L’ex sindaco di Padova ed ex ministro ha lasciato indelebili (o forse no, speriamo.. ) tracce del suo passaggio nella città del Santo, che può vantare ora rapporti profondi e privilegiati con animali e omosessuali, sotto l’ispirazione, di travolgente originalità, dei deliri darwiniani
di Patrizia Fermani
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L’ex sindaco di Padova, cui è stata concessa anche la sospirata ebbrezza di un fuggevole Ministero da incastonare almeno nel blasone di famiglia (anche se oggi i Ministeri, da Carfagna a Mogherini, non si negano più a nessuno), è uomo di cultura. Come lo è naturalmente da mezzo secolo ogni elettore ed ogni eletto di sinistra, che con la parte politica e con ogni numero di Repubblica acquista anche il crisma della propria missione culturale. Forse il povero Gramsci intendeva per cultura qualcos’altro, ma era uomo d’altri tempi.
Dunque l’ex sindaco di Padova, consapevole di quella che è una missione culturale, “progetto e destino” direbbe Argan, ora piange sulle sorti di una città abbandonata alla barbarie leghista. E siccome oltre ad essere uomo di cultura è ovviamente uomo di mondo che unisce alla signorilità del tratto quella dell’eloquio, dice con la sofferenza del caso che questa città così colta da avere optato per l’Europa degli Junker e degli Schultz non meritava un così triste destino.
L’ex sindaco di Padova, cattolico, sempre per via della cultura, non a caso ha voluto intitolare a Darwin nientemeno che il grande ponte di collegamento urbano lasciato in eredità alla propria cittadinanza.
Del resto, data l’aria che nel novecento ha cominciato a tirare sul cattolicesimo di base e che ora soffia impetuosamente dalle parti del vaticano, anche Darwin può essere considerato a buon diritto un cattolico ante litteram, un altro che lo era senza saperlo. Questo deve avere pensato l’allora sindaco di Padova mentre la sua Giunta deliberava di dedicare il ponte al padre di ogni evoluzione, sicuro che la cosa avrebbe fatto piacere anche al proprio vescovo e ai colti uomini della curia, noti cultori di Fabrizio de Andrè, e ai non meno evoluti professori della Facoltà Teologica.
Non per nulla proprio alla teologia darwiniana si è ispirato già nel luglio 2012 il Regolamento per la tutela degli animali, a firma dell’allora assessore all’ambiente Alessandro Zan e per l’appunto di Flavio Zanonato, documento contenente la mappa dei diritti degli animali e dei doveri dei cittadini.
Meritevole di attenzione questo regolamento, perché metteva chiaramente in luce il rapporto di subordinazione dei secondi rispetto ai primi già nella presentazione, nel cui incipit chiariva così il significato profondo, quasi metafisico, di tale subordinazione: “Gentili concittadini, ad un maestro che domandava al suo alunno quale animale avrebbe voluto essere, il ragazzo rispose ‘Maestro, io sono già un animale, anche se evoluto'”. E’inutile chiedersi quanto sia l’assessore sia il sindaco a buon diritto si potessero compiacere di condividere tale condizione.
Sempre per via della missione educativa, l’ex sindaco di Padova ha cattolicamente lasciato in eredità all’indegno successore e alla cittadinanza il beneficio del grande ritrovo degli omosessuali, che orgogliosamente occupano da giugno a settembre gli spazi della fiera ribattezzati “Pride Village”. Un evento di grande spessore culturale naturalmente. Non per nulla l’enorme insegna eretta all’ingresso dei padiglioni riproduce le fasi della evoluzione dell’uomo dalla scimmia. L’ultima figura della sequela che rappresenta il prodotto finale di tale evoluzione è, non a caso, la sagoma stilizzata di quella che i rozzi chiamano brutalmente una “checca”.
Intanto la più aggiornata ermeneutica cattolica, in vista del sinodo di ottobre e per recuperare il tempo perduto a causa delle paranoie paoline e degli stereotipi sui progenitori creati da una lettura oscurantista della Genesi, si è messa all’opera con l’incoraggiamento delle gerarchie romane. La commissione teologica internazionale, quella che già nel 2009 ha abolito la legge naturale, in vista del Sinodo sulla famiglia pare stia finalmente appurando che in realtà nel giardino ci fossero due coppie di ex-scimmie di nome Adamo ed Evo ed Adama ed Eva, e un serpente Marino addetto a produrre le uova di scimmia. Anche se in seguito, per esigenze di produzione, la provetta ha sostituito il serpente. D’altra parte, Zanonato e Zan ci avvertivano, in calce alla presentazione del Regolamento sui diritti degli animali e sui doveri dei cittadini, che “la morale biocentrica rappresenta l’unico nostro futuro possibile”.
Forti di queste idee, possiamo dormire sonni tranquilli, nonostante un sindaco leghista con la mania dei crocefissi. Abbracciati ad un gatto, ad una scimmia o ad una provetta, non importa, ma con l’immagine di Darwin sul comodino, che ci sorride.
4 commenti su “L’itinerario culturale e spirituale di Flavio Zanonato – di Patrizia Fermani”
Bella schiatta di sindaco! Ma non c’è da meravigliarsi visto che discende per linea diretta dalla scimmia ; é veramente un uomo di cultura, della più alta cultura, da quella cultura che sale dalle scarpe e si ferma alla cintura.
Eccezionale, dottoressa Fermani! Al vedere il manifesto che riproduce le fasi dell’evoluzione, mi sono ricordata di un immagine identica a tutta pagina in un testo di Storia in uso nella scuola media in cui insegnavo. Ma non era un manifesto, era per illuminare gli alunni su come realmente si fosse svolto il processo evolutivo fino all’apparizione dell’homo sapiens sapiens. Sono già in pensione, per fortuna, ché se facessi di questi tempi le mie considerazioni di allora, verrei malamente allontanata e dispersa, se non addirittura condannata al rogo!
Spassoso, ma purtroppo vero
Come mai tutte queste brave persone (o evoluti animali che dir si voglia) simili alla Zanonato, alla Nichi Vendola, alla Veronesi, e… per finire, insomma ci siamo capiti, alla Scalfari e Scalfarotto, non riescono a capire, con tutta la loro cultura e lungimirante intelligenza, che tutti gli amici animali (e quindi le scimmie) che ci stanno accanto ci fanno capire come noi umani siamo profondamente e infinitamente diversi da loro.
Diversità abissale che non può derivare per evoluzione: l’intelligenza – dico intelligenza (intus legere, produzione di idee universali tendenti alla verità, alla base del progresso) e non raziocinio che hanno pure gli animali- mai e poi mai potrà derivare da una evoluzione materiale, perché come il più non può mai derivare dal meno, così lo spirito (l’intelligenza) non potrà mai e poi mai derivare dalla materia, incapace di generare lo spirito, perché di natura completamente diversa, meravigliosamente diversa da presupporre necessariamente quell’Uno, unico meraviglioso artefice di tutto ciò.
Non possiamo noi derivare quindi da loro, ma possiamo divenire come loro, anzi peggio.
Noi tutti ne facciamo esperienza: se facciamo zittire la nostra coscienza, se leghiamo la nostra spirituale anima buttandola nell’abisso dell’animalità, allora sì che ci evolviamo nella scimmia.
In questo caso si potrà affermare che non è l’uomo che deriva dalla scimmia ma è questa che deriva dall’uomo: un animale peggiore mai visto prima di cui ne vediamo spesso le primizie: animali terribili e spaventosi, lussuriosi, ingordi, senza verità e senza amore, feroci, sanguinari, insomma spaventosamente bestiali, diabolicamente bestiali……