Esiste in ogni orologio quel secondo in cui la lancetta scatta sopra l’ingresso di un’epoca nuova e grandi rivolgimenti storici. Pochi lo sentono scoccare. Riunificazione di Berlino, riunificazione delle Germanie (anche se una delle due mutila del cuore teutonico), riunificazione dell’Europa, riunificazione del mondo. Questa è l’utopia della Stato mondiale. Non è ancora chiaro quale sarà la forma di questo Stato iperecumenico, da quali lutti dovrà emergere per imposizione delle élite globaliste.
Di sicuro, qualora dovesse realizzarsi, sarebbe inficiato ab origine da un errore mortale: se un governo mondiale può esistere, non può essere uno Stato di diritto. Un governo mondiale è possibile solo se il mondo è una landa anarchica globale, in cui la popolazione è ridotta all’osso e le comunicazioni sono tanto immediate quanto inesistenti: non sarebbe concepibile poter dominare il mondo mantenendo l’attuale densità di popolazione con le attuali differenze culturali e sociali. Per dominare il mondo sarebbe necessario ridurre la popolazione a qualche centinaio di milioni di persone, ridurre le lingue a un paio, ridurre gli ordinamenti politici a uno, possibilmente annullare i movimenti di esseri umani ma far viaggiare veloci le merci, ridurre le classi sociali a due: produttori e consumatori.
Ma atteniamoci ai fatti. Un fatto alla luce del sole, indipendentemente dalle ragioni politiche, strategiche e morali è l’operazione speciale del governo russo in Ucraina. L’attacco russo è importante per tutte le persone ancora libere nel mondo, perché costituisce una battuta d’arresto solida, uno stop rigido all’affermazione dello Stato mondiale.
Forse non tutti riescono a intravedere il passaggio epocale e il crinale su cui si è arrampicato il momento presente in una sorta di moto di ritorno vichiano, però è possibile ipotizzare in questo caso contingente un cambiamento qualitativo. Per fare un esempio storico di cambio qualitativo mi riferisco a qualcosa di simile al cambio di visione di Alessandro Magno rispetto al padre Filippo, oppure, per rimanere nella stessa freccia direzionale politico-militare, la consapevolezza greca dopo la vittoria di Maratona. O ancora, la situazione di guerra civile mondiale che fu preludio all’età augustea. Possiamo definire quella di Putin una decisione metastorica.
“Compaiono forse, nella nostra breve memoria della storia del mondo, fenomeni paragonabili alle potenze mondiali e allo Stato mondiale che va annunciandosi?” si chiedeva con straordinaria lungimiranza Ernst Jünger alla metà del secolo scorso. In confronto, la nostra miopia è invalidante al punto da dover procedere a tentoni in luogo del volo d’airone del tedesco. Ora è presto per stabilire se il cambiamento sarà un avvicendarsi qualitativo comparabile a un cambio di paradigma in campo scientifico, ma lo auspichiamo.
A proposito di miopia, facciamo un esempio pratico: se avesse voluto trarre una conseguenza coerente con la spinta nazionalista degli ultimi anni, l’Ucraina avrebbe dovuto prendere la logica decisione politica di liberalizzare il mercato delle armi. Oggi paga questo errore nello scontro con l’esercito russo. Sono ridotti a pubblicare video-tutorial su youtube per insegnare ai civili come si prepara una bomba molotov, nel frattempo si affrettano a distribuire kalashnikov alle casalinghe.
Non aver compreso un fatto tanto semplice all’indomani della secessione del Donbass spiega due cose: il governo ucraino è composto da inetti, e coloro che consigliano o hanno (mal)consigliato questi inetti (ovvero la NATO) sono personaggi di sicura malafede. Un governo che non governa per la salute del popolo è un governo che teme il popolo, perciò, in genere, il suo primo atto è vietare la circolazione delle armi. Un’assemblea democratica di uomini disarmati è come un’adunata oceanica di formiche che minacciano di condanna, carta costituzionale alla mano, il formichiere.
