Calendario tradizionale. Giovedì 9 novembre 2017 – Per il Martirologio clicca qui
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Gentili amici,
è importante mantenerci fedeli nel nostro impegno per la preghiera di riparazione, perché gli oltraggi al Sacro Cuore di Gesù sono quotidiani e condotti a ogni livello. Altrettanto insistente e continua deve essere la nostra preghiera di riparazione. Preghiamo anche perché il Signore voglia presto darci Santi Pastori che possano guidare i fedeli in questa epoca di smarrimento, di confusione e di empietà. Possiamo rileggere, cliccando qui, le modalità della preghiera di riparazione. È prezioso anche l’ausilio del libretto con gli Atti di devozione al Sacro Cuore e le Litanie del Sacro Cuore (clicca qui).
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Per la nostra formazione, leggiamo l’omelia sull’umiltà, di San Basilio di Cesarea. Il testo potrà anche essere scaricato in formato pdf cliccando qui; in tal modo potrete costituire e conservare la vostra biblioteca di letture di formazione.
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NOTIZIE E AVVISI
– I sacerdoti della Fraternità San Pio X celebrano la Santa Messa in rito antico in diverse città. Per l’elenco completo delle Cappelle in Italia e orari delle celebrazioni, clicca qui.
–Tutte le domeniche e i giorni festivi a Savona, alle 17.30 si recita il S. Rosario e alle 18.00 si celebra la S. Messa in rito antico. Nelle solennità il S. Rosario viene sostituito, alle 17.15 dal canto dei Vespri.
– Tutte le domeniche e i giorni festivi a Bologna si celebra la S. Messa in rito antico alle ore 18.00 nella chiesa di Santa Maria della Pietà in via San Vitale.
– Ogni primo giovedì del mese a Bologna si celebra la S. Messa in rito antico alle ore 21.00 nella parrocchia di San Giuseppe Cottolengo in via Marzabotto.
– Tutte le domeniche e i giorni festivi a Verona si celebra la S. Messa in rito antico alle ore 11.00 nella Rettoria Santa Toscana, in piazza XVI Ottobre n. 27.
– Tutti i sabati e nei giorni delle solennità a Brescia si celebra la S. Messa in rito antico alle ore 18.00 nella chiesa di San Zeno al Foro (piazza Carducci). Alle 17.30, recita del S. Rosario, esposizione del Santissimo Sacramento e benedizione eucaristica.
– Ogni domenica e festa di precetto a Pavia si celebra la S. Messa in rito antico, alle ore 9.30 nella chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, in via Luigi Porta (centro storico).
– Nella diocesi di Prato si celebra regolarmente la S. Messa in rito antico in latino, in seguito al Motu Proprio “Summorum Pontificum” del 2007 nelle seguenti chiese: la chiesa dello Spirito Santo a Prato (piazza del Collegio), ogni domenica e festa di precetto ore 17.00; la chiesa di Santa Cristina a Pimonte, ogni domenica ore 10.00; la chiesa di San Martino a Paperino a Prato la prima domenica del mese ore 16.00 e ogni giovedì ore 7.30; la chiesa del Sacro Cuore a Prato (Via Benincasa), tutti i primi venerdì del mese ore 21.00; la Badia di Vaiano, da febbraio a giugno, un sabato al mese. Per il calendario dettagliato clicca qui.
– Ogni domenica e festa di precetto a Firenze, alle ore 11.00 e alle ore 19.00, nella chiesa dei Santi Michele e Gaetano, viene celebrata la Santa Messa in rito antico. Al sabato le celebrazioni sono alle ore 7.30 e 11.00 e nei giorni feriali alle ore 7.30 e 18.30.
– Ogni domenica e festa di precetto a Belluno, alle ore 8.00, nella chiesa di San Pietro (parrocchia del Duomo), viene celebrata la Santa Messa in rito antico.
– In Alto Adige/Sud Tirolo viene celebrata la Santa Messa in rito antico: ogni prima Domenica al mese a Silandro in via Ospedale alle ore 18, ogni terza Domenica al mese a Bolzano in via Weggenstein alle ore 18, ogni quarta Domenica al mese a Bressanone nella chiesa Mariahilf/Zinggen alle ore 18, ogni 8 del mese nella chiesa parrocchiale a Cengles alle ore 17.
