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Calendario tradizionale. Giovedì 15 settembre 2016. Festa dei Sette Dolori della beatissima Vergine Maria. Per il Martirologio clicca qui
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Gentili amici,
gli attacchi alla famiglia voluta da Dio, unione feconda tra un uomo e una donna, sono continui e non vengono perpetrati solo dal potere politico, che approva leggi empie che vogliono dare un’impossibile dignità a “coppie” omosessuali e dà ampio spazio alla propaganda omosessualista. Anche in istituzioni che tuttora si definiscono “cattoliche” si compiono ormai, da parte di sacerdoti, atti sacrileghi che offendono il Sacro Cuore e diffondono idee anticristiane sulla famiglia. Gli episodi di Palermo (clicca qui) o della Contea di Kildare, in Irlanda (clicca qui) non sono che un miserevole campione di quanto sta accadendo dovunque, sempre più di frequente.
Siamo impegnati a pregare in riparazione di questi atti sacrileghi e a pregare perché il Signore doni alla Sua Chiesa santi Pastori che possano riportare sulla giusta strada i molti fedeli che rischiano la dannazione seguendo le parole dei troppi cattivi maestri che infestano la Chiesa. Possiamo rileggere, cliccando qui, le modalità della preghiera di riparazione. È prezioso anche l’ausilio del libretto con gli Atti di devozione al Sacro Cuore e le Litanie del Sacro Cuore (clicca qui).
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Per la nostra formazione, proseguiamo nella lettura degli Scritti di Charles de Foucauld. Il testo potrà anche essere scaricato in formato pdf cliccando qui; in tal modo potrete costituire e conservare la vostra biblioteca di letture di formazione.
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NOTIZIE E AVVISI
– I sacerdoti della Fraternità San Pio X celebrano la Santa Messa in rito antico in diverse città. Per l’elenco completo delle Cappelle in Italia e orari delle celebrazioni, clicca qui.
– In Alto Adige/Sud Tirolo viene celebrata la Santa Messa in rito antico: ogni prima Domenica al mese a Silandro in via Ospedale alle ore 18, ogni terza Domenica al mese a Bolzano in via Weggenstein alle ore 18, ogni quarta Domenica al mese a Bressanone nella chiesa Mariahilf/Zinggen alle ore 18, ogni 8 del mese nella chiesa parrocchiale a Cengles alle ore 17.
– Ogni domenica e festa di precetto a Bergamo, alle ore 9.00 e ogni venerdì alle ore 20,30, nella chiesa della Madonna della Neve, viene celebrata la Santa Messa in rito antico. Al termine della S. Messa del primo venerdì del mese, Adorazione Eucaristica e recita delle Litanie del Sacro Cuore di Gesù. Per scaricare l’elenco delle celebrazioni del mese di settembre, clicca qui.
– Ogni domenica e festa di precetto a San Lorenzo, frazione di Pizzoli (AQ), alle ore 18.00, presso l’Abbazia di Sant’Equizio, viene celebrata la Santa Messa in rito antico.
– Ogni domenica e festa di precetto a Milano, nella chiesa di Santa Maria della Consolazione, in largo Cairoli, viene celebrata alle 10.00 la Santa Messa in Rito ambrosiano antico. Per informazioni:http://messatradizionalemilano.blogspot.it/ .
– Ogni domenica e festa di precetto, a Monza, viene celebrata la Santa Messa in rito antico alle 18.45, nella chiesa delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento, via Italia 37. Per informazioni, cliccare “La Messa di sempre – Monza” .
– Ogni primo venerdì del mese, al Priorato Madonna di Loreto, a Rimini-Spadarolo, alle ore 21, Adorazione Eucaristica notturna per riparare le offese e gli oltraggi al Sacro Cuore di Gesù.
