Calendario tradizionale. Giovedì 23 marzo 2017. Per il Martirologio clicca qui
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LUNEDI’ 1° MAGGIO 2017 A PAGNANO (frazione di Merate – LC), presso il teatro OP (via Cappelletta) con inizio alle ore 09.45 e chiusura con la S. Messa, che verrà celebrata alla ore 17.30,
SI TERRA’ IL TERZO INCONTRO NAZIONALE DELLA LEGA CATTOLICA PER LA PREGHIERA DI RIPARAZIONE
COMUNICATE LA VOSTRA PARTECIPAZIONE ENTRO IL 15 APRILE
Per il programma dettagliato, cliccate qui.
Sarà possibile pranzare presso il ristorante Caminun (via Lunga, 19), al costo di euro 15,00, oppure mangiare al sacco.
Per esigenze organizzative vi preghiamo di comunicare la vostra partecipazione entro il 15 aprile, specificando se desiderate pranzare al ristorante. In caso di nuclei familiari vi raccomandiamo di indicare il numero dei componenti. Tutte le comunicazioni andranno fatte all’indirizzo legariparazione@email.it
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Gentili Amici,
il dilagare dell’eresia e dell’apostasia è una dolorosa esperienza quotidiana, alla quale dobbiamo opporre la fedeltà al nostro impegno nella preghiera di riparazione. Rinnoviamo anche le preghiere affinché il Signore doni Santi Pastori alla Sua Chiesa. Possiamo rileggere, cliccando qui, le modalità della preghiera di riparazione. È prezioso anche l’ausilio del libretto con gli Atti di devozione al Sacro Cuore e le Litanie del Sacro Cuore (clicca qui).
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Per la nostra formazione, leggiamo una selezione di “Detti e fatti dei Padri del deserto”. Il testo potrà anche essere scaricato in formato pdf cliccando qui; in tal modo potrete costituire e conservare la vostra biblioteca di letture di formazione.
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NOTIZIE E AVVISI
– I sacerdoti della Fraternità San Pio X celebrano la Santa Messa in rito antico in diverse città. Per l’elenco completo delle Cappelle in Italia e orari delle celebrazioni, clicca qui.
– Tutte le domeniche e i giorni festivi a Verona si celebra la S. Messa in rito antico alle ore 11.00 nella Rettoria Santa Toscana, in piazza XVI Ottobre n. 27.
– Tutti i sabati e nei giorni delle solennità a Brescia si celebra la S. Messa in rito antico alle ore 18.00 nella chiesa di San Zeno al Foro (piazza Carducci). Alle 17.30, recita del S. Rosario, esposizione del Santissimo Sacramento e benedizione eucaristica.
– Ogni domenica e festa di precetto a Pavia si celebra la S. Messa in rito antico, alle ore 9.30 nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, in via Luigi Porta (centro storico).
– Nella diocesi di Prato si celebra regolarmente la S. Messa in rito antico in latino, in seguito al Motu Proprio “Summorum Pontificum” del 2007 nelle seguenti chiese: la chiesa dello Spirito Santo a Prato (piazza del Collegio), ogni domenica e festa di precetto ore 17.00; la chiesa di Santa Cristina a Pimonte, ogni domenica ore 10.00; la chiesa di San Martino a Paperino a Prato la prima domenica del mese ore 16.00 e ogni giovedì ore 7.30; la chiesa del Sacro Cuore a Prato (Via Benincasa), tutti i primi venerdì del mese ore 21.00; la Badia di Vaiano, da febbraio a giugno, un sabato al mese. Per il calendario dettagliato clicca qui.
– Ogni domenica e festa di precetto a Firenze, alle ore 11.00 e alle ore 19.00, nella chiesa dei Santi Michele e Gaetano, viene celebrata la Santa Messa in rito antico. Al sabato le celebrazioni sono alle ore 7.30 e 11.00 e nei giorni feriali alle ore 7.30 e 18.30.
– Ogni domenica e festa di precetto a Belluno, alle ore 8.00, nella chiesa di Santo Stefano, viene celebrata la Santa Messa in rito antico.
– In Alto Adige/Sud Tirolo viene celebrata la Santa Messa in rito antico: ogni prima Domenica al mese a Silandro in via Ospedale alle ore 18, ogni terza Domenica al mese a Bolzano in via Weggenstein alle ore 18, ogni quarta Domenica al mese a Bressanone nella chiesa Mariahilf/Zinggen alle ore 18, ogni 8 del mese nella chiesa parrocchiale a Cengles alle ore 17.
