Le lezioni di vita di San Giuseppe – di Don Marcello Stanzione

San Giuseppe, a cui è consacrato il mese di marzo, è il modello ideale di ogni cristiano e ce ne dona abbondanti ragioni in virtù delle sue esemplari azioni nei riguardi di Dio Padre, di Dio Figlio, di Dio Spirito Santo e della Santissima Vergine e degli Angeli. Ce ne dona sobria esemplarità con la sua obbedienza, il suo rispetto dell’autorità, la sua fiducia e la sua fede, il suo silenzio.

di Don Marcello Stanzione

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LEZIONE DI OBBEDIENZA E DI RISPETTO DELL’AUTORITÀ

San Giuseppe obbedisce agli angeli; obbedisce agli uomini, almeno a quelli che sono accreditati a parlare da parte di Dio e ci dona così un grande esempio di rispetto dell’Autorità.

La sua obbedienza è pronta. Egli parte in piena notte, subito come lo si richiede. Non si fa ripetere due volte l’ordine. Poiché Dio vuole che sia così, basta.

Egli pone docilità nell’obbedire, cosa che rende l’ordine più facile e più gradito per colui che comanda e l’esecuzione per colui che obbedisce. Avrebbe potuto far valere, al momento del censimento, le difficoltà del viaggio per Maria ed opporre la situazione della sua sposa per cercare di dispensarsene, ma ci dona al contrario l’esempio della buona volontà.

Egli non aspetta di aver compreso le ragioni di ciò che gli si comanda per obbedire. Se fosse stato ragionatore, quante spiegazioni avrebbe potuto chiedere all’Angelo che gli recava l’ordine di partenza in Egitto alla vigilia del massacro degli Innocenti!

Ma l’ordine giunto dall’Alto gli basta, poiché il fondamento dell’obbedienza è nell’autorità di colui che comanda, e non nell’approvazione, da parte del subordinato, delle ragioni che motivano gli ordini.

La sua profonda convinzione che l’ “Autorità viene da Dio” dona a se stesso l’assicurazione di cui aveva bisogno come capo della Sacra Famiglia. Egli era ben inferiore a Gesù ed a Maria, ed eppure è a lui che l’Angelo si rivolge: è suo tramite che Dio fa passare i suoi ordini. Sapendo che la sua autorità non viene da se stesso ma da Dio, Giuseppe comanda e la loro fiducia non è mai ingannata.

Questa lezione del rispetto dell’Autorità, sempre buona, non è attuale specialmente ai nostri giorni? Se sapessimo ascoltare la voce di Dio nella voce di quelli che comandano, quanti disordini evitati e quante disgrazie risparmiate! Chiediamo a san Giuseppe per i nostri contemporanei e per noi la grazia d’una chiara veduta della nozione di Autorità e di quella della docilità.

LEZIONE DI FIDUCIA E DI FEDE

Noi troviamo anche nella vita di san Giuseppe una lezione di fiducia e di fede. Chi dunque non ha notato nel Vangelo che l’Angelo aveva trovato san Giuseppe addormentato tutte le volte ch’era andato da lui?

Quante persone s’inquietano nella vita! Il buon san Giuseppe dormiva tranquillamente, del sonno del giusto, come si dice! San Paolo doveva raccomandare più tardi ai cristiani di non preoccuparsi oltre misura di nulla: Nihil solleciti sitis (Fil. 4, 6). Su ispirazione dello Spirito Santo, Giuseppe aveva, prima di quell’ora, capito e praticato quel consiglio.

Il suo sonno non era quello del vigliacco o dell’indifferente che si addormenta egoisticamente nell’incoscienza di tutto, ma era quello dell’uomo di Fede che sa che ad ogni giorno bastano la sua grazia e la sua pena, che nulla giunge che Dio non l’abbia voluto o permesso e che Dio non vuole o permette niente, in fin dei conti, che per il nostro più grande bene.

Fratelli miei, nel nostro mondo sconvolto in cui gli uomini s’inquietano e si agitano come se tutto dipendesse da loro, la lezione della calma e dell’abbandono di san Giuseppe è buona benefica e, insomma, riposante da meditare!

Se gli uomini avessero più fede, vi sarebbero sulla terra meno turbamenti, più pace e serenità. Pregheremo perché la Pace di Dio vinca sulla terra – e prima di tutto in noi – e, nostro tramite, intorno a noi – per l’aumento della fede.

LEZIONE DI SILENZIO

Sarà bene rilevare ancora e meditare la lezione di silenzio che ci dona san Giuseppe.

Nessuna parola è riportata di lui nel Vangelo! Non è dire che non parlasse affatto. Sarebbe stato un triste compagno per la Santa Vergine se non avesse mai detto niente! Ma “giusto” in ogni cosa, non era “chiacchierone”, egli diceva “giusto” quello che occorreva dire, né più, né meno, quando bisognava e come lo occorreva. In breve, parlava poco, ma parlava bene.

Anche là, quale esempio per il nostro secolo dove si parla tanto!

Se non si dicesse che ciò che si sa, se non si profetizzasse a torto ed a traverso, se non si giudicasse che ciò che si è capaci di giudicare e quando si ha autorità per farlo, il regno dell’errore e della menzogna, che viene dal principe delle tenebre, sarebbe meno esteso sulla terra!

