di Giovanni Lugaresi
Ci sarà un “viatico” particolare che accompagnerà i quattrocento in partenza dagli aeroporti di Milano e Venezia (18 settembre) per la Russia in occasione del ventennale della donazione dell’Asilo Sorriso alla popolazione di Rossosch da parte dell’Ana. Penne Nere che dal 1991 al 1993 (e oltre) erano state impegnate nell’Operazione, familiari di Alpini, parenti di Caduti, amici, studiosi di quell’evento lontano nel tempo, ma sempre presente nelle menti e nei cuori di tanti, a nome Nikolajewka, quel paese sperduto nella sconfinata pianura, quel punto piccolo piccolo, quasi impercettibile, sulla carta geografica, che oggi si chiama Livenka.
Il “viatico” è rappresentato da quei tanti che non tornarono, caduti nella battaglia leggendaria di settant’anni fa, e poi nel ripiegamento, lungo le interminabili strade del davai, nei gulag sovietici.
Fu il “viatico” che accompagnò i quasi settecento alpini costruttori dell’asilo-scuola materna per 150 bambini. Ma accanto a questo, oggi ce n’è un altro, ed è il lascito di chi vent’anni fa agì, lavorò, appunto, e nel frattempo è “andato avanti”. Semplici iscritti all’Ana come Sante Cietto, (sezione Conegliano), o dirigenti come il presidente nazionale Leonardo Caprioli, il segretario dell’operazione Angelo Greppi, il bresciano tenente Ferruccio Panazza (che aveva avuto l’idea di questo meraviglioso “monumento”), il mitico Bortolo Busnardo, già vicepresidente nazionale e progettista (con i nipoti ingegner Sebastiano e architetto Davide Favero) della struttura.
Pellegrini, quelli di oggi, dunque, fra storia e memoria a vedere o a rivedere in quell’opera voluta, progettata, costruita, donata dagli Alpini, un’impresa che non ha eguali. Pensateci: nessuna associazione d’arma (e l’Ana lo è) di una nazione ha realizzato un simile monumento ai suoi Caduti. Sì: ci sono stele, statue, lapidi, iscrizioni, ma un’opera di pace, di solidarietà, di amicizia per le nuove generazioni di chi un tempo era “il nemico”, non ne troverete. Roba da Alpini, e basta!
Vengono i brividi pensando alle difficoltà incontrate allora, cioè l’indomani del crollo del muro di Berlino e dell’implosione del regime comunista in Urss: difficoltà burocratiche, pratiche, momenti di sconforto perché i materiali da costruzione ordinati sul territorio russo non arrivavano mai, difficoltà di comunicazione, fax che non funzionavano, eppure… la caparbietà delle Penne Nere alla fine l’ebbe vinta.
Fra i protagonisti dell’Operazione di allora che si metteranno in viaggio, ecco Lino Chies da Conegliano, il bellunese Cesare Poncato (non ci saranno Ferdinando Bonetti da Verona e Guido Vettorazzo, classe 1920, da Rovereto – reduce di Russia). Ma la presenza più significativa sarà quella di Sebastiano Favero. Vent’anni fa a Rossosch c’era, da semplice alpino seppur con un ruolo importante; oggi ci torna da presidente nazionale dell’Ana.
E’ cambiato qualcosa, da allora, nello spirito?
“Per me Rossosch e la costruzione dell’Asilo Sorriso – sottolinea – hanno rappresentato la scelta definitiva per l’impegno all’interno dell’Ana, dandomi la possibilità di conoscere appieno la grande forza dei valori alpini applicati concretamente sul campo. L’aver voluto donare un asilo e non costruire un monumento celebrativo è la sintesi perfetta dell’essere alpino e dell’appartenenza all’Ana. Aver potuto, allora, partecipare attivamente all’Operazione Sorriso mia ha arricchito ‘dentro’ e mi ha permesso di conoscere tanti alpini generosi provenienti da quasi tutte le sezioni, e in particolare quattro figure che rimarranno per sempre nella mia memoria e nel mio cuore: Bortolo Busnardo (mio zio coprogettista dell’asilo), Nardo Caprioli (allora presidente Ana), Ferruccio Panazza (allora vicepresidente vicario e quello che ha avuto l’idea dell’asilo al posto di un monumento), Angelo Greppi, il grande coordinatore dell’operazione. Con loro, un ricordo particolare va al sindaco di Rossosch Ivanov, anche lui deceduto da poco e al quale la città ha voluto dedicare una via. Oggi, dopo tante visite in questi anni a Rossosch, soprattutto per controllare ed eseguire lavori di manutenzione dell’asilo, ritornarci da presidente nazionale mi provoca, non posso nasconderlo, una particolare emozione e i ricordi e le amicizie costruite si accavallano in me con un pensiero a quanti dei quasi settecento volontari in questi anni sono andati nel Paradiso di Cantore. Rimangono in me forti lo spirito e la volontà di allora arricchiti da vent’anni di vita associativa vissuta in modo intenso e gratificante”.
pubblicato anche su
La Voce di Romagna, 5 settembre 2013