Lega cattolica per la preghiera di riparazione. Terzo incontro nazionale. Notizie e avvisi. Concludiamo la lettura del “Cur Deus homo” di Sant’Anselmo di Aosta

Calendario tradizionale. Giovedì 27 aprile 2017San Pietro Canisio, Confessore e Dottore della Chiesa. Per il Martirologio clicca qui

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LUNEDI’ 1° MAGGIO 2017, appuntamento a PAGNANO (frazione di Merate – LC), presso il teatro OP (via Cappelletta). Con inizio alle ore 09.45 e chiusura con la S. Messa, che verrà celebrata alla ore 17.30, si terrà il

TERZO INCONTRO NAZIONALE DELLA LEGA CATTOLICA PER LA PREGHIERA DI RIPARAZIONE

Per il programma dettagliato, cliccate qui.

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Gentili Amici,

è importante mantenerci fedeli nel nostro impegno per la preghiera di riparazione, perché gli oltraggi al Sacro Cuore di Gesù sono quotidiani e condotti a ogni livello. Altrettanto insistente e continua deve essere la nostra preghiera di riparazione. Preghiamo anche perché il Signore voglia presto darci Santi Pastori che possano guidare i fedeli in questa epoca di smarrimento, di confusione e di empietà. Possiamo rileggere, cliccando qui, le modalità della preghiera di riparazione. È prezioso anche l’ausilio del libretto con gli Atti di devozione al Sacro Cuore e le Litanie del Sacro Cuore (clicca qui).

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Per la nostra formazione, concludiamo la lettura del “Cur Deus homo” di Sant’Anselmo di Aosta. Il testo potrà anche essere scaricato in formato pdf cliccando qui; in tal modo potrete costituire e conservare la vostra biblioteca di letture di formazione.

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NOTIZIE E AVVISI

 I sacerdoti della Fraternità San Pio X celebrano la Santa Messa in rito antico in diverse città. Per l’elenco completo delle Cappelle in Italia e orari delle celebrazioni, clicca qui.

 Tutte le domeniche e i giorni festivi a Verona si celebra la S. Messa in rito antico alle ore 11.00 nella Rettoria Santa Toscana, in piazza XVI Ottobre n. 27.

– Tutti i sabati e nei giorni delle solennità a Brescia si celebra la S. Messa in rito antico alle ore 18.00 nella chiesa di San Zeno al Foro (piazza Carducci). Alle 17.30, recita del S. Rosario, esposizione del Santissimo Sacramento e benedizione eucaristica.

– Ogni domenica e festa di precetto a Pavia si celebra la S. Messa in rito antico, alle ore 9.30 nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, in via Luigi Porta (centro storico).

– Nella diocesi di Prato si celebra regolarmente la S. Messa in rito antico in latino, in seguito al Motu Proprio “Summorum Pontificum” del 2007 nelle seguenti chiese: la chiesa dello Spirito Santo a Prato (piazza del Collegio), ogni domenica e festa di precetto ore 17.00; la chiesa di Santa Cristina a Pimonteogni domenica ore 10.00; la chiesa di San Martino a Paperino a Prato la prima domenica del mese ore 16.00 e ogni giovedì ore 7.30; la chiesa del Sacro Cuore a Prato (Via Benincasa), tutti i primi venerdì del mese ore 21.00; la Badia di Vaiano, da febbraio a giugno, un sabato al mese. Per il calendario dettagliato clicca qui.

 Ogni domenica e festa di precetto a Firenze, alle ore 11.00 e alle ore 19.00, nella chiesa dei Santi Michele e Gaetano, viene celebrata la Santa Messa in rito antico. Al sabato le celebrazioni sono alle ore 7.30 e 11.00 e nei giorni feriali alle ore 7.30 e 18.30.

– Ogni domenica e festa di precetto a Belluno, alle ore 8.00, nella chiesa di Santo Stefano, viene celebrata la Santa Messa in rito antico.

– In Alto Adige/Sud Tirolo viene celebrata la Santa Messa in rito antico: ogni prima Domenica al mese a Silandro in via Ospedale alle ore 18, ogni terza Domenica al mese a Bolzano in via Weggenstein alle ore 18, ogni quarta Domenica al mese a Bressanone nella chiesa Mariahilf/Zinggen alle ore 18, ogni 8 del mese nella chiesa parrocchiale a Cengles alle ore 17.

 Ogni domenica e festa di precetto a Bergamo, alle ore 9.00 e ogni venerdì alle ore 20,30, nella chiesa della Madonna della Neve, viene celebrata la Santa Messa in rito antico. Al termine della S. Messa del primo venerdì del mese, Adorazione Eucaristica e recita delle Litanie del Sacro Cuore di Gesù. Per essere aggiornati sulle celebrazioni in rito antico, cliccare su https://www.facebook.com/madonnadellanevebergamo/

–  Ogni domenica e festa di precetto a San Lorenzo, frazione di Pizzoli (AQ), alle ore 18.00, presso l’Abbazia di Sant’Equizio, viene celebrata la Santa Messa in rito antico.

– Ogni domenica e festa di precetto a Milano, nella chiesa di Santa Maria della Consolazione, in largo Cairoli, viene celebrata alle 10.00 la Santa Messa in Rito ambrosiano antico. Per  informazioni:http://messatradizionalemilano.blogspot.it/ .