– Ogni domenica e festa di precetto a Bergamo, alle ore 9.00 e ogni venerdì alle ore 20,30, nella chiesa della Madonna della Neve, viene celebrata la Santa Messa in rito antico. Al termine della S. Messa del primo venerdì del mese, Adorazione Eucaristica e recita delle Litanie del Sacro Cuore di Gesù. Per essere aggiornati sulle celebrazioni in rito antico, cliccare su https://www.facebook.com/madonnadellanevebergamo/
– Ogni domenica e festa di precetto a San Lorenzo, frazione di Pizzoli (AQ), alle ore 18.00, presso l’Abbazia di Sant’Equizio, viene celebrata la Santa Messa in rito antico.
– Ogni domenica e festa di precetto a Milano, nella chiesa di Santa Maria della Consolazione, in largo Cairoli, viene celebrata alle 10.00 la Santa Messa in Rito ambrosiano antico. Per informazioni:http://messatradizionalemilano.blogspot.it/ .
– Ogni domenica e festa di precetto, a Monza, viene celebrata la Santa Messa in rito antico alle 18.45, nella chiesa delle Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento, via Italia 37. Per informazioni, cliccare “La Messa di sempre – Monza” .
– Ogni domenica e festa di precetto a Legnano, nella chiesa del S. Bambino Gesù di Praga (via Fogazzaro angolo via Leoncavallo), viene celebrata alle 17.30 la Santa Messa in Rito ambrosiano antico.
– Ogni primo venerdì del mese, al Priorato Madonna di Loreto, a Rimini-Spadarolo, alle ore 21, Adorazione Eucaristica notturna per riparare le offese e gli oltraggi al Sacro Cuore di Gesù.
– a Firenze, nell’Oratorio di S. Francesco Poverino, Santa Messa domenicale in rito antico alle ore 10 e tutti i venerdì, alle ore 18.30, Preghiera di Riparazione (S. Rosario, Litanie del Sacro Cuore, Atto di riparazione ed altre preci anche per impetrare l’aiuto divino alla Chiesa martire della ferocia islamica). Per informazioni: Dante Pastorelli, dante.pastorelli@virgilio.it, tel. 055.600804.
– Ogni venerdì un gruppo di fedeli si ritrova per la preghiera a Cremona. Per informazioni: Mauro Faverzani – mauro.faverzani@gmail.com
– Ogni primo venerdì del mese viene celebrata la Santa Messa in rito antico alle 19.30 a Modena nella parrocchia dello Spirito Santo in via Fratelli Rosselli. Vi partecipano alcuni aderenti alla Lega di riparazione secondo le intenzioni proposte dalla nostra iniziativa. Ricordiamo che nella medesima chiesa viene celebrata ogni domenica alle 17 la S. Messa (dal 2007) e, a richiesta, anche gli altri sacramenti.
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– Se altri sacerdoti fossero disposti a fare lo stesso nella zona in cui operano, ce lo facciano sapere e provvederemo a darne comunicazione.
– Ricordiamo che è possibile anche il semplice incontro tra laici che preghino secondo le intenzioni della Lega come già indicato. Anche in questo caso, sarebbe utile segnalarcelo in modo da poterne dare comunicazione. Rimane il fatto che lo strumento più efficace per la diffusione è il passaparola, che sarebbe meglio chiamare apostolato.
– Nei limiti delle nostre forze, siamo a disposizione per incontrare gli amici che intendono impegnarsi in questa impresa. Per questo, si faccia riferimento all’indirizzo di posta elettronica della Lega di riparazione, legariparazione@email.it , e troveremo il modo e il tempo per farlo.
Sia lodato Gesù Cristo
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LETTURA DI FORMAZIONE
SAN BASILIO DI CESAREA
OMELIA SULL’UMILTA’
per scaricare il testo in formato pdf, clicca qui
L’uomo doveva restare nella gloria che è presso Dio, così avrebbe una grandezza non apparente, ma reale: la potenza di Dio l’avrebbe fatto grande, risplenderebbe per la sapienza divina, gioirebbe per la vita e per i beni eterni. Ma poiché ebbe brama della gloria divina e ambì e aspirò a realtà più grandi che non era in grado di afferrare, perse proprio ciò che poteva avere. Per lui, la via di salvezza e la terapia più efficace dell’infermità e per il ritorno alla condizione originale è l’umiltà e il non far sfoggio di una propria gloria, ma cercare quella che viene da Dio. Così rimedierà alla caduta, così curerà la malattia, così ritornerà al santo comandamento che aveva abbandonato.