Il silenzio di san Giuseppe non era solamente un silenzio di riserva e di prudenza; era anche un silenzio di raccoglimento e di unione a Dio. Avendo costantemente sotto gli occhi  l’esempio più eminente della santità, delle virtù più sublimi, san Giuseppe, come Maria, conservava nel suo cuore il ricordo di tutte quelle meraviglie: “Conservabat omnia verba haec in corde suo” (Lc 2, 51). Ammirandoli e meditandoli, egli concepiva un amore sempre più grande per Gesù e Maria. “E’ il silenzio che inizia i santi, ha scritto un pio autore; è esso che li continua; è esso che li completa”.

Auguro ai devoti di san Giuseppe di porre silenzio nella loro vita, un silenzio che rassomigli a quello di san Giuseppe, il silenzio della preghiera, quello delle letture sacre, della meditazione, della Messa e dell’Eucaristia – quei benefici silenzi durante i quali l’anima riscopre Dio, perché Dio, che non ama il rumore, rivela i suoi splendori alle anime che lo cercano, lontano dagli affari del mondo, nel raccoglimento dello spirito. Vi consegno questo pensiero d’un autore contemporaneo: “Beati quelli il cui silenzio è la patria, e la parola un viaggio di carità che fanno nel paese di coloro che li circondano”.

San Giuseppe ci doni un po’ della sua dolcezza affinché quelli che ci avvicinano siano pacificati.

Ci doni un po’ della sua chiarezza affinché le nostre azioni e le nostre parole siano piene della Luce divina.

Ci doni un po’ del suo coraggio per proseguire il nostro dovere senza contare su noi stessi ma sulla divina Provvidenza. Lui che brilla, nel cielo, più intensamente di quanto lo si immagini, e che con Maria, sono le due stelle di fuoco infiammante la terra impoverita del Fuoco dell’Amore divino.

Che san Giuseppe ascolti tutte le nostre richieste, tutte le nostre miserie poiché egli ha sofferto ed ha penato senza nessun lamento né ribellione. Come Tu, o glorioso Patriarca, hai vegliato su Maria la tua benamata sposa, Veglia sulla Sposa di Tuo Figlio, questa Chiesa di cui Egli è la pietra angolare e di cui tu sei una pietra scelta. Insegnaci ad essere dolci ed umili di Cuore.

10 commenti su “Le lezioni di vita di San Giuseppe – di Don Marcello Stanzione”

  1. Grazie per questi preziosi consigli. Purtroppo questa società malata ha soppresso il giorno festivo dedicato al Santo e poi l’ha sostituito con una generica festa del papà.

  2. “Qualunque grazia si domanda a San Giuseppe verrà certamente concessa, chi vuol credere faccia la prova e si persuada” (Santa Teresa d’Avila).
    Il sottoscritto, mi è testimone Dio Onnipotente, afferma che quanto affermato dalla grande santa risponde a verità. Porgete il vostro cuore al protettore della Chiesa, all’umile Figlio di Davide; mettete nelle sue mani tutto ed Egli vi esaudirà. Nulla può colpire chi si pone sotto il Manto protettivo di San Giuseppe.

    1. Bravo, Feder! Invito tutti ad attuare in questo mese di marzo la pia pratica del “Sacro >Manto in onore di San Giuseppe”.

  3. San Giuseppe, secondo solo alla beata Vergine Maria nel culto dei santi. E così, mentre solo alla Madonna è dovuta la iperdulia, solo a San Giuseppe è dovuta la suprema dulia.
    Eppure è un santo direi trascurato, tanto che molto spesso, nella parte della preghiera Eucaristica dopo la consacrazione, dove si nomina come castissimo Sposo di Maria, il suo nome viene saltato per passate direttamente ai santi Apostoli. E non so ancora spiegarmene il motivo.

    1. Il motivo è presto detto: egli è icona della paternità seria, responsabile, umile, devota, sacrificata, in una parola VIRILE. E in questa Chiesa, ormai specchio del mondo, non è rimasto più nulla di virile, nemmeno i padri, siano essi di figli biologici che di figli spirituali. E lo dico con vergogna, da padre.

      1. E’ il protettore della Chiesa e come tale dà fastidio. Idem San Michele Arcangelo debellatore del demonio.

        1. Ma ammetterlo significherebbe ammettere implicitamente che la Chiesa oggi è in mano a servi di Satana, o a demoni mascherati da preti che ingannano le anime, depistandole verso l’abisso infernale, non c’è altra logica spiegazione : tertium non datur, così +è stato pure per la distruzione dell’Ordine dei FF I, come da esplicita ammissione fatta da Bergoglio in faccia ai frati.

  4. Grazie don Marcello. Posso testimoniare in prima persona della immensa bontà e misericordia, della premura paterna e dell’affetto dolcissimo di questo principe dei Patriarchi, prescelto da Dio, dispensatore di grazie, protettore della Chiesa e di ogni piccolo che a Lui si rivolga con fede!

  5. Don Marcello, conosce il libro “vita di San Giuseppe di Maria Cecilia Baij ” a cura del sac. Pietro Bergamaschi? Vorrei segnalarlo perché è un libro semplice e magnifico. Ha l’imprimatur. È la
    vita di San Giuseppe dettata da
    Lui Stesso. Si può richiedere
    presso il monastero di San Pietro a Montefiascone Viterbo
    vorrei solo sapere da lei se lo conosce già. Grazie.

    Monastero di S.Pietro
    Montefiascone.
    Grazie.
    vorrei solo sapere se lo conosce

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