– a Firenze, nell’Oratorio di S. Francesco Poverino, Santa Messa domenicale in rito antico alle ore 10 e tutti i venerdì, alle ore 18.30, Preghiera di Riparazione (S. Rosario, Litanie del Sacro Cuore, Atto di riparazione ed altre preci anche per impetrare l’aiuto divino alla Chiesa martire della ferocia islamica). Per informazioni: Dante Pastorelli, dante.pastorelli@virgilio.it, tel. 055.600804.
– Ogni venerdì un gruppo di fedeli si ritrova per la preghiera a Cremona. Per informazioni: Mauro Faverzani – mauro.faverzani@gmail.com
– Ogni primo venerdì del mese viene celebrata la Santa Messa in rito antico alle 19.30 a Modena nella parrocchia dello Spirito Santo in via Fratelli Rosselli. Vi partecipano alcuni aderenti alla Lega di riparazione secondo le intenzioni proposte dalla nostra iniziativa. Ricordiamo che nella medesima chiesa viene celebrata ogni domenica alle 17 la S. Messa (dal 2007) e, a richiesta, anche gli altri sacramenti.
– Se altri sacerdoti fossero disposti a fare lo stesso nella zona in cui operano, ce lo facciano sapere e provvederemo a darne comunicazione.
– Ricordiamo che è possibile anche il semplice incontro tra laici che preghino secondo le intenzioni della Lega come già indicato. Anche in questo caso, sarebbe utile segnalarcelo in modo da poterne dare comunicazione. Rimane il fatto che lo strumento più efficace per la diffusione è il passaparola, che sarebbe meglio chiamare apostolato.
– Nei limiti delle nostre forze, siamo a disposizione per incontrare gli amici che intendono impegnarsi in questa impresa. Per questo, si faccia riferimento all’indirizzo di posta elettronica della Lega di riparazione, legariparazione@email.it , e troveremo il modo e il tempo per farlo.
Paolo Deotto – Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
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LETTURA DI FORMAZIONE
Dagli Scritti di Charles de Foucauld
Per scaricare il testo in formato pdf, clicca qui
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“Chiedere, desiderare e, se Dio lo vuole, soffrire il martirio per amare Gesù di grande amore”
Chiedere, desiderare e, se Dio lo vuole, soffrire il martirio per amare Gesù di grande amore… Zelo delle anime, amore ardente per la salvezza delle anime che tutte sono state riscattate per un prezzo inusitato. Non disprezzare nessuno ma desiderare il maggior bene per tutti gli uomini, perché tutti sono ricoperti dal sangue di Gesù come da un ampio mantello… Fare tutto ciò che posso per la salvezza di tutte le anime, perché tutte sono costate così care a Gesù e sono state e sono ancora tanto amate da lui! Essere perfetti, essere santi, anch’io, perché Gesù ha voluto tanta stima per me da dare, per me, tutto il suo sangue. Avere dei gran desideri di perfezione, credere possibile ogni cosa per la gloria di Dio, quando il mio confessore mi dà una prescrizione; come si può, pensare che Dio mi rifiuti una grazia, dopo aver dato per me tutto il suo sangue? Orrore infinito del peccato e dell’imperfezione che vi conduce, perché è stata tanto cara a Gesù… Dolore per i peccati degli altri e per vedere Dio offeso, perché il peccato gli causa un tale orrore, che l’ha voluto espiare tra tanti tormenti… Fiducia assoluta nell’amor di Dio, fede incrollabile in questo amore di cui m’ha dato prova volendo soffrire per me tali dolori… Umiltà vedendo tutto ciò che ha fatto per me, e il poco che ho fatto per Lui…