– Ogni domenica e festa di precetto a Bergamo, alle ore 9.00 e ogni venerdì alle ore 20,30, nella chiesa della Madonna della Neve, viene celebrata la Santa Messa in rito antico. Al termine della S. Messa del primo venerdì del mese, Adorazione Eucaristica e recita delle Litanie del Sacro Cuore di Gesù. Per essere aggiornati sulle celebrazioni in rito antico, cliccare su https://www.facebook.com/madonnadellanevebergamo/
– Ogni domenica e festa di precetto a San Lorenzo, frazione di Pizzoli (AQ), alle ore 18.00, presso l’Abbazia di Sant’Equizio, viene celebrata la Santa Messa in rito antico.
– Ogni domenica e festa di precetto a Milano, nella chiesa di Santa Maria della Consolazione, in largo Cairoli, viene celebrata alle 10.00 la Santa Messa in Rito ambrosiano antico. Per informazioni:http://messatradizionalemilano.blogspot.it/ .
– Ogni domenica e festa di precetto, a Monza, viene celebrata la Santa Messa in rito antico alle 18.45, nella chiesa delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento, via Italia 37. Per informazioni, cliccare “La Messa di sempre – Monza” .
– Ogni primo venerdì del mese, al Priorato Madonna di Loreto, a Rimini-Spadarolo, alle ore 21, Adorazione Eucaristica notturna per riparare le offese e gli oltraggi al Sacro Cuore di Gesù.
– a Firenze, nell’Oratorio di S. Francesco Poverino, Santa Messa domenicale in rito antico alle ore 10 e tutti i venerdì, alle ore 18.30, Preghiera di Riparazione (S. Rosario, Litanie del Sacro Cuore, Atto di riparazione ed altre preci anche per impetrare l’aiuto divino alla Chiesa martire della ferocia islamica). Per informazioni: Dante Pastorelli, dante.pastorelli@virgilio.it, tel. 055.600804.
– Ogni venerdì un gruppo di fedeli si ritrova per la preghiera a Cremona. Per informazioni: Mauro Faverzani – mauro.faverzani@gmail.com
– Ogni primo venerdì del mese viene celebrata la Santa Messa in rito antico alle 19.30 a Modena nella parrocchia dello Spirito Santo in via Fratelli Rosselli. Vi partecipano alcuni aderenti alla Lega di riparazione secondo le intenzioni proposte dalla nostra iniziativa. Ricordiamo che nella medesima chiesa viene celebrata ogni domenica alle 17 la S. Messa (dal 2007) e, a richiesta, anche gli altri sacramenti.
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– Se altri sacerdoti fossero disposti a fare lo stesso nella zona in cui operano, ce lo facciano sapere e provvederemo a darne comunicazione.
– Ricordiamo che è possibile anche il semplice incontro tra laici che preghino secondo le intenzioni della Lega come già indicato. Anche in questo caso, sarebbe utile segnalarcelo in modo da poterne dare comunicazione. Rimane il fatto che lo strumento più efficace per la diffusione è il passaparola, che sarebbe meglio chiamare apostolato.
– Nei limiti delle nostre forze, siamo a disposizione per incontrare gli amici che intendono impegnarsi in questa impresa. Per questo, si faccia riferimento all’indirizzo di posta elettronica della Lega di riparazione, legariparazione@email.it , e troveremo il modo e il tempo per farlo.
Paolo Deotto – Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
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LETTURA DI FORMAZIONE
estratti da
Detti e fatti dei Padri del Deserto – a cura di Cristina Campo e Piero Draghi (Bompiani)
per scaricare il testo in formato pdf, clicca qui
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DI DIO
« Se l’uomo non dice nel suo cuore: “Dio e io siamo soli al mondo”, non avrà mai riposo », disse l’abate Alonio.
Diceva l’abate Mios: « Obbedienza per obbedienza. Se uno obbedisce a Dio, Dio gli obbedisce »
« Se l’uomo lo volesse, una sola giornata, dal mattino alla notte, gli basterebbe per raggiungere la misura della divinità », disse l’abate Monio.
Un anziano disse: « Se vuoi vivere, o uomo, secondo la legge di Dio, avrai per protettore l’autore stesso di quella legge ».
Un anziano diceva: « Se il tuo pensiero dimora in Dio, la forza di Dio dimora in te ».