Ma il diavolo, che fece cadere l’uomo con la speranza di una falsa gloria, non cessa di provocarlo con gli stessi stimoli e di inventare a tale scopo artifici senza numero. Gli fa apparire come gran cosa il possesso delle ricchezze, per vantarsene e porvi ogni sollecitudine. Ciò non vale niente per giungere alla gloria, ma tanto per il pericolo in cui si incorre. Il procurarsi ricchezze, infatti, è occasione di avidità e il possederle non reca alcun prestigio, ma produce un inutile accecamento, una vana esaltazione, e nell’anima una malattia simile a un gonfiore. Non è sano, né benefico il tumore che provoca il gonfiore dei corpi, ma è malsano, nocivo, principio di pericolo e causa di rovina. Tale è anche l’orgoglio per l’anima.
(…) Se un popolo conferisce una carica; se stima uno degno di una qualche preminenza e gli affida per decreto la carica del comando supremo, a questo punto, coloro che hanno ottenuto tale dignità, come balzando al di sopra della natura umana, si considerano, come le nubi, al di sopra di tutti e stimano i loro sudditi come polvere da calpestare e si esaltano nei confronti di quelli che hanno loro conferito la dignità e si mostrano arroganti verso coloro mediante i quali pensano di essere qualcuno.
Continuando ad esercitare un potere con ogni follia, la loro gloria è più inconsistente di un sogno e lo splendore che li avvolge è più vano di una fantasia notturna: a un cenno del popolo è sorta, e ad un cenno è svanita.
Così era quel folle del figlio di Salomone, giovane di età, ma ancor più giovane di senno. Al popolo che gli chiedeva di governare con più moderazione, egli minacciò una durezza ancora maggiore, e con la minaccia mandò in rovina il regno; per essa si aspettò di venire considerato un re ancora più grande, per essa fu distrutta la dignità che aveva.
Infondono un’eccessiva fiducia nell’uomo anche la forza delle mani, la velocità dei piedi, la bellezza del corpo: cose che sono divorate dalle malattie e consunte dal tempo. L’uomo non percepisce che ogni carne è come l’erba e ogni gloria umana è come il fiore dell’erba; l’erba si è seccata e il fiore è inaridito.
Tali furono le arroganze dei giganti a causa della loro forza, e la convinzione dello stolto Golia di poter combattere contro Dio. Tale fu Adonia, orgoglioso della sua bellezza; tale fu Assalonne, superbo per la sua straordinaria capigliatura.
Ciò che sembra essere poi il più grande e il più sicuro fra tutti i beni che gli uomini possiedono, cioè la sapienza e l’intelligenza, anche questo è vana esaltazione e conferisce una grandezza non vera.
Se si esclude la sapienza che viene da Dio, tutte queste cose non servono a nulla.
Persino al diavolo, infatti, non riuscì il sofisma che ideò contro l’uomo, e non si accorse di aver ordito contro se stesso ciò che aveva escogitato contro l’uomo. Non recò nessun grave danno a colui che egli sperava di allontanare da Dio e dalla vita eterna. Tradì solo se stesso, poiché si ribellò a Dio e fu condannato a una morte eterna. E poiché tese un laccio al Signore, a questo laccio fu preso: fu crocifisso proprio quando era intento a crocifiggere, e fu ucciso nell’istante in cui sperò di mettere a morte il Signore.
Ma se il principe del mondo, il primo, supremo e invisibile sofista della sapienza mondana è preso dai suoi sofismi e finisce nell’estrema stoltezza, quanto più i suoi discepoli e seguaci: anche se comprendono un’infinità di cose, dichiarandosi sapienti, sono diventati stolti. Il Faraone ordì con astuzia la distruzione di Israele, ma non si accorse che la sua scaltra macchinazione era stata vanificata là dove non avrebbe mai immaginato. Un fanciullo, abbandonato a causa del suo editto di morte, fu allevato di nascosto nella casa del re e, dopo aver distrutto la sua potenza e quella di tutto il popolo, condusse Israele alla salvezza. E quell’omicida di Abimelech, figlio illegittimo di Gedeone, che uccise i settanta figli legittimi: egli pensando che fosse un atto sapiente, per rendere più sicuro il dominio sul regno, annientare coloro che lo avevano aiutato nell’omicidio, fu annientato da loro, e finì per mano di una donna e il lancio di una pietra .
Con astuzia, anche tutti i Giudei presero la decisione di uccidere il Signore, dicendosi gli uni gli altri: Se lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i romani e distruggeranno il nostro Luogo e la nostra nazione. Da questa decisione giunsero all’uccisione del Cristo. Con l’intento di salvare essi la nazione e il paese, lo portarono alla rovina mediante ciò che avevano deliberato; e furono scacciati dal paese e privati delle leggi e del culto.
Da una miriade di esempi si può apprendere perfettamente che è inconsistente la brama della sapienza umana: è piccola e infima, e non grande e sublime.
