L’eutanasia è l’eufemismo destinato a nascondere l’omicidio legalizzato, a spese e col patrocinio dello stato, che può servire ad eliminare gli individui inutili o comunque più costosi, e magari in un futuro non lontano, anche quelli scomodi. Una tappa obbligata per raggiungere questo obiettivo finale è attualmente quella di trasformare senz’altro l’omicidio della persona consenziente in un suicidio “assistito”. E poiché a nessuno è vietato suicidarsi, ora che anche la Chiesa accoglie i suicidi con tutti gli onori liturgici, non deve essere punito neppure chi fornisce i mezzi umanitari e ottiene il consenso necessario per la realizzazione di quel proposito.
di Patrizia Fermani
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L’idea della morte come scelta più vantaggiosa non è una novità dei nostri tempi immaginifici. Ha sempre accompagnato la vicenda umana, con le infinite varianti dei motivi e delle esperienze personali contingenti. Il suicidio è stato ovunque il rimedio estremo per un male di vivere non superato, per il dolore fisico o morale insopportabile, ma anche per il rimorso e la vergogna, imposto dalla disperazione ma anche dalla legge ferrea dell’onore o da altri motivi nobili.
Il doppio suicidio di Romeo e Giulietta commuove ogni sera a teatro, leggiamo con rispettosa ammirazione quello di Lucrezia, scuote l’harakiri rituale di Mishima, mentre torna sconvolgente il ricordo dei suicidi di massa nei lager dell’inferno sovietico.
Sentito come scelta rispettabile, edificante o moralmente indifferente nella cultura antica, col cristianesimo diventa bestemmia contro Dio creatore. Non perché la vita sia considerata qui il valore supremo da rispettare ad ogni costo e in ogni caso: essa può essere sacrificata di fronte a valori superiori quali la fede e i suoi comandamenti come tanti santi e martiri testimoniano ancora. Ma perché offende il piano della creazione e offre agli altri un esempio blasfemo. Anche per questo è stato sempre circondato dal riserbo e dal pudore. Segreto privato custodito nel silenzio delle famiglie oppure evento pubblico coperto in passato dal velo rispettoso della pietas collettiva. Questo almeno fino a quando non è stato agguantato dai promotori di morte che ne hanno fatto strumento di propaganda da immettere sul mercato della idee al pari di altre merci degenerate.
Può darsi che qualcuno si prodighi per incoraggiare il suicidio o intervenga direttamente sulla vita altrui magari vantando a propria scusa il consenso del malcapitato. La legge non punisce chi ha tentato il suicidio senza riuscirvi, e si ferma davanti ad un dramma personale spesso incommensurabile, ma rispettando la propria vocazione a custodire la convivenza comune in vista del bene comune, interviene quando vede allungarsi l’ombra sinistra di un terzo estraneo, che abbia istigato o aiutato il suicidio oppure che abbia ucciso chi si mostrava consenziente. Questo è un vero e proprio omicidio anche se punito con una pena attenuata. Ed è concessione benevola che il vecchio codice non contemplava. È inoltre possibile rifiutare le cure mediche anche quando queste assicurerebbero la sopravvivenza, ma è richiesto che una tale volontà sia espressa responsabilmente e liberamente.
Il principio di fondo che ha ispirato tutte queste norme è che la vita individuale non può essere esposta al rischio dell’arbitrio e dell’abuso di chicchessia. Il suicidio è un male che non può essere incoraggiato o determinato, il consenso della vittima non mette al riparo dal rischio che altri si facciano arbitri della vita altrui. Così il rifiuto delle cure mediche, non deve essere frutto di suggestioni e di ignoranza. Ecco dunque che se per il cristiano l’indisponibilità della vita deriva dal suo essere incastonata nel disegno della creazione, nella prospettiva delle leggi dello Stato essa deriva dalla esigenza di difendere l’individuo e salvaguardare la convivenza comune da ogni possibile sopruso, e da ogni manipolazione.
Quelle norme cautelari, che sono guidate dal criterio della indisponibilità della vita altrui, hanno ostacolato finora la legalizzazione dell’eutanasia, e perciò proprio contro esse è stato allestito un attacco concentrico da parte della politica senza rilevanti distinzioni di bandiera, dalla magistratura che di bandiera ne ha una sola al pari delle c.d. “alte cariche dello Stato”, e da una propaganda che ha lavorato a dovere l’opinione pubblica. Mentre della Chiesa ancora una volta è bello tacere.