– Ogni domenica e festa di precetto, a Monza, viene celebrata la Santa Messa in rito antico alle 18.45, nella chiesa delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento, via Italia 37. Per informazioni, cliccare “La Messa di sempre – Monza” . 

– Ogni primo venerdì del mese, al Priorato Madonna di Loreto, a Rimini-Spadarolo, alle ore 21, Adorazione Eucaristica notturna per riparare le offese e gli oltraggi al Sacro Cuore di Gesù.

– a Firenze, nell’Oratorio di S. Francesco Poverino, Santa Messa domenicale in rito antico alle ore 10 e tutti i venerdì, alle ore 18.30, Preghiera di Riparazione (S. Rosario, Litanie del Sacro Cuore, Atto di riparazione ed altre preci anche per impetrare l’aiuto divino alla Chiesa martire della ferocia islamica). Per informazioni: Dante Pastorelli, dante.pastorelli@virgilio.it, tel. 055.600804.

– Ogni venerdì un gruppo di fedeli si ritrova per la preghiera a Cremona. Per informazioni: Mauro Faverzani  – mauro.faverzani@gmail.com

– Ogni primo venerdì del mese viene celebrata la Santa Messa in rito antico alle 19.30 a Modena nella parrocchia dello Spirito Santo in via Fratelli Rosselli. Vi partecipano alcuni aderenti alla Lega di riparazione  secondo le intenzioni proposte dalla nostra iniziativa. Ricordiamo che nella medesima chiesa viene celebrata ogni domenica alle 17 la S. Messa (dal 2007) e, a richiesta, anche gli altri sacramenti.

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– Se altri sacerdoti fossero disposti a fare lo stesso nella zona in cui operano, ce lo facciano sapere e provvederemo a darne comunicazione.

– Ricordiamo che è possibile anche il semplice incontro tra laici che preghino secondo le intenzioni della Lega come già indicato. Anche in questo caso, sarebbe utile segnalarcelo in modo da poterne dare comunicazione. Rimane il fatto che lo strumento più efficace per la diffusione è il passaparola, che sarebbe meglio chiamare apostolato.

– Nei limiti delle nostre forze, siamo a disposizione per incontrare gli amici che intendono impegnarsi in questa impresa. Per questo, si faccia riferimento all’indirizzo di posta elettronica della Lega di riparazione, legariparazione@email.it , e troveremo il modo e il tempo per farlo.

Paolo Deotto – Alessandro Gnocchi

Sia lodato Gesù Cristo

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LETTURA DI FORMAZIONE

CUR DEUS HOMO (Perchè un Dio uomo), di Sant’Anselmo d’Aosta

estratti dal Libro Secondo

Per scaricare il testo in formato pdf, clicca qui

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VI

SOLTANTO UN DIO-UOMO PUÒ COMPIERE QUELLA SODDISFAZIONE CHE SALVA L’UOMO

ANSELMO – Questo non può essere realizzato se non si trova chi paga a Dio per il peccato dell’uomo un prezzo più grande di tutto ciò che esiste all’infuori di Dio.

BOSONE – E’ evidente.

ANSELMO – E’ pure necessario che colui, che dai suoi beni potrà dare a Dio qualcosa che sorpassi tutto ciò che è meno di Dio, sia più grande di tutto ciò che non è Dio.

BOSONE – Non lo posso negare.

ANSELMO – Ora nulla esiste che sia al disopra di tutto ciò che non è Dio se non Dio stesso.

BOSONE – E’ vero.

ANSELMO – Quindi questa soddisfazione non la può dare che Dio stesso.

BOSONE – E’ la conseguenza.

ANSELMO – Ma da nessun altro deve essere fatta la soddisfazione se non dall’uomo. Altrimenti non è l’uomo che soddisfa.

BOSONE – Nulla di più giusto.

ANSELMO – Se quindi, come è evidente, la città superna deve necessariamente essere completata con degli uomini e questo non può accadere se prima non avviene la soddisfazione anzidetta, che può essere compiuta soltanto da Dio e che soltanto l’uomo è tenuto a dare, è necessario che la faccia un Dio-Uomo.

BOSONE – Dio sia benedetto (cf Sal 66, 20): abbiamo già trovato una cosa importantissima di ciò che cerchiamo. Continua dunque per la via intrapresa. Spero che Dio ci aiuterà.

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VII

È NECESSARIO CHE COSTUI SIA PERFETTO DIO E PERFETTO UOMO

ANSELMO – Dobbiamo ora cercare come possa esistere un Dio-Uomo. Infatti la natura divina e la natura umana non possono essere cambiate l’una nell’altra, così che la divina diventi umana e l’umana divina; né possono essere mescolate così che da due ne sorga una terza che non sia né totalmente divina né totalmente umana. Infine, se fosse possibile che una si muti nell’altra, o sarebbe solo Dio e non uomo o solo uomo e non Dio.

Qualora poi si mescolassero così da farne nascere una terza dalle due che più non ci sarebbero – come da due animali di diversa specie, maschio e femmina, ne nasce un terzo, che non conserva integralmente né la natura del padre né quella della madre ma ne acquista una terza risultante dal miscuglio di tutte due – essa non sarebbe né uomo né Dio.

Dunque l’Uomo-Dio che cerchiamo non può provenire dalla natura umana e divina o per la mutazione dell’una nell’altra o per il miscuglio che scioglierebbe e l’una e l’altra in una terza, perché queste cose sono impossibili; e anche se potessero avvenire non sarebbero utili per ciò che cerchiamo.

