La disperazione di Ligabue
“Dicono che tutto sia comunque scritto, quindi tanto vale che non sudi; nasci da incendiario, muori da pompiere”.
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Con questo brano, Happy hour, tratto dall’album “Nome e cognome”, Luciano Ligabue vinceva il Festivalbar del 2005. Il famoso cantautore di Correggio ha sempre espresso nei suoi pezzi, con quella sua voce rauca e urlata, la disillusione e la rabbia di una vita senza senso: “Ci han concesso solo una vita, soddisfatti o no, qua non rimborsano mai…A volte serve un motivo, certi giorni ci chiediamo: E’ tutto qui? E la risposta è sempre sì”. Anche nella canzone “Balliamo sul mondo”, tratta dal LP Ligabue del 1990, si odono queste parole senza speranza: “Va bene qualsiasi musica, cadremo ballando, sul mondo sai si scivola”. Persino nel successivo Lambrusco, coltelli, rose e popcorn del 1991, Ligabue lanciava un grido nell’emblematica Urlando contro il cielo: “Non saremo delle star ma siamo noi con questi giorni fatti di ore andate per un week-end e un futuro che non c’è”.
Date queste irragionevoli premesse di un cielo vuoto e di un’esistenza consumata nel solo al di qua, il cantante emiliano non poteva che esprimere l’insignificanza e la perplessità del vivere quotidiano, con i suoi dilemmi inevasi, come si evince in Libera nos a malo del 1991: “Oh mama, però non riesco a capire il mio peccato. Libera nos a malo, però il mio male qual è?Oh mama, toglici pure il perché…”.
Luciano Ligabue, nipote del partigiano comunista Marcello, dipinto quest’ultimo con “il sigaro in bocca e l’Unità sottobraccio”, è stato consigliere comunale nel PDS prima, aderendo al “V-Day” di Beppe Grillo poi, passando per il sostegno pacifista, come nel brano “Il mio nome è mai più”, cantato con Jovanotti e Piero Pelù: “Dico sì al dialogo perché la pace è l’unica vittoria, l’unico gesto in ogni senso, che dà un peso al nostro vivere”. Nel suo terzo album: “Sopravvissuti o sopravviventi” del 1993, che già dal titolo rappresenta la fatica di vivere, Ligabue condensa nel brano Ho messo via la sua incapacità di cogliere un disegno razionale: “Ho messo via un po’ di illusioni, di consigli…ho messo via un bel po’ di cose, ma non mi spiego mai il perché … su questa terra che dondola,con il conforto di un cielo che resta lì”.
Pur trattando temi escatologici, sintetizzati nell’album “A che ora è la fine del mondo?” del 1994, dove Ligabue irride contenuti sacri mescolandoli alle manipolazioni mediatiche – “Le liste del Giudizio Universale sono trasmesse dai telegiornali a reti unificate…forse di là mancherà qualcosa: casa, chiesa, tele o cosa?” – non riesce tuttavia a superare banalizzazioni e stereotipi anche volgari: “Ho un po’ di traffico nell’anima, non ho capito che ora è…che tu sia un angelo o un diavolo, ho tre domande per te”. Nella celeberrima Certe notti, tratta dall’album Buon compleanno Elvis del 1995, il cantautore confessa il difficile affrancamento da una vita viziosa: “Certe notti somigliano a un vizio che non voglio smettere mai” e la mancata consapevolezza di saper discernere il bene dal male, come nella canzone “Vivo, morto o X” del 1995: “Ti han detto che cos’è bene e ti han spiegato il male. Si sappia regolare, prima o poi c’è l’aldilà”. Nella colonna sonora del suo primo film da regista, Radiofreccia, vincitore di tre David Donatello, nella canzone Siamo in onda, Ligabue inneggia alla sfrenatezza libertaria: “Se ne frega di serrande, di finestre sempre chiuse, di sistemi troppo grandi, di destini già decisi e finisce sotto letti dove si balla da un po’…siamo in onda di qualche cosa, prendi l’onda finché ti passa di lì”. Anche in Si viene e si va, tratta dall’album “Miss Mondo” del 1999, Ligabue svilisce il senso della nascita e la meraviglia dell’esserci: “Si viene e si va per sempre fra gusto e dolore più o meno venendo al mondo … si viene e si va cercandoci un senso, che poi alla fine il senso è tutto qua”. Nel medesimo LP (Miss Mondo) da rammentare la famosa Una vita da mediano, utilizzata successivamente nel 2006 per sostenere la candidatura di Romano Prodi.
Come è continuamente affermato dai testi e dall’interpretazione vocale, in Ligabue si riscontra l’incapacità di gustare la bellezza e la bontà del vivere quotidiano, stretti nella rabbia insensata, chiusi dentro un orizzonte troppo basso e illogico, come testimoniato dalla canzone”Nati per vivere (adesso e qui)” , tratta dall’album Mondovisione del 2013: “Qualcheduno canta che sei nato per morire… le promesse che ti han fatto sono andate a male… guarda come resti nell’inferno che perlomeno lì fa caldo”.
Alla monotonia dei temi e delle canzoni di Luciano Ligabue fa da sfondo una tristezza che ha il sapore amaro della desolazione e della disperazione.
3 commenti su “MA CHE MUSICA MAESTRO – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”
Canzoni sempre uguali di un tipico rappresentante dell’Emilia rossa: sazia e disperatissima, come ebbe modo di definirla il compianto card. Biffi. Superficiale, calda e generosa ma edonista, compiaciuta del vuoto in cui crede, Ovviamente, da 70 anni strumentale -Ligabue incluso – al potere di una parte politica che oggi, fra adesione ai piani globalisti, sostegno all’immigrazione incontrollata ed allo ius soli, fino al tradimento delle ex “masse operaie”, l’ha delusa completamente. Così, sparita l’Unità da sotto il braccio, resta solo il sigaro. E alle ultime elezioni regionali va a votare il 37% degli aventi diritto, un minimo storico incredibile solo fino a pochi anni fa. Ma quei pochi che vanno, fedeli alla linea come i migliori trinariciuti (incluso ancora una volta il nostro cantante), fanno stravincere il PD.
Canzoni vuote che hanno attirato orde giovani al più piatto è sterile nichilismo.
Un simil Vasco Rossi ma “testa quedra” (diciamo noi modenesi dei reggiani…vedi Prodi) 😛
Lo diciamo in tutta l’Emilia, caro conterraneo nusòn 🙂