Da tempo lo scopo comune di quanti a vario titolo o senza alcun titolo reggono i destini della società umana, è infatti di arrivare all’omicidio di Stato sotto la maschera dell’eutanasia, quella che Englaro ha avuto già il privilegio di attuare in forma propedeutica grazie ad un illuminato giudice di cassazione e ad un altrettanto illuminato presidente della repubblica.
L’eutanasia è l’eufemismo destinato a nascondere l’omicidio legalizzato, a spese e col patrocinio dello stato, che può servire ad eliminare gli individui inutili o comunque più costosi, e magari in un futuro non lontano, anche quelli scomodi. Una tappa obbligata per raggiungere questo obiettivo finale è attualmente quella di trasformare senz’altro l’omicidio della persona consenziente in un suicidio “assistito”. E poiché a nessuno è vietato suicidarsi, ora che anche la Chiesa accoglie i suicidi con tutti gli onori liturgici, non deve essere punito neppure chi fornisce i mezzi umanitari e ottiene il consenso necessario per la realizzazione di quel proposito.
Per arrivare alla abolizione dei divieti e delle cautele opposte dalla legge, si agisce su un triplice piano: quello della suggestione mediatica, quello della partecipazione emotiva, e quello del sacro principio della libertà.
Ecco così la messinscena in diretta televisiva di Tizio costretto a varcare le patrie frontiere per farsi iniettare la dose fatale. Nell’epoca scollacciata in cui, come è stato osservato, le masse hanno reclamato e ottenuto il diritto alla volgarità, il momento è quanto mai propizio per mettere in scena anche il più miserabile degli spettacoli allestito dalla propaganda di regime, ad uso del voyeur televisivo che guarda avidamente senza opporre resistenza, ed è stato abituato da tempo a tollerare l’osceno, prima quello dei film a luci rosse, poi dell’esibizione orgogliosa di inversioni e perversioni, ora questo dei nuovi viaggiatori.
Il suicidio indotto o incoraggiato, a coprire l’omicidio programmato e retribuito, viene liberato dai propri umori venefici se allestito nel posto che vanta un primato di civiltà in virtù delle aiuole perfette e delle strade pulitissime, dove le banche prosperano e tutto funziona come i rinomati orologi ed è igienicamente affidabile come i famosi dadi da brodo.
A tranquillizzare qualche coscienza ancora in subbuglio ci sono sempre le ragioni della sofferenza insuperabile che ognuno in prospettiva vorrebbe eliminare per sé e per gli altri, e che soprattutto non ammette né speranza né rassegnazione. Preoccupazione ineccepibile per una sofferenza che pure, ora trova conforto nella terapia del dolore, e che sempre è stata affidata alla saggezza e alla pietà famigliare, a quello spazio in cui l’imponderabile viene affrontato con la forza e la lucidità, la sapienza degli affetti. Ma anche la sofferenza deve essere consegnata oggi all’azione inesorabile dello stato.
Infine la drammatizzazione pubblicitaria del suicidio “assistito”, serve a riaffermare il principio etico fondamentale dell’uomo moderno, quello dell’autodeterminazione, elaborato sulla falsariga del raffinato motto del femminismo sessantottino: la morte è mia e me la gestisco io. Anche se essa potrebbe essere gestita proficuamente con una più economica soluzione casalinga.
Tuttavia la libertà come autodeterminazione è un’ arma a doppio taglio: serve a mettere in discussione i divieti legislativi (dei divieti morali o religiosi nessuno più si cura, tanto meno la chiesa), però lascia insoluto il problema degli incapaci che magari sarebbe utile sopprimere ma che non sono in grado di esprimere una qualche volontà. Ecco allora l’espediente elegante e suggestivo anche per palati non troppo raffinati: la sofferenza mortificando ogni facoltà offusca la stessa ragione e riduce l’uomo a relitto alla deriva. Si può invocare e somministrare a buon diritto la morte di fronte alla sofferenza perché questa offende la dignità della persona. Se la dignità della persona è offesa palesemente dalla sofferenza e per essa è lecito invocare una morte liberatoria, questa deve essere somministrata anche per qualsiasi condizione offensiva della umana dignità, quale ogni importante o irreparabile deficit psichico e fisico. Il nuovo concetto obbligatorio da assimilare è che la dignità dell’uomo si identifica con il suo benessere inteso come autonomia psicofisica ed economica.