Se poi si dice che queste due nature integre si congiungono in modo che uno sia l’uomo e l’altro sia Dio e che chi è Dio non sia anche colui che è uomo, è impossibile che ambedue facciano ciò che necessariamente deve essere compiuto: Dio non lo farà perché non ne ha il dovere, e l’uomo non lo farà perché non ne ha il potere.

Perché dunque sia l’Uomo-Dio a compiere quest’opera, è necessario che colui che la deve compiere sia ugualmente in se stesso perfetto Dio e perfetto uomo: non la può fare che un vero Dio e non la deve fare che un vero uomo. Come dunque è necessario trovare, salvando l’integrità delle due nature, un Dio-Uomo, così non è meno necessario trovare che queste due nature si congiungano in unità di persona – come l’anima ragionevole e il corpo si congiungono nello stesso uomo – perché altrimenti non può essere che lo stesso individuo sia perfetto Dio e perfetto uomo.

BOSONE – Tutto quello che dici mi piace.

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VIII

BISOGNA CHE DIO ASSUMA L’UOMO DALLA DISCENDENZA DI ADAMO E DA UNA DONNA VERGINE

ANSELMO – Resta da indagare dove e come Dio assumerà l’umana natura: o l’assumerà da Adamo o creerà un nuovo uomo come già creò Adamo, senza bisogno d’altri uomini. Però se crea un nuovo uomo senza prenderlo dalla discendenza di Adamo, egli non apparterrà al genere umano che è nato da Adamo. Quindi non dovrà soddisfare per questo, poiché non gli appartiene.

Infatti come è giusto che l’uomo soddisfi per il peccato dell’uomo, così è necessario che colui che soddisfa sia quello stesso che pecca o uno della stessa stirpe. Altrimenti né Adamo né la sua discendenza soddisferebbero per sé. Quindi come il peccato si propagò in tutti gli uomini da Adamo e da Eva, così nessuno all’infuori di essi o di coloro che da essi nascono ha il dovere di soddisfare per il peccato degli uomini. E poiché essi non possono, è necessario che colui che lo farà sia della loro discendenza.

C’è di più. Come Adamo e tutta la sua discendenza, se non avesse peccato, sarebbe rimasto nella giustizia da se stesso e non con l’aiuto di qualche altra creatura, così è conveniente, se questa stessa discendenza risorge dopo la caduta, che risorga e si rialzi da sé. Infatti chiunque sia colui che restituisce l’umanità nel suo stato primitivo, questi sarà pure colui che la consoliderà in esso.

Anche quando Dio da principio creò la natura umana nel solo Adamo e non volle creare la donna che da lui – per fare sì che gli uomini si moltiplicassero con il concorso di ambedue i sessi – mostrò chiaramente che s’era proposto di fare soltanto per mezzo di Adamo quanto avrebbe fatto nella natura umana.

Quindi, se la discendenza di Adamo è rialzata da un uomo che non è della stessa discendenza, essa non otterrà quella dignità che doveva avere se Adamo non avesse peccato; e quindi non verrà restaurata integralmente e sembrerà che il disegno di Dio venga frustrato. e certo queste due cose sono sconvenienti.

E’ quindi necessario che l’uomo che deve restaurare la stirpe di Adamo sia assunto dalla sua discendenza.

BOSONE – Se, come ci siamo proposti, seguiamo la ragione, è indubbiamente così.

ANSELMO – Cerchiamo ora se Dio debba assumere la natura umana da un padre e da una madre, come avviene per gli altri uomini, oppure dall’uomo senza donna o della donna senza uomo. Qualunque di questi tre modi venga scelto, si tratterà sempre di un discendente di Adamo e di Eva dai quali proviene ogni essere umano di ambedue i sessi; e certo nessuno di questi tre modi è per Dio più facile degli altri, così che debba sceglierne uno a preferenza degli altri.

BOSONE – Procedi bene.

ANSELMO – Tuttavia non si richiede molto per dimostrare che è più bello e più conveniente che questo uomo sia procreato dal solo uomo o dalla sola donna, senza l’unione dei sessi che è necessaria per tutti gli altri figli degli uomini.

BOSONE – E’ abbastanza chiaro.

ANSELMO – Quindi deve essere assunto o dal solo uomo o dalla sola donna,

BOSONE – Non è possibile un altro modo.

ANSELMO – Dio può creare l’uomo in quattro modi: o dall’uomo e dalla donna, come ordinariamente fa; o né dall’uomo né dalla donna, come creò Adamo; o dall’uomo senza la donna, come fece con Eva; o dalla donna senza l’uomo, come ancora non ha fatto. Per provare dunque che anche questo modo è nell’ambito del suo potere e che è stato riservato per quest’opera, nulla di più conveniente che Dio assuma dalla donna senza l’uomo quell’umanità che è l’oggetto delle nostre ricerche.

Se poi sia meglio che il Dio-Uomo nasca da una vergine o da una non-vergine non c’è neppur bisogno di discutere, ma si può senza esitazione asserire da una vergine.

BOSONE – Parli secondo i desideri del mio cuore.

ANSELMO – Quello che abbiamo detto è fondato o inconsistente al pari di nuvola, come, a quanto dici tu, ci rimproverano gli infedeli?

BOSONE – Nulla di più consistente.