Un anziano disse: « Non feci mai un passo senza sapere dove posassi il piede. Mi fermavo a riflettere, senza cedere, sino a che Dio non mi prendesse per mano».
Un anziano ha detto: «Quanto uno si sarà reso folle per il Signore, altrettanto il Signore lo renderà saggio».
L’abate Iperechio ha detto: « Abbi sempre nello spirito il Regno dei Cieli, e presto l’avrai in eredità».
L’abate Mosè disse: « Tutto quello che può pensare un uomo su quanto è sotto il cielo e su quanto è sopra il cielo, è inutile. Solo colui che persevera nel ricordo di Gesù è nella verità »
Un anziano disse: « Lo sforzo e la sollecitudine di non peccare hanno un solo scopo: non scacciare dalla nostra anima Dio che vi abita ».
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Gregorio disse: « Che la tua opera sia pura per la presenza del Signore e non per l’ostentazione».
Si domandò al nostro santo padre Atanasio, l’arcivescovo di Alessandria: « In qual modo il Figlio è uguale al Padre?». Rispose: « Come la vista nei due occhi »
Un anziano disse: « Faccio ciò di cui l’uomo ha bisogno: temere il giudizio di Dio, odiare il peccato, amare la virtù, e pregare Dio senza intermissione ».
Un anziano disse: « Giuseppe d’Arimatea prese il Corpo di Gesù e lo mise in una sindone monda e in un sepolcro nuovo, cioè in un uomo nuovo. Che ciascuno abbia gran cura di non peccare per non oltraggiare Dio che abita in lui, e per non scacciarlo dalla sua anima. La manna fu data a Israele per nutrirsi nel deserto, ma al vero Israele è stato dato il Corpo di Cristo».
Un anziano diceva: « Un uomo non può essere buono anche se ne ha la volontà e se vi si applica con tutte le sue forze, se Dio non abita in lui, poichè nessuno è buono se non Dio».
Un anziano disse: «Dio abita in colui nel quale non penetra niente di estraneo ».
Un anziano diceva: «Sopporta obbrobrio e afflizione per il nome di Gesù con umiltà e cuore contrito. E mostra davanti a lui la tua debolezza ed egli diverrà la tua forza».
L’abate Amun disse: « Sopporta ogni uomo come Dio ti sopporta ».
Un anziano disse: « Se l’uomo fa la volontà del Signore, non finisce mai di udire la voce interiore ».
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L’abate Giacomo disse [a un fratello]: « Forza il tuo cuore a venire dal Signore ». E il fratello disse: « Come, padre mio? ». L’anziano gli rispose:
« Come Gesù forzò i suoi discepoli a salire sulla barca, nello stesso modo tu forza il tuo cuore a venire dal Signore ».
L’abate Giovanni ha detto: « Questa parola è scritta nel Vangelo: “Quando Gesù chiamò Lazzaro fuori dal sepolcro, le sue mani e i suoi piedi erano legati e il suo viso cinto da un lino; Gesù lo sciolse e lo congedò. Noi dunque abbiamo le mani e i piedi legati e il nostro viso è stato coperto con un lino dalle mani del nemico? Se dunque ascoltiamo Gesù, Egli ci slegherà da tutto questo e ci libererà dalla schiavitù di tutti questi cattivi pensieri. Saremo allora figli del Signore, riceveremo le promesse in eredità e saremo figli del Regno Eterno».
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DELL’HESYCHIA
I sacerdoti della regione visitarono le celle dei monaci dei dintorni. Li abitava Pastor. L’abate Anub si presentò e gli disse: « Invitiamo questi sacerdoti ad accettare qui oggi i doni di Dio, preparando una agape ». Pastor che era ritto in piedi stette lungo tempo così, senza rispondere. L’abate Anub si ritirò contristato. Quelli che erano seduti accanto a lui gli domandarono perché non avesse risposto. « Questo non mi riguarda», rispose loro, « perché sono già morto; un morto tace. Non consideratemi quindi come fossi tra voi».
Alcuni fratelli andarono a visitare un santo anziano che abitava in un luogo deserto. Trovarono presso la sua cella dei bambini che custodivano le greggi e parlavano tra loro in modo fastidioso. I fratelli videro l’anziano, gli palesarono i propri pensieri e trassero beneficio dalle sue risposte. Poi gli dissero: « Padre, perché accetti d’avere intorno questi bambini e non gli ordini di cessare tanto baccano? ». L’anziano rispose: « Fratelli, credetemi, vi sono giorni in cui vorrei dare questo ordine, ma mi fermo, dicendo: « Se non sopporto questa bazzecola, come potrei sopportare una più grande prova, se Dio permette che mi si presenti? ». Così non dico niente, per abituarmi a sopportare tutto ciò che accade ».