Avere veramente la fede. la fede che ispira tutte le azioni. questa fede nel soprannaturale che dappertutto ci fa vedere soltanto Lui, che toglie al mondo la maschera e mostra Dio in tutte le cose, che fa scomparire ogni impossibilità, che rende prive di senso parole come inquietudine, pericolo, timore, che fa camminare nella vita come un bambino attaccato alla mano della mamma, con una calma, una pace, una gioia profonde che pongono l’anima in uno stato di distacco assoluto da ogni cosa sensibile di cui essa vede chiaramente il nulla e la puerilità, che dà un’immensa fiducia nella preghiera, la fiducia del bambino quando chiede una cosa giusta al babbo, che dà lo spirito di preghiera mettendo l’anima in comunione continua con Dio che vede sempre presente; questa fede la quale, come dice il Signore a santa Teresa, ci mostra che «al di fuori delle azioni gradite a Dio tutto è menzogna»; questa fede, la quale ci fa vedere tutto sotto un’altra luce: gli uomini come immagini di Dio, che bisogna amare e venerare come ritratti del Beneamato e ai quali bisogna fare tutto il bene possibile, e le altre creature come cose che devono tutte quante, senza eccezione, aiutarci a procurarci il cielo, lodando Dio per esse, servendoci di esse o privandoci di esse; questa fede che, lasciandoci intravedere la grandezza di Dio, ci rende percettibile la nostra piccolezza; questa fede che ci fa intraprendere senza esitare, senza vergognarci, senza temere, senza mai indietreggiare, tutto ciò che è gradito a Dio. Purtroppo questa fede è così rara! Mio Dio, concedimela! «Mio Dio, io credo, ma aumenta la mia fede!»
La mia vita si divide tra la preghiera (Messa, breviario recitato ad alta voce perché anche il mio povero corpo lodi il Signore per quel che può; orazione; meditazione del Santo Vangelo, ordinariamente per iscritto; Via Crucis; alcune preghiere vocali, rosario, letture; teologia), lavoro manuale (innanzitutto la sacrestia e poi il giardino); quindi (il che porta via parecchio tempo) ricevo i visitatori, ai quali do orzo e datteri nella misura che mi riesce possibile)… Ecco come si divide la mia giornata: levata alle tre, preghiera fino alle otto (Messa al levar del sole); dalle otto alle dieci lavoro manuale; dalle dieci a mezzogiorno e mezzo preghiera, lettura, pranzo. Da mezzogiorno e mezzo alle sedici e trenta lavoro manuale; dalle sedici e trenta alle venti preghiera; dalle venti alle ventitre riposo; dalle ventitre all’una preghiera; dall’una alle tre riposo.
Quanto é misero il nostro corpo che soffre nonostante la Santa Eucaristia e trova sollievo per un po’ di vigore fisico! Quanto siamo meschini! E quando saremo liberati da questo corpo mortale? Io sono felice, sempre più felice. Sento scendere nel mio cuore una pace profonda. Sento che cammino verso Dio. Penso alla sua immensa felicità e gioisco senza fine al pensiero della felicità perfetta, infinita, inalterabile di un Dio così amabile. Sono felice della felicità di colui che amo ed il pensiero della sua immutabile pace calma la mia anima. La vista stessa del mio nulla, anziché affliggermi, mi aiuta a dimenticarmi e a pensare soltanto a Colui che è tutto.
Sono molto freddo. Tiepidezza estrema nelle mie preghiere, niente mortificazioni. La mia vita è terra, tiepida e vuota. Faccio fatica a pregare. Appena comincio, ecco che subito il sonno e insopportabili pensieri mi fanno la guerra. Questa difficoltà è presente in ogni ora. Vedo bene che una cosa sola mi manca: la mia conversione. Pregate per me, abbé Huvelin carissimo, affinché io sia finalmente quel che devo essere.
