Anna sedeva accanto al fuoco. La sera era più fredda del solito. Sembrava anche più silenziosa del solito. Per questo i colpi alla porta di casa risuonarono forti, suscitando spavento in sua cugina Esmeria, che si era assopita, e che si riscosse alzandosi per andare a vedere chi si presentasse a quell’ora. Anna infatti era malata, e faticava ad alzarsi. Nonostante i dolori che l’affliggevano, il suo viso rugoso si aprì in un gioioso sorriso quando vide chi era l’ospite inatteso che era venuto a trovarla.
“Giuseppe d’Arimatea” sussurrò mentre l’uomo anziano le si faceva vicino e le prendeva le mani.
“Anna” disse l’uomo con la voce rotta dall’emozione “è stato da me un Angelo”.
Anna sgranò gli occhi chiari. “Un angelo” ripetè, mentre i ricordi le affollavano la mente. Tanto tempo prima lei stessa aveva avuto un incontro con un angelo, e anche Maria, sua figlia, le aveva raccontato di una visita di una creatura meravigliosa che le aveva recato un annuncio importante.
“Cosa ti ha detto l’angelo?” chiese Anna.
Giuseppe aveva gli occhi lucidi, tratteneva a stento lacrime di commozione. Prese la mano fragile dell’anziana donna tra le sue. “Anna – disse sottovoce – questa notte tua figlia partorirà. Questo bambino è il Figlio di Dio, venuto a portare la salvezza, il Messia annunciato dai profeti”.
Anna trattenne il respiro. Era una notizia attesa: sua figlia era giunta al termine della gravidanza, ma questa verità che Giuseppe le annunciava, che il bambino era il Salvatore, la lasciava senza fiato. Maria le aveva confidato mesi prima come era avvenuto il concepimento. La ragazza si aspettava che la madre accogliesse con scetticismo le sue parole, ma Anna le aveva creduto senza esitazioni.
Si ricordava bene del giorno in cui aveva ritrovato Gioacchino, il suo sposo, dopo mesi di separazione. Il suo matrimonio con questo uomo tanto buono non aveva prodotto prole, per circa venti anni. Suo marito era stato umiliato pubblicamente, fino a quando gli era stato impedito di sacrificare al tempio per non aver dato figli a Israele. Gioacchino allora si era ritirato nel deserto. Mentre erano separati, un angelo era apparso ad Anna e le aveva annunciato l’imminente concepimento di un figlio: lo stesso angelo era apparso contemporaneamente in sogno anche a Gioacchino, dicendogli di tornare a Gerusalemme. I due si incontrarono alla Porta Aurea di Gerusalemme, e si strinsero in un abbraccio che sembrava non dovesse finire mai.
Accadde un miracolo, e fu così che nove mesi dopo, in un dolce giorno di settembre, Anna diede alla luce una bimba. L’anziana donna, ricordando quel giorno, fu piena di gratitudine, per chi aveva trasformato la tristezza in gioia. E ora, dopo anni, si rese conto con stupore che quel miracolo era solo l’inizio, e che uno ancora più grande sarebbe avvenuto quella notte.