potrai sceglierli comodamente da casa, su appositi cataloghi online. Poco importa se sei maschio o femmina – parole vecchie, da piccolo mondo antico – se sei etero oppure omo, se hai o no un marito/moglie/compagno/a o più d’uno/a. É un tuo diritto avere figli, nel modo che sia, proprio come li vuoi tu, o meglio come indicano i modelli della pubblicità. Se sei una donna in carriera, potrai comodamente delegare la gestazione, nove stupidi mesi di fastidi, a una donna povera. Si può fare, tra ovuli impiantati, donatori di sperma e altre meraviglie che gli ultimi di ieri chiamano diavolerie.
Potrai anche fare in modo che i bambini scelgano il loro sesso, pardon genere, strada facendo. Nascerà Salvatore, diventerà Jessica e magari finirà con genere neutro. Sarà una bella società, fondata sulla libertà, cantavano mezzo secolo fa i Rokes, alfieri del “nuovo” agli inizi. Ecco, ci siamo. Un professorone svedese, alla televisione pubblica del “civilissimo” paese nordico, ha proposto, con elevate motivazioni ecologiche, di cibarci dei cadaveri dei nostri conspecifici. Non sappiamo se occorrerà il consenso preventivo della futura salma, ma lo riteniamo improbabile. Non possiederai nulla, ci hanno avvisato, dunque neppure il corpo fisico è “nostro”.
Lo dimostra l’accanimento vaccinatorio – è l’era delle pandemie, sussurrano lorsignori mentre si fregano le mani – il divieto feudale di libero spostamento, l’impegno con cui ci convincono all’impianto di chip, la stessa maschera che nasconde, rende incerta la nostra individualità e ci rende oggetti nelle mani del “dispositivo”. Oggetti a partire dal lavaggio del cervello su attitudini, gusti, modi di vita. Aboliremo la carne dalla nostra dieta – sempre in ossequio alla religione ecologica – e ci sazieremo con deliziosi insetti, prelibati vermi, squisiti prodotti di laboratorio. La carne artificiale è uno degli affari in cui è impegnato il solito Bill Gates, uno di quelli che hanno sostituito Dio. Chissà che presto non diventi di gran moda, una raffinatezza progressista, degustare un menù del giorno a base di sterco, chimicamente trattato, s’intende.
Se pensate che questi siano deliri, sappiate che tutto questo è stato affermato e programmato ai massimi livelli, non solo a Davos. L’ingegneria antropologica e sociale – questo è il grande Reset – ha un sacco di appassionati nelle sedicenti democrazie liberali: è il progresso, più di ieri, meno di domani. Intanto, dilagano insieme la paura di vivere e il terrore di morire. Si è sempre più dipendenti dall’autoritarismo “paternalista” calato dall’alto; mansuetudine e dipendenza aumentano a vista d’occhio, ma siamo sempre più liberi, detentori di diritti straordinari. Non possiamo più chiamare cieco il non vedente e preferire noi stessi agli altri, in compenso possiamo sposarci tra uomini e tra donne e cambiare sesso fin dall’infanzia.
Tutte queste cose – e tante altre ancora – ci sono venute a noia. Guardiamo la gente che passa e proviamo orrore per i loro tatuaggi ridicoli, per la sciatteria, la confusione, il movimento informe che sembra transumanza: ci siamo convinti di appartenere a specie differenti. Non avrete nulla e sarete felici, mangerete vermi e vi piaceranno, vi hanno estirpato anima, cuore e cervello, vi hanno tolto dalle tasche il denaro contante – che è diventato loro, sostituito da carte di credito che sono il certificato della dipendenza da Matrix – sostituiscono con estranei a marce forzate la popolazione delle vostre città, e voi siete felici perché il governo sposta di un paio d’ore il coprifuoco. Applausi.