Si può fare a meno di tutto tranne che di una buona morte. Una delle anime più belle ch’io abbia conosciuto, un vecchio padre domenicano morto a Gerusalemme durante il sonno la notte di Natale, dopo aver cantato la messa di mezzanotte e prima di celebrare quella dell’aurora, mi diceva: «Si può fare a meno di tutto, anche della virtù, tranne che di una buona morte». Dandovi il dolore di veder partire tanti dei vostri cari, il buon Dio vi ha fatto la grazia di vederli partire tutti con l’unico necessario. La morte, punizione del nostro primo peccato, resta un castigo; ma quando essa è cristiana, tutto ciò che di doloroso per coloro che restano è la separazione, il vuoto, il crudele ricordo degli ultimi istanti; ma per colui che se n’è andato è la pace, la certezza di un’eternità felice, la sicurezza immutabile, anche se egli non entra subito in cielo, ha la certezza di entrarvi presto, e ormai la sua vita è tutta amore e perfezione. Vede quelli che ha lasciato, li ama meglio di quanto non facesse quaggiù, li soccorre con le sue preghiere e con tutti i mezzi che Dio gli dà.
Non posso dire di desiderare la morte, una volta la desideravo, ma adesso vedo che c’è tanto bene da fare, tante anime senza pastore, che vorrei soprattutto fare un po’ di bene e lavorare un poco per la salvezza di queste povere anime. Ma il buon Dio le ama più di me e non ha bisogno di me. Sia fatta la sua volontà…
Compi ogni atto come vorresti averlo compiuto al momento della morte. Ama Dio sopra ogni cosa, con tutto il tuo cuore, con tutte le tue forze e il tuo spirito. Ama tutti gli uomini come te stesso per amore di Dio. Fai a tutti gli uomini quello che vorresti venisse fatto a te. Umiliati in te stesso. Dio solo è grande, tutti gli uomini sono piccoli; l’uomo che si inorgoglisce è insensato, perché ignora se andrà in cielo o all’inferno. Dio vede tutti i tuoi pensieri, le tue parole ed azioni; ricordatelo e fai tutto pensando che egli ti vede. Compi ogni atto come vorresti averlo compiuto al momento della morte. L’ora della morte è ignota, fa’ che la tua anima sia continuamente come tu la vorrai in quell’ora. Ogni sera rifletti ai tuoi pensieri, parole, azioni della giornata, domanda perdono a Dio di quelle cattive e di tutti i peccati della tua vita, come se tu dovessi morire in quella notte, e dirgli dal fondo del tuo cuore: Mio Dio, io ti amo con tutto il mio cuore sopra tutte le cose. Mio Dio, tutto quello che tu vuoi anch’io lo voglio. Mio Dio, tutto quello che tu vorrai ch’io faccia, io voglio farlo.
Il Signore si prostra per pregare. Imitiamolo: vi sia caro pregare prostrati, in ginocchio, nelle posizioni più penitenziali, più umili, più supplici. Sono, comunque, quelle che meglio si addicono a noi, e sono anche le più dolci per noi, perché le più ricche d’amore. Qual è la posizione più ricca di amore se non quella di stare in ginocchio ai piedi di colui che si ama? Stiamo dunque ai piedi del nostro Beneamato. Non facciamoci scrupoli a stare seduti alla sua presenza, come santa Maddalena, o in piedi, ma preferiamo stare in ginocchio, e ogni volta che ci è possibile, sia in ginocchio o prostrati, come egli ce ne dà qui l’esempio e come vediamo fare anche a santa Maddalena, come esigono l’umiltà, la penitenza e soprattutto l’amore, facciamo le nostre preghiere.
Abbracciare l’umiltà, la povertà, la rinunzia, l’abiezione, la solitudine, la sofferenza con Gesù nel suo presepio; non tenere in nessun conto la grandezza umana, l’elevatezza, la stima degli uomini, ma stimare tanto i più poveri quanto i più ricchi. Per me, cercare sempre l’ultimo degli ultimi posti, disporre la mia vita in modo da essere l’ultimo, il più disprezzato degli uomini.
