di Rino Tartaglino
Ringraziamo l’amico prof. Rino Tartaglino, che ci ha gentilmente concesso la riproduzione di questo articolo, e invitiamo i nostri amici e lettori a visitare il sito della Associazione Cattolici Genovesi
Dopo l’attacco di gruppi riconducibili ad Al Qaeda contro una chiesa di Bagdad che provocò cinquanta mortie un centinaio di feriti, il 31 ottobre scorso, una nuova ondata di attentati ha preso di mira, questa volta, le case abitate da cristiani: il bilancio provvisorio, probabilmente destinato a salire, è di almeno tre morti e decine di feriti.In Iraq è caccia aperta ai cristiani e, come dice monsignorMatoka, arcivescovo siro- cattolico di Bagdad, «il governonon fa nulla per fermare gli attentati». È facile, per glioccidentali, liquidare la questione come una delle tante tragiche conseguenze della guerra in Iraq. Ciò che così
non si spiega, però, è perché i cristiani sianocontinuamente oggetto di attentati in una fascia che va dall’Indonesia all’India, dal Pakistan al Vicino Oriente e che si spinge fino ai territori islamici dell’Africa subsahariana. Le cifre sulla persecuzione dei cristiani nel mondo sono impressionanti. E’ di questi giorni la notizia che una cristiana del Pakistan è stata condannata a morte per blasfemia; quindi, non sono solo i terroristi, i fanatici islamici ma anche le stesse autorità a perseguitare i cristiani. «Ormai la media delle famiglie cristiane che viene a chiedermi il certificato di battesimo si aggira sulle sette al giorno. Prima dell’attacco contro la cattedrale siriaco- cattolica il 31 ottobre erano forse tre o quattro al mese. È il segno della fuga che cresce. Il certificato di battesimo serve per ottenere il visto alle ambasciate occidentali». Così parla l’arcivescovo latino di Bagdad, Jean Sleiman. La fuga dall’Iraq non tende a ridursi, anzi molti fuggono per non essere vittime dei prossimi attentati. La popolazione cristiana in Iraq è passata da 800 mila a 400 mila unità. Tanti cristiani sostengono che si stava infinitamente meglio ai tempi di Saddam Hussein. “La dittatura è la morte dell’anima. Ma è indubbio che ai tempi di Saddam i cristiani erano protetti. Per il regime la sicurezza era una cosa sacra, intoccabile. Oggi tutto questo non c’è» così afferma l’arcivescovo Jean Sleiman. Gli occidentali, però, fanno finta di niente, fingono di non vedere e non capire. La persecuzione dei cristiani non è un tema che sia mai davvero entrato nelle agende dei governi occidentali di Stati Uniti e Europa, sembra non riguardarli. In Iraq, questa situazione è una delle conseguenze della guerra voluta da Bush, da Blair e dal loro alleato in Medio Oriente. Per l’ennesima volta, ricordiamo che i problemi non si risolvono ignorandoli ma affrontandoli. Se i nostri governanti fossero davvero preoccupati di rispettare e far rispettare i principi di giustizia pretenderebbero dai Paesi islamici il rispetto di alcune minime regole di pacifica convivenza. Invece, si preoccupano solo di favorire le invasioni dell’Europa da parte degli stranieri. Probabilmente, come sempre, non succederà niente anche perché, abbiamo il sospetto che la cupola economico- finanziaria che governa l’Occidente non sia affatto contraria a queste persecuzioni. Il laicismo in Occidente passa anche attraverso queste scelte.