Inizia oggi, con un articolo su Francesco De Gregori, una nuova rubrica quindicinale dedicata alla canzone. Lo stesso curatore, Fabio Trevisan, ce la presenta:
La rubrica “MA CHE MUSICA MAESTRO” intende far rilevare, attraverso l’analisi di alcune canzoni, quanto si possa veicolare un messaggio più o meno rivoluzionario. Nel trattare un (una) singolo/a cantante non si vuole essere affatto esaustivi, dato solitamente l’ingente numero di canzoni, ma soffermarsi su alcuni particolari ritenuti più significativi . (F. T.)
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Le canzoni volutamente ambigue e rivoluzionarie di De Gregori
“E qualcosa rimane fra le pagine chiare e le pagine scure e cancello il tuo nome dalla mia facciata e confondo i miei alibi e le tue ragioni”.
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Molte persone si sono arrovellate nel tentativo, spesso sterile, di comprendere i testi delle canzoni di Francesco De Gregori, uno dei più famosi ed apprezzati cantautori italiani contemporanei. Lo stesso cantautore ha sempre dichiarato: “Le canzoni che scrivo sono per loro natura ambigue, non si prestano a una lettura semplice … mi piace che la canzone possa essere letta in due modi, possa voler dire due cose insieme”. L’utilizzo assiduo di sinestesie, metafore e costrutti logico-sintattici inusuali hanno reso le canzoni del cantautore romano sovente enigmatiche e scarsamente decifrabili, anche per la sovrapposizione, come in un quadro cubista, dei piani e dei punti di vista dell’autore.
Lui stesso, in un’intervista all’Unità del 1996, così rispondeva a chi lo interrogava sul significato delle sue canzoni: “Io non voglio fare un sezionamento delle mie canzoni … la curiosità puntuale, didascalica (di capire l’opera d’arte) è frutto di una scuola fatta da maestre vecchie e impreparate. Non è così che va guardato né un quadro né una canzone né niente”.
Come nelle parole sopra evocate tratte da Rimmel del 1975, De Gregori ci introduce alla fine di un racconto, l’epilogo di una storia d’amore, rompendo le convenzioni e la struttura classica compositiva fin dal titolo. Il rimmel infatti è un cosmetico che nasconde le vere ciglia della donna; è un trucco per celare, persuadere come le rime (rimmel) cuore/amore che imperversavano a quei tempi a Sanremo e nella canzone leggera italiana. Un’altra caratteristica dei testi delle canzoni rivoluzionarie di De Gregori è la politicizzazione, basti pensare alla Ballata dell’uomo ragno con la quale alludeva a Bettino Craxi: “E’ solo il capobanda ma sembra un faraone, ha gli occhi dello schiavo e lo sguardo del padrone, si atteggia a Mitterand ma è peggio di Nerone”.
Avendo vissuto da militante comunista tutta la grande illusione rivoluzionaria degli anni Settanta, basti pensare all’allusione a Che Guevara (Sparami, ucciderai solo un uomo) contenuta nella celebre “Hanno ammazzato Pablo, Pablo è vivo”, in cui manifesta che le idee (meglio le ideologie) rimangono vive, Francesco De Gregori è stato sostenuto dalla cultura dominante di sinistra (suo testimone di nozze fu nel 1978 l’allora segretario della FGCI Walter Veltroni, il quale organizzò lo stesso anno allo Stadio Flaminio di Roma un concerto con lui e Lucio Dalla, seguito da uno strepitoso tour negli stadi italiani che nel 1979 portò alla realizzazione di Banana Republic). Dai temi dell’antimilitarismo contenuti nella celeberrima Generale del 1978: “Generale, la guerra è finita, il nemico è scappato,è vinto,è battuto, dietro la collina non c’è più nessuno”a quelli del materialismo storico nella Storia del 1985: “La storia siamo noi, nessuno si senta offeso, siamo noi questo prato di aghi verso il cielo … siamo noi, bella ciao, che partiamo” fino alla desolante angoscia esistenziale di un disastro contenuta in Titanic del 1982, metafora di una catastrofe sociale e di una disillusione cocente patita con gli occhi di un “pessimismo della ragione”, a cui De Gregori contrappose (come ebbe a dire sull’Unità del 1992) l’ “ottimismo della volontà”: “Nonostante tutto continuo a pensare che l’ottimismo sia un dovere”.
