Nell’Europa devastata dalla secolarizzazione, fino a ieri c’era ancora un lembo di terra dove il diritto alla vita era riconosciuto e l’aborto procurato era ancora considerato reato: l’Irlanda del Nord, ovvero quella artificiosa entità amministrativa formata da sei contee della provincia dell’Ulster che nel 1921 Londra – al momento della nascita dello Stato Libero d’Irlanda – volle mantenere sotto il suo tallone di ferro. L’Ulster doveva restare parte dell’Impero Britannico, e così è stato, dando luogo a 90 anni di sangue e sofferenze in questa parte dell’isola.
Tuttavia, quel poco di autonomia che la Provincia aveva ottenuto, aveva fatto sì che, quando nel 1967, il Parlamento di Westminster approvò l’Abortion Act, la legge che legalizzava l’aborto, l’Irlanda del Nord rimanesse esclusa dagli effetti di questo provvedimento. Così fino all’altro giorno l’aborto era rimasto illegale, eccetto che nei casi di grave pericolo per la vita e la salute della madre.
L’eccezione irlandese aveva avuto delle importanti ragioni: l’opposizione all’aborto infatti non era venuta solo dalla chiesa cattolica, ma anche dalle principali denominazioni protestanti, che nell’Ulster hanno una connotazione – in particolare la Chiesa Presbiteriana – decisamente più rigorista che nel resto del mondo anglosassone, e non solo.
La chiara posizione delle varie chiese si è sempre tradotta in una conseguente posizione politica dei vari partiti, sia quelli Unionisti – e quindi protestanti – sia di quelli repubblicani, riferimento della popolazione cattolica. Nessuno, nemmeno il socialisteggiante Sinn Féin, aveva mai messo in dubbio il valore della vita umana.
Ora tuttavia le cose sono cambiate. Il recente scivolamento del governo della Repubblica d’Irlanda su posizioni sempre più radicali, con l’approvazione dell’aborto e dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, è stato colto da Londra come un segnale di via libera per realizzare l’estensione dell’aborto a tutto il territorio del Regno Unito, compresa l’Irlanda del Nord. Negli ultimi mesi Londra aveva dato a Belfast una sorta di ultimatum: legiferate sull’interruzione di gravidanza, oppure lo faremo noi di autorità. Il problema è che l’Irlanda del Nord, che gode di un’autonomia speciale sotto il sistema della devolution, vede il parlamento e il governo locale bloccati dal gennaio 2017, a causa della rottura tra i due principali partiti della coalizione di maggioranza, il Partito unionista democratico (Dup) e il Sinn Féin.
Londra, già che c’era, ha aggiunto un appendice importante alla sua richiesta di approvazione della legalizzazione dell’aborto: legalizzare anche i matrimoni tra persone dello stesso sesso. Insomma, come ha detto un esponente politico inglese, “portare l’Irlanda del Nord finalmente nel XXI secolo”.
E così anche l’ultimo baluardo di una civiltà fondata sul rispetto della vita umana e delle leggi naturali è caduto. Non è bastato l’appello delle varie chiese, dei movimenti pro-life. Nonostante una storia secolare di conflitti laceranti tra cattolici e protestanti, l’obiettivo di difendere quelli che un tempo erano chiamati “valori non negoziabili” ha unito prolifers seguaci della chiesa di Roma con presbiteriani e anglicani di buona volontà, ma non è bastato.
Da una parte c’è stata una marcata insipienza dei politici, in particolare quelli cattolici, del Sin Féin e del Partito Socialdemocratico, dall’altra la decisione di Londra di imporre la propria volontà è stata decisa come non mai. Così i politici nordirlandesi hanno lasciato scadere l’ultimatum del 21 ottobre, e il governo inglese di conseguenza è passato decisamene all’azione, approvando una legge che legalizza l’aborto fino alla ventottesima settimana di gravidanza (in pratica un infanticidio) e via libera ai matrimoni gay. Pacchetto completo.
Ma non basta: entro il 31 marzo 2020 Londra prevede l’entrata in vigore di una definitiva legge sull’aborto in Irlanda del Nord, che implementi le raccomandazioni contenute nei paragrafi 85 e 86 del rapporto per il 2018 del Comitato Onu sull’eliminazione delle discriminazioni contro le donne (Cedaw).
L’Irlanda del Nord deve dunque essere completamente “normalizzata”. E deve subire una nuova colonizzazione, come quella che subì nel corso dei secoli passati. Questa volta decisamente più subdola, e solo apparentemente meno violenta. Il pensiero unico deve imporsi anche nelle vie di Belfast e di Derry e tra le valli di Antrim.
C’è un corollario importante a questa triste pagina della storia britannica e irlandese, ed è una considerazione su quale governo inglese abbia voluto queste norme per l’Irlanda del Nord: un governo conservatore, che molti anche in Italia guardano con simpatia. La Brexit sembra una bella sfida lanciata agli odiati burocrati di Bruxelles, e Boris Johnson piace a molti spaghetticons: in fondo è simpatico, un donnaiolo, un decisionista, un protagonista delle scene televisive: un modello che ha ottenuto a suo tempo un certo successo nel Belpaese. E poi Johnson ha nel suo esecutivo un esponente cattolico, pare pure di sensibilità liturgica tradizionalista. Chissà cosa dirà questi degli strenui sforzi fatti da Westminster e dal suo partito per imporre l’aborto nell’Irlanda del Nord. E se questo è il conservatorismo, possiamo davvero rinunciare alle ultime illusioni politiche.
3 commenti su “Londra locuta, causa finita: l’aborto imposto anche nell’Irlanda del Nord. Grazie ai conservatori”
L’errore dell’elettorato cattolico è fondamentale uno: delegare il potere alle persone sbagliate. Alla base, l’incapacità o meglio l’ostinato rifiuto di gettarsi nella lotta politica ed esprimere un partito conforme al nostro credo. I risultati sono questi. Ora ci si lamenti pure, in attesa che il nemico compia l’ennesima sciagura nel nome del progresso.
Ci sono certi movimenti militari in Europa che fanno tremare. Il mondo sta tirando troppo la corda e ciò che fa rabbrividire è che fra chi tira ci sono tanto di tonache di ogni colore, ordine e grado.
Dico sempre la stessa cosa: ci risparmierà il Padreterno, così tanto offeso, i castighi che meritiamo? Quante sofferenze dovremmo patire? Che la Madonna ci aiuti.
I cattolici non hanno molta scelta. O conservatori, o socialisti sui temi morali sono uguali. E non possono neanche candidare un convinto sostenitore alla vita che viene subito scomunicato da qualche prete dei poveri.