ANSELMO – Dipingi dunque non su vane finzioni ma sulla solida verità e di’ che è assai conveniente che, come il peccato dell’uomo e la causa della nostra condanna hanno principio dalla donna, così la medicina del peccato e la causa della nostra salvezza nascano dalla donna.

E per impedire che le donne disperino di partecipare alla sorte dei beati, perché da una donna è venuto tanto male, bisogna dare loro la speranza che dalla donna venga tanto bene.

Dipingi anche questo: se era vergine quella che causò al genere umano tutto il male, a maggiore ragione è conveniente che sia vergine quella che è causa di tutto il bene.

Dipingi ancora questo: se la donna, che Dio trasse dall’uomo senza donna, è stata tratta da un uomo vergine, è maggiormente conveniente che l’uomo, che nascerà dalla donna senza uomo, nasca da una vergine.

Ma dei tratti che possono essere dipinti su questo argomento, cioè sulla necessità che il Dio-Uomo nasca da una donna vergine, sono sufficienti questi.

BOSONE – Queste pitture sono molto belle e fondate sulla ragione.

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IX

È NECESSARIO CHE SOLAMENTE IL VERBO E L’UOMO SI UNISCANO IN UNA SOLA PERSONA

ANSELMO – Dobbiamo anche chiederci quale persona divina, dal momento che Dio è in tre persone, debba assumere l’uomo. Poiché più persone non possono assumere un solo e identico uomo nell’unità della persona, è necessario che questa assunzione avvenga solamente in una persona. Ho già parlato nella lettera indirizzata al Papa Urbano “sull’Incarnazione del Verbo”, di questa unità di persona di Dio e dell’uomo e della persona divina in cui è più conveniente che essa avvenga. Penso che soddisfi abbastanza la nostra richiesta.

BOSONE – Tuttavia esponi ancora, sia pure brevemente, la ragione per cui debba incarnarsi la persona del Figlio piuttosto che quella del Padre e dello Spirito Santo.

ANSELMO – Se si incarnasse qualche altra persona, ci sarebbero nella Trinità due Figli: il Figlio di Dio che è tale anche prima dell’incarnazione, e quello che per l’incarnazione è figlio della Vergine. Nelle persone poi, che devono sempre essere uguali, ci sarebbe una disuguaglianza nella dignità delle nascite, poiché quello che nasce da Dio ne ha una più onorabile di quello che nasce dalla Vergine.

Inoltre se si fosse incarnato il Padre ci sarebbero due nipoti nella Trinità, perché il Padre sarebbe nipote dei genitori della Vergine attraverso l’uomo assunto; e il Verbo, pur non essendo nulla dell’uomo, sarebbe tuttavia nipote della Vergine, perché egli sarebbe figlio di suo figlio. E questi sono inconvenienti che non si possono verificare nell’incarnazione del Verbo.

C’è anche un altro motivo che rende l’incarnazione del Figlio più conveniente di quella delle altre persone: è meglio dire che il Figlio supplica il Padre e non che un’altra persona supplica le altre.

Così pure sia l’uomo, per il quale egli doveva pregare, e sia il diavolo, che egli doveva vincere, si erano attribuiti volontariamente una falsa somiglianza con Dio. E quindi avevano peccato in modo tutto particolare contro la persona del Figlio, che è secondo la fede la vera somiglianza del Padre (cf Cor 4, 4; Col 1, 15).

A colui dunque che più direttamente è offeso dall’ingiuria, è pure più conveniente attribuire la punizione della colpa o il perdono. Conseguentemente, avendoci la ragione inevitabilmente condotti ad affermare che è necessario che la natura divina e la natura umana s’uniscano in una sola persona e non in più persone di Dio e che evidentemente è più conveniente che si compia nella persona del Verbo che nelle altre, è necessario che il Verbo-Dio e l’uomo si uniscano in una sola persona.

BOSONE – La via per la quale mi conduci è da così bene difesa dalla ragione che non potrei abbandonarla sia a destra che a sinistra.

ANSELMO – Non sono io che ti conduco, ma colui che forma l’argomento del nostro dire e senza il quale nulla possiamo. Egli ci conduce dovunque mantenendoci sempre nella via della verità.

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XIV

LA SUA MORTE SUPERA LA GRANDEZZA E IL NUMERO DI TUTTI I PECCATI

BOSONE – Ti prego ora d’insegnarmi come la sua morte superi il numero e la grandezza di tutti i peccati, proprio perché hai dimostrato che un solo peccato – che stimiamo piccolissimo – è così grande che non lo si dovrebbe commettere neppure se con un solo sguardo contrario alla volontà di Dio si potesse preservare dalla distruzione totale una infinità di mondi pieni di creature come lo è questo nostro.

ANSELMO – Se questo uomo fosse qui presente e tu sapessi chi egli è e ti si dicesse: “se non ucciderai quest’uomo, perirà tutto il mondo e tutto ciò che non è Dio”, lo uccideresti tu, per conservare tutte le altre creature?

BOSONE – Non lo farei anche se mi presentassero un numero infinito di mondi.

ANSELMO – E che cosa faresti se ti dicessero: “O lo uccidi o tutti i peccati del mondo verranno sopra di te”?

BOSONE – Risponderei che preferisco caricarmi tutti gli altri peccati, non solo quelli che furono o che saranno commessi in questo mondo ma anche quelli che il pensiero vi può aggiungere, piuttosto che questo solo. E penso che dovrei rispondere così non solo per la sua uccisione, ma anche per la più piccola ferita che gli possa venir inflitta.