Impariamo sentendo e leggendo le sue canzoni che non si tratta dell’ottimismo e della gioia cristiana. Già nel 1996, intervistato dal Corriere della Sera, De Gregori ammonì (giustamente) lo stesso mondo cattolico ispirandosi al Piccolo principe di Saint Exupery, accostandolo alla sua canzone Pilota di guerra: “Lui (Saint Exupery) era un pilota militare che si rifiutava di bombardare. Insomma era un cattolico che volava alto a differenza di altri cattolici che volano basso”. Impariamo ascoltando a non farci confondere da chi il mondo cattolico l’ha visto comunque sempre da fuori e da chi ha preso posizione soltanto dopo l’evidente sconfitta social-comunista. Parafrasando il contenuto di un’altra sua famosa canzone, Alice, potremmo dire che forse De Gregori, come Alice, del mondo cattolico tutto questo non lo sa.
11 commenti su “MA CHE MUSICA MAESTRO – rubrica quindicinale di Fabio Trevisan”
Parafrasando il contenuto di un’altra sua famosa canzone, Alice, potremmo dire che forse De Gregori, come Alice, del mondo cattolico tutto questo non lo sa.
giusto…purtroppo ormai però anche chi sta dentro il mondo cattolico ormai non sa niente di ciò che propone la dottrina cattolica..
Questi cantanti “impegnati”, come un tempo si diceva, non mi sono andati mai a genio ed è per questo che non li ho quasi mai seguiti. Le canzoni di De Gregori le avrò forse occasionalmente sentite, ma mai ascoltate. Un’altro che non ho proprio mai digerito era De André. Allergia congenita? Chissà…
Ottimo articolo! Grazie!
Questa rubrica sulla canzone è una bellissima novità. Grazie a Trevisan e grazie a Riscossa Cristiana
A Tonietta, che ringrazio per i commenti sinceri e intelligenti, ricordo che questi cantautori “impegnati”, come giustamente ha ricordato, fanno parte di quel filone denominato “musica di protesta” di cui parlerò la prossima volta. Ricordo inoltre a tutti che questi personaggi e queste canzoni sono seguite ancora adesso da numerosi fans che canticchiano, spesso inconsapevolmente, le loro canzoni. Cercare di riflettere su quello che si canta, come su quello che si mangia, come ci si veste,ecc. rimane comunque doveroso. Fabio
A Fabio un grazie sempre nuovo per tutto ciò che ci vuole trasmettere e per la delicatezza , la generosità e la limpidezza del suo animo che così bene risponde ai doni che il Signore gli ha fatto.
Tonietta
La musica ha un potere di manipolazione mentale (e spirituale…) impressionante ed è per questo che è nata la musica rock e pop, per distogliere la mente dalla profondità dell’animo umano che conduce a Dio (come invece, per esempio, otteniamo grazie al meraviglioso canto gregoriano…) e condurla all’istintività e al sentimentalismo. Tutto questo è semplicemente diabolico. Proteggete voi stessi e i vs. bambini da tale musica commerciale che, anche nella “migliore” delle ipotesi quando dicono che sia commerciale “solo” per soldi, in realtà è uno strumento potentissimo di controllo mentale e di allontanamento dalla Verità…!
Grazie per questa disamina stringata e intelligente. In modo altrettanto stringato, le dirò che ho capito cosa in fondo mi previene dall’apprezzare in profondità artisti altrimenti considerabili come grandi poeti. La loro orizzontalità. L’assenza di un riferimento Altro, di una speranza più alta di quella umana. I vari De Gregori, Dalla, De André, Conte e compagnia cantando possono avere sprazzi di spiritualità nella loro poetica, ma quando manca Cristo, manca sempre qualcosa. Anzi, manca tutto.
Sì, manca Tutto!
quelli come De Gregori, e ahimè sono tanti…non sono altro che seguaci di satana, e attraverso la musica portano alla società il loro( spregievole ) contributo.
Fanno gli intellettuali,i sapientoni, con le tasche piene di soldi ,alla faccia di tutti quei fessi (scusate in termine) che li vanno a vedere!
Povero mondo.
Per fortuna nella mia vita c’è Dio.
Accolgo con grande entusiasmo questa nuova rubrica di Fabio Trevisan. Sono certo che riscuoterà grande attenzione e sarà portatrice di riflessioni. D’altronde, oltre all’aspetto originale di questa nuova rubrica, credo che l’ottimo Trevisan andrà a toccare i ‘mostri sacri’ del cantautorato italiano (o italiota), più o meno impegnati, che a mio avviso sono stati solo dei grandi diseducatori di massa. Per tanto tempo sono stato addentro a un mondo musicale sbagliato e pericoloso, ma credo che, dall’altra parte, non avrei trovato certamente di meglio. Anzi, questi personaggi sono capaci di ogni sfumatura, di quel sottile dettaglio che si insinua di nascosto.