Sapete che cosa c’è di nuovo? Che non meritate l’impegno, la sofferenza, l’amore di chi lotta nell’indifferenza e spesso anche nella derisione. La libertà è troppo per voi: non ne siete degni, e del resto non sapete che farvene, al di là della movida, delle code per il fine settimana, dell’abbonamento a Netflix e a Pornhub libero e gratuito. Siete davvero gli ultimi uomini, il frutto maturo di un nichilismo a lungo perseguito da oligarchie di cui non sospettate neppure l’esistenza e l’azione. Pensate di aver raggiunto una felicità animale e strizzate l’occhio mentre consumate un tegame di insetti alla mensa del Dominio, consegna a domicilio per i pigri, pagamento via Pos. Buona digestione, ma “anche se tutti, noi no”!
3 commenti su “Mangerete vermi e sarete felici”
Eppure gli oscuri persecutori del mondo non tutto riescono a cancellare e l’impronta divina imperturbabile rimane: è il canto degli uccelli a primavera o a sera l’unisono gracidare delle rane e il loro improvviso silenzio (a quale direttore d’orchestra obbediscono?), o il lavorio delle api fra i variopinti petali e i frutti d’ogni specie e i gonfi grappoli dell’uva… e tanto altro che testimonia l’immensità di Dio, Colui che essendo l’unico Bene e tutto potendo, stroncherà l’infernale nemico che così tanto ci affligge. L’esercito schierato a battaglia l’ha già approntato e son più di duemila anni: è l’Immacolata Vergine Maria, Regina del cielo e della terra e di tutte le vittorie.
Tempo fa, conversando con un amico, enunciai alcune autorevoli statistiche sulla crescente islamizzazione d’Europa.
A tal riguardo, il mio amico, di fede progressista, non seppe commentare altro che: ” sì, e quindi?”.
Si confermarono allora le parole di Nicolas Gomez Davila: “L’angoscia di fronte al tramonto della civiltà è afflizione reazionaria. Il democratico non può rimpiangere la scomparsa di ciò che ignora”.
Invero le attuali categorie di destra e sinistra – luoghi ideologici in cui i più dimorano – sono due facce della stessa medaglia, come comprese Chesterton: “Compito dei progressisti è commettere errori; quelli dei conservatori è impedire che siano emendati”.
La vera dicotomia non è allora tra le cangianti categorie di destra e sinistra; ma tra Tradizione e Modernità.
In estrema approssimazione, la Tradizione è costituita da principi immutabili, perché naturali e divini.
La Modernità è invece sempre in divenire, poiché autocreatrice e nichilisticamente ancorata a un unico fondamento: vietato vietare.
Se l’uomo moderno è creatore di se stesso, allora tutto diventa possibile: ogni aberrazione, ogni oscenità.
Oggi l’Occidente non è più tradizionale, e i suoi abitanti non trasmettono più quei principi fondanti, eterni, di generazione in generazione; quei principi che in effetti darebbero sostanza al vuoto contenitore che è la parola “Occidente”.
Gli europei non mangeranno solo vermi, ma “finiranno per adorare le bestie”, come osservò il S. Curato d’Ars, nell’ipotesi che paesi e città fossero stati privati del proprio sacerdote.
Senza più Dio, che è Verità – e la Verità, da cui discende la Libertà, non cambia con il tempo e i luoghi, come vorrebbero gli eretici – la luce si è spenta.
Si sta raccogliendo ciò che si ha seminato; e ciò che si sta seminando, si raccoglierà.
Ma io appartengo, dal più profondo del cuore, alla civiltà cattolica, non alla Sodoma occidentale, con le sue farneticanti ideologie, le sue mode, il consumismo, i suoi film, la sua musica e le sue “arti”, il suo sfrenato edonismo.
All’Occidente contemporaneo – che ha votato per lo scarto della vita nascente, che ha trasformato la donna in androgino, che ha celebrato ogni vizio, che ha condannato l’umile e il mite, che adora il creato e nega il Creatore, che ha a proprio carico tanti capi d’accusa quanti i granelli di sabbia di questa Terra – a “questo” arrogantissimo Occidente, io non appartengo. Ego non, etiamsi omnes.
Cosa commentare davanti alla crudezza della realta, non ci resta che ricordarci e ricordare sempre che siamo nati ad immagine e somiglianza di Dio e che vogliamo morire da Uomini liberi