La pazza idea di Patty Pravo
“La cambio io la vita che non ce la fa a cambiare me, la cambio io la vita che mi ha deluso più di te”.
Nel brano scritto da Vasco Rossi: “E dimmi che non vuoi morire”, cantato da Patty Pravo al Festival di Sanremo del 1997, la cantante nativa di Venezia (suo vero nome Nicoletta Strambelli) sintetizzava nelle parole e nella vita la “spericolatezza” di una filosofia spicciola giocata senza alcuna prospettiva ultraterrena: “Portami al mare, fammi sognare e dimmi che non vuoi morire”. La “ragazza del Piper” (appellativo derivato dalla frequentazione del famoso Piper Club di Roma) non ha mai nascosto la sua disillusione, la sua mancanza di speranza: “L’unica certezza è che esiste la morte, però, in fondo, chi se ne frega”. La folle idea di Patty Pravo non sta soltanto nella canzone di successo Pazza idea del 1973 ma nell’allusione, fin dalla scelta dello pseudonimo, di porsi come “icona della trasgressione” infischiandosene (anzi irridendo) del monito dantesco: “Guai a voi anime prave”. Il gusto di scandalizzare e la spregiudicatezza della Pravo, con cinque matrimoni falliti alle spalle, erano evidenziati da quella sua voce amara e disperata, che contrastava con l’apparente dolcezza dei lineamenti. Quella bambola, che fin dal 1968 aveva frastornato, nella canzone omonima, un’intera generazione: “Tu mi fai girar come fossi una bambola” inneggiava alla voglia sfrenata di libertà e ad una vita fuori dagli schemi. Nel pezzo del 1966: “Ragazzo triste”, scritto da Gianni Boncompagni, ella cantava l’utopia di un nuovo mondo ad un ragazzo afflitto: “Ragazzo triste come me, che sogni sempre come me…tutti son soli come me e te, ma un giorno spero cambierà”. In un brano presentato a Canzonissima nel 1969: “Nel giardino dell’amore” traspare tutto il suo carattere ribelle, che la porterà a percorrere la strada del male (sesso disinibito, uso di droghe) : “Nel giardino dell’amore io ti guiderò, l’albero del male è là e sorride a noi”. Ancora al Festival di Sanremo del 2002 con la canzone Immenso, Patty Pravo illustrava ancora una volta la sua “filosofia” di vita: “Sono un angelo caduto dal cielo…sono un diavolo che brucia di passione in passione”. In un altro brano, dal titolo emblematico: “All’inferno insieme a te”, la cantante dalle movenze sinuose e sensuali esprimeva, con accostamenti maligni, il fuoco della passione incontrollata: “All’inferno insieme a te, pur di averti accanto a me… come un fuoco sulla pelle sei passato tu, lasci un segno che non muore più”. Patty Pravo, ovvero la “parte femminile” di Vasco Rossi, come raccontato con le sue stesse parole: “Ogni tanto Vasco si sveglia e scrive una canzone per me. Vasco dice che sono la sua parte femminile” condensava nelle sue canzoni, come ad esempio Qui e là, la medesima vita disperata e trasgressiva: “Oggi qui, domani là io vado e vivo così senza pene…io amo la libertà e nessuno me la toglierà mai. Mi piace andare così senza freni”. Nella fortunata (commercialmente) canzone La valigia blu del 1974 la Pravo ribadiva la sua disillusione: “Cambio strada ma già so che io di diverso niente troverò e continuerò a rubare tristezze”. Patty Pravo ha portato alle estreme conseguenze il vuoto di valori condensato nel ’68, divenendo un’ icona di quella rivoluzione sessuale. Nella rivolta contro ogni principio di autorità ha potuto sintetizzare una superficiale e drammatica “visione del mondo” con sciocche affermazioni: “Vivo alla giornata e non ho il senso del tempo e degli anni che passano … Io so solo che so fare bene il niente”. Anche nella canzone Il vento e le rose presentata al Festival di Sanremo del 2011, Patty Pravo ha sintetizzato e valorizzato (seppur inconsapevolmente) quel vecchio proverbio contadino che invitava a non seminare vento per raccogliere tempesta: “E un giorno il cielo si aprirà e mi racconterà che tu sei un’altra illusione, ma fino ad allora fammi vivere così nell’incoscienza ormai di chi confonde il vento con le rose”.
6 commenti su “MA CHE MUSICA MAESTRO – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”
Povera Patty Pravo, povera come Vasco Rossi, gente trasgressiva in giovinezza e mai cresciuta, mai umanamente maturata, ma arrestata in una condizione
…che col tempo è diventata più che altro ridicola, soprattutto nel caso di lei che a settant,’anni ancora non.si rende conto che il senso della vita non sta nei rigonfiamenti botulinici, ma in altro, in tanto altro di ben più alto
la filosofia di Jean Paul Sartre spiegata agli analfabeti e ai decadenti che frequentano le balere
Corretto e lapidario.
Grazie.
grande Dr. Vassallo…
L.ultima frase mi piace