ANSELMO – Giudichi bene. Ma, dimmi, perché il tuo cuore giudica così, ispirandoti più orrore per il solo peccato di ferire quest’uomo che non per tutti gli altri che possono essere pensati, dal momento che tutti i peccati senza eccezione si commettono contro di lui?

BOSONE – Perché il peccato che viene commesso contro la sua persona, supera immensamente tutti gli altri, che possono essere pensati indipendentemente dalla sua persona.

ANSELMO – Che dici del fatto che spesso uno accetta più volentieri di subire qualche danno nella propria persona pur di evitare di subirne di maggiori nei beni?

BOSONE – Che Dio non ha bisogno di questa pazienza dal momento che ogni cosa è sottomessa al suo potere, come hai già risposto a una mia precedente domanda.

ANSELMO – Rispondi bene. Dunque comprendiamo che al peccato che danneggia la vita corporale di quest’uomo non può essere paragonata nessuna immensità o moltitudine di peccati non commessi sulla persona di Dio.

BOSONE – E’ evidente.

ANSELMO – Quanto buono ti sembra dunque quest’uomo, la cui uccisione è così iniqua?

BOSONE – Se ogni bene è buono tanto quanto è iniqua la sua distruzione, quest’uomo è incomparabilmente più buono di quanto non siano detestabili tutti quei peccati a cui la sua morte è senza alcun confronto superiore.

ANSELMO – Dici la verità. Anzi rifletti che i peccati sono tanto più odiosi quanto più sono cattivi, e che questa vita è tanto più amabile quanto più è eccellente. Da qui la conclusione che questa vita è più amabile di quanto i peccati siano odiosi.

BOSONE – Mi è impossibile non capire.

ANSELMO – Pensi che un bene sì grande e tanto amabile possa essere sufficiente a pagare ciò che è dovuto per i peccati di tutto il mondo?

BOSONE – Anzi può infinitamente di più.

ANSELMO – Vedi dunque come questa vita vince tutti i peccati, se è data per essi.

BOSONE – E’ chiaro.

ANSELMO – Dunque, se dare la propria vita è accettare la morte, come il dono di questa vita supera tutti i peccati degli uomini, così anche l’accettazione della morte.

BOSONE – E’ evidente che è così per tutti i peccati che non hanno per oggetto la persona di Dio.

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XV

LA SUA MORTE CANCELLA ANCHE I PECCATI DI COLORO CHE L’UCCISERO

BOSONE – Però ora mi si presenta un’altra cosa da domandare. Infatti, se la sua uccisione è tanto cattiva quanto è buona la sua vita, come può la sua morte superare e cancellare i peccati di coloro che l’hanno ucciso? Oppure se cancella il peccato di qualcuno di loro, come può cancellare anche i peccati degli altri uomini? Crediamo infatti che molti fra essi si sono salvati e che innumerevoli altri si salvano.

ANSELMO – Risolve la questione l’Apostolo quando dice: “Se l’avessero conosciuta (la sapienza), mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria” (1 Cor 2, 8). C’è infatti una grandissima differenza tra il peccato commesso coscientemente e il peccato fatto per ignoranza, per cui un male che nessuno potrebbe mai commettere scientemente data la sua estrema gravità, diventerebbe perdonabile se commesso nell’ignoranza. Certamente nessun uomo potrebbe mai, almeno coscientemente, volere l’uccisione di Dio; quindi coloro che l’uccisero senza saperlo non caddero in quell’infinito peccato, non paragonabile a nessun altro.

Quando infatti abbiamo cercato di conoscere la bontà della sua vita, non abbiamo considerato questo peccato come fatto per ignoranza, ma come fatto scientemente, il che nessuno mai fece, né avrebbe potuto farlo.

BOSONE – Hai mostrato con la ragione come gli uccisori del Cristo possano arrivare al perdono del loro peccato.

ANSELMO – Cosa domandi ancora? Ora vedi come una necessità ragionata mostri che la città superna deve essere completata dagli uomini, come questo non può avvenire senza remissione dei peccati e come l’uomo non può averla se non per opera di un uomo che sia nello stesso tempo anche Dio e che con la sua morte riconcili a Dio gli uomini peccatori. Con chiarezza dunque scopriamo il Cristo, che confessiamo Dio e uomo, morto per noi.

Conosciuto questo senza dubbio alcuno, non si può dubitare, anche se non siamo in grado di capirne sempre le ragioni, che tutto ciò ch’egli dice è certo perché Dio non può mentire, e che quanto egli ha fatto è fatto sapientemente.

BOSONE – Quanto dici è vero e non dubito affatto che quanto egli disse sia vero e che quanto egli ha fatto sia fatto ragionevolmente.

Ma ti chiedo di dimostrarmi perché mai le realtà della fede cristiana, le quali non appaiono agli infedeli né necessarie né possibili, sono necessarie e possibili. E questo non perché tu abbia a consolidarmi nella fede, ma per darmi la soddisfazione d’intendere quelle verità cui sono già solidamente attaccato.

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XVIII

LA MORTE DI CRISTO DÀ SODDISFAZIONE A DIO PER I PECCATI DEGLI UOMINI.
IN CHE SENSO CRISTO DOVETTE E NON DOVETTE PATIRE

ANSELMO – Ma dimmi ora che cosa ti sembra si debba rispondere alla questione che hai proposto all’inizio e che ne ha richiamate molte altre.