Un fratello interrogò un anziano: « Quale è la cultura dell’anima che porta frutti? ». L’anziano rispose: «La cultura dell’anima consiste in questo: l‘ hesychia del corpo, molte preghiere corporali, non fare attenzione alle colpe degli uomini ma solamente alle proprie. Se l’uomo persevera in tutto questo, la sua anima non tarderà a produrre frutti »
Fu domandato a un anziano: « Come avviene che io mi scoraggi senza tregua? ». « Perché non hai ancora visto la meta », rispose.
Un novizio volle un giorno rinunciare al mondo. Disse all’anziano: “Voglio diventare monaco”. L’anziano rispose: ” Non ce la farai”. L’altro disse: “Ce la farò”. L’anziano disse: “Se realmente lo vuoi, va’, rinuncia al mondo, poi vieni ad abitare nella tua cella. Egli se ne andò, donò ciò che possedeva, tenne per sé cento monete e tornò dall’anziano. L’anziano gli disse: « Va’ ad abitare nella tua cella ». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: « La porta è vecchia e deve essere sostituita ». Andò dunque a dire all’anziano: «I miei pensieri mi dicono: La porta è vecchia e deve essere sostituita ». L’anziano gli rispose: « Tu non hai ancora rinunciato al mondo; va’, rinuncia al mondo, e poi abita qui». Se ne andò, donò novanta monete, ne tenne dieci e disse all’anziano: « Ecco, ho rinunciato al mondo ». L’anziano gli disse: « Va’, abita nella tua cella ». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «Il tetto è vecchio e deve essere rifatto ». Andò dall’anziano: « I miei pensieri mi dicono: Il tetto è vecchio e deve essere rifatto ». L’anziano gli disse: « Va’, rinuncia al mondo ». Il fratello se ne andò, donò le dieci monete e tornò dall’anziano: « Ecco che ho rinunciato al mondo ». Mentre era nella sua cella i suoi pensieri gli dissero: «Ecco, tutto è vecchio, verrà il leone e mi mangerà ». Espose i suoi pensieri all’anziano che gli disse: « Vorrei che tutto cadesse su di me e che il leone venisse a mangiarmi, per essere liberato dalla vita. Va’, dimora nella tua cella e prega Dio ».
Un anacoreta divenne vescovo. Pio e pacifico, non correggeva nessuno, sopportando con pazienza le colpe e i peccati di ciascuno. Ora, il suo economo non amministrava correttamente gli affari della Chiesa e alcuni vennero a dire al vescovo: « Perché non rimproveri questo economo così negligente? ». Il vescovo differì il rimprovero. L’indomani gli accusatori dell’economo ritornarono dal vescovo, irritati contro di lui. Il vescovo, avvertito, si nascose in qualche parte e arrivando non lo trovarono. Lo cercarono a lungo, lo scoprirono alfine e gli dissero: «Perché ti sei nascosto? ». Egli rispose: « Perché ciò che sono riuscito ad ottenere in sessanta anni, a forza di pregare Dio, voi volete rubarmelo in due giorni».
Un anziano diceva: «I santi che possiedono Dio ricevono in retaggio, per la loro impassibilità, sia le cose di quaggiù che quelle future, poiché le une e le altre sono di Cristo, e quelli che possiedono il Cristo hanno anche i suoi beni. Colui che ha il mondo, cioè le passioni, anche se ha il mondo non ha niente, se non le passioni che lo dominano ».
L’abate Agatone dava sovente questo consiglio al suo discepolo: « Non appropriarti mai di un oggetto che non vorresti cedere immediatamente a chiunque.
Fu domandato a un vegliardo: « Che vuoi dire rendere conto di una parola inutile? ». Rispose: « Ogni parola detta intorno a un oggetto materiale è pettegolezzo inutile, non vi sono che le parole dette per la salvezza dell’anima che non siano pettegolezzo. D’altronde è meglio scegliere il silenzio totale, perché, mentre tu dici il bene, viene anche il male ».
Un anziano disse: «Se tu abiti nel deserto come esicasta, non considerarti come uno che faccia qualcosa di grande, ma piuttosto reputati come un cane che sia stato scacciato dalla folla e legato perché mordeva e assaliva la gente ».
