Tratto da “Itinerario Spirituale. Seguendo San Tommaso d’Aquino nella sua Somma teologica”, di Mons. Marcel Lefebvre – ed. Ichthys
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Capitolo X – I fini ultimi – (C)
In questi tempi, in cui tutti i dogmi son rimessi in questione perfino all’interno stesso della Chiesa, è importante conoscere bene la dottrina della Chiesa per riaffermarla e salvare le anime.
«Il timore di Dio è l’inizio della sapienza». Senza dubbio il timore filiale è più augurabile della paura servile, la contrizione più dell’attrizione. Ma quante anime si sono salvate per mezzo della paura servile e dell’attrizione! La paura dell’Inferno è un paura salutare, che mantiene molte anime lontane dal peccato mortale. Gli uomini hanno ragione di temere questo orribile castigo di cui Nostro Signore parla in termini che fanno fremere, castigo immediato ed eterno, senza remissione possibile, perché l’odio distrugge ogni carità e l’assenza di carità è l’Inferno.
Ciò che bisogna cercare di distruggere ad ogni costo è l’abitudine al peccato grave o la permanenza nello stato di peccato grave. A questo proposito è bene ricordare e meditare incessantemente sulla gravità del peccato mortale nelle sue conseguenze.
Due argomenti di meditazione che ci rivelano la gravità, che può dirsi infinita, del peccato mortale devono essere davanti ai nostri occhi. Il solo peccato di disobbedienza di Adamo ed Eva ha provocato due conseguenze che dovrebbero bastare per allontanarci da ogni peccato mortale. La prima conseguenza: tutti i mali più orribili che si possano immaginare scatenatisi sulla loro discendenza fino all’Inferno compreso. La storia dell’umanità è la storia delle sofferenze, delle guerre, delle malattie, delle crudeltà degli uomini gli uni verso gli altri, della morte, ma soprattutto delle miserie morali che si concludono in una eternità di fuoco: un solo peccato ha provocato queste innumerevoli sventure.
La seconda conseguenza è la morte di Dio sulla Croce; morte giudicata da Dio stesso come il solo mezzo conveniente per controbilanciare le conseguenze del peccato e fare rivivere spiritualmente, e un giorno anche corporalmente, quelli che crederanno in Lui e riceveranno da Lui la grazia della Vita divina, preludio della vita eterna. Quel che furono questa Passione e questa morte domandiamolo alla Madonna Addolorata; che Ella ci aiuti a misurare il dolore e la carità del Dio crocifisso nel corpo che si è degnato di ricevere da Lei.
Un sol peccato ha causato la Passione e la crocifissione del Verbo incarnato! Potessimo con queste considerazioni evitare ogni peccato grave, aiutare i nostri fedeli ad evitarlo anche loro e, in caso di caduta, usare la zattera di salvezza che è il sacramento della penitenza! Anche qui appare la nostra Santa Messa, sacrificio della Croce levata come segno di Salvezza e di vittoria su Satana, sul peccato, sulla morte e sul mondo: «Mors mortua tunc est», «Ave Crux, spes unica», «In hoc Signo vinces».
Non dobbiamo esitare a parlare dell’Inferno, come l’ha fatto in tante circostanze Nostro Signore stesso. Egli ha ben reso noti il fuoco dell’Inferno, i suoi dolori persistenti, la sua durata eterna. Noi dobbiamo riecheggiare le parole di Nostro Signore, per salvare le anime dei nostri fedeli. Tutti i giorni offriamo il Santo sacrificio con questa intenzione: risparmiare alla famiglia cristiana l’eterna dannazione: «ab æterna damnatione eripi».
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