Così, nessuno che ragioni bene sarà orgoglioso, né della propria sapienza, né delle altre realtà di cui abbiamo parlato prima; ma ubbidirà alle bellissime esortazioni della beata Anna e del profeta Geremia: Non si vanti il sapiente nella sua sapienza, non si vanti il forte nella sua forza, non si vanti il ricco nella sua ricchezza.
Qual è allora il vero vanto? In che cosa l’uomo è grande? In questo – dice – si vanti chi si vanta, di comprendere e di conoscere che io sono il Signore. Questa è la grandezza dell’uomo, questa la sua gloria e magnificenza: conoscere ciò che è veramente grande, aggrapparsi ad esso e cercare la gloria che viene dal Signore della gloria.
Dice poi l’Apostolo: Chi si vanta, si vanti nel Signore; e afferma: Cristo è diventato per noi sapienza da parte di Dio, giustizia, santificazione e redenzione, perché – come sta scritto – chi si vanta, si vanti nel Signore. Il perfetto e pieno vanto in Dio, infatti, si ha quando uno non si esalta per la propria giustizia, ma riconosce di essere privo di vera giustizia e di essere stato giustificato dalla sola fede in Cristo. Anche Paolo si vanta di non tenere in alcun conto la propria giustizia, per cercare invece quella che è mediante il Cristo, la giustizia che è da Dio, basata sulla fede, per conoscere lui e la potenza della sua risurrezione, e la comunione dei suoi patimenti, conformandosi alla morte di lui, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti.
Qui viene meno ogni orgogliosa grandezza. Nulla ti è rimasto per esibire la tua arroganza, o uomo, che hai il vanto e la speranza nel mortificare tutto ciò che ti appartiene e nel cercare in Cristo la vita futura: di essa possediamo le primizie, già siamo in queste realtà, viviamo totalmente nella grazia e nel dono di Dio.
Ed è Dio che opera in noi il volere e l’operare secondo il suo beneplacito.
E’ Dio che mediante il suo Spirito rivela che la sua sapienza è stata predestinata per la nostra gloria. È Dio che concede la forza nelle fatiche. Ho faticato più di tutti – dice Paolo – non io però, ma la grazia di Dio che è con me. È Dio che libera dai pericoli al di là di ogni speranza umana: Noi – dice – abbiamo avuto in noi stessi la sentenza della morte, perché non mettiamo la nostra fiducia in noi stessi, ma in Dio che ha risuscitato i morti. È lui che ci ha liberati da una tale morte e ci libererà: abbiamo in lui questa speranza che egli ci libererà ancora.
(…) Non elogiarti e non permettere che altri ti elogino, non prestare fede a una parola di adulazione, e nascondi per quanto possibile i tuoi successi. Accusa te stesso dei tuoi peccati e non attendere che siano gli altri a rimproverarti; per assomigliare a quel giusto, che avendo in tribunale il diritto a parlare per primo, accusò se stesso; per essere come Giobbe che non ebbe timore di confessare il proprio peccato davanti all’intera città.
Non essere severo nelle minacce, né impulsivo; non rimproverare mosso da passionalità – questo infatti è un comportamento arrogante; non condannare per cose da nulla come se tu stesso fossi giusto sotto ogni aspetto.
Accogli i peccatori e rafforzali spiritualmente, come ammonisce l’Apostolo: guardando su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione.
Metti tanto impegno per non essere glorificato dagli uomini, quanto gli altri per essere glorificati, se ti ricordi del Cristo che ha detto che la deliberata ostentazione davanti agli uomini e il bene fatto per essere da loro ammirati comporta la perdita della ricompensa di Dio; dice, infatti: Hanno già ricevuto la loro ricompensa. Non rovinare dunque te stesso per voler figurare davanti agli uomini. Poiché Dio è acuto osservatore, tu ama la gloria che viene da Dio: egli, infatti, concede la splendida ricompensa.
E se hai ricevuto l’onore del primo posto e gli uomini ti rispettano e ti lodano?
Comportati come coloro che stanno sottomessi, non dominando sulle porzioni del gregge – dice – né secondo i principi del mondo, poiché il Signore ha comandato che chi vuole essere primo, sia servo di tutti.
Insomma, insegui l’umiltà come se fosse proprio la tua amante. Diventa suo amante, e ti glorificherà.
Così procederai sicuro verso la gloria, quella vera, quella che è fra gli angeli, quella che è accanto a Dio. E il Cristo ti riconoscerà come suo discepolo davanti agli angeli e ti glorificherà se diverrai imitatore della sua umiltà, di lui, che ha detto: Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le anime vostre.
A lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli.
Amen.