Pensate molto agli altri, pregate molto per gli altri. Consacratevi alla salvezza del prossimo con tutti i mezzi in vostro potere, preghiera, bontà, esempio ecc. È il modo migliore di provare allo Sposo divino che Lo amate; «Tutto ciò che farete ad uno di questi piccoli sarà fatto a me». L’elemosina materiale che si fa ad un povero la si fa al Creatore dell’universo. Il bene che si procura all’anima di un peccatore va alla Purezza increata. Dio ha voluto che così fosse per conferire alla carità verso il prossimo, di cui ha fatto il secondo comandamento simile al primo, una vera somiglianza col primo, quello dell’amore di Dio. Credo non ci sia parola del Vangelo che abbia fatto su di me più profonda impressione di questa, un’impressione tale da trasformare la mia vita: «Tutto ciò che farete a uno di questi piccoli sarà fatto a me». Se si riflette che queste sono parole della Verità increata, quella della stessa bocca che ha detto: «Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue», con che forza si è sospinti a cercare e amare Gesù nei piccoli, nei peccatori, nei poveri, concentrando ogni nostra aspirazione nella conversione delle anime e offrendo tutto quanto sta in noi di materiale per il sollievo delle miserie temporali.
La mia vocazione tante volte riconosciuta è la vita di Nazareth, la vita di piccolo fratello del Sacro Cuore di Gesù. Sono convinto di non poter fare di più per il servizio dell’unico Adorato, che seguendo perfettamente tale vita ed il regolamento preparato per me e per altri… Seppellirmi fin d’ora nella vita di Nazareth, come vi si seppellì Egli stesso per trent’anni, come vorrei che vi si seppellissero i miei fratelli, realizzandovi per quanto possibile il bene che Egli vi realizzava, senza voler fare il bene che Egli non faceva… e considerare tutto il resto, per quanto seducente, come una tentazione di colui che si trasforma in angelo di luce. Questa, mi pare, è la regola che devo seguire per il resto della mia vita, che non durerà più dei trent’anni passati da Gesù a Nazareth. Se sbaglio me lo dica.
Ho taciuto per Dio e per Dio oggi rompo il silenzio. C’è un gruppetto di monaci che non può recitare il Padre Nostro senza pensare con dolore a quel vasto Marocco dove tante anime vivono senza santificare Dio, far parte del suo Regno, compiere la sua volontà né conoscere il divino Pane della Santa Eucaristia. Sapendo che bisogna amare quelle povere anime come noi stessi, vorremmo fare, con l’aiuto di Dio tutto ciò che dipende dalla nostra piccolezza per portare verso di esse la luce del Cristo. Con questo scopo, per fare in favore di quegli infelici quanto vorremmo fosse fatto per noi se ci trovassimo al loro posto, ci proponiamo di fondare alla frontiera marocchina, non una Trappa, non un grande e ricco monastero, non un’azienda agricola, ma una specie di umile piccolo romitaggio, dove alcuni poveri monaci vivrebbero di qualche frutto e di un po’ d’orzo raccolti con le loro mani, in stretta clausura, in penitenza e nell’adorazione del Santissimo Sacramento, senza uscire dal loro recinto, senza predicare, ma pronti ad ospitare chiunque capiti nei loro paraggi, buono o cattivo, amico o nemico, musulmano o cristiano. Sarebbe l’evangelizzazione non attraverso la parola, bensì attraverso la presenza del Santissimo Sacramento, l’offerta del divino Sacrificio, la preghiera, la penitenza, la pratica delle virtù evangeliche, la carità, una carità fraterna ed universale che divida fin l’ultimo boccone di pane con qualsiasi sconosciuto che si presenti, e che riceva chiunque come fratello amatissimo…
Il Signore adopera, per parlare al Padre, alcune parole della Scrittura. Facciamo lo stesso: preghiamo spesso Iddio con le parole della Scrittura. Serviamoci di queste parole infinitamente sante, parole dello Spirito Santo, e adoperiamole per le nostre preghiere d’una certa lunghezza, come facevano gli antichi ebrei, come fa la sposa di Cristo, la santa Chiesa. Serviamocene anche nelle nostre giaculatorie, come fa qui il Signore. In molti altri passi egli ci dà lo stesso esempio, per meglio inculcarcelo e per insegnarci che quella era in lui un’abitudine e che di conseguenza deve diventare un’abitudine anche per noi. E non soltanto egli si serve delle parole della Scrittura per esprimere i gridi della sua anima, ma se ne serve nei momenti più solenni, durante le tentazioni nel deserto e sulla croce: queste parole d’un salmo son le ultime parole che dice prima di morire. Dobbiamo seguirlo, quest’esempio ch’egli ci dà in modo tanto inequivocabile. D’altra parte non è forse evidente che le parole della Scrittura ispirata da Dio valgono più delle parole nostre, e che a Dio non possiamo offrire nulla di più gradito, dopo il corpo di suo Figlio, che le parole che il suo cuore ha effuso dal cielo sulla terra, le parole giunte a noi dalle sue stesse labbra?