Per l’italiano medio è difficile comprendere cosa voglia dire avere una patria, per cui i ripetuti richiami del presidente russo non sono stati nemmeno capiti, nove italiani su dieci sono convinti che sia scoppiata una guerra d’aggressione semplicemente a causa della perfidia di Putin. Lo sguardo ebete a seguito della spiegazione russa circa l’impossibilità di accettare testate nucleari a 5 minuti da Mosca, “questione di vita o di morte”, fa pendant con la faccia di Lavrov, che trattiene a stento le risa davanti al ministro Di Maio.
Putin, per tre volte, in tre diversi discorsi degni di uno statista lucido e vero, aveva fatto appello all’Occidente. Ha dovuto rendersi conto che, oltre ai trattati calpestati: “Tutto ciò che non si addice all’egemone, al potere, viene dichiarato arcaico, obsoleto, non necessario. E viceversa: tutto ciò che sembra loro vantaggioso è presentato come la verità ultima, spinta a tutti i costi, rozzamente, con tutti i mezzi. I dissidenti sono sfondati al ginocchio”. Perché in Occidente vige “una sorta di moderna forma di assolutismo”: se non educhi tuo figlio ad avere crisi isteriche anziché comportarsi da uomo, sei omofobo, se non porti la mascherina sempre e comunque, sei malato, se frequenti il poligono, magari con tuo figlio, sei un potenziale assassino e anche un po’ disgraziato, se pensi tramite gli strumenti della logica, sei un pericoloso analfabeta funzionale.
Pertanto, possiamo affermare con una ragionevole sicurezza che l’intero cosiddetto blocco occidentale, è un “impero della menzogna”, che rivendica il dominio del mondo tentando di imporre con la forza del ricatto finanziario e la pressione sociale data dalle telecomunicazioni un sistema di pseudo-valori atti a rincitrullire la gioventù, per renderla docile al capriccio del burattinaio di quartiere.
Ora la stupidità deve fare i conti con l’acciaio, sospetto che non ne uscirà bene. Si tratta di capire se i fautori, occulti e non, dello Stato mondiale saranno disposti a incassare questa battuta d’arresto, col rischio di un cambio di paradigma politico internazionale.
Certo, le parole di Mario Draghi fanno trasalire per sconcia mancanza di autonomia di riflessione. Dire poi, che la Russia è un pericolo per la nostra democrazia lo stesso giorno in cui si pone la fiducia su un obbligo vaccinale per un vaccino ripetutamente dimostratosi inutile è a dir poco orwelliano.
Ciò non ci impedisce di solidarizzare fraternamente con la gente ucraina, il popolo che fugge in auto o si accalca alla stazione di Odessa. Oggi è toccato a loro, presto potrebbe toccare a noi.
L’incompetenza, l’arroganza e la dabbenaggine dei governanti europei, figliocci di chi ha bombardato Belgrado senza dichiarazione di guerra, né un briciolo di motivo ragionevole, non sembra per nulla dissimile da quella che ha portato a questa catastrofe nelle terre della Russia più antica. E soprattutto non pone gli occidentali nella posizione di aprire bocca per proferire un giudizio morale su chicchessia.
D’altronde viviamo in un contesto storico in cui degli eretici patentati spiegano la Parola di Dio in televisione, non dovrebbe risultare stonato che facciano politologia degli iloti laureati.
1 commento su “L’occidente esporta menzogna. Anche in Ucraina”
Vedere, ascoltare e leggere i media occidentali i quali, al soldo dello Zio Sam e della finanza cravattara, approfittano della loro planetaria ostensività (che, ad esempio, col pallone ed il baseball va allo zenith), per insinuare che Putin è il demonio, è come stare davanti al presepio e, mentre il Bimbo piange, sentire il bue grottesco che dà del cornuto all’asino basìto.
Non sono mai stato un pacifista ma mi sono sempre sforzato e mi sforzo di essere pacifico; sono consapevole che quel che dico ha un esitabilità prossima allo zero al mercato della chiacchiera disinvolta e spensierata, ma mi assumo il rischio di passare, da solo, per guerrafondaio (e non lo sono) e mi espongo alpericolo dell’interdizione sociale, piuttosto che sentirmi perduto, tra milioni, nella omologante narcosi ecumenica.
Etiamsi omnes ego non.
NO ad ogni guerra contro l’uomo; NO alla guerra contro la Verità e contro il ben dell’Intelletto.