Ad Englaro va riconosciuto il merito pionieristico di avere aperto una strada che risultava senza uscita. Questo eroe del nostro tempo voleva a tutti i costi far morire la figlia in c.d. stato vegetativo, ma senza sporcarsi le mani. Non voleva sopprimerla di persona per non andare in galera e soprattutto per non sciupare l’occasione di impostare il problema della soppressione autorizzata degli incapaci e degli indifesi e acquistare così un merito politico di portata storica, come dimostrato dai grotteschi festeggiamenti indetti a palazzo la sera stessa del misfatto.
Per uccidere Eluana, Englaro ha pensato di poter sfruttare la norma che consente il rifiuto delle cure mediche. Ma c’erano due pregiudiziali negative: la ragazza era incapace di esprimere alcun consenso, e non era sottoposta a cure mediche avendo semplicemente bisogno di essere alimentata e idratata, come ogni altro essere umano. Il duplice ostacolo poteva essere superato soltanto facendo passare l’alimentazione e l’idratazione per terapie rinunciabili e sostituendo al requisito del consenso libero e attuale, ora impossibile da ottenere, l’idea espressa casualmente dalla ragazza tanti anni addietro fra amici al bar o in pizzeria, quando era ancora in possesso delle proprie facoltà, che non sia dignitoso vivere in condizioni menomate, e che a queste sia preferibile la morte.
Occorreva una sorta di quadratura del cerchio impensabile e inattuabile se un giudice dai grandi orizzonti democratici e un presidente della repubblica democratica italiana non avessero compiuto il miracolo. Gli argomenti “tecnici” fasulli sono serviti per confezionare sessanta pagine di una sentenza ordita in frode alla legge scritta: vero e proprio monstrum giuridico, dove trova largo spazio anche l’idea che non tutte le vite meritano di essere vissute. Ed è ovvio che della “qualità” della vita diventa così giudice supremo lo Stato che attraverso i propri funzionari stabilisce se e quando una vita merita di essere vissuta.
Quella della dignità e della qualità della vita sono state le carte giocate con l’opinione pubblica nella partita per la soppressione della ragazza. Carte destinate a rimanere sul tavolo anche quando fosse passato il tempo necessario per far assorbire l’onda emotiva contraria, ma sempre spendibili in futuro per sopprimere abili e disabili diventati inutili. Englaro e i suoi becchini sono stati autorizzati ad aprire la voragine in cui trascinare tanti incapaci sull’esempio luminoso di chi nei civilissimi paesi bassi e altrove uccide già impunemente bambini ammalati e adulti indifesi.
Alla gente basta somministrare l’oppio della pietà fasulla e delle false buone intenzioni. L’oppio che addormentando la coscienza spegne anche la ragione.
Ecco perché i rappresentanti del popolo sovrano sono già pronti a scodellarci a breve i primi assaggi anche di questa micidiale nefandezza prossima ventura. Infatti a breve si apre la discussione sul “ testamento biologico”.
Il marxismo culturale, unica religione diventata veramente universale, ha già allestito l’inferno post sovietico di individui numerati, senza sesso e senza famiglia, senza cervello e senza responsabilità, da macinare e riprodurre secondo le esigenze dei loro diritti inalienabili.
11 commenti su “Lo stato assistenziale e l’assicurazione sulla morte – di Patrizia Fermani”
La pena di morte è tornata anche lei travestita?(un mondo di trans). Ma come assassini graziati e malati e feti innocenti condannati a morte?Poi tutti a piangere l’olocausto degli ebrei: quanto erano cattivi Mussolini ed Hitler, invece oggi tutti buoni!
E aggiungi anche me, donna cattiva e perversa che osa, il dì di Pasqua, mangiare l’agnello, animale intoccabile. Mentre noi verremo presto sgozzati, col consenso di omissis, perchè cristiani….. Aveva ragione Gesù Cristo: una generazione perversa, che prepara la morte per bimbi innocenti, disabili e vecchi malati. Povera Italia non mi fai nemmeno pena…..
Cara Annarita, durante i regimi guidati dai due personaggi da lei menzionati (per la vulgata democraticista il “male assoluto”), le culle dovevano essere occupate. Oggi le culle sono vuote. La domanda è sempre la stessa: chi ha voluto e fomentato la Guerra? Ma, questa Guerra, non è stata forse l’assalto decisivo alla dissoluzione finale? La Guerra del sangue contro l’oro da una parte; la Guerra dell’oro e della sinagoga di satana contro il sangue dall’altra parte.