L’abate Antonio predisse all’abate Amun: « Tu farai molti progressi nel timor di Dio ». Poi lo condusse fuori dalla cella e gli mostrò una pietra: « Mettiti a ingiuriare questa pietra », gli disse, « e colpiscila senza smettere ». Quando Amun ebbe terminato, sant’Antonio domandò se la pietra gli avesse risposto qualcosa. « No », disse Amun. « Ebbene! anche tu », aggiunse l’anziano, « devi raggiungere questa perfezione e pensare che non ti si fa nessuna offesa ».
L’abate Macario diceva: « Queste tre cose sono capitali ed è bene presentarsele senza tregua: In ogni momento ci si deve ricordare della morte, si deve morire ad ogni uomo, e il pensiero deve essere costantemente unito a Nostro Signore. Difatti, se non si ha ad ogni momento presente la propria morte non si sarà capaci di morire ad ogni uomo; e se non si è capaci di morire ad ogni uomo non si sarà capaci di essere costantemente davanti a Dio ».
Un anziano diceva: «Fuggite l’amore che ispirano le cose periture perché passa con loro e perisce con loro ».
Disse un anziano: « Lascio cadere il fuso e metto la morte dinanzi ai miei occhi prima di sollevarlo di nuovo».
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Paisio, il fratello dell’abate Pastor, contrasse un’amicizia particolare con un monaco di fuori. L’abate Pastor non voleva; si levò e corse a dire all’abate Ammona: «Mio fratello Paisio ha un’amicizia particolare con uno e ciò non mi lascia riposo». «Abba Pastor, tu vivi ancora! », gli rispose Ammona. «Torna alla tua cella e mettiti bene in cuore che sei già nella tomba da un anno ».
Fu domandato a un anziano: « Perché ho paura quando cammino nel deserto? ». « Perché vivi ancora», rispose.
L’abate Macario diceva ancora: «Lotta per tutte le morti. Per la morte del corpo: vale a dire, se non hai la morte dello spirito, lotta per la morte del corpo. E allora la morte dello spirito ti sarà data in soprammercato. E quella morte ti farà morire ad ogni uomo, e in seguito potrai acquistare la capacità di essere costantemente vivente con Dio nel silenzio».
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DELL’ORAZIONE
Non appena ti levi dopo il sonno, subito, in primo luogo, la tua bocca renda gloria a Dio e intoni cantici e salmi poichè la prima preoccupazione alla quale lo spirito si apprende fin dall’aurora, esso continua a macinarla come una mola per tutto il giorno, sia grano, sia zizzania. Perciò sii sempre il primo a gettar grano, prima che il tuo nemico getti zizzania.
Accadde un giorno che gli anziani si recassero dall’abate Abraham il profeta della regione. Lo interrogarono sull’abate Banè, dicendo: « Ci siamo intrattenuti con abba Banè sulla clausura nella quale egli si trova adesso; ci ha detto queste gravi parole: Egli stima tutta l’ascesi e tutte le elemosine che ha fatto nel suo passato come una profanazione». E il santo vegliardo Abraham rispose loro e disse: «Ha parlato rettamente». Gli anziani si rattristarono per via della loro vita che era anch’essa a quel modo. Ma l’abate Abraham disse loro: « Perché affliggervi? Durante il tempo, in effetti, nel quale abba Banè distribuiva le elemosine, sarà arrivato a nutrire forse un villaggio, una città, una contrada. Ma ora è possibile a Banè levare le sue due mani affinché l’orzo cresca in abbondanza nel mondo intero. Gli è anche possibile, ora, chiedere a Dio di rimettere i peccati di tutta questa generazione ». E gli anziani, dopo averlo udito, si rallegrarono che vi fosse un supplice che intercedeva per loro.
Un fratello si recò presso un anziano che abitava al Monte Sinai e gli domandò: «Padre, dimmi come si deve pregare, perchè ho molto irritato Iddio». L’anziano gli disse: «Figliuolo, io quando prego parlo così: Signore, accordami di servirti come ho servito Satana e di amarti come ho amato il peccato».
Se sei lento ad alzarti la notte per la liturgia, non dare nutrimento al tuo corpo, perché la Scrittura dice: «Il pigro non mangi neppure ». E io ti dico: come nel mondo colui che ruba incorre in una severa condanna, uguale condanna è riservata da Dio a chiunque non si alzi per la sua liturgia, salvo nel caso di malattia o di grande lavoro, benché dal malato come dal lavoratore Dio esiga una liturgia spirituale, perché essa può essere offerta a Dio facendo a meno del corpo.