BOSONE – In poche parole la questione è questa: perché Dio si è fatto uomo per salvare con la propria morte l’uomo, quando, almeno sembra, avrebbe potuto ottenere lo stesso risultato in altro modo? E tu, rispondendo con numerose e necessarie ragioni, hai dimostrato come la restaurazione della natura umana non avrebbe dovuto essere rimandata né sarebbe potuta avvenire, se l’uomo non avesse pagato a Dio ciò che gli doveva per il peccato.

Ma il debito era così grande che per soddisfarlo, essendo obbligato solo l’uomo ma potendolo so lo Dio, occorreva che quell’uomo fosse pure Dio. Quindi era necessario che Dio assumesse l’uomo nell’unità di persona per far sì che colui che doveva pagare e non poteva secondo la sua natura, fosse personalmente identico a colui che lo poteva.

Hai poi spiegato come quell’uomo che doveva essere Dio dovesse essere assunto da una Vergine e nella persona del Figlio di Dio e come abbia potuto essere preso dalla massa peccatrice senza peccato. Hai anche dimostrato che la vita di quest’uomo è così sublime e preziosa che può bastare a risarcire i peccati di tutto il mondo, anzi che vale infinitamente di più.

Rimane dunque da chiarire come questa vita venga data a Dio per i peccati degli uomini.

ANSELMO – Se si è lasciato uccidere per la giustizia, non ha dato la sua vita per l’onore di Dio?

BOSONE – Se posso comprendere ciò di cui non dubito – sebbene non veda come abbia agito ragionevolmente proprio perché poteva insieme e salvaguardare completamente la giustizia e non perdere in eterno la sua vita – confesserò che egli fece a Dio per il suo onore e liberamente un dono tale che nulla di ciò che non è Dio può reggere al confronto e soddisfare tutti i debiti di ogni uomo.

ANSELMO – Non capisci che sopportando con benigna pazienza gli insulti, gli oltraggi e la morte in croce tra i ladroni per la giustizia che, come abbiamo detto, obbedendo conservava, diede un grande esempio agli uomini così da spingerli a non allontanarsi dalla giustizia che devono a Dio, nonostante tutti i disagi che possono provare? Questo esempio egli non lo avrebbe dato se, ricorrendo alla sua potenza, avesse evitato la morte che gli veniva inflitta per una tale causa.

BOSONE – Sembra che abbia dato questo esempio senza alcuna necessità, perché sappiamo che molti prima della sua venuta, e Giovanni Battista dopo la sua venuta, ma prima della sua morte, l’hanno dato a sufficienza sopportando coraggiosamente la morte per la verità.

ANSELMO – Nessun uomo, all’infuori di lui, morendo, diede a Dio una cosa che non dovesse un giorno necessariamente perdere, o pagò ciò che non doveva. Egli invece liberamente offrì al Padre ciò che nessuna necessità gli avrebbe mai fatto perdere, e pagò per i peccatori quello che non era obbligato a pagare per sé. Perciò diede un esempio molto più grande ed efficace nel far sì che nessuno dubiti di ridare a Dio per se stesso, quando la ragione lo domanda, ciò che un giorno sicuramente dovrà abbandonare. Egli infatti senza averne personalmente alcun bisogno e senza essere costretto a farlo per gli altri ai quali non doveva che il castigo, donò una vita così preziosa, anzi se stesso, cioè una persona si sublime e con tale volontà.

BOSONE – Ti avvicini molto al mio desiderio. Ma non impazientirti se ti chiedo una cosa, che ti può sembrare stupida, ma alla quale io non saprei rispondere se ne venissi richiesto. Tu dici che morendo egli diede quello che non doveva. Nessuno però potrà negare che egli ha agito in modo migliore donando un simile esempio e che questo è più gradito a Dio che il non averlo fatto; e neppure dirà che egli non avrebbe dovuto fare ciò che era migliore e ciò che capiva essere più gradito a Dio. Come dunque affermeremo che egli non dovette dare a Dio ciò che fece e ciò che capì essere migliore e più gradito a Dio, soprattutto perché la creatura deve a Dio quanto essa è, sa, e può?

ANSELMO – Benché la creatura non abbia nulla da sé, tuttavia, quando Dio le concede di fare o di non fare lecitamente una cosa, le dà la possibilità di scegliere o l’una o l’altra. Per cui, sebbene una sia migliore dell’altra, la creatura non è obbligata in maniera determinata né all’una né all’altra; ma sia che compia quella migliore sia che compia l’altra, si deve dire che doveva fare ciò che fa. E se compie la cosa migliore essa ha un premio in quanto liberamente dà ciò che è suo.

Per esempio, pur essendo la verginità migliore del matrimonio, nessuno dei due stati è imposto all’uomo in modo determinato, ma diciamo che sia chi usa del matrimonio sia chi preferisce conservare la verginità fa quello che deve fare. Nessuno affermerà che non si deve scegliere la verginità o il matrimonio; ma che ciascuno deve fare ciò che preferisce prima di scegliere l’uno o l’altro stato, e se sceglie la verginità può attendere una ricompensa per il dono che liberamente offre a Dio.

Pertanto quando affermi che la creatura deve a Dio ciò che conosce come migliore e lo può attuare, se intendi “a titolo di giustizia” e non sottintendi “se Dio lo comanda” non sempre è vero. Perché, come ho detto, l’uomo non deve praticare la verginità a titolo di debito, ma deve usare del matrimonio se lo preferisce.