L’eutanasia diffonde la morte nell’aria .Dopo gli 80 anni ti cominciano a dire; dopo un forte dolore, prenda la tachipirina 1000, ma dottore mi fa male, il dottore dice : tanto per la sua età cosa vuole?
“L’eutanasia è l’eufemismo destinato a nascondere l’omicidio legalizzato, a spese e col patrocinio dello stato, che può servire ad eliminare gli individui inutili o comunque più costosi, e magari in un futuro non lontano, anche quelli scomodi.”
Questa frase è verissima!
Persino Marino (molto imprudentemente) la confermò: disse che una persona deve poter decidere quando morire e se non è in condizioni di decidere, deve poter decidere chi la ama (un eufemismo per dire che deve poter decidere il tutore legale, magari anche per persone FALSAMENTE interdette e che VOGLIONO VIVERE).
Fra familiari ansiosi di ereditare e tutori che vogliono far risparmiare soldi allo stato questi omicidi diventeranno generalizzati e ci sarà da aver paura ad ammalarsi o ad essere dichiarati malati.
Tutti, ma soprattutto gli anziani vivranno in un clima di terrore e i medici coscienziosi perderanno il lavoro: resteranno solo quelli disposti ad uccidere!
Oltre a ciò c’è da dire che i medici possono già attuare le varie cure anche senza il permesso di paziente e familiari se viene ravvisato uno “stato di necessità”.
Se l’eutanasia diventasse legale ed entrasse quindi a far parte delle “cure” somministrabili legalmente, ogni medico potrà uccidere qualunque paziente, anche senza il consenso del paziente o del tutore legale, con la scusa dello “stato di necessità” (“soffriva troppo, in scienza e coscienza non potevo fare diversamente”): i pazienti soli non avranno nessuno che protesterà, quelli con familiari che li amano veramente e che siano disposti a denunciare l’omicidio FORSE otterranno giustizia ma probabilmente non otterranno neppure quella: in fondo ci sarà la parola del medico (che era presente e che potrà dire o inventarsi qualsiasi cosa) contro quella dei familiari (che non erano presenti e che non avranno modo per dimostrare che in quella circostanza il loro caro non soffrisse veramente così tanto).
Inoltre, paziente volente o ingannato o nolente, resta sempre un OMICIDIO LEGALIZZATO…e Omissis cosa dice?
Dr. Fermani, grazie per questo suo magistrale articolo, che esprime tutto il mio pensiero.
Che Dio La benedica e La custodisca nel Suo Amore, e nella Sua pace.
Diego, Omissis, si frega le mani e pensa ( e dice):” bene, bene avanti così…procediamo spediti verso la demolizione totale della Chiesa”.
Io sono sempre più convinta che non sia più eticamente concepibile pagare le tasse: i nostri soldi sono usati pel l’aborto, per i locali gay, per gli immigrati islamici nostri futuri aguzzini, tra poco per l’eutanasia. Non sono usati invece per una buona scuola libera, dove un cattolico possa segliere di non far rovinare i figli, non vengono usati per la salute, perchè ormai paghiamo tutto e abbiamo servizi pessimi, non sono usati per avere buoni servizi, non sono usati per dare qualcosa alle plurimamme, che hanno deciso di crescere i loro figli (ma non vorrebbero morire di fame, con l’unico stipendio del marito e senza una futura pensione). I nostri soldi sono usati per cose moralmente disdicevoli, come fare per non finanziare più i mercenari di satana?
Interessante l’evoluzione delle parole: da omicidio a eutanasia; da eutanasia a suicidio “assistito”, col beneplacito della una “pastorale” sempre più avventatamente “accogliente”, ed in nome di una donna perversa libertà di autodeterminazione con cu si spalancano le fauci dell’inferno.
Annarita ,le persone perbene come lei, me e tutti gli amici di RC sono obbligati a pagare, ahimè, se non vogliono Equitalia che gli respira sul collo, da veri persecutori!!!!!!!!!!
Invece per i delinquenti, stiamone certi… che se la spassano beati e tranquilli perchè per questi parassiti la Legge non vale.
Lo sappiamo come funziona la Giustizia in Italia, no?