Le rivendicazioni di Scialpi
“Sono tra di noi, gravi come incubi, hanno invaso tutta la città, han distrutto già radio, dischi e la tv, ci hanno detto di non suonare più”
Con questa strofa del suo primo successo: “Rocky Rolling” del 1983, Giovanni Scialpi, in arte Scialpi, esordiva al Festivalbar con una gestualità rivoluzionaria e rivendicativa ed un abbigliamento disinibito. Al reiterato grido di Rocky Rolling, sottolineato con un pugno chiuso in avanti, egli protestava contro i presunti usurpatori di diritti e di libertà: “Rocky Rolling per resistere, per difenderci, per sopravvivere”.
Il cantautore emiliano ha sempre abbinato il desiderio di fare musica libera alle pretese di un amore emancipato, privo di vincoli morali: “Non c’è libertà che non abbia musica, non c’è rabbia che non esploderà”. Ha così, nel tempo, rivendicato sempre più i propri diritti gay, fino al “matrimonio” (ripreso nei rotocalchi gossip) con il suo compagno e manager Roberto Blasi. Non a caso, dal 2012 aveva addirittura scelto di trasformare il suo nome, rendendolo ancora più omosessuale, passando da Scialpi a Shalpy.
La sua carriera, consacratasi soprattutto negli anni ’80 con canzoni come: “Cigarettes and coffee” del 1984, dove cantava, con un gruppo musicale affiatato, strofe in cui mischiava la solitudine di un amore oppresso e le condizioni desolanti di un desiderio inappagato: “Siamo isole nell’oceano della solitudine …L’amore accende i fari nelle tenebre, la nebbia scende e non ti vedo più” l’hanno portato a calcare, anche per l’indubbia seppur equivoca avvenenza, a calcare il palcoscenico della TV nel 1990 (con la soubrette Sabrina Salerno nella trasmissione: “Ricomincio da due”). Oltre alla carriera musicale si è cimentato pure nei panni del protagonista, nel musical dedicato a Rodolfo Valentino nel 2008. Ha partecipato al Festival di Sanremo con il brano: “No East no West” nel 1986, inneggiando alla rivoluzione dei costumi e delle idee e sventolando alto, senza remore, le proprie istanze libertarie: “Puoi vestire come vuoi, puoi parlare come sai, non ti capiranno mai. Fai sentire che ci sei, dentro i loro cuori batti un colpo…Cresce col concime di città la mia gioventù. Al di là dei muri cercherò il mio sole, l’aria”. Anche in questo pezzo, il cantante originario di Parma ha sottolineato la non appartenenza, da buon sessantottino, a una società borghese e retrograda, incapace di comprendere le sue posizioni: “No east no west, we are the best…bandiere non ne ho, non ci credo neanche un po’”.
In questa società ritenuta profondamente ingiusta, Scialpi (preferisco chiamarlo col vecchio nome) ha voluto rilanciare il potere di un presunto pensiero libero e innovativo: “Dieci, cento, mille idee e c’è chi le calpesterà, ma verranno tutte su”. Recentemente hanno fatto scalpore alcune sue dichiarazioni: “Qualche sera fa ero a cena con Monica Cirinnà (la famosa esponente del ddl sulle unioni civili), che mi ha promesso che anche il percorso legislativo non rallenterà” e un paventato twitter indirizzato addirittura a Papa Francesco. Non ha mancato quindi di suscitare scalpore colui che rivendicava, negli anni ’80, un ruolo sociale e pubblico di grande visibilità, come attraverso movenze suadenti, egli cantava: “Giù dai marciapiedi un cuore rotola, lo accarezza solo la musica”. La musica è stata quindi un importante strumento, per Scialpi, per veicolare pensieri, gusti, sensazioni, che hanno trovato nell’epoca contemporanea pieno appagamento e libero sfogo.
Il suo “credo” ambiguamente miscredente e un po’relativista ha trovato eco in un’altra sua canzone: “Pregherò, imparerò, salverò” dove ha potuto esprimere la sua “filosofia di vita”: “Pregherò un Dio che non ho, imparerò ad amare di più e salverò questo amore che non è solo un gioco per me”. Parafrasando un altro suo brano: “Spingi, invoca ali” potremmo dire che non ogni desiderio, in quanto desiderio, è legittimo; tante volte le ali, verso il cielo, ce le tarpiamo da soli!
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4 commenti su “MA CHE MUSICA MAESTRO – Scialpi – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”
Ma che cavolo c’entra con questo sito ? Sarebbe uno da prendere a modello ? Non ho capito.
“Non a caso, dal 2012 aveva addirittura scelto di trasformare il suo nome, rendendolo ancora più omosessuale, passando da Scialpi a Shalpy.”
E qual e’ la parte piu’ omosessualizzante? La H o la Y?
Boh…
La rubrica “Ma che musica maestro” ha lo scopo primario di tratteggiare alcuni aspetti e personaggi della musica leggera italiana, per farne conoscere alcuni risvolti ed avviare un confronto critico. Non c’entra nulla col prendere a modello. Per quanto riguarda il passaggio dal nome d’arte “Scialpi”, il suo vero cognome, a quello di “Shalpy”, non è stato un mutamento solamente artistico (“Scialpi” era già conosciuto) ma io l’ho visto come provocazione rivendicatrice di una nuova identità. Grazie dei commenti. Fabio Trevisan
grazie per l’articolo. Di Scialpi mi è rimasta, da bambino, l’impressione forte del video della sua Canzone “Rock’n rolling” con cui si chiudeva, nei primi anni ottanta, una trasmissione di cartoni animati: ricordo che era in bianco e nero e che alla fine una tv veniva rotta in mille pezzi. Poi un Festivalbar, da ragazzino, in cui cantava dal vivo l’altra Canzone citata in quest’articolo: cigarettes & coffee, da cui ricordo percepii l’anima profondamente inquieta. Curioso notare che proprio il potere che evocava in quella sua prima canzone di inizio anni ottanta, quello che chiude radio, distrugge la musica e la tv, sia proprio quello di cui si è fatto paladino, e che alla fine, sì, davvero, gli tarperà le ali, proprio quando sembrerà che glie le abbia liberate. L’informazione a senso unico, fatta per l”uomo ad una dimensione, spauracchio evocato da Markuse contro la società borghese, sarà quella che, per primi, soffocherà tutti coloro che in questi decenni si sono annoverati fra i fautori della rivoluzione.