Si compia la volontà di nostro Signore; io preferirei andare molto presto da lui, ma non c’è nulla che me lo faccia sperare… Si compia completamente la sua volontà benedetta, che io resti qui ancora per poco o per molto, ma ch’egli tragga dalle nostre vite, lunghe o brevi, il maggior conforto possibile per il suo Cuore… Non ci abbandoniamo e non vogliamo vivere altro che per lui… Questo non impedisce, al contrario, che il giorno in cui egli ci chiamerà sia benedetto; noi l’ameremmo assai poco se non desiderassimo con gran desiderio di vederlo. Egli stesso, la sera di Pasqua, desiderava con gran desiderio di vedere il Padre.
Il Signore approva i fanciulli che cantano: «Osanna al Figlio di David!». Approva, vuole che gli uomini lo lodino. Non gli basta che lo ringrazino, che gli chiedano perdono, che lo preghino di concedere grazie: queste tre parole «misericordia, perdono, aiutaci»… Bisogna anche lodarlo. Lodare significa esprimere la propria ammirazione e insieme il proprio amore, perché l’amore è inseparabilmente unito ad un’ammirazione senza riserve. Perciò lodare Dio è effondersi ai suoi piedi in parole di ammirazione e di amore, è ripetergli in tutti i modi, infinitamente amato, che la sua bontà, la nostra ammirazione e il nostro amore sono senza misura; e dirgli senza fine, dirgli senza riuscire a porre termine a sì dolce dichiarazione, ch’egli é bello e che noi l’amiamo. La lode è parte essenziale dell’amore; di conseguenza, è parte indispensabile dei nostri doveri verso Dio: cosa facile, questa, a capirsi. Ma c’è un secondo motivo per il quale dobbiamo innalzare a Dio la lode: è il fatto che permetterci di rivolgerglielo è da parte sua un incomparabile favore: permettere a qualcuno di dirci, di ripeterci in tutti i modi che ci ama non è forse il favore più grande che possiamo fargli? Non significa forse dirgli che il suo amore ci fa piacere, ci è gradito, non equivale forse a dichiarargli che anche noi lo amiamo? Dio ci permette di stare ai suoi piedi mormorando senza fine parole di ammirazione e di amore. Quale grazia! Quale bontà! Quale felicità! Ma, anche, quale ingratitudine se disprezzassimo simile favori! E non approfittarne è già disprezzarlo. Ora, Dio non solo ci permette quest’altissima felicità, ma ce la comanda: ci comanda di dirgli che lo ammiriamo e che lo amiamo. Come non rispondere a un invito così prezioso e così dolce? Quale ingratitudine! Quale indegnità! Quale grossolanità! Quale mostruosità! Mio Signore e mio Dio, insegnami a trovare tutta la mia gioia nel lodarti, cioè nel ripeterti senza fine che sei infinitamente perfetto e che infinitamente ti amo.