L’abate Evagrio diceva: « Se ti vien meno il coraggio, prega. Prega con timore e tremore, con ardore, sobrietà e vigilanza. Così bisogna pregare, soprattutto a motivo dei nostri nemici invisibili che sono malvagi e accurati nel male, perché principalmente su questo punto essi ci porranno ostacoli ».
L’abate Macario, interrogato su come si debba pregare, rispose: «Non è necessario parlare molto nella preghiera, ma stendiamo sovente le mani e diciamo: « Signore abbi pietà di noi, come tu vuoi e come tu sai”. Quando la tua anima è in angustiata, di’: «”Aiutami”. E Dio ci farà misericordia, perché sa quello che a noi conviene ».
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Gli anziani dicevano: «La preghiera è lo specchio del monaco ».
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Un fratello andò a visitare uno dei padri della laura di Suca sopra Gerico e gli disse: « Allora, Abba, come stai? ». L’anziano rispose: « Male». Il fratello disse: « Perché, Abba? ». L’anziano rispose: « Perché sono trent’anni che mi tengo ritto davanti a Dio durante la mia preghiera, e ora maledico me stesso dicendo a Dio: «Non aver pietà di tutti quelli che commettono iniquità», e « Maledetti quelli che si allontanano dai tuoi comandamenti». E io che sono un bugiardo dico ogni giorno a Dio: « Danna tutti quelli che mentono”. E io che ho del rancore contro mio fratello, dico a Dio: “Perdonami come anche noi perdoniamo». Ed io che metto ogni mia preoccupazione nel mangiare, dico: “Ho dimenticato di mangiare il mio pane». E dormendo sino al mattino, vado salmodiando: “Nel mezzo della notte mi sono svegliato per confessarti ». Non possiedo assolutamente alcuna compunzione e dico: “Ho penato nel mio pianto e le lacrime hanno preso il posto del pane giorno e notte». E mentre ho nel cuore pensieri perversi, dico a Dio: « La meditazione del mio cuore è davanti a te sempre». Ed io che non digiuno assolutamente, dico: “I miei ginocchi si sono indeboliti causa il digiuno”. E pieno d’orgoglio e di godimento della carne mi rendo ridicolo salmodiando: “Guarda la mia umiltà e la mia pena e rimettimi tutti i miei peccati». E io che non sono ancora pronto dico: “Il mio cuore è pronto, o Dio». E, in una parola, tutto il mio Uffizio e la mia preghiera tornano a me in rimprovero e in vergogna ». Il fratello disse all’anziano: «Penso, Abba, che Davide disse tutto ciò per se stesso ». Allora l’anziano disse piangendo: « Che dici, fratello? Di certo, se noi non osserviamo ciò che salmodiamo di fronte a Dio, andiamo in perdizione ».
Se fai il tuo lavoro manuale nella cella e viene l’ora della preghiera, non dire: « Finirò i miei ramoscelli e il piccolo cesto e dopo mi alzerò », ma alzati subito e rendi a Dio il debito della preghiera; diversamente prenderai a poco a poco l’abitudine di trascurare la tua preghiera e il tuo Uffizio e la tua anima diventerà deserta di ogni opera spirituale e corporale. Poiché è dall’alba che si mostra la tua volontà.
Un anziano diceva: « Non far mai nulla senza pregare e non avrai rimpianti».
L’abate Epifane diceva: « Conosci te stesso, e non cadrai mai. Procura lavoro alla tua anima, cioè la preghiera continua e l’amore di Dio, prima che un altro non le procuri cattivi pensieri; e prega affinché lo spirito d’errore si allontani da te ».
Un anziano diceva: « Come una sola bocca non può pronunciare nello stesso momento due parole talché siano riconosciute e capite, così è della preghiera impura che un uomo fa udire davanti a Dio ».
I fratelli dicono: « Quale è la preghiera pura?». Il vecchio dice: « Quella che è breve in parole e grande in opere. Poiché se le opere non superano la richiesta non sono che parole vuote, semente che non dà frutto. Se non fosse così, perché ci accadrebbe di chiedere senza ricevere, mentre la grazia sovrabbonda di misericordia? Diverso è, del resto, il modo dei penitenti, diverso il modo degli umili; i penitenti sono mercenari, gli umili, figli ».