E se la parola “dovere” ti crea delle difficoltà e non la puoi separare dall’idea di debito, sappi che come alle volte le parole “potere”, “non potere” e “necessità” vengono usate non perché siano nelle cose di cui si parla, ma in altre, così qui viene usata la parola “dovere”. Così, quando si dice che i poveri devono ricevere l’elemosina dai ricchi, si intende dire che i ricchi devono fare l’elemosina ai poveri. Infatti questo debito non lo si deve esigere dal povero ma dal ricco.

Si dice anche che Dio deve sovrastare tutte le cose non perché egli sia con ciò in qualche modo debitore, ma perché tutto deve essere a lui sottomesso. Si dice anche che deve fare ciò che vuole, perché ciò che vuole è ciò che deve essere. Così quando una creatura vuoi fare ciò che è in suo potere di fare o di non fare, si dice che deve farlo perché ciò che vuole è ciò che deve essere. Così quando il Signore Gesù, come abbiamo detto, volle subire la morte, poiché era in suo potere il subirla e il non subirla, dovette fare ciò che fece in quanto dovette essere fatto ciò che volle; e non dovette farlo in quanto non c’era alcun titolo di debito.

Cioè, poiché questo stesso individuo è insieme Dio e uomo, da quando è uomo, secondo la natura umana ha ricevuto dalla natura divina (che si distingue da quella umana) di avere come proprio tutto ciò che aveva per cui non era in obbligo di dare se non ciò che voleva; a causa della persona invece tutto ciò che aveva lo aveva talmente da se stesso e gli era così perfettamente sufficiente che non doveva pagare niente a nessuno e non aveva bisogno di dare perché gli fosse ridonato qualcosa.

BOSONE – Ora vedo chiaramente che per nessuna ragione si sottomise alla morte per l’onore di Dio a titolo di debito, come la mia ragione sembrava dimostrare, e ciò nonostante dovette fare ciò che fece.

ANSELMO – E’ così, e quell’onore va a tutta la Trinità. E poiché quel medesimo è Dio, Figlio di Dio, offrì sé a se stesso per il proprio onore e si offrì anche al Padre e allo Spirito Santo; cioè la sua umanità alla sua divinità che è unica e uguale per le tre persone. Tuttavia per rimanere nella stessa verità ed esprimere più chiaramente ciò che vogliamo, abitualmente diciamo che il Figlio spontaneamente offrì se stesso al Padre.

Infatti in questo modo si parla con la massima proprietà, perché anche in una sola persona è compreso tutto Dio, a cui egli si offrì secondo l’umanità; inoltre quando si predica che in questo modo il Figlio intercede per noi presso il Padre, l’uso dei vocaboli “Padre” e “Figlio” suscita nel cuore degli uditori una certa quale immensa tenerezza.

BOSONE – Lo accetto con tutto il cuore.

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XIX

QUANTO RAGIONEVOLMENTE DALLA SUA MORTE SGORGHI LA SALVEZZA UMANA

ANSELMO – Guardiamo ora, come più possiamo, quanto ragionevolmente sgorghi dalla morte dell’uomo-Dio la salvezza umana.

BOSONE – A questo aspira il mio cuore. Infatti, sebbene mi sembri di capire, voglio che tu mi faccia la tessitura delle ragioni.

ANSELMO – Non c’è bisogno di spiegare quanto sia grande il dono che il Figlio spontaneamente offrì.

BOSONE – È chiaro abbastanza.

ANSELMO – Suppongo che non penserai che debba rimanere senza ricompensa colui che spontaneamente offre un così grande dono a Dio.

BOSONE – Al contrario vedo la necessità che il Padre ricompensi il Figlio. Altrimenti si mostrerebbe o ingiusto se non lo volesse, o impotente se non lo potesse: cose tutte estranee a Dio.

ANSELMO – Colui che ricompensa qualcuno o gli dona ciò che egli non ha o gli condona ciò che potrebbe da lui esigere. Ora prima ancora di compiere questa grande opera il Figlio possedeva tutto ciò che era del Padre, né mai ebbe un debito che gli potesse venir condonato. Che premio dunque verrà dato a colui che non ha bisogno di nulla e al quale nulla può essere dato o condonato?

BOSONE – Vedo da una parte la necessità del premio e dall’altra l’impossibilità; perché è necessario che Dio dia ciò che deve e non c e cosa che possa essere donata.

ANSEIMO – Se un premio così grande e così meritato non viene dato né a lui né ad altri, sembrerà che il Figlio abbia compiuto invano un’opera così grande.

BOSONE – È empio il pensarlo.

ANSELMO – Dal momento dunque che il premio non può essere dato a lui, necessariamente deve essere dato a qualche altro.

BOSONE – E’ una conclusione inevitabile.

ANSELMO – Se il Figlio volesse che ciò che gli è dovuto sia dato a un altro, potrebbe il Padre legittimamente impedirglielo o negarlo a colui al quale egli lo vuol dare?

BOSONE – Al contrario credo giusto e necessario che il Padre lo dia a colui al quale il Figlio lo vorrà dare, perché al Figlio è lecito dare ciò che è suo e il Padre può dare ciò che deve solo a un altro.

ANSELMO – A chi più convenientemente assegnerà il frutto e il premio della sua morte se non a coloro per la salute dei quali si è fatto uomo – come la ragionevolezza della verità ci ha insegnato – e ai quali, come abbiamo detto, morendo diede l’esempio di come si muore per la giustizia? Invano infatti sarebbero suoi imitatori, se non fossero partecipi dei suoi meriti.

O chi più giustamente costituirà eredi di un diritto del quale non ha bisogno, e della sua sovrabbondante pienezza se non i suoi parenti e fratelli – che vede consumarsi nel bisogno e nel profondo della miseria, vincolati da tanti e tali debiti – così da condonare il debito contratto con i peccati e da dare loro quello di cui i peccati li hanno privati.

BOSONE – Il mondo non può udire nulla di più ragionevole, dolce e desiderabile. E questo mi riempie di tanta fiducia che non posso più dire di quanta gioia s’allieta il mio cuore. Mi sembra infatti che Dio non rigetti alcun uomo che si avvicini a lui sotto questo nome.

ANSELMO – E’ proprio così, purché si avvicini come si deve. Come poi ci si debba avvicinare alla partecipazione di tanta grazia e come si debba vivere sotto di essa, ce lo insegna a ogni passo la Sacra Scrittura, che è fondata sopra la solida verità come sopra robusto fondamento – che con l’aiuto di Dio abbiamo potuto in qualche modo intravedere.

BOSONE – Veramente ciò che viene edificato sopra questo fondamento ha le basi sulla solida pietra (cf Lc 6, 48).

ANSELMO – Penso d’aver soddisfatto abbastanza alla tua questione. Veramente uno più dotato di me lo potrebbe fare in maniera più completa. Esistono infatti altre ragioni più profonde e più numerose di quelle che la mia o la mortale intelligenza possano comprendere intorno a questo mistero.

E’ chiaro anche che Dio non aveva alcun bisogno di fare quello che abbiamo spiegato, ma l’immutabile verità così esigeva. Sebbene infatti si dica che ciò che quell’uomo fece, lo fece Dio a causa dell’unità della persona, tuttavia Dio non aveva bisogno di scendere dal cielo per vincere il diavolo né di lottare contro di lui secondo le leggi della giustizia per liberare l’uomo; ma Dio esigeva che l’uomo vincesse il diavolo e che colui che peccando aveva offeso Dio pagasse secondo giustizia. Al diavolo, Dio non doveva che la punizione, e anche l’uomo non gli doveva che il contraccambio, cioè: essendo stato vinto da lui, doveva vincerlo a sua volta. Però tutto quello che si esigeva dall’uomo, l’uomo lo doveva a Dio e non al diavolo.

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XX

GRANDEZZA E GIUSTIZIA DELLA MISERICORDIA DI DIO

ANSELMO – La misericordia di Dio che ti sembrava negata quando approfondivamo la giustizia divina e il peccato dell’uomo, la ritroviamo ora così grande e così armonizzata con la giustizia, che non la si può pensare più grande e più giusta. Infatti quale condotta può essere più misericordiosa di quella del Padre che dice al peccatore condannato a tormenti eterni e privo di ciò che potrebbe salvarlo: “Prendi il mio Unigenito e offrilo per te”; mentre il Figlio a sua volta gli dice: “Prendimi e salvati”?

E’ questo che essi ci dicono quando ci chiamano e attirano alla fede cristiana. Che cosa infatti di più giusto che colui a cui viene dato un prezzo più grande di ogni debito rimetta ogni debito, posto che il dono gli sia dato con i dovuti sentimenti?

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XXI

È IMPOSSIBILE CHE IL DIAVOLO SI RICONCILI CON DIO

ANSELMO – Se attentamente consideri la redenzione umana, capirai che la riconciliazione del diavolo, sulla quale mi hai interrogato, è impossibile. Come infatti l’uomo non poté essere riconciliato che per mezzo di un uomo-Dio – che poté morire e con la sua giustizia restituire a Dio ciò che questi aveva perduto a causa del peccato dell’uomo – così gli angeli dannati non potrebbero venire salvati che da un angelo-Dio, che possa morire e che per la sua giustizia ridoni a Dio ciò che i peccati degli altri gli hanno tolto.

E come l’uomo non doveva essere rialzato da un altro uomo, che non appartenesse alla stessa schiatta benché della medesima natura; così nessun angelo deve essere salvato da un altro angelo perché, sebbene essi siano tutti della stessa natura, non sono anche della stessa schiatta come gli uomini. Infatti gli angeli non discendono da un solo angelo, come gli uomini da un solo uomo.

C’è anche un’altra ragione che impedisce la loro restaurazione, e cioè: come caddero senza che qualcuno recasse loro danno o facilitasse la loro caduta, così devono rialzarsi senza l’aiuto di alcuno. E questo è impossibile per loro. Infatti non possono essere rimessi nella dignità che dovevano avere, poiché se non avessero peccato avrebbero perseverato nella verità (cf Gv 8, 44) senza l’aiuto altrui e con la potenza che avevano ricevuto. Quindi se qualcuno pensasse che un giorno la redenzione del nostro Salvatore deve abbracciare anche loro, ha qui le prove con le quali può ragionevolmente convincersi che irragionevolmente si sbaglierebbe. E questo non lo dico perché il valore della sua morte non superi in eccellenza tutti i peccati degli uomini e degli angeli, ma perché una ragione immutabile si oppone alla salvezza